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(28.05.10) Dalle Marittime alle Orobie  il ritorno dei predatori mette a rischio i migliori formaggi ovicaprini d'alpeggio

I pastori delle Alpi Marittime denunciano l'intensificazione degli attacchi del lupo. Abbiamo parlato con Marilena Giorgis della Val Pesio (CN), pastora e casara aziendale e d'alpeggio. Lo scorso hanno ha avuto venti pecore da latte di razza Frabosana sbranate e dieci disperse. Quest'anno proverà con le recinzioni, ma i cani da guardiania non li vuole e al figlio consiglia di rinunciare al pastoralismo. Intanto nelle Orobie il Parco 'allerta' i comuni invitandoli a raccomandare ai pastori di abbandonare il pascolo 'libero' e di dotarsi di cani e recinti. Siamo al 'coprifuoco'. E' a rischio lo stesso Bitto storico fatto anche con latte di capra Orobica mantenuta con un sistema particolare di pascolo. Che non c'entra nulla con il pascolo 'brado' e che richiede pastori 'veri' ed esperti. Alla lobby pro predatori i pastori e allevatori devono imparare a rispondere uniti al di là delle differenze e dei confini regionali e nazionali. leggi tutto

 

Organismi sovranazionali, lobby, Ong e 'scienziati'  decidono le politiche della natura (sopra la testa delle popolazioni rurali), è la verdocrazia (10.06.09)

Eco pouvoire è stato definito da alcuni studiosi francesi (a proposito delle politiche di reintroduzione di orsi, lupi e linci). Noi la chiamiamo verdocrazia e dimostriamo quanto sia reale illustrando la genesi del "Pacobace" (il protocollo che 'regola' la presenza dell'orso sulle Alpi centrali).  In un campo tutt'altro che marginale, che influenza non poco l'uso e la vivibilità del territorio,  la politica (quella espressa da rappresentanti eletti democraticamente) è stata espropriata dagli 'esperti', dal WWF, dai burocrati 'verdi' e si limita a 'ratificare' a posteriori quello che questi hanno deciso. Ovviamente senza consultare pastori e contadini.  leggi tutto

 

(26.01.09)  L'orso "padrone" delle montagne scaccia i pastori  in alta val Seriana

Il 3 febbraio ci sarà a Bergamo un "tavolo" per discutere di "convivenza" con l'orso JJ5. Ma per l'Associazione pastori lombardi le condizioni sono irricevibili e stanno pensando a cercare altri pascoli in Francia considerato che a Bergamo, in Lombardia, in Italia non c'è tutela per la pastorizia leggi tutto

 

(02.04.13) Il lupo come diversivo della biodistruzione

Con le nevicate tardive i lupi in Piemonte si sono abbassati. Branchi a pochi metri dalle case, pecore predate nei giardini al limite dei paesi. Il sistema capitalista-industriale che sta provocando l'estinzione di massa delle specie viventi usa come diversivo e oppio del popolo il lupo anche per eliminare, impedendo ogni difesa, pastori, contadini e montanari: gli unici veri resistenti 

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(14.01.13) J’ACCUSE : I lupi parte di un patto contro la montagna  Pubblichiamo l'importante contributo di Robi Ronza apparso domenica 13 gennatio su www.ilsussidiario.netleggi tutto

(07.08.12) José Bové  leader contadino e pastorale europeo  Bové rompe con l'ecologismo urbano-borghese  â€śNoi ecologisti dobbiamo smetterla di parlare a vanvera: non si può essere contro la desertificazione delle campagne e l’infinita espansione urbana e, al tempo stesso, a favore della creazione nelle campagne di spazi dove gli agricoltori non possono vivere.  Si deve poter sparare al lupo perché la priorità è quella di mantenere i contadini nelle zone di montagna”dichiarazione a Le Monde del 2 agosto 2012. le posizioni dell'ex allevatore ovino Bové non erano nuove ma i bigottoni verdi si sono scandalizzati e l'hanno denunciato

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(05.01.14) Il leader no global con i pastori sui lupi

