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(04.12.14) Nel Pd, partito 'professionale' che risponde agli interessi forti ma non ignora il quadro complessivo degli equilibri sociali,  qualcuno si smarca dall' animalismo demagogico che ha contagiato le destre e il M5S

 

Taricco (Pd): difendere i

pastori, abbattere (un po') di lupi

 

 

di Michele Corti

 

Dietro l'iniziativa di Taricco e C. c'è una riflessione strategica e non solo l'esigenza di "tenere buoni" allevatori e pastori. Il terreno dell'animalismo emotivo favorisce le destre ed è bastato ad alcuni esponenti del Pd potersi "coprire" con il solito "lo dicono i francesi" per attivare un'iniziativa politica "antilupo" che, se portata avanti con coerenze, metterà in difficoltà la burocrazia verde e la lupologia, una casta che qualsiasi rottamatore serio dovrebbe mettere nel mirino (insieme alla mangiatoia Parchi, si intende)

Mino Taricco  ha iniziato la sua carriera come agricoltore ed è sempre stato sensibile agli umori di un mondo rurale che a Cuneo ha un peso specifico sociopolitico inferiore solo a quello del Sudtirolo. Da assessore regionale all'agricoltura aveva tentato (allora con non molta convinzione va detto vedi qui) di ottenere dal Ministero dell'Ambiente il via libera per l'abbattimento selettivo dei lupi. Una richiesta motivata dalla crescita dei danni da predazione, nonostante l'adozione da parte dei pastori piemontesi di cani da guardiania, reti elettrificate, custodia a vista e quant'altro.  I lupologi hanno un bel dire che "non serve sparacchiare a qualche lupo" ma in tutti i paesi civili dove i lupi non sono più a rischio di estinzione, e dove i danni al pastoralismo sono pesanti, si spara legalmente. Dalla Svezia alla Francia è concesso l'abbattimento del 10% della popolazione all'anno per alleggerire la pressione predatoria. Il tutto senza obiezioni da parte della tanto invocata Convenzione di Berna, idolo degli animal-ambientalisti. In Svizzera si fa di meglio: dopo 35 ovini predati si abbatte il lupo.

I niet del Ministero

Taricco a suo tempo non ha avuto successo (come il suo successore leghista) perché il Ministero si trincera dietro l'Ispra che si trincera dietro il Comitato scientifico (dove siedono esperti conservazionisti e ambientalisti)i. Quest'ultimocontinua a sostenere che i lupi sono pochissimi in Italia, che sono sempre a grande rischio di estinzione. In pratica a Roma dicono: "sarebbe possibile in base alle norme europee e internazionali abbattere i lupi per difendere la zootecnia estensiva ma non abbiamo dati, non sappiamo quanti sono i lupi, non sappiamo quanti sono vittime del bracconaggio, non sappiamo niente". Il gioco è competato da una motivazione "scientifica" che in realtà non lo è: "l'opinione pubblica italiana ha maturato una sensibilità ambientalista che non accetta neppure un solo abbattimento legale".  Questa bella "sensibilità animalista" basata sull'emotività pura, e sull'esclusione di serie considerazioni ecologiche e sociali, è - in realtà - coltivata amorevolmente proprio dagli stessi ambientalisti che siedono nei Comitati scientifici. Lo fanno non certo per nobili scopi ma per poter ottenere più facilmente finanziamenti. In Italia i lupi vengono soppressi in modi molto meno "umani" di quelli praticati dove c'è un controllo legale della popolazione, ma questo non viene detto o, se detto, siincolpano di tutto i "criminali bracconieri" e si spillano ulteriori finanziamenti per la lotta al bracconaggio. In realtà i bracconieri non sono una specie di sadici ma contadini, pastori, cacciatori che si trovano costretti a farsi "giustizia da sé" contenendo, con i mezzi che hanno a disposizione (a volte crudeli), l'espansione del lupo e lo sterminio delle greggi. Lo ammette lo stesso Luigi Boitani che senza bracconaggio "ci troveremmo i lupi in casa".

