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(19.07.13) La disfatta della monocoltura padana

Si susseguono annate disastrose per la monocoltura del mais. Il cielo si sta vendicando per le offese alla madre terra: produzione compromessa anche quest'anno per... troppa acqua. E le aflatossine saranno peggio dello scorso anno. Cosa metteranno il prossimo anno i biogassisti nei loro stramaledetti calderoni?leggi tutto

 

(01.04.13) Come garantire la sicurezza alimentare?

La produttività dell'agricoltura, dopo aver raggiunto un picco, sta declinando. L'ulteriore accanimento nell'intensificazine produttiva, nella selezione per l'aumento delle rese prepara guasti ancora più gravi mentre l'agricoltura deve confrontarsi con il clima e il degrado del suolo  leggi tutto

 

(11.05.13)Un po' di nervosismo tra i biomassisti?

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(03.03.13)Parte da Cremona la campagna di primavera del movimento NO biogas No biomasse

A Cremona, mentre alla Fiera di Cremona era in corso  Bio energy, un evento organizzato dai piazzisti del biogas per conquistare nuovi clienti i no biogas si sono riuniti per organizzare la campagna di primavera contro biogas e biomasse e per ribadire pubblicamente che il biogas è una porcheria leggi tutto

 

(07.05.10) Più OGM = più pesticidi. Che bidonisti!

Gli OGM hanno conquistato l'80% delle principali coltivazioni Usa. Il successo degli OGM è però limitato a due categorie: piante rese resistenti all'erbicida glifosate e piante che producono la tossina insetticida Bt. Ne è derivato un aumento dell'impiego del glifosate e dell'esposizione degli insetti al Bt. Così per selezione naturale 10 specie di malerbe e 2 di insetti sono già diventate resistenti. Negli Usa milioni di acri sono ormai infestati da malerbe resistenti e si deve ricorrere a massicce dosi di altri pesticidi e a maggiori lavorazioni del terreno. Grazie Monsanto (nelle figure la presenza di specie di malerbe resistenti nei diversi stati - International Survey of Herbicide Resistant Weeds)

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(19.07.09) Lombardia: la vera 'calamità naturale' è la monocoltura del mais

Quanti problemi ha creato e crea la monocoltura del mais nella Padania? Pozzi chiusi per inquinamento da Atrazina, livelli fuorilegge di diserbanti nei fiumi (tuttora), contaminazione di nitrati nelle falde acquifere. Oggi il problema è la Diabrotica , un insetto di origine americana. Si chiede la 'calamità naturale', si sono usati insetticidi granulari alla semina (contro le larve) e ora si irrorano i campi di insetticidi contro gli adulti. Si da tutta la colpa al divieto di concia dei semi con i neonicotinoidi (causa di moria delle api).  Il fatto è che, in spregio alle regole UE,  per soddisfare la fame della zootecnia intensiva padana (vacche da latte, maiali da carne, vitelloni, avicoli) si è derogato al divieto di monosucecssione e di rispetto di fasce di non coltivazione intorno alle aree colpite.  

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(17.08.13) Consumo super di carburanti agricoli (agevolati). La monocoltura maidicola insostenibile, aggravata dal biogas, di fronte alle bizze del clima è sempre più assetata di acqua, pesticidi e carburanti. Ma è giusto premiare una monocoltura insana?

 

A Cremona concessi

quantitativi extra

di carburanti agevolati

 

Arature con terreno saturo d'acqua, risemine a ripetizione, irrigazioni a go go.  E la provincia concede carburanti agevolati extra. Ma non è immorale sovvenzionare questo super consumo di carburanti nel caso dei biogassiti?

 

di Michele Corti

 

Chissà se anche nel caso della disastrosa stagione maidicola gli esperti biogassisti sosterranno che produrre energia elettrica da mais dedicato è un affarone ecologico? Intanto, accogliendo le richieste delle Organizzazioni agricole, la Provincia di Cremona, con decreto dirigenziale del Settore agricoltura e ambiente (09/08/2013, n. 1049 ), ha concesso assegnazioni supplementari di carburante agevolato alle aziende agricole a causa degli eventi climatici avversi della primavera-estate. Il gasolio agricolo costa circa la metà e per evitare le molte e frequenti truffe i controlli sono complessi. Il carburante agricolo viene assegnato annualmente a chi ne fa richiesta . Per farne uso è necessaria l'iscrizione alla Camera di commercio, oltre al libretto di controllo ex Uma.