José Bové, conferma in una "scandalosa" intervista al quotidiano vallesano "le Nouvelliste" del 31 dicembre la sua ricetta sui lupi "ridurre fortemente il numero con il fucile". Le sue parole cadono in un momento di grande tensione in Svizzera e in Italia. Ormai il discrimine tra ambientalismo di comodo che sfrutta una fasulla "natura selvaggia" e l'ecologismo sociale e contadino è chiaro. Va chiarito invece che la politica italiana "pro lupi" è ipocrita e cinica e nuoce al lupo come specie e come individui  leggi tutto

 

(17.11.2013) Imbrogli ecologici: WolfAlp

Grazie alle spudorate menzogne scientifiche "il lupo è sempre a rischio di estinzione" i cordoni della borsa per i progetti pro lupo dei parchi sono sempre aperti. Sarà bene che si sappia che 7,15 milioni di euro vanno ad ingrassare i meccanismi clientelari dei Parchi mentre sempre più pastori, produttori onesti e sostenibili che non usano concimi chimici e pesticidi, abbandonano leggi tutto

 

(09.09.13) Lasciateci almeno delle riserve indiane

Piuttosto che essere del tutto scacciati dalla wilderness lasciateci delle ZPS umane.  A lanciare la provocazione è l'associazione Alte Terre. Un'associazione di resistenza sociale montanara delle valli di Cuneo.  "Siamo noi montanari in via di estinzione , creiamo delle riserve indiane senza orsi e lupi per difendere la biodiversità culturale umana che rischia di sparire".  leggi tutto

 

(25.06.13) Pastori delle Asturie in lotta contro i lupi  Cresce in in Spagna come in Francia e in Italia la rabbia dei pastori contro la politica che impone le visioni ideologiche degli ambientalisti borghesi  e mette in crisi attività millenarie. Dopo una prima manifestazione il 15 giugno i pastori sono pronti a nuove iniziative di lotta contro il Parco e i politici leggi tutto

 

(30.08.12)Con lobos no hay paraíso

Un bellissimo documento del gruppo pastoralista anti-lupo asturiano "Con lobos no hay paraíso (Nessun paradiso con i lupi) che abbiamo tradotto per dimostrare come in Europa la politica di proliferazione del lupo abbia già distrutto interi sistemi pastorali. Con il risultato che un formaggio ovicaprino è diventato vaccino e non più d'alpeggio. E Slow Food cosa dice? leggi tutto

 

(28.08.12) Il Corrierone si accorge che i lupi sono un problema

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(09.02.13) Francia: il senato vota una legge per le aree pastorali libere dai lupi

Il senato francese il 30 gennaio ha votato, con una maggioranza di 208 a 131, una legge che stabilisce la creazione di aree a protezione rinforzata contro i lupi leggi tutto  

 

(09.12.13)L'imbroglio ecologico (IV e ultima parte)

Nella storia di Legambiente si rispecchia un ambientalismo di regime, apparato di controllo sociale e di "acculturazione" funzionale alla greed economy turbocapitalista. Con un "pensiero ecologico" debole appiattito sulla modernità e l'ideologia scientista, tecnocratica. Centralismo comunista accoppiato con i meccanismi delle corporation. Ma il dissenso cresce.

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(02.12.2013) l'imbroglio ecologico (parte III)

Dalla critica al capitalismo della prima ecologia politica alla partecipazione all'affarismo della green economy. L'ambientalismo, nel solco del progressismo illuminista,  come supporto ideologico e cosmetico al biocapitalismo dello sfruttamento integrale  leggi tutto

 

(16.11.2013) l'imbroglio ecologico (parte II)

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(07.11.2013) l'Imbroglio ecologico (ambientalismo, sinistra, trasformazioni sociali nell'era del capitalismo neoliberista)

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(08.01.13)Per una gestione comunitaria delle risorse e dei problemi ambientali
Attorno ai problemi, dei rischi per la salute legati alla nocività ambientale e alla volontà di gestire in positivo le risorse territoriali sta crescendo nel mondo un movimento post-ambientalista.
 
