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(01.08.15)  Tarquinia, non da oggi, è protagonista di una lotta coraggiosa contro una progettata centrale a biogas da rifiuti. Grazie al Dr. Baldi, medico per l'ambiente che non ha esitato a scendere in trincea in prima persona, si è creato un fronte molto ampio di opposizione, a partire dal mondo agricolo. Ma la posta in giuoco è alta e i biogassisti si sono mobilitati

 

Il Cib (lobby biogas) contro il Dr. Baldi e il coraggioso comitato di Tarquinia

 

di Michele Corti

 

 

Tarquinia è un caso nazionale nella lotta al biogas. I comuni a Nord di Roma hanno opposto valide barricate alle centralia biogas da rifiuti escogitate per cumulare incentivi e "spalmare" sul territorio il problema di una gestione rifiuti che non può essere più risolto con le discariche. Così ci si sposta nel Nord del Lazio. Ma qui, a partire da Civitavecchia la situazione dell'inquinamento atmosferico è disastrosa: Centrali a carbone di Torrevaldaliga Nord, centrale turbogas di Torrevaldaliga Sud, centrale policombustibile di Montalto di Castro, Porto di Civitavecchia, deposito di petcoke a Tarquinia. Nell'aspro confronto si inserisce il Cib (la "centrale" nazionale biogassista).

 

A Tarquinia, famosa per le tombe etrusche, uno splendido centro storico e un notevole museo, del biogas non si sente proprio la mancanza. Ma da qualche parte gli speculatori le loro centrali le vogliono piazzare. E così ci provano anche dove sono un'offesa al  buon senso prima che a considerazioni di ordine ambientale e socioterritoriale. Nel comune della Tuscia, però, il pur agguerrito biogassista (Caucci del "Consorzio Pellicano") ha trovato pane per i suoi denti: un'associazione agguerrita, guidata dal reumatologo Dr. Gian Piero Baldi.

 

Civitavecchia e dintorni: record di tumori

 

Nell'entroterra di Civitavecchia i tumori vanno di conserva con la concentrazione di impianti per la produzione di energia.  E così la vicenda del biogas di Tarquinia si è inserita in un contesto di grande attenzione e mobilitazione sui problemi della salute. Il nesso tra centrali energetiche e tumori è denunciato senza sosta da medici come il Dr. Mauro Mocchi, egli stesso di Civitavecchia, che - insieme a Patrizia Gentilini . ha sostenuto all'interno dell'Isde (dove albergano purtroppo posizioni possibiliste influenzate dalle lobby) una posizione "no biogas no biomasse senza se e senza ma". Tenendo botta anche a chi insiste (per motivi di interesse) a classificare la produzione di biogas da rifiuti quale soluzione "sostenibile".  

 

 

 

Butteri e tombe etrusche

 

Per tutte le ragioni sopra esposte  e per tutelare un comune con forte attrattività turistica e  un territorio (compresa la stessa area prossima alla centrale) di rilevante valore agricolo,  Gian Piero Baldi, medico Isde sulle posizioni di Mocchi e della Gentilini nonché  presidente dell'associazione Bioambiente (aderente al coordinamento nazionale Terre Nostre No biogas No biomasse) ha ingaggiato una battaglia senza sosta contro la progettata centrale. Quest'ultima, (alimentata a Forsu, scarti legnosi e biomasse dedicate) è "proposta" del consorzio "Pellicano" dell'imprenditore del trattamento rifiuti Caucci. Baldi si è esposto come pochi mettendovi la faccia e subendo attacchi di ogni tipo, compresa l'accusa di abusare della sua posizione professionale per "spargere allarmismo".

