Ruralpini   Inforegioni/Pifferai del biogas in Valsassina

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Sullo stesso tema

 

(12.09.13) Biogas crimine ambientale

 Le immagini di quello che è accaduto a Cervignano (Lodi) dove uno il liquame da biogas, causa cedimento della parete di un vascone ha provocato gravi danni ai terreni vicini e, attraverso le rogge , è arrivato sino al fiume Adda. Nonostante questo e altri incidenti la Lombardia si avvia ad avere 500 centrali a biogas e la Regione spinge ancora l'accelleratore con il nuovo PSR.  leggi tutto

 

(28.08.13)Biogas "di montagna" la biotruffa ci guadagna

In Trentino ripartono alla grande i progetti di biogas consortili. Nella Val di Non, irrorata di pesticidi e nella Valsugana dell'acciaieria di Borgo. Un modo irresponsabile di fossilizzare un sistema zoocaseario del tutto insostenibile e che fa a pugni con la montagna. Spregiudicate sirene allettano con l'"affarone" gli allevatori. leggi tutto

 

(17.08.13) Consumo super di carburanti agricoli (agevolati). La monocoltura maidicola insostenibile, aggravata dal biogas, di fronte alle bizze del clima è sempre più assetata di carburanti. Ma è giusto premiare una monocoltura insana? Arature con terreno saturo d'acqua, risemine a ripetizione, irrigazioni a go go.  E la provincia concede carburanti agevolati extra. Ma non è immorale sovvenzionare questo super consumo di carburanti nel caso dei biogassiti? leggi tutto

 

(25.05.13) Ad Assisi per una nuova ecologia sociale

Il convegno di ieri di Assisi ha rappresentato la prima vera manifestazione nazionale del movimento "Terre Nostre" contro la proliferazione insostenibile delle centrali per l'uso energetico di biogas/biometano e biomasse (solide, liquide, syngas ecc.) .  leggi tutto

 

(11.05.13)Un po' di nervosismo tra i biomassisti?

A Cremona l'assessore regionale è andato a dire che gli incentivi alle biogas sono insostenibili e spuntano i primi comitati. Di fronte a nuove richieste di autorizzazione alcuni sindaci stanno pensando di opporsi. Così sui giornali si reagisce alle iniziative di informazione con accuse di"allarmismo".  leggi tutto

 

(10.05.13)Veleni e biogas: da dove viene il PCB?

In una biogas del padovano (a Limena) in una centrale modello inaugurata da Galan, l'ARPAV ha "beccato" 1,23 mg/kg s.s. di PCB nelle vasche dei digestati: Tanto. I biogassisti sostengono che è un sabotaggio. Ma è una barzelletta.

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(08.04.13) Nella città di Francesco per fermare le biomasse

Come da tempo annunciato si svolgerà ad Assisi la prima manifestazione nazionale contro il dilagare degli impianti a biomasse e biogas. Per fermare la speculazione sui super-incentivi, gestita da grossi gruppi finanziari, danneggia pesantemente la salute, l'ambiente, l'agricoltura e l'economia locale leggi tutto

 

(03.03.13)Parte da Cremona la campagna di primavera del movimento NO biogas No biomasse

A Cremona, mentre alla Fiera di Cremona era in corso  Bio energy, un evento organizzato dai piazzisti del biogas per conquistare nuovi clienti i no biogas si sono riuniti per organizzare la campagna di primavera contro biogas e biomasse e per ribadire pubblicamente che il biogas è una porcheria leggi tutto

 

Materiali

 

I bergamini e la transumanza bovina lombarda - di Michele Corti (Atti del I seminario di studio sulla transumanza e l'alpeggio, Asiago, VC, settembre 2006)

 

Lo strachìn quader della Valsassina (Slow Food) di Michele Corti e Davide Frigeri

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(25.09.13) Deprime vedere che si propone di legare le prospettive della zootecnia di montagna non alla valorizzazione di prodotti di qualità nei circuiti del turismo enogastronomica... ma a quella delle speculazioni coproelettriche

 

Fermiamo la follia

del biogas in montagna


La Valsassina non c'entra nulla con il biogas

 

Mentre anche in pianura è iniziato un ripensamento sul biogas, i gatti e le volpi tentano di circuire anche gli allevatori di montagna proponendo le "biogas consortili d'altura". Così gli allevatori che già dipendono da chi ritira il latte e fornisce i mangimi dovranno anche vincolarsi con la fornitura di merda.


