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Sullo stesso tema:

(03.09.13)  In difesa delle Terre Alte

Quest'anno Amamont organizza il suo evento annuale nelle valli Maira e Grana all'estremo occidente alpino, incontrando due associazioni che condividono il tema sociale. delle Terre Alte. Un'occasione per riprendere il filo di un percorso che si snoda nelle Alpi dai tempi dell Carta di Chivasso, che viene riproposto anche in forma transfrontaliera e che punta a un nuovo patto tra piano e monte leggi tutto

 

(20.08.13) La rinascita delle comunità locali una risposta strategica alla crisi

Il sociologo territorialista De La Pierre, attento ai temi della rinascita comunitaria e della progettualità locale autosostenibile, invidua nella profonda crisi presente, una straordinaria opportunità di rinascita comunitaria. De La Pierre rintraccia un filo comune in quanto sta avvenendo nei borghi già abbandonati dell'Appennino, in Brasile, nella Grecia che rinasce quando la crisi sembra disperata, in una inedita Lombardia  leggi tutto

 

(03.02.12) Montagna: crisi e recupero di autogoverno

Pubblichiamo gli interventi del Seminario di Milano del 10 dicembre su: "La Montagna di fronte alla crisi". Uno spunto per un dibattito aperto che vuole arrivare alla definizione di una "Carta per l'autogoverno della montagna" da presentare a Sondrio in un convegno da tenersi entro la primavera di quest'anno. Oltre a commentare ogni intervento online i lettori possono inviare loro contributi ai temi del dibattito aperto. leggi tutto

 

(11.12.11) Milano. Parte una iniziativa politico-culturale per le Terre alte

Si è svolto ieri presso l'Associazione consiglieri (al Pirelli) un seminario coordinato da Robi Ronza su: "La montagna di fronte alla crisi!". Partito da una proposta di Quaderni Valtellinesi (Dario Benetti) e Ruralpini (Michele Corti) il seminario era stato preparato con un incontro cui hanno partecipato anche Ronza (Confronti), Mariano Allocco (Patto per le Alpi piemontesi) e Giancarlo Maculotti (Incontri TraMontani).  Ora si avvia una fase di serrata discussione e confronto (via internet) per arrivare a un Manifesto/Carta dell'autogoverno delle Terre alte e a un convegno a Sondrio, città al centro delle Alpi. Con lo scopo dichiarato di dare espressione politica (ma non c'entrano i partiti tradizionali) a quel fiume carsico dell'autonomia e libertà alpina che prese origine con la Carta di Chivasso ('44) e proseguì con quelle di Sondrio ('86) e di Coumboscuro ('87) e, più di recente ('06), con il Patto per le Alpi piemontesi. Con l'idea di passare dalle "Carte" all'azione.  leggi tutto

 

(28.05.11) Ricominciare dalla montagna?

Il titolo del saggio di Gianfranco Miglio (1978) è quanto mai attuale. Mai come oggi la montagna è a un bivio. Può ispirare al resto della società modelli utili a ripensare la gestione dello spazio, delle risorse, comprese quelle umane o può essere cancellata come realtà sociale. E ridotta ad un 'supporto fisico' colonizzato materialmente e simbolicamente dalla civiltà megapolitana. In vista di un 'ripensamento complessivo' della realtà della montagna è utile ripercorrere le tappe della presa di consapevolezza della realtà delle Terre alte. Una di queste è rappresentata indubbiamente dal convegno di Sondrio dell'aprile 1986 (foto) nel cui ambito venne redatta la 'Carta di Sondrio' che ripubblichiamo in vista di nuove iniziative. leggi tutto

 

(24.05.11) Meno stato più comunità nelle Terre alte

Dalle scuole parentali agli alberghi 'informali' delle 'donne di montagna', ai gruppi di consumo arrivano segnali della volontà delle terre alte alpine di voler tornare a gestirsi sulla base delle mai sopite tradizioni di gestione comunitaria. Lo stato, la burocratizzazione e istituzionalizzazione di ogni aspetto della vita economica e sociale, devono fare un passo indietro. E le terre alte diventeranno un modello vitale.

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(13.02.11) La cultura urbanocentrica svuota la montagna

 Riportiamo l'articolo di Tarcisio Cima pubblicato dal "Giornale del popolo" il 21 gennaio 2011 con il titolo 'La montagna svuotata' Il Canton Ticino gode larga autonomia ed ha un territorio al 100% montano. Eppure si 'pensa' come un'area urbana e la tendenza è a dimenticare che le Alpi hanno bisogno di città ma che il  ruolo di queste ultime può rafforzarsi proprio in quanto città alpine leggi tutto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Atti Convegno di Sondrio

17 giugno 2012


La montagna  di  fronte alla crisi:

dall’assistenzialismo all’autogoverno

 

 

L'intervento di Mariano Allocco

  •  

    La “questione montana” viene posta a livello parlamentare il 23 giugno 1902 da Luchino Dal Verme, deputato dei monti piacentini, che in un suo intervento afferma che “…non è questione, onorevoli colleghi, di nord o di sud; è questione di monte e di piano”, ma era un problema che arrivava da lontano e rimane irrisolto. La frattura tra Alte Terre e Grandi Pianure in Europa inizia con la modernità, con la scoperta dell’America e i grandi viaggi oceanici, una prima globalizzazione che sconvolse assetti antichi e significò la fine delle libertà godute fino ad allora dalle popolazioni alpine.


    Nulla rimase come prima, si imposero gli stati centrali e sulle Alpi il confine salì poi in modo innaturale sugli spartiacque. Commercio, economia, tecnologia, tutto subì una accelerazione, si adagiò nelle pianure e nel giro di due secoli arrivò la prima industrializzazione, l’inurbamento e l’egemonia delle Grandi Pianure nei confronti delle Alte Terre europee, primazia che si affermò definitivamente col grande esodo degli anni ’60 del secolo scorso.


    L’arrivo della “modernità” ha portato prima la povertà, poi il deserto e l’emarginazione sulle montagne, quattro secoli di un declino che ha visto precipitare la situazione nel secolo scorso con l’utilizzo delle Alpi inizialmente a scopo bellico, le sue genti hanno poi alimentato l’industrializzazione della pianura padana, per arrivare ora allo sfruttamento intensivo delle ultime risorse naturali. Mentre la possibilità di poter vivere il monte, continua a essere questione irrisolta, nelle valli alpine del Piemonte il dibattito ha portato alla stesura del Patto delle Alpi 1 che ha focalizzato l’attenzione su due punti, il primo riguarda la gestione del potere e l’impianto istituzionale, il secondo l’economia.

     

    Su lpiano politico non è più accettabile che le popolazioni alpine non siano rappresentate nella struttura di potere ed è ora che esse vi entrino in modo proporzionale sia alla propria consistenza numerica che all’estensione del territorio montano che vivono, mentre sulpiano economico l’attenzione principale va posta sullo sviluppo del settore primario e sul

    sostegno alle famiglie residenti.

     

    Mentre procedeva la discussione trasversale alla geografia e alle parti, in Val Maira Comuni e Comunità Montana hanno pensato e realizzato un modello organizzativo a due livelli, uno istituzionale in cui le istituzioni locali d’intesa con i livelli superiori, individuano strategie e obiettivi, l’altro operativo costituito da una serie di tasselli giustapposti che si confrontano col mercato con l’operatività necessaria. Nel primo il processo decisionale segue le regole della democrazia, il secondo, costituito da società e organizzazioni partecipate da pubblico e privato, segue logicamente un percorso autocratico, in cui la “proprietà” controlla e nomina la dirigenza e definisce gli obiettivi.

     

    Nel giro di alcuni anni sono nate:

     

    • Tecnogranda, un raccordo tra il territorio e le P.M.I locali

      (http://www.tecnogranda.it ).

    • Espaci Occitan, associazione tra enti pubblici per la promozione del territorio di

      cultura occitana (http://www.tecnogranda.it/it/index.php ).

    • Centro europeo per lo studio dello stato Giovanni Giolitti, con sede a Dronero,

      collegio elettorale di Giolitti, un luogo di eccellenza per lo studio della

      contemporaneità (http://www.giovannigiolitti.it/ ).

    • Comuni Riuniti s.r.l., per la gestione in house del ciclo idrico integrato da parte dei

      comuni, di fatto nulla è cambiato dalle gestioni precedenti.

    • Maira s.p.a. per la produzione di energia idroelettrica (http://www.mairaspa.it/ ).

    Un percorso progettato pensando all’avvenire, ma che fa anche riferimento a esperienze e vissuto recuperati dalla storia regionale. Per quanto riguarda lo sviluppo del territorio promuovendo il primario, la scommessa è stata quella di puntare alla produzione di energia idroelettrica creando un a società a maggioranza pubblica, la “MAIRA SPA”. Fiore all’occhiello di tutto l’impianto organizzativo che, in sedicesimo, ripercorre le scelte fatte all’inizio del secolo scorso per promuovere lo sviluppo di Torino, città allora orfana di potere.

    Nel 1902 venne eletto sindaco di Torino Secondo Frola, giolittiano e liberal-democratico, che si era presentato alle elezioni con un progetto per promuovere lo sviluppo industriale della città. La giunta Frola decise di fornire energia a basso costo a sostegno della produzione, cogliendo le opportunità di una legge voluta da Giolitti che istituiva le “municipalizzate”. L’AEM di Torino nacque il 20 agosto 1907 e le tariffe scesero ad 1/3 del prezzo corrente di mercato, la politica energetica assunse effettivamente una importanza strategica e Torino seguì l’esempio della Lombardia dove un basso prezzo dell’energia aveva permesso lo sviluppo dell’industria.