 

 

 Caucci, per il quale il progetto di centrale a Tarquinia assumeva (le previsioni sono di una bocciatura del progetto) un valore strategico, non si è tirato indietro e nel corso di una battaglia che ormai dura da alcuni anni, ha spesso attaccato senza mezzi termini Baldi e l'associazione dalle colonne dei giornali e dai siti internet. Ora siamo alle battute decisive e la palla è in mano al sindaco Mazzola (che è anche presidente della provincia di Viterbo). Per spingere il sindaco ad opporre un dinego fermo e motivato (come suo diritto-dovere) il Dr. Baldi è intervenuto recentemente ribadendo la pericolosità del ciclo di produzione e di  smaltimento residui del biogas. Lo ha fatto con un comunicato "La morte dagli impianti a biogas, il Botulismo" ampiamente ripreso dai media locali. Che non è passato inosservato.

 

Il Dr. Baldi

 

Dal Cib solo un polverone per confondere le carte e tentare di rintuzzare le denunce sulla pericolosità del biogas del Dr. Baldi

 

Baldi ha ripreso le argomentazioni del Prof. Boehnel, un esperto di una vita di botulismo che attribuisce la diffusione del botulismo nei bovini (e negli animali selvatici) alla proliferazione delle centrali a biogas (8000 in Germania). Le tesi di Boehnel sono state a suo tempo riprese dalla più autorevole testata venatoria tedesca e da Ruralpini (vai a vedere l'articolo "storico" , pagina che ha totalizzato 15 mila richieste).   Di fronte all'evocazione del fantasma del botulino (che aveva affossato la centrale a biogas di Capalbio quando Boehnel in persona era venuto dalla Germania in Maremma)  il Cib, il consorzio nazionale biogas, biometano e syngas (una lobby di peso), si è sentito in dovere di non lasciare all'irruento Caucci la replica intervenendo direttamente con un comunicato stampa del 27 luglio con il quale si "smentivano gli allarmismi del Dr. Baldi" (vai a vedere il comunicato). Ma per replicare il Cib ha dovuto ricorrere alla tattica del confondere le carte creando un gran polverone, il che conferma che Baldi ha colpito nel segno.

 

Prof. Dr. Helge Boehnel

 

La Regione Emilia Romagna ha stabilito un divieto di spargimento digestato per tutelare il Parmigiano Reggiano. Il Cib tenta  di confondere le acque

 

Ancora una volta il fantasma del botulismo (ma più un generale del rischio di diffusione nei cicli alimentari di patogeni pericolosi per animali ed esseri umani) fa saltare sulla sedia i biogassisti che sul punto reagiscono sempre in modo non proprio composto. I rischi microbiologici connessi alla produzione del biogas (attraverso lo smaltimento dei digestati sui terreni agricoli) rappresentano un punto debole del biogas.  

La lobby lo sa bene. Sa che in Germania e, ancor più, in Scandinavia e Svizzera sono adottate precauzioni molto più stringenti di quelle adottate in Italia per il trattamento di sanificazione delle biomasse in entrata e dei digestati in uscita. Sa bene che il Germania si è diffusa la fermentazione anaerobica in condizioni di termofilia (che garantiscono maggiore sicurezza sull'abbattimento delle cariche patogene rispetto alla mesofilia, più facile da gestire). 

 


In Italia, dove il governo è più debole, l'industria del biogas non solo ha ottenuto regali più consistenti ma è sottoposta a normative meno rigide. L'eccezione si registra quando gli interessi della lobby si sono scontrati con quelli del Consorzio del Parmigiano Reggiano. Esso ha imposto alla Regione Emilia Romagna, l'adozione della DAL (delibera assemblea legislativa) n.51/2011. Cosa recita la DAL in questione? Riportiamo letteralmente: 

... è considerato non idoneo all'installazione di impianti di produzione di energia da biogas e produzione di biometano il territorio individuato quale comprensorio di produzione del formaggio "Parmigiano-Reggiano", produzione a denominazione di origine protetta (DOP), qualora gli impianti utilizzino silo mais o altre essenze vegetali insilate

Il Cib, che dovrebbe scegliersi meglio i propri addetti stampa ha tentato con un'operazione maldestra, che si smonta da sola, di confondere le carte in tavola facendo credere che Baldi ha preso lucciuole per lanterne

 

Piero Baldi voleva forse intendere che il disciplinare di produzione vieta, da prima ancora che esistesse il biogas, l’utilizzo di insilati nell’alimentazione delle bovine da latte, per motivi legati alla qualità del formaggio e non a motivi legati alla salute dei cittadini.

