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(12.12.14) La Valsugana non vuole altri camini ma riqualificare agricoltura e turismo. L'altra sera c'è stata una forte risposta della popolazione all'appello del Comitato NO biomasse. La strada è in salita perché la provincia ha autorizzato l'impoianto (comune d'accordo) ma cìè spazio per un ricorso

 

Serata No biomasse a Novaledo

con grande partecipazione

 

 

di Michele Corti

 

Il debutto pubblico del Comitato per la salute e il territorio di Novaledo in Valsugana ha avuto un successo che è andato al di là delle previsioni. La sala civica è stata gremita da 14o persone e alcuni sono rimasti in piedi ad ascoltare sino alla fine la discussione. Va precisato che Novaledo ha 1000 abitanti e che i biomassisti (la Società Menz&Gasser leader nel mercato delle confetture monoporzione) sono anche i datori di lavoro di molti abitanti condizionando, come avviene per grosse imprese nei piccoli paesi, la vita locale


Nella sua introduzione Renzo Grosselli del comitato ha ricordato come la centrale sia stata autorizzata dalla Provincia di Trento a giugno senza che i cittadini fossero informati. Alla riunione indetta dal comune c'erano pochissime persone perché non erano state informate. Ma in quella sede vennero esposti gli elementi del progetto, come sempre "tutto ok". In seguito un gruppo di cittadini ha pensato di reagire. Si sono costituiti in comitato e a settembre hanno presentato richiesta di accesso agli atti alla Provincia, almeno per capire "di che morte si doveva morire". La centrale a cippato è stata autorizzata nonostante una determina provinciale abbia di fatto posto uno stop sulla base dell' "esaurimento" del cippato.  Va sottolineato che in Trentino a differenza delle maggior parte d'Italia esiste una filiera legno, che vi sono foreste sfruttabili un po' più economicamente e lavorano segherie. Nonostante questo le centrali a biomassa esistenti hanno chiesto una moratoria per non far lievitare in modo insostenibile la concorrenza per l'accaparramento del cippato. Così la centrale di Canazei è stata stoppata.

Ma autorizzando la centrale della Menz&Gasser si è dato per buono che oltre agli scarti della Eurognami, una società che produce pallet a fianco della M&G, vi siano credibili fornitori di scarti legnosi in Trentino disponibili a cedere biomasse. La M&G ha presentato una mappa di "potenziali" fornitori disseminati per tutto il Trentino e ha turato fuori dal cilindro un coniglio della Ecoval, la scietà bresciana che ha eseguito il progetto della centrale. Da parte mia ho mostrato come la mitica Herbal crop, miracolosa coltura "da biomasse" (che non richiede né concimi, né acqua, né pesticidi, sic) null'altro è che Sorgo da fibra. Ma siccome in Trentino non c'è il clima adatto per coltivare Sorgo esso verrà da Matova, Padova, Verona. Campi a 180 km di distanza. Una biomassa a km zero, non c'è che dire. Per di più nella relazione che è servita ad autorizzare la centrale si citano rese fantascientifiche di 40 t /ha. Un "miracolo" reso possibile dal fatto che il progettita nel suo "copia e incolla" ha copiato male le stesse schede tecniche della Ecoval deterntrice del marchio Herbal crop. Ha scambiato Sorgo da biogas, con Sordo da inceneritore. In realtà prove effettuate in Lombardia ai fini della progettazioen della mega centrale a biomasse di Casei Gerola (Pv) mostrano rese di 18-20 t/ha. Quindi un approvvigionamento da biomasse che NON STA IN PIEDI. Ma si vede che in provincia di Trento sono "di bocca buona", specie quando una ditta grossa di una facoltosa famiglia (i Gasser) chiede qualcosa.  Nella relazione poi non si fa riferimento a impatti cumulativi (lo screening ha consentito di bypassare la VIA). Ma tra la M&G e l'abitato, a poche centinaia di metri c'è di mezzo una superstrada trafficatissima. E la presenza della scuola è stata del tutto ignorata. 

 

Le industrie alimentari non vogliono le biomasse (a meno che non ci speculino loro)

 

Così come si è ignorato che nella M&G si manipolano alimenti, si producono confetture (anche biologiche...). A Pontremoli ad opporsi ad una centrale a biomasse vi erano state in prima fila due aziende alimentari vai all'articolo de La Nazione .  Il proprietario della Stainer (azienda leader nella produzione di cioccolato) dichiarava: "La nostra azienda si sta evolvendo verso il settore biologico e farmaceutico, è sottoposta continuamente a rigidi controlli sulla qualità. Se si dovesse riscontrare un problema al prodotto, noi andremo incontro alla chiusura dell’attività. E a chi dovrei chiedere i danni? Dal 2000 abbiamo investito qui, acquistando ottomila metri di terreno, costruendo tre capannoni. Non lo avremo mai fatto se avessimo saputo di questo insediamento".
Le aziende alimentari che sarebbero diventate "vicine di casa" della biomasse temevano odori e polveri sottili. Il Sig. Gasser no perché ha molto da guadagnare dalla produzione di energia elettrica (in più utilizzerà il vapore della centrale). Non userà un kWh della produzione elettrica in quanto già dotato di amplissime superfici di PANNELLI FOTOVOLTAICI e di una CENTRALE A BIOGAS da 125kW. Non si vuol far mancare niente. Gli abitanti, però, sono preoccupati perché, al di là della vicinanza, c'è il problema di una valle con scarsa circolazione d'aria e con forte inversione termica invernale che impedisce la dispersione degli inquinanti.