     

    Il modello organizzativo della Val Maira dopo quasi venti anni dalla sua impostazione continua a dimostrarsi solido e la Maira spa è una gallina dalle uova d’oro, ma questa organizzazione ora deve confrontarsi con dinamiche non previste all’inizio e che sono al di fuori dell’orizzonte traguardabile da una singola valle. Sono le Alpi tutte che devono cercare di individuare strategie, tattiche, organizzazione e obiettivi in cui collocare in modo visibile e giustapposto iniziative che, se lasciate in dimensione locale, non avranno la “potenza” necessaria per affermarsi nei confronti di interessi esterni che hanno ben altre finalità che non il vivere il monte.

    Da alcuni mesi la discussione ha ripreso energia, si sta sviluppando in modo trasversale e transnazionale e si è costituita l’associazione Alte Terre che ha come obiettivo il “vivere ilmonte” puntando sul primario, sulle famiglie e sui giovani.

     

    Gli scopi sono:

    1. L’Associazione ha l’obiettivo di affermare la centralità dell’uomo che vive le AlteTerre con i suoi interessi e le sue attività, promuove la vita sulle Alte Terre in tutti isuoi aspetti economici, sociali e culturali e considera i giovani e le loro famiglie i

      destinatari privilegiati delle politiche sociali.

    2. L’industria elettrica in Piemonte dalle origini alla prima guerra mondiale, Giacoma Calligaris, Il Mulino l’Associazione propone le Alte Terre come luogo per sperimentare attività economiche ecosostenibili e forme di convivenza sociale solidali che cerchino di rispondere positivamente alla crisi del modello di sviluppo urbano.

    3. L’Associazione individua nel settore primario il cardine della vita dell’uomo sulle Alte

      Terre e si adopera per sostenere, promuovere e difendere le attività agro-silvo

      pastorali ecosostenibili, condotte da aziende agricole con sede in territorio

      montano.

    4. 4L’Associazione si adopera per studiare e rimuovere gli impedimenti di vario genere

      che oggi ostacolano il fiorire di tutto il settore primario nelle Alte Terre, nonché per

      favorire quelle produzioni agricole ad alto valore aggiunto, in primo luogo la

      pastorizia finalizzata alla caseificazione e l’allevamento finalizzato alla produzione

      di carne da erba.

    5. L’Associazione sostiene forme di autogoverno locali per l’amministrazione del

      proprio territorio, difendendo il diritto di gestione in loco delle risorse montane, in

      particolare delle acque, dei boschi, dei pascoli e della fauna selvatica.

    I Soci possono essere ordinari o sostenitori. Sono soci ordinari i residenti “con fuoco e catena “ (cioè abitanti tutto l’anno) in territorio montano che aderiscano agli scopi associativi.

    Sono soci sostenitori persone, enti e associazioni che condividono gli scopi dell’Associazione e intendono sostenerla. Avendo ben presente che strategia è l’arte di ordinare, sviluppare e impiegare le forze a disposizione per conseguire la massima probabilità di raggiungere obiettivi realisticamente perseguibili. Tattica sono i mezzi utilizzati e le azioni adottate per raggiungere obiettivi definiti dalla strategia. Organizzazione è la risposta alle sfide indotte dalla complessità e per le istituzioni locali è una risposta sociale che ha l’obiettivo di indirizzare in spirale positiva e virtuosa le energie della gente sfumando le debolezze.

     

    Obiettivi sono le mete che ci si pone e che devono essere “quasi” raggiungibili, perché

    giocare sul sicuro non crea competizione Coscienti che lo sviluppo alpino non può basarsi su un pensiero debole o ammettere approcci primitivi, propongo di lavorare alla costituzione di una rete di relazioni(l’associazione Alte Terre va in questa direzione) che dia potenza al nostro agire. Avendo ben presente che alle popolazioni montane non serve una tutela, ma va loro

    restituita quella Libertà che ha permesso per secoli di vivere un territorio difficile, stupendo

    e unico!

    1. Ex sudore populi, ed. Agami, 2009 , pag 174


     

     

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    Altri contributi

     

     

    Intervento di Ignazio Bonacina (vai)


    Intervento di Michele Corti  

    La montagna e la crisi: dall'assistenza alla gestione autonoma delle proprie risorse (vai)


    Intervento di Fausto Gusmeroli

    Comunità ecologiche e comunità umane: cercare soluzioni per un nuovo modello di società a partire dalle comunità alpine (vai)


    Intervento di Ivan Fassin

    Per un sindacato di montagna (vai)

     


     

     

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