Ma di che cosa stiamo parlando? Cosa c'entra il divieto di insilati nella razione delle vacche? Scopo del provvedimento della Regione Emilia Romagna era proprio quello di impedire lo spargimento dei digestati in quanto pericolosi, tanto è vero che viene autorizzata la realizzazione delle centrali anche entro il perimetro del Consorzio se è dimostrato lo spargimento del digestato al di fuori dell'area di produzione del Parmigiano Reggiano. Quando il Cib tenta di demolire le tesi di Baldi ricordando che le centrali a biogas sono state realizzate anche dentro il perimetro del Parmigiano Reggiano si tira la zappa sui piedi perché - se si prende la briga di andare a vedere cosa ha stabilito la Regione si evidenzia  come sia il digestato (e non altri aspetti della produzione del biogas) ad aver spinto ad introdurre una norma di protezione del formaggio dai clostridi.

 


Il problema è che il CRPA (Centro ricerche sulle produzioni animali) di Reggio Emilia, sulla base di prove sperimentali, ha evidenziato il rischio di arricchimento nei digestati residui della fermentazione anaerobica di silomais e reflui zootecnici con spore di Clostridi. I Clostridi sono batteri anaerobici partecipi dei processi degradativi che precedono la fase di attività dei batteri metanigeni. Tra i Cloistridi, batteri sporigeni anaerobici obbligati, ve ne sono parecchie specie patogene per l'uomo e gli animali domestici. Ma anche dannose per l'industria casearia. Nella fattispecie il Clostridium tyrobutyricum, agente del gonfiore tardivo dei formaggi, molto temuto dai caseifici del Parmigiano Reggiano. Le sue spore dopo mesi dalla produzione della forma di formaggio iniziano a germinare e a produrre come risultato delle fermentazioni CO2, che con la pressione prodotta dal gas crea grosse cavità nella pasta sino a far "scoppiare" le forme. Nel caso del Clostridium tyrobutyricum una lobby è stata capace di far valere il principio di precauzione.

 

Boehnel non era un visionario. Se ne dia una ragione il Cib

E nel caso di altri Clostridi cosa succede? Nei digestati possono, come prevedibile, trovarsi altri Clostridi. Tra questi è comune C. perfringens ma sono stati rinvenuti C. tetani e il temuto C.difficile (negli ospedali si trovano affissi avvisi che raccomandano la massima igiene come prevenzione dell'infezione). Questo clostridio produce due citotossine (A e B), la B è potentissima e agisce a livello intestinale.  Ancor più temibile è il C. botulinum sul quale ha messo in guardia il Dr. Helge Boehnel, specialista di botulismo. In Italia è stato oggetto di derisione e qualcuno ha parlato di "leggenda metropolitana".  Ma in uno studio recente ("Detection of pathogenic clostridia in biogas plant wastes" in: Folia Microbiol. 60, 2015:15-19) eseguito da ricercatori dell'Istituto di Batteriologia e Micologia della Facoltà di Medicina Veterinaria di Lipsia eseguito su campioni di oltre duecento digestati da impianti di biogas tedeschi il C. botulinum è stato rinvenuto. I clostridi rinvenuti nei digestati erano i seguenti :   C.perfringens,  C.bifermentans,  C. tertium,  C.butyricum,  C. glycolicum, C. sordellii, C. cadaveris, C. paraputrificum, C. baratii, C. subterminale,  C. botