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(11.05.13) C'è un po di nervosismo negli ambienti biogassisti cremonesi. Dopo 140 centrali installate, dopo un odg del consiglio provinciale per la moratoria rimasto lettera morta ora l'assessore regionale dice "incentivi insostenibi" e spuntano i NO BIOGAS

 

Nella Mecca italiana del biogas  

primi problema per i biogassisti

 

di Michele Corti

Annusando un possibile minor favore per le loro speculazioni accelerano la corsa a nuove centrali ma così provocano la reazione di cittadini, agricoltori, amministratori e persino dell'assessore regionale all'agricoltura

I comitati cremonesi iniziano ad alzare la testa. La scorsa settimana la sala dell'oratorio di Trescore crenasco era piena (c'era gente in piedi), oltre 250 persone in un paese di nemmeno 3 mila abitanti. Ora il contagio si sta diffondendo nei comuni vicini del cremasco e anche nel Casalasco ci sono segnali di prossimo decollo di comitati. Ma ci sono anche altri segnali preioccupanti per i signori della speculazione, per i loro consulenti nelle società private, nelle università, nelle associazioni "ambientaliste". Per i loro "referenti" negli apparati pubblici (politici e tecnoburocratici). 


Il 2 maggio nel Casalasco l'assessore Fava a quelli del Consorzio del pomodoro di Rivarolo del Re (foto sopra) , che gli rappresentavano la loro preoccupazione per la corsa senza freni al biogas che è un vero "land grabbing" nostrano,  rispondeva che gli incentivi su cui si regge il biogas sono "insostenibili". Noi aspettiamo che alle parole seguano i fatti ma intanto un po' di inquietudine le parole dell'assessore l'avrà procurata ai biomassisti cremonesi che trovano nella Libera associazione agricoltori (Confagricoltura) una solida sponda (la Libera è anche proprietaria del quotidiano locale). 
Prima che la politica  -messa sotto accusa da utenti elettrici, agricoltori onesti (il biogas è una truffa legalizzata), persone preoccupate per la propria salute - ci ripensi meglio avere in mano la cara del'aurorizzazione, meglio aprire i cantieri, meglio terminare i lavori al più presto possibile.



Il consiglio provinciale si è dimenticato di quello che ha votato?

E così nella provincia più biogassista d'Italia con 140 impianti la corsa alle autorizzazioni non si arresta neppure per impianti superiori a 250 kW. In consiglio provinciale lo scorso anno stata approvata all’unanimità la mozione della consigliera Pd Maria Rosa Zanacchi, che propone una limitazione degli impianti a biogas non collocati presso le stalle delle aziende agricole e che superino i 250 kw di potenza. Troppo poco perché i biogassisti hanno imparato benissimo a costruire centrali 249 x 4, 249 x 2. Troppo poco perché l'impatto del biogas è cumulativo e se è vero che le biogas da 1MW sono una mina vagante perché hanno digestori voraci difficili da saziare (con il corollario che possono finirci dentro matrici "strane" sulla spinta della "fame di biomassa") è anche vero che la maggior parte degli effetti (qualità dell'aria, moltiplicazione di episodi di sversamento, sottrazione di terreni alla produzione di cibo, traffico) sono cumulativi e che 4 biogas da 250 inquinano più di una da 1MW.
Così nel comune di Casaletto, limitrofo a quello di Trescore, il sindaco si trova in mano ben tre procedimenti tra autorizzati e in via di autorizzazione.
A questo punto il Consiglio provinciale non potebbe impegnare in modo più incisivo la Giunta provinvciale e quest'ultima la Regione (tenendo anche conto della presa di posizione di Fava)? C'è lo strumento delle Linee guida regionali per la definizione delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti ad energia rinnovabile. La Regione Lombardia, conscia che la qualità dell'aria fa schifo ovunque, che il territorio è già zeppo di centrali, che il territorio "vocato" al biogas è anche quello delle Dop Grana Padano, Prosciutto di Parma, Taleggio, Gorgonzola, Quartirolo, Salva cremasco, Provolone Valpadana, Salame cremonese, che molte aziende biomassiste sono esse stesse Dop ponendo una questione spinosa nell'applicazione del principio sancito - sia pure in termini vaghi - dallo stesso famigerato decreto ministeriale 387/2003


Si lanciano accuse di "allarmismo"

Forse si inquadra nel clima di nervosismo che sta interessando gli ambienti biogassisti cremonesi (forti e influenti) l'episodio di ieri con la cronaca molto di parte della stampa locale. Si vuole far credere che i relatori abbiano fatto "allarmismo". Il pubblico che ha seguito con grandissima attenzione anche le disquisizioni tecniche e cercava di carpire da ogni slides indicazioni utili per interpretare questa strana cosa, da una parte presentata come "energia pulita" e una panacea per l'ambiente ma che si rivela una grave minaccia.
Oltre ai dati ufficiali su emissioni e caratteristiche degli impianti abbiamo sciorinato fatti incontestabili chiarendo bene che le decine di casi di incidenti docuentati si riferiscono a 7000 centrali tedesche ma richiamando anche che le centinaia italiane hanno già fatto registrare non solo diversi episodi di grave inquinamento di corpi idrici anche nel vicino lodigiano (per non parlare delle segnalazioni inascoltare dei pescatori di morie anche in provincia di Cremona) ma anche alcuni casi di piccole esplosioni/implosioni. Quanto al gravissimo caso in Germania (un digestore completamente esploso) abbiamo detto che è un caso unico (abbiamo lasciato perdere i diversi casi ancora più gravi in India ed estremo oriente). Dov'è l'allarmismo? Va anche ricordato che c'è anche l'opposto dell'allarmismoche si chiama colpevole rassicurazionismo.
Il silenzio dei media locali sui rischi del biogas come si spiega se non con la vicinanza con gli interessi economici forti? 
In ogni caso le 250 e più persone che c'erano a Trescore quando hanno visto l'articolo del giornale hanno fatto 1 + 1 e hanno aperto ancora di più gli occhi.

 

 

 


 

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