La lobby biogassista non demorde. Progetti di biogas consortile sono abortiti (o bloccati dagli abitanti) sull'altopiano di Fiavè in Trentino e in Alta Valle Camonica. Suonando tutti i loro pifferi magici i biogassisti stanno tentando di circuire l'alta Val di Non (dove c'è un comitato No pesticidi pronto a mobilitarsi anche contro il biogas) e la Valsugana (vedi post: Con il biogas di montagna la biotruffa ci guadagna) . Nell'eldorado del biogassismo, la Lombardia ora gli avvoltoi volteggiano sulla Valsassina. Parlassimo di Lessinia (Verona) dove è montagna solo altimentrica ma prevalgono stallozze di Frisone che vanno a mangime, di bassa Valtellina e bassa Valcamonica la cosa non sarebbe poi tanto più negativa di quello che è nella Bassa. Ma la Valsassina è montagna vera. Non si fanno le trincee di insilato e si fa anche pascolo e alpeggio. Cosa ci azzecca il biogas in Valsassina  se non sulla base di calcoli a tavolino di chi ha in mente di lucrarci sopra?

A parte ogni altro impatto nessuno si chiede se i digestati del biogas siano idonei nel contesto di un sistema come quello valsassinese basato su prati stabili e pascoli? Il digestato è un concime ammoniacale. Adatto alle colture primaverili (mais) perché, quando nel terreno si riattiva l'attività microbica, i processi ossidativi convertono l'ammoniaca (ben trattenuta dalla capacità di assorbimento del terreno) in nitrati che, se no sono assorbiti dalle radici, vengono lisciviati nell acque causando inquinamento. Già le cose vanno meno bene (in pianura) nell'uso sui cereali autunno-vernini perché  le piogge invernali possono dilavare i nitrati formatisi in autunno con presenza di attività microbica.

Ma cosa serve una botta di ammoniaca ai prati stabili, che non hanno punte di fabbisogno di nutrizione azotata se non a causare inquinamento degli acquiferi?

Mentre in Svizzera il reddito è sostenuto per i servizi di mantenimento della manitagna, per lo sfalcio dei prati, per il mantenimento del paesaggio e della biodiversità nella Lombardia beceramente industrialista si arriva a sostenere che - visto che conferendo il latte alle centrali e agli industriali l'allevatore di montagna guadagna poco bisogna darli la possibilità di produrre energia elettrica sussidiata. le notizie della bassa Lombardia parlano di catene di incidenti, di proteste, di comitati che intendono dare filo da torcere agli speculatori. Pensare di calare in montagna il modello biogas improntato alla pura ricerca della quantità (di merda in questo caso) è puramente demenziale (se non ci fossero dietro interessi spregiudicati). 

Piùmerda, più elettricità più soldi (per chi è ancora tutto da chiarire perché in questi casi agli allevatori che cadono nel tranello arrivano le briciole). Basta alpeggio (non si sprechi merda sui pascoli!) e se il biogas da un po' di soldini avanti con i mangimi e che i prati diventino roveti.

La Valsassina è un concentrato di tradizioni casearie di rilievo mondiale. "Ma anche a Bolzano fanno il biogas". Prima di tutto non fanno impianti consortili mega ma piccoli (lì sul serio) impianti aziendali dove il guadagno - giusto o meno che sia tutto l'ambaradan del biogas - resta in tasca al titolare dell'azienda agricola. Ma chi fa l'esempio di Bolzano pare dimenticarsi che in Südtirol dove, tranne qualche pregevole esempio di "nuova tradizione" artigianale, il latte va alla MILA per essere trasformato in prodotti industriali.

Quando parliamo di Valsassina parliamo del top mondiale della cultura casearia (i vecchi bergamini si rivolteranno nella tomba a sentir parlare che si vuole fare reddito conla merda e non lavorando il latte).

Qui è nata l'industria casearia italiana, qui (insieme alla Val Taleggio) nascono gli stracchini quadri (antenati del Taleggio) e quelli tondi (anternati del Gorgonzola), ma ci sono anche le robiole, i caprini (a coagulazione lattica come in Francia). Ci sono le grotte di stagionatura che hanno fatto la fortuna di Cademartori, Mauri.

Un blasone caseario che è difficile trovare anche in Francia. Invece niente. Pare che, mentre in Valtaleggio si riesca a valorizzare la tradizione con lo Strachitunt (che ha ottenuto la Dop) e lo Stracchino all'antica), in Valsassina non si riesca a combinare nulla. È veramente deprimente pensare ad una valle così bella come la Valsassina che non è in grado di valorizzare in loco il latte e che, per rimediare a questa incapacità, punta a realizzare una centrale coproelettrica dove sarà la merda a sostenere l'economia zootecnica.