Quanti lupi?

Nello studio POPOLAZIONE DI LUPO IN ITALIA E PROSPETTIVE DI MONITORAGGIO WOLF POPULATION ESTIMATE IN ITALY AND MONITORING PERSPECTIVES di MATTIOLI L. , FORCONI P. , BERZI D. , PERCO F. presentato al IX Congresso Italiano di Teriologia - Civitella Alfedena (AQ) il 7-10 maggio 2014 si stima la presenza del lupo in Italia tra 1600 e 1900 capi ma precisando essa è riferita al periodo dell'anno in cui la popolazione è al suo minimo. Va poi considerato che i metodi di stima (snow tracks o wolf howling) come ammettono gli stessi specialisti tende sistematicamente per una serie di motivi tecnici a sottostimare le popolazioni di lupi. Sostenere che in Italia i lupi siano oltre duemila non è certo azzardato. Molto meno che sostenere, come si fa  da parte dei Comitati scientifici e di quelle lobby a metà tra accademia e ambientalismo militante, che i lupi italiani sono sempre, da decenni, da 600-1000 (come si legge nei report tanto ufficiali quanto falsi).

Taricco torna alla carica

Oggi, da deputato, Mino Taricco confortato dall'appello di 35 studiosi e specialisti francesi di varie discipline (agricole, ecologiche, sociali) torna alla carica.  L'appello propastori antilupi dei francesi è infatti chiaro e netto (non à l'italienne ). I francesi, e questa volta non c'è a farlo più solo il solito José Bové (che per il Pd è decisamente troppo di sinistra), dicono chiaro e tondo che a rischio di estinzione non c'è il lupo (che cresce del 20% all'anno in Francia) ma ci sono i pastori, la biodiversità, i paesaggi culturali agropastorali tutelati anche dall'Unesco (oltre che dalla Direttiva Habitat). Ma la cosa rassicurante per Taricco e i colleghi del PD è che l'appello è apparso sul quotidiano gauchiste Liberation e che è stato firmato anche da Carlin Petrini (francese ad honorem in questo caso). "Se firma un personaggio come Petrini che nonostante abbia non poco rimescolato gli schemi ideologici resta ancoratoa sinistra - si sarà detto Taricco - perché non posso prendere anch'io un'iniziativa pro pastori che a Cuneo non può farmi che comodo?". Detto, fatto. L'interrogazione la potete leggere sotto. Il suo contenuto va valutato sulla base delle domande rivolte ai ministri dell'ambiente e dell'agricoltura. Sono innocentissime ma mettono politicamente in difficoltà l'ipocrisia nazionale. Taricco e C. chiedono di sapere "quale sia l'andamento demografico della popolazione dei lupi negli ultimi anni e quali siano le perdite ufficiali per l'agricoltura attribuite all'azione dei lupi negli ultimi anni". In ogni paese civile si potrebbe risponedere, in Italia NON SI SA E NON SI VUOLE RISPONDERE. Le predazioni sfuggono spesso alla registrazione anche nelle regioni più virtuose. I pastori si sono persino stufati di denunciare danni risarciti, poco, in ritardo, in modo incompleto. Se poi, come hanno fatto alcune regioni, si costringe il pastore a pagare una quota di assicurazione e ci si affida alle clausole capestro assicurative (massimali, franchigie, scuse varie per non liquidare) succede che la predazione resta invisibile e che il pastore nel frattempo utilizza il classico piombo, il deleterio veleno o ltri mezzi che fanno morire il lupo tra le sofferenze ma che consentono di non essere individuati. Ma la colpa è solo dell'ultima pedina della catena o del sistema che parte dai lupologi e dagli ambientalisti?