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(02.01.13) Dalla tecnocrazia alla scienza comunitaria

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(02.01.13) Ripensare la relazione tra la natura e la società

L'affermazione di una gestione partecipata dei problemi ambientali e delle risorse è indispensabile per fronteggiare crescenti rischi e la tendenza tecnocratica a concentrare decisioni con pesanti implicazioni sociali nelle mani di pochi e sulla base di incerti presupposti scientifici. Per muoversi in questa direzione, però, è necessaria una profonda revisione di alcuni fondamenti ideologici della modernità e della "civiltà occidentale" e dello stesso ruolo della scienza.

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(07.09.14) Ruralpini sostiene dal 2008 che la reintroduzione (artificiale o "assistita") dei grandi predatori sulle Alpi (e in altre aree di montagna e collina) fa parte di un disegno preciso di pulizia etnica dell'agricoltura contadina. Ora se ne stanno accorgendo in molti. Speriamo non sia troppo tardi

 

Dalla Francia al Trentino

orsi e lupi promuovono

l'agricoltura industriale

 

di Michele Corti

 

In un documento diffuso in questi giorni la Confédération paysanne accusa la politca a favore della diffusione dei grandi predatori e della loro ingiustificata super-protezione di volere la cancellazione del pastoralismo e degli allevamenti di piccola scala per favorire le fabbriche zootecniche senza terra. Ma anche dal Trentino, Silvano Rauzi, presidente della para-istituzionale Federazione Allevatori della provincia di Trento denuncia come il progetto Life Ursus (con 60 orsi presenti nel Trentino occidentale) stia provocando non solo l'abbandono dlele malghe ma anche la chiusura delle aziende zootecniche che nei centri più piccoli delle valli laterali ne garantiscono la vitalità sociale prevenendo l'abbandono. Quello che Ruralpini dice dalla sua fondazione nel 2008 è che orsi e lupi hanno lo scopo di favorire la "pulizia etnica" della montagna e delle aree rurali di alta collina in sintonia con i disegni di "land grabbing" del capitalismo globale.

 

 

(07.09.14) Il 3 settembre nelle Alpi Marittime, si è verificato un attacco di un branco di 7 lupi che ha provocato la caduta in un burrone di 21 pecore e ha messo in pericolo la vita dello stesso pastore. Quest'ultimo ha già subito 8 attacchi nonostante utilizzi ben 11 cani da difesa.

Nel commentare in un comunicato questo episodio la Confédération Paysanne ha lamentato come al 25 agosto le perdite subite per attacchi da lupi siano già ammontate a 4800 contro le 3800 dello scorso anno segnando un aumento senza sosta della pressione predatoria. I dipartimenti interessati alle predazioni sono diventati 30. Le misure di difesa sono inefficaci o al più possono solo ridurre il numero di perdite per singolo attacco. Il sindacato contadino sottolinea che gli attacchi avvengono in qualsiasi circostanza, di notte e di giorno, in assenza o in presenza del pastore. Esso denuncia l'assoluta mancanza di impegno nella tutela del pastoralismo da parte dei ministeri dell'agricoltura e di quello dell'ambiente. Nel 2014 è stato stabilito un prelievo di 36 lupi (sulla base dei gravi danni economici da essi provocati) ma il primo è stato abbattuto solo alla fine di agosto.

La Confédération paysanne denuncia in un documento pubblicato in questi giorni dal titolo che non lascia spazio ad equivoci sulla sua posizione: "Loups e pastoralisme, l'impossible cohabitation" come la politica a favore della diffusione del lupo porta come conseguenza il declino dell'agricoltura contadina, del pastoralismo e l'accentuazione della tendenza a trasformare l'allevamento in senso industriale, senza terra.

http://www.confederationpaysanne.fr/sites/1/mots_cles/documents/Livret_CP_Loups_Web.pdf

I lupi, protetti in modo irresponsabile, spingono sempre più allevatori a chiudere gli animali nelle stalle. L'Europa persegue una politica che premia fondamentalmente l'agro-industria. Proclamare di difendere l'ambiente ma rifiutare di comprendere la reale condizione di pastori e allevatori alle prese con i lupi significa - ancora una volta - promuovere l'industrializzazione dell'agricoltura. L'allevamento senza terra non subisce alcun danno dai lupi. Sono gli allevamenti contadini a rischio. Ci sono ancora donne e uomini che vivono ogni giorno in un ambiente naturale, spesso dei più difficile, e lo presidiano, lo conservano ottenendo produzioni a chilometro zero di qualità. E' il loro lavoro che va tutelato.