 

 

Che cosa è successo quest'anno? In primavera ha piovuto molto abbondantemente. Molti campi sono rimasti allagati a lungo (vedi foto sopra) In molti casi si è dovuto ritardare  le semine di due mesi, in altri casi il mais è "annegato" e la semina è stata rifatta. Per riuscire a seminare contenendo il più possibile il ritardo (che comporta più irrigazione e meno produzione) molti hanno dimenticato le "buone pratiche agronomiche" è hanno lavorato (o tentato di lavorare) i campi quando il contenuto idrico era eccessivo.

Così invece di lavorare il terreno "in tempera" lo si è lavorato in condizioni di plasticità, ovvero di forte adesività.  In queste condizioni gli organi lavoranti vincono con fatica le forze di coesione del terreno, la potenza necessaria per avanzare è notevole (e i consumi di carburante schizzano in su). Ma non è finita, con il terreno lavorato in condizioni di palsticità le zolle non si si sgretolano, ma restano unite in lunghi nastri lucenti. Per poter ottenere condizioni di sofficità minime per la semina le lavorazioni successive all'aratura dovranno essere più impegnative e si dovranno eseguire più passaggi.

 

 

Cose da pazzi

 

In molti campi questa primavera si vedevano trattrici che operavano con le "gabbie", ovvero con cerchi metallici applicati alle ruote per poter avanzare nel terreno fangoso. Parecchi, dopo aver scavato profondi fossati (con il danno alla struttura del terreno che si può ben immaginare) sono rimasti impantanati. Ma i guai non sono finiti. Il ritardo della semina ha colto le piante di mais in fase di levata quando lo sviluppo fogliare lasciava ampiamente esposto il terreno ai raggi cocenti del sole (in condizioni normali il mais era già alto e al terreno non poteva arrivare la luce diretta del sole). Il terreno, già abbastanza maltrattato, sotto l'azione dei raggi del sole e con la rapida evaporazione dell'acqua contenuta nello strato superficiale, ha formato una crosta che impediva alla pioggia di penetrare.

Ancora più gravi le conseguenze dello scarso sviluppo e approfondimento delle radici che non potendo assorbire acqua dagli strati meno superficiali sono venute a dipendere dalla pioggia o dall'irrigazione pur essendo ancora parecchia l'acqua immagazzinata negli strati meno superficiali. Con l'irrigazione in una fase precoce di sviluppo della pianta le radici, invece che andare a cercare l'acqua in profondità, la cercano dove c'è: in superficie. E non si approfondiscono. La coltura diventa così più "irrigazione dipendente" anche quando d acqua ve ne era ancora.

Ma i guai di questa stagione non sono finiti perché molte zone del Cremonese (e non solo) sono state flagellate dalla tempesta del 13 luglio che ha tritato le piante di mais (foto sotto). In questo caso si è dovuto riseminare a metà luglio (invece che a inizio aprile).

 

 

 

Molta acqua in più e molto gasolio in più per sollevarla

 

Nel caso dei campi devastati dalla tempesta del 13 luglio, la provincia ha concesso una quantità di carburante pari a quella sufficiente per 3 irrigazioni, per gli altri una quantità corrispondente al consumo per 2 irrigazioni. Per le altre lavorazioni in più (preparazione alla semina e semina) si terrà conto dei valori tabellari per ciascuna.

A questo punto ci si dovrebbe chiedere: siamo di fronte a una vera "calamità naturale" o parte di questi disastri non sono legati anche ad un sistema agricolo insostenibile che, per ora, scarica sui contribuenti, sull'ambiente, sui consumatori le conseguenze della sua insostenibilità?