Con i camini non si rilancia il turismo

 

Nella mia relazione non ho parlato solo della centrale e dei suoi impatti ma anche del contesto: l'inutilità di produrre energia elettrica senza una programmazione, l'errore di incentivare le combustioni per ricavare un po' di energia, la grave situazione della qualità dell'aria in tante zone d'Italia anche di montagna. Novaledo è classificato "zona di risanamento A". L'aria dovrebbe essere risanata, ma la si risana - secondo chi ha redatto il progetto e lo ha approvato - spegnendo alcune caldaiette a metano (la fonte meno inquinante in assoluto) e sostituendola con un incenetitore da 24.000 tonellate/anno di cippato. Oltretutto data la conformazione orografica gli inquinanti (polveri, piogge acide) ricadrebbero oltre che su Novaledo e Marter anche sui vigneti che stanno ricominciando a caratterizzare il paesaggio della valle, un tempo "vigneto dell'Impero".
Corti ha ricordato come il Consorzio del Barolo e del Barbaresco ma anche diversi viticoltori toscani sulla base di studi che dimostravano i danni ai vigneti della presenza di centrali a biomasse le hanno stoppate. Aggiungiamo che la valle (e questo lo sanno bene gli albergatori) vuole scrollarsi di dosso l'immagine di "cenerentola e pattumiera del Trentino". Con i suoi laghi (Caldonazzo e Levico) le Terme di Roncegno e di Levico, i bellissimi monti Lagorai ha grandi risorse per prendersi una rivincita turistica. Ma questo verrebbe stroncato da nuovi camini come quello della Gasser (alto 20 m). Anche il consorzio Trento doc avrebbe qualcosa da dire visto che il pregiato spumante "metodo classico" è prodotto anche con uve che vengono da qui. Però tace. Non tacerebbe più se anche minime tracce di diossina e altri inquinanti verrebbero rilevati negli Usa (dove sono pronti a penalizzare i vini italiani).


 

I biomassisti "democratici" a corrente alternata

Il dibattito che è seguito ha visto intervenire diversi amministratori ed esponenti politici locali che fiutando la forte partecipazione hanno preferito essere presenti. Il sindaco non ha fatto una gran bella figura. Ha ribadito che lui non ha autorizzato la centrale (infatti l'ha fatto la Provincia) però non solo non si è opposto ("io ero favorevole") ma ha anche approvato due varianti urbanistiche (una per realizzare una stada di servizio, una per ampliare le volumentrie e l'altezza massima dei capannoni) indispensabili per realizzare la centrale. Poi ha preso pretesto di un battibecco (nei limiti della contestazione civile) con qualcuno del pubblico per andarsene. Qualcuno che è intervenuto PRO CENTRALE ha avuto la faccia tosta, dopo che la centrale è stata autorizzata senza che la popolazione fosse informata, di dire che "non si è sentita l'altra campana", "non siete democratici". Lo fanno sempre. Loro o non dicono nulla alla popolazione o fanno degli incontri dove i progettisti spiegano quanto è virtuosa la loro centrale e dove non si può intervenire contro. Incontri dove si parla solo di "tecnica" e non di chi ha danni e chi benefici e se queste biomasse servono o no. Quando, invece, organizzano i comitati allora non va bene, ci vorrebbe la discussione. Strani "democratici" i biomassisti. A dir poco "a senso unico".


Ai biomassisti non fa comodo parlare del contesto

Ma dai biomassoni cosa ci si può attendere? "Dai tecnici abbiamo sentito cose molto diverse che dal prof. Corti". "Bisogna parlare dell'impianto e farlo con tecnici competenti".  Ovvio che ai biomassisti dia fastidio spiegare che l'energia da biomasse è dannosa da ogni punto di vista spiegando il contesto. Loro vogliono dimenticare tutto quello che c'è oltre il funzionamento dell'impianto: le centrali meno inquinanti chiuse per consentire a loro di produrre energia elettrica a caro prezzo, la Cina che continua ad aumentare le emissioni di CO2, l'OMS che dice che l'aria inquinata è cancerogena, la UE che sanziona l'Italia perché non rispetta la direttiva sulla qualità dell'aria aggiungendo fonti inquinanti invece che risanare l'aria. Non fa neppure comodo spiegare che il legno produce migliaia di composti tossici e che non ci sarà mai nessun filtro che consente di produrre meno polveri sottili bruciando legno rispetto a metano. Non fa comodo sentire che altre biomasse bruciando producono ancora più emissioni del legno vergine. Non fa comodo sentirsi dire che persino in Trentino il cippato è "esaurito" tanto che sono gli stessi biomassisti a chiedere alla provincia di non autorizzare più centrali per non far esplodere il prezzo del cippato. Non fa comodo sentire che coltivare piante per poi bruciarle trasportandole a 200 km (quello che vorrebbero fare a Novaledo) è pura follia considerato che il cibi sarà sempre più preziosi. Non fa comodo ricordare che ogni fonte di inquinamento in più provoca malattie e morti alla faccia dei limiti di legge.  Insomma a loro fa comodo far parlare solo "i tecnici", chi progetta le centrali (e vuole mantenere la clientela).
Alla fine dell'incotro una mamma ha sintetizzato quello che il pubblico (a parte gli addetti ai lavori legati al sistema) pensava: "Fate una cosa che crea vantaggio per una persona sola e danni per tutti gli altri".

Alla fine della serata le persone del Comitato hanno subito pensato alle prossime mosse. Non si vuole perdere un solo giorno. 

 

 

 

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