In Piemonte ormai la strage di animali in alpeggio da parte dei lupi non fa più notizia. In Piemonte non ci sono sindacati e politici come in Francia o un José Bové che si schierano con i pastori, ci sono solo associazioni come Alte Terre e Adialpi, nate negli ultimi anni in buona misura proprio su questo tema. Se il tema della predazione in Piemonte ha meritato spazio sui giornali è stato solo 'grazie' ad un episodio avvenuto a Sestriere "nel mese di agosto, quando su non ci sono solo pastori, margari e abitanti della montagna, ma ci sono i turisti!" come ha commentato su Pascolovagante Marzia Verona

Passando dalle Alpi occidentali a quelle centro-orientali incontriamo situazioni analoghe. È stata un'estate caldissima per i malghesi e pastori del Trentino e delle aree confinanti dove si sono irradiati gli orsi di Life Ursus (la "fabbrica degli orsi"). Particolarmente grave la situazione sull'altopiano di Asiago dove l'orso M4 ha seminato, del tutto incontrastato) la morte di oltre 30 capi di bestiame, in prevalenza bovini (vacche da latte e manze) (vedi intervista con Gianbattista Rigoni Stern). Anche in Valtellina l'orso M25 ha colpito duro e a più riprese da giugno ad agosto in ripetute scorribande. Qui, almeno, il presidente della provincia ha preso posizione in modo provocatorio ma eloquente chiedendo alla Provincia autonoma di Trento di venire a prendersi il suo orso 'problematico'. In Lessinia (Verona) il branco già presente si è diviso e - nel giubilo generale degli ambiental-animalisti da salotto i lupi sono saliti a 11). E hanno colpito anch'essi duro attaccando i bovini da latte. Per la prima volta in provincia di Sondrio ci sono stati attacchi significativi da parte di lupi sia a Grosio (alta Valtellina) che in Valchiavenna (all'estremo opposto della provincia).

Il segnale che il livello di guardia è stato superato e che l'impatto predatorio è insostenibile è venuto da un'organizzazione para-istituzionale come la Federazione Allevatori di Trento  che attraverso Silvano Rauzi, storico presidente, attraverso un'intervista a Il Trentino, ha dato voce alla base degli allevatori che non ne possono più degli orsi, che hanno in non pochi casi dovuto abbandonare precocemente le malghe.

Io dico che è meglio prevenire, fare pressione su Roma e sull’Unione europea. Così non si va avanti, la gente ha paura soprattutto nei piccoli centri, nelle frazioni di montagna. Ormai in molti hanno incontrato l’orso nei boschi. Ci sono pastori soli nelle malghe che sentono l’orso graffiare sulla porta della cascina. O si trovano un asino o una manzetta squartati, ma ancora vivi. Sono animali anche quelli da rispettare, come l’orso!

Rauzi ha anche detto quello che in Trentino pensano tutti ovvero che presto ci scapperà il morto.

Per chi vive in montagna, andare in montagna è un piacere. Ora per molti non lo è più. E se si va avanti di questo passo prima o poi succederà qualcosa di brutto. Bisogna aspettare che succeda l’irreparabile per intervenire?

Del resto se a ferragosto ad attaccare il fungaiolo ci fosse stata un'orsa giovane e gagliarda e non una di 18 anni di taglia contenuta che si è scontrata con un omone dal fisico da culturista il morto ci sarebbe già scappato.