Con lo spettacolo delle cupole della centrale, l'inquinamento dei camini dei motori che bruciano biogas e che rigurgitano ragguardevoli quantitativi di polveri sottili, SO2, NOx, Composti organici volatili (e cancerogeni, come la formaldeide). Un biglietto da visita fantastico per la Valsassina. Una tomba sui futuri progetti di valorizzazione delle tradizioni casearie (che magari le future generazioni saranno in grado di intraprendere).

 

Va spiegato ai turisti e ai residenti, ai proprietari delle seconde case che la centrale a biogas ha una durata di 20 anni. Per gli allevatori che cadono nel tranello la prospettiva è vincolarsi per venti anni (le penali saranno fortissime perché se l'impianto non ha più merda non può rispettare il contratto con il GSE). Niente cambiamenti del sistema di produzione, niente diversificazione, niente differenziazioni. Le opportunità che si presenteranno alla montagna nei prossimi decenni (prima o poi bisognerà cambiare rotta e magare adottare il metodo svizzero!) passeranno invano. Gli schiavi del biogas dovranno continuare - nella malaugurata ipotesi di realizzazione del progetto - a produrre merda. 

Vai a vedere anche:


Biogas in montagna: che aberrazione (di Fausto Gusmeroli, ricercatore Fodazione Fojanini di Sondrio, docente di agroecologia Università di Milano) http://sgonfiailbiogas.blogspot.it/2011/07/biogas-in-montagna-che-aberrazione.html)

Il  Trentino dell'orso e delle montagne incontaminate tra pesticidi e biogas http://sgonfiailbiogas.blogspot.it/2013/08/piazzisti-di-lusso-per-il-biogas-di.html


 

fonte: http://www.leccoprovincia.it/leccoprovincia/ambiente/item/697-biogas-in-montagna-se-ne-e-discusso-in-valsassina

Biogas in montagna, se ne e' discusso in Valsassina

BIOGAS: CASO STUDIO DI UN IMPIANTO

CONSORTILE IN VALSASSINA 

 

Scritto da  Cristina Rovelli

Nell'ambito delle seguitissime manifestazioni zootecniche valsassinesi, in programma dal 27 al 29 settembre 2013, il sabato mattina è stato impreziosito con un significativo convegno dedicato ai piccoli impianti di biogas in montagna, ovvero il caso studio di un impianto consortile in Valsassina, tenutosi presso la comunità montana Valsassina a Barzio.

I temi affrontati hanno toccato problematiche inerenti la quantificazione sperimentale del potenziale metanigeno delle matrici organiche in ingresso all'impianto, la logistica di conferimento dei materiali organici da utilizzare e lo studio di fattibilità di un impianto consortile di biogas di piccola taglia in Valsassina. Sono intervenuti diversi professionisti come David Bolzonella dell'università di Verona, Remigio Berruto dell'università di Torino e Marco Mezzadri dell'AIEL. Moderatore del convegno Giacomo Camozzini che ha introdotto le autorità presenti Alberto Denti e Davide Combi, Presidente e Assessore all'agricoltura della comunità montana Valsassina, Carlo Signorelli, Assessore all'agricoltura, ecologia, caccia e pesca della provincia di Lecco.

E' fuori discussione che la zootecnia di montagna sia un settore in piena crisi rispetto alle produzioni di tipo industriale, a causa dei costi di produzione sempre più crescenti in contrapposizione a un riscontro economico decisamente non adeguato alle spese sostenute. Il percorso verso un'integrazione armonica tra territorio e produzioni deve viaggiare di pari passo, da un lato un meritato riconoscimento economico, dall'altro un'ulteriore integrazione al reddito tramite lo sviluppo dei biogas derivati da fonti agricole che, in questi ultimi cinque anni, grazie anche agli incentivi pubblici, è stato portato sempre come un esempio da seguire sebbene non sempre, si siano considerati i contesti ambientali in cui si operava.

Con questo convegno si è voluto dare un significato concreto e non solo ideologico a concetti attualissimi come quelli di “sostenibilità della zootecnia delle aree montane” e “virtuosità economica, energetica ed ambientale dei biogas”, con prodotti derivanti dagli allevamenti. Riuscire a realizzare un impianto consortile in Valsassina potrebbe evitare l'inevitabile chiusura di stalle di piccole dimensioni e soprattutto, porterebbe ad un miglioramento dei parametri energetici ed ambientali, sfruttando la produzione di energia rinnovabile grazie alla digestione anaerobica di effluenti di allevamento.

 

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