Un po' di buonismo surreale non può mai mancare a sinistra

Certo anche Taricco non rinuncia al buonismo ipocrita come quando parla di "trasferire" i lupi. Dove? In Sicilia e in Sardegna che sono le uniche regioni immuni (se arrivassero i lupi sarebbe evidente che qualche loro amichetto ce li ha portati in barchetta...). Al sodo, però, Taricco e C. chiedono ciò che conta: attivare un controllo legale del lupo (che con il canide che si avvicina ai centri urbani non è comunque a lungo procrastinabile) e rompere il mito dell'animale "superprotetto", intoccabile, tabù. Così chiedono ai due ministri:

 quali misure di tutela della biodiversità e di tutela delle attività agricole e di allevamento, con riferimento alla problematica esposta in premessa, siano attualmente in essere e se il Governo ritenga che esistano i presupposti necessari che configurino l'ammissione della deroga prevista all'articolo 9 della Convenzione di Berna, per consentire in Italia il contenimento, tramite trasferimento od abbattimento selettivo controllato, di alcuni capi delle specie più dannose per le quali non ricorre il pericolo di estinzione.

In ogni caso le domande sono di quelle pesanti e sarà solo con un esercizio di contorsionismo verbale e politico che i ministri potranno tentare di abbozzare una risposta. Dalla recplica si capirò se Taricco è, in definitiva, ancora sulla linea del cerchiobottismo o intende fare sul serio.

 

 Interrogazione a risposta in commissione 5-04147presentato daTARICCO Minotesto diMercoledì 26 novembre 2014, seduta n. 339  

 TARICCO, PATRIARCA, ANTEZZA, TARTAGLIONE, D'INCECCO, PASTORELLI, SANI, PLANGGER, COVA, SENALDI, DAL MORO e MONGIELLO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali . — Per sapere – premesso che:   

 la Convenzione del 19 settembre 1979 per la conservazione della vita selvatica e dei suoi biotipi in Europa (Convenzione di Berna) ammette, in presenza di determinati presupposti, delle deroghe alle rigorose disposizioni contemplate per le specie animali elencati nell'Allegato II («specie assolutamente protette») consentendo, ai sensi dell'articolo 9, nelle situazioni più allarmanti la possibilità di azioni di contenimento e di cattura;   

 la stessa normativa prevede che l'attuazione delle politiche di gestione e la presentazione di richieste di deroga per procedere all'abbattimento di esemplari di specie protette, spetti agli Stati, che hanno una propria autonomia e soggettività;   

 la legge n. 157 del 1992 dispone che la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato e, recependo le direttive della Convenzione di Berna, contiene l'elenco delle specie protette, tra le quali vi è il lupo, specie protetta aggressiva e carnivora, in notevole espansione nel nostro Paese e che sta provocando danni importanti agli allevamenti;   

 la XIII Commissione della Camera dei Deputati ha approvato nel 2011 il Documento XVII n. 14, a conclusione dell'indagine conoscitiva «Sul fenomeno dei danni causati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole e zootecniche»;   

 l'indagine conoscitiva ha visto la partecipazione delle maggiori associazioni ambientaliste, agricole, venatorie e delle istituzioni ed è stata rivolta ad acquisire una completa informazione sul fenomeno dei danni causati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole e zootecniche, sulla tipologia, sulla localizzazione geografica e sulla quantificazione economica dei danni, sulle colture danneggiate e sulle specie animali interessate, nonché sull'attività svolta dalle amministrazioni competenti e sull'insieme degli strumenti di cui si sono avvalse, con riferimento agli indennizzi richiesti ed erogati;   

 un importante filone dell'indagine si è sviluppato anche in merito ai danni arrecati all'agricoltura da parte di specie protette;   

 l'indagine conoscitiva ha messo in evidenza la dimensione allarmante assunta dalla questione dei danni all'agricoltura causati dalla fauna selvatica e l'evidente impatto della stessa sull'attività economica delle imprese agricole; con riguardo ai danni provocati all'agricoltura da parte di specie protette, come i lupi, nel ribadire l'importanza di un'attenta verifica delle modalità di gestione di alcune attività, come quella d'allevamento, che non può più svolgersi allo stato brado, si afferma che nelle situazioni più allarmanti va valutata la possibilità di azioni di contenimento e di cattura, utilizzando la deroga prevista all'articolo 9 della Convenzione di Berna, come sta avvenendo in Francia;   

