Ruralpini          Commenti/Biogas in Valtellina

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(01.10.13) Giù le mani biogassiste dalla Valsassina

Mentre anche in pianura è iniziato un ripensamento sul biogas, i gatti e le volpi tentano di circuire anche gli allevatori di montagna proponendo le "biogas consortili d'altura". Così gli allevatori che già dipendono da chi ritira il latte e fornisce i mangimi dovranno anche vincolarsi con la fornitura di merda. leggi tutto

 

(28.08.13) Biogas "di montagna" la biotruffa ci guadagna

In Trentino ripartono alla grande i progetti di biogas consortili. Nella Val di Non, irrorata di pesticidi e nella Valsugana dell'acciaieria di Borgo. Un modo irresponsabile di fossilizzare un sistema zoocaseario del tutto insostenibile e che fa a pugni con la montagna. Spregiudicate sirene allettano con l'"affarone" gli allevatori. leggi tutto

 

(03.12.2012) Cuneo. Margari nella morsa "ecologica"

A Cuneo la zootecnia intensiva e la speculazione biogasista convivono a stretto contatto con l'economia tradizionale dei margari legata all'alpeggio. Così i margari sono messi in ginocchio da un mercato degli affitti e dei foraggi drogato dal biogas. E in vista della nuova Pac si profila una corsa spietata all'accaparramento dei pascoli che vede speculatori e biogasisti pronti a far fuori i margari. Se il land grabbing nostrano avrà successo gli speculatori lasceranno sui pascoli un po' di bestie... per sfamare i lupi. Così saranno tutti contenti in nome dell'ecologia, della wilderness, delle rinnovabili, di Kyoto e di tutte le balle che ci raccontano. leggi tutto

 

(01.07.11) Il biogas è un danno. In montagna lo è ancora di più

Intervento di Fausto Gusmeroli sul problema delle conseguenze nehative della diffusione delle centrali a biogas spinte dall'industria e dalla speculazione. Gli interessi speculativi hanno scatenato la corsa al biogas selvaggio che porterà - senza una moratoria - a centinaia di impianti da 1MW in Lombardia. Anche a Sondrio ne è stato realizzato uno e uno è in progetto leggi tutto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(21.10.13) Inaugurato a Postalesio  (Sondrio) l'impianto a biogas in società tra Secam (multiutility) una coop di allevatori appositamente costituitasi e la Coldiretti. "Congela" un sistema zootecnico insostenibile

 

Il biogas falsa soluzione

 

per la montagna

 

Il biogas favorisce gli interessi agroindustriali e le organizzazioni  ma come la mettiamo con il "marchio montagna" europeo?

 

di Michele Corti

Sotto la spinta della martellante campagna per la green economy sostenuta da evidenti interessi speculativi anche in montagna si punta al biogas. Una scelta chiarissima di politica agricola e territoriale che integra maggiormente la zootecnia all'industria e la stacca ulteriormente dal territorio, dall'economia del paesaggio, della manutenzione ambientale, del turismo rurale della ricomposizione tra economia e cultura di montagna.

 

Dal Trentino alla Valtellina il "biogas di montagna", un'assurdità al quadrato, continua la sua avanzata sostenuta dalle caste locali dela politica e dell'industria. Il motivo è semplice: legano di i produttori zootecnici al conferimento di liquami per un pezzo li si vincola a mantenere un sistema intensivo che porta ad una produzione di latte "quantitativa" che induce a mungere tanto e a conferire il latte - troppo e di troppo scarsa qualità per una trasformazione aziendale - ai caseifici industriali cooperativi. Questo sistema si basa sull'acquisto di buona parte dei foraggi (oltre ovviamente ai mangimi) sul mercato, determina un indotto di acquisto di integratori, farmaci, consulenza, servizi di assistenza tecnica che si mangiano una bella fetta del reddito. Così il valore aggiunto zootecnici è tosato a valle e a monte. Una politica che mantiene apparati tecnici e burocratici (Coldiretti, Associazioni allevatori, Consorzi agrari, cooperative). 

Il vortice perverso dell'industrializzazione zootecnica

Agli allevatori converrebbe utilizzare sistemi meno "spinti", mantenere meno animali e meno produttici che consentirebbero di trasformare in azienda o in caseifici locali artigianali il latte producendo prodotti realmente "di montagna", a latte crudo, realizzati con alimentazione a prevalenza di pascolo e foraggi locali, senza mangimi con sottoprodotti industriali e ogm. Risparmierebbero sulle spese veterinarie, farmaceutiche, sui mangimi e integratori, sulla burocrazia, sui parassiti. Utilizzando animali meno spinti diventa possibile la produzione di carne come integrazione al latte da valorizzare in filiere corte dove il valore principale è conoscere di persona chi ha allevato l'animale, se è una persona di principi morali, di cui fidarsi. Ovviamente alla casta questo da molto fastidio perché le taglia l'erba sotto i piedi. Così dopo aver spinto per trasformare le stalle di montagna a modello di quelle della pianura padana ora la casta ha trovato la geniale soluzione per trasformare le aziende zootecniche in "aziende senza terra", in piccole unità industriali cui destinare tutti i finanziamenti lasciando a secco le piccole aziende e procedendo a qualla "pulizia etnica" dei contadini di montagna che tanto desiderano i poteri forti per usare una montagna spopolata come un grande serbatoio di risorse da sfruttare senza scrupoli (lasciando la foglia di fico, ovvero l'alibi pseudo ecologico dei Parchi e degli orsi e dei lupi che aiutano a fare il deserto umano).