Quest'anno, causa dilavamento e inefficacia del trattamento o ripetizione delle semine, oltre a carburanti e acqua di irrigazione si sono consumati molti ebicidi in più. Considerato che le nostre acque superficiali e sotterranee (lo dicono i rapporti annuali dell'Ispra) sono sempre più contaminate dai pesticidi c'è da rallegrarsene. Ma i guai non sono finiti. Con la fioritura a luglio e agosto si sommeranno gli effetti dello stress idrico e della Piralide (insetto parassita "autoctono" cui si è aggunta di recente la Diabrotica virginifera di origine americana che però danneggia le radici). Fattori che determineranno un più elevato grado di infezione da Fusarium (crittogama fungina) e quindi maggiore contaminazione del mais raccolto da aflatossine. La monocoltura, aggravando le avversità del mais (erbe infestanti, insetti,  funghi patogeni) fa si che gli effetti congiunti di avversità abiotiche (come la siccità, la grandine) si rinforzino vicendevolmente. Non dovrebbe essere scoraggiata invece che premiata la monocoltura?

 

Gli effetti del cambiamento climatico

 

È assodato che la maiscoltura padana soffrirà sempre più nei prossimi decenni degli effetti dei riscaldamento globale (vedi articolo). Il clima "bizzarro" non è un'anomalia ma un aspetto del cambiamento (insieme al riscaldamento e ad una meno sfavorevole ripartizione delle piogge). Insistere nella monocoltura maidicola significa andare consapevolmente incontro a crescenti problemi (rese in calo e problemi di micotossine). Forse chi "tifa" per gli Ogm spera che, di fronte a questi disastri, si invocherà anche in Italia la possibilità di coltivare mais GM. Considerando che dove si usano da tempo gli OGM il consumo di erbicidi è aumentato e la resistenza delle malerbe agli erbicidi anche (vedi articolo) sappiamo che quella non è la soluzione (tranne che per la Monsanto).

 

Come scoraggiare l'uso del mais per il biogas

 

La grande estensione delle superfici investite a "mais da biogas" ha iniziato a preoccupare anche i fautori del biogas in Regione Lombardia e dintorni. Così si cerca di correre ai ripari e di spingere per l'uso dei reflui zootecnici, degli "scarti alimentari" e dei rifiuti. Scelte che possono rappresentare il passaggio dalla padella ... alla brace (c'è da tremare al pensiero dell'uso generalizzato del rifiuto organico nei digestori in termini di contenuto di inquinanti che verrebbe restituito al terreno agricolo con i digestati).

Intanto ci sarebbe da domandarsi (e magari poi a anche da prendere qualche provvedimento concreto) se è il caso di continuare a considerare la produzione di biogas e di biomasse da destinare ai digestori una produzione agricola a tutti gli effetti. Se i biogassisti operano in regime fiscale agricolo, usano carburanti agevolati, incassano i premi unici della Pac, incassano contributi in conto capitale per il loro impianti industriali, come (e più) degli altri agricoltori è lampante che, ottenendo guadagni per unità di superficie enormemente più elevati finiranno per "fare a pezzi" gli agricoltori "tradizionali". Già si vede cosa succede alla scadenza dei contratti di affitto quando le società agricole biogassiste si dimostrano pronte ad offrire 2-3-4 volte quello che era il valore del canone precedente. Possono capire tutti anche che i biogassisti che come attività "di facciata" continuano a produrre latte e carne possono anche essere disponibili a ricavare dai loro prodotti "accessori" un prezzo molto più basso degli agricoltori veri. Così il mercato è rovinato sia dal lato dei mezzi di produzione (o costi che dir si voglia) che da quello dei prodotti. per l'agricoltura lombarda nel suo insieme il biogas verrà ricordato come una debacle.

Concedere ai biogassisti il bonus aggiuntivo di carburanti agevolati come ha fatto la provincia di Cremona è immorale ancorché del tutto legale considerato che la legge non prevede alcuna distinzione tra biogassisti e agricoltori veri.

Ma a questo punto sarà bene che chi ha a cuore le sorti dell'agricoltura e, in primis, gli stessi agricoltori onesti che producono il cibo che contribuisce alla nostra sicurezza alimentare (in un mondo dalle cupe prospettive) si diano una mossa e pongano il problema politico. O si distingue tra biogassisti e agricoltori veri o si distrugge l'agricoltura.

 

 


 

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