 

 

Un'eventualità che i cinici apprendisti stregoni del progetto Life Ursus hanno considerato (tanto che c'è anche l'assicurazione per 250 mila euro in caso di aggressione mortale da parte dei loro orsi) ma che hanno ritenuto accettabile a fronte dei "vantaggi". Rauzi denuncia senza mezzi termini come la diffusione incontrollata degli orsi ("E quando saranno 100, e 200? Con tutti questi cuccioli, entro 5 o 6 anni raddoppieranno. Dobbiamo decidere adesso cosa fare.") Lo stillicidio delle predazioni con tutto quello che comporta (ansia, fatiche, costi "indotti" che non vengono minimamente compensati da un sistema che riversa milionate a ripetizione sui progetti pro lupi e pro orsi) sta minando la tenuta dell'allevamento di montagna. Quello legato al sistema di malga, quello delle valli laterali, dei paesini dove - se molla una o due famiglie di allevatori - chiude il paese. "C’è chi dalle malghe se n’è già andato. E il pericolo è per le piccole frazioni, dove se due se ne vanno, gli altri li seguono. Ma così si rischia che la montagna si spopoli".

A differenza della Confédération paysanne la Federazione allevatori di Trento è un'organizzazione 'allineata' non solo con il potere politico ma anche con un modello di agricoltura e di zootecnia fortemente integrate con l'agroindustria. La Federazione "ci mette del suo" attraverso la selezione del bestiame di razza Brown Swiss, una razza che di montagna ha solo lontane e parziali origini svizzere ma che è una macchina da latte che si vuole ancora più produttiva (Centro Super Brown). Di qui la 'mangime-dipendenza' di quella parte della zootecnia trentina (rappresentata da Rauzi) che si è ridotta ad utilizzare sempre meno le risorse foraggere locali (pascoli alpini, prati-pascoli di mezza montagna, prati).

Forse però Rauzi si rende conto che il sistema agroalimentare globale gestito dalle multinazionali vuole eliminare tutto ciò che non è da esse direttamente controllato. Si comincia dalle valli laterali, dagli alpeggi e si finirà per cancellare del tutto la zootecnia di aree come il Trentino dove le stalle da 1000 vacche non hanno possibilità di esistere.

L'orso e il lupo, così come il biogas - che accentua l'industrializzazione zootecnica - e le mega stalle sono in relazione. La Confédération paysanne, che esprime una linea politicamente consapevole a sostengo senza se e senza ma all'agricoltura contadina e al pastoralismo, se ne è accorta.

 

 

Manca ancora un passaggio, però. Nelle denunce del sindacato contadino d'oltralpe si individua nel ruolo di orsi e lupi a favore dell'industrializzazione agricola un elemento oggettivo. Non si arriva a denunciare un disegno. Ma se si pensa al ruolo dell'ambiental-animalismo anche su altri terreni (e quello del biogas e delle biomasse è uno dei più emblematici) è difficile non attribuire tutto ciò a un ruolo organico (ideologico ma non solo) di sostegno ad un progetto capitalistico di esproprio, controllo e sfruttamento integrale di spazi territoriali, di cancellazione di forme sociale ed economiche non completamente sussunte al sistema globale di produzione agroalimentare. La prudenza della Confédération paysanne da questo punto di vista è forse dovuta anche alla differente posizione assunta in Francia dai movimenti "verdi" dove , a fianco di posizioni integraliste pro lupo e pro orso - analoghe a quelle dei loro corrispettivi italiani - vi sono anche posizioni più aperte e la figura di José Bové che riesce - almeno per ora - a conciliare il ruolo di politico "verde" con il sostegno senza se e senza ma ai pastori tanto da rivendicare il loro diritto a sparare ai lupi.

La lobby dei grandi predatori, però, non opera a livello nazionale ma mondiale e al fine di un suo efficace contrasto a difesa delle comunità rurali è importante fa crescere la consapevolezza di come essa, con la sua ideologia, la sua influenza e le sue iniziative faccia parte di una strategia complessiva.  Non a caso le fondazioni, espressione delle grandi corporation, finanziano i movimenti ambientalisti istituzionalizzati

 

 

 


 

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