Coldiretti costruisce e gestisce centrali a biogas

La centrale di Postalesio è gestita dalla Enerbio srl, costituita da una multiutility (la Secam, presidente il politico leghista De Gianni), da una coop di allevatori (BioEnergia Valtellina)  e dalla Coldiretti (con 300 € tanto per controllare da vicino i "suoi" allevatori). Rientra nella logica di "congelare" per vent'anni un sistema zootecnico insostenibile pompando risorse pubbliche.
I pochi prati ancora coltivati dagli allevatori semi (o del tutto) industrializzati erano diventati discariche e il degrado floristico era tale (sviluppo di malerbe resistenti all'eccesso di nitrati) da essere destinati a non produrre più foraggio "commestibile" (specie da parte delle schizzinose "macchine da latte" introdotte nelle aziende sotto la spinta dell'Associazione allevatori e della Coldiretti).
Così ora il digestato verrà essiccato (operazione che si mangia una bella fetta dell'energia prodotta bruciando il biogas e inquinando un fondovalle che non è certo immune da polveri sottili) e verrà fornito ai vignaioli e ai melicoltori.
Ovviamente racconteranno loro che non ci sono problemi di metalli pesanti e contaminanti organici persistenti che così facendo si concentrano nell' "ottimo concime chimico". Il tutto con grandi movimentazioni di liquami su e già per la Valtellina. 



E il marchio di montagna?

Ma come la mettiamo con il marchio "Montagna" che vuole essere una delle novità serie della PAC? La Commisisone sta discutendo come applicarlo ma c'è un paletto che non può essere aggirato: i prodotti di "montagna" non possono essere tali solo per via dell'aria (come la bresaola fatta con le cosce congelate di zebù brasiliano o uruguaiano) o come i "pizzoccheri valtellinesi" di grano saraceno fatti con (80%) di semolati di grano duro global? No. Per i prodotti zootecnici il prodotto deve essere ottenuto "prevalentemente con foraggi locali". E come la mettiamo con le aziende che portano i liquami alla biogas di Postalesio, che con quello che guadagneranno (lasciato loro dalla casta) saranno spinte ad andare ancor più a mangimi  e foraggi acquistati a centinaia di km di distanza?  Mentre la casta si autocompiace per l'inaugurazione del suo giocattolo sabato sera è andati in scena in Valtellina un derby che ha visto la casta uscire con le ossa rotte, sputtanata. mentre su Teleunica andava in onda la trasmissione
sponsorizzata sulle ricette del Bitto in occasione della Mostra del Bitto (quello istituzionale) con la passella dei politici (provinciali e regionali) sul Canale 5 a Striscia la Notizia "passavano" nella nuova rubrica "Paesi e Paesaggi" (vai a vedere la resistrazione di 2')  

Ecco il comunicato della Secam, con le solite affermazioni da "dogma della green economy" circa presunti risparmi di CO2 (basati sull'assunto metafisico che la CO2 emessa sia "carbon neutral"). Non ci computano, però, i bilanci di SO2, NOx, polveri fini e ultrafini, formaldeide, idrocarburi policiclici aromatici e altri inquinanti tossici emessi dai camini della centrale

Comunicato Secam


Si è svolta venerdì 18 ottobre 2013, alla presenza delle massime autorità provinciali, l'inaugurazione ufficiale dell'impianto di produzione energia elettrica da biogas di Postalesio.
L'impianto è stato realizzato da Enerbio srl. Enerbio è una società il cui socio di maggioranza è Secam e della quale fanno parte anche la Cooperativa Agricola BioEnergia Valtellina (che

fornisce la "materia prima" che alimenta l'impianto) e la federazione provinciale della Coldiretti.
Al taglio del nastro ha fatto seguito la visita guidata della struttura e, al termine, un pranzo a base di prodotti tipici locali organizzato sul posto con la collaborazione del gruppo Alpini di Colorina.
Secam ha costituito una società denominata Enerbio — di cui detiene il 51 % — unitamente alla Cooperativa Agricola BioEnergia Valtellina (che raggruppa aziende del settore) e la federazione provinciale della Coldiretti.
Scopo della società la realizzazione nel comune di Postalesio di un impianto di produzione di energia elettrica da biogas proveniente da reflui zootecnici e altre matrici agronomiche conferiti da aziende del settore.
In particolare a Postalesio sono accolti e trattati:
•    reflui degli allevamenti zootecnici (le deiezioni animali)
•    biomassa (l'insilato e la granella di mais)
•    scarti dell'industria lattiero-casearia (il siero)
All'interno di una struttura detta fermentatone, in ambiente anaerobico — ossia in assenza di ossigeno -, gruppi di batteri degradano il materiale organico, abbattendo il contenuto in solidi volatili e producendo biogas.
Si forma anche il cosiddetto "digestato", molto adatto ad essere utilizzato come fertilizzante.
L'impianto di Postalesio — entrato in funzione nel 2013 — si estende su una superficie di circa 7.000 metri quadri e produce una media di 10.000 metri cubi di biogas al giorno. La potenza nominale di energia elettrica che è in grado di generare è pari a 0,99 Mwe (megawatt elettrici).
Per ogni kilowattora prodotto con il biogas, le emissioni di anidride carbonica in atmosfera si riducono di 0,575 kg, ossia circa 4.000 tonnellate/anno.
Si può anche calcolare un risparmio annuale di circa 1.600 tonnellate equivalenti di petrolio.

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