 al riguardo è necessario segnalare come la possibilità concessa nei territori delle Alpi francesi di procedere all'abbattimento selettivo dei lupi stia causando una rilevante migrazione di branchi di lupi sul versante italiano determinando una situazione di allarme;   

 il 13 ottobre 2014 trenta scienziati francesi hanno infatti pubblicato sul quotidiano Libération un articolo dal titolo «È l'allevamento pastorale, una parte della nostra agricoltura più rispettosa della biodiversità che i lupi minacciano di far scomparire – Perorazione per l'ecosistema non abbandonato dai pastori – » nel quale si valuta come la costante espansione numerica e territoriale del lupo in Francia, oltre a danneggiare gravemente gli allevamenti, nuoccia all'ecosistema determinando la forte riduzione e la successiva scomparsa di una varietà di servizi ecosistemici oggi forniti dagli allevamenti pastorali;   

 l'articolo denuncia il forte incremento della presenza di lupi sulle Alpi, indicando che essi hanno ormai raggiunto il Jura, i Vosgi, la parte est dei Pirenei, sono arrivati a Ardeche, Lozere e Averyon, nelle pianure di Lorena e Champagne. La popolazione sarebbe di 300 lupi adulti, in più di una ventina di dipartimenti con una crescita del 20 per cento per anno. Le perdite ufficiali ammonterebbero a circa 20/25 pecore o capre uccise in media a lupo adulto per anno;   

 sembrerebbe che, in base all'articolo 9 sopracitato, la Svizzera abbia autorizzato, già negli anni passati, l'abbattimento di alcuni lupi appartenenti alla popolazione presente su quel territorio ed in Francia (altra nazione dove sono frequenti attacchi di lupi alle aziende agricole e zootecniche) nel 2013 sia stato presentato dal governo il «Piano per il lupo 2013-17» dove è stata introdotta la possibilità di catturare esemplari di lupo che, in base ai parametri stabiliti dalla succitata Convenzione, si potevano abbattere – fino a 11 lupi, nel 2014 fino a 34 e un numero maggiore di lupi l'anno per gli anni a venire;   

 come da ultimo ricordato nella risoluzione unitaria «Interventi in materia di danni all'agricoltura provocati dalla fauna selvatica» approvata all'unanimità dalla Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati il 19 giugno 2013: «da anni le rilevanti criticità determinate dai danni causati all'agricoltura e alla zootecnia da alcune specie di fauna selvatica o inselvatichita, hanno assunto dimensioni allarmanti, con gravi ripercussioni che incidono inevitabilmente, oltre che sui bilanci economici delle aziende agricole (in particolare delle aziende di medie e piccole dimensioni che vedono compromesso gran parte del reddito ed interessando produzioni di grande qualità ed eccellenza come il settore viti-vinicolo) e compromettono in vaste aree l'equilibrata e integrata coesistenza sostenibile tra attività umane e specie animali» –:   

 quali siano i dati in possesso del Governo sulla consistenza della specie protetta del lupo sul territorio nazionale, quale sia l'andamento demografico della popolazione dei lupi negli ultimi anni e quali siano le perdite ufficiali per l'agricoltura attribuite all'azione dei lupi negli ultimi anni;   

 quali misure di tutela della biodiversità e di tutela delle attività agricole e di allevamento, con riferimento alla problematica esposta in premessa, siano attualmente in essere e se il Governo ritenga che esistano i presupposti necessari che configurino l'ammissione della deroga prevista all'articolo 9 della Convenzione di Berna, per consentire in Italia il contenimento, tramite trasferimento od abbattimento selettivo controllato, di alcuni capi delle specie più dannose per le quali non ricorre il pericolo di estinzione. (5-04147)

 

 

 

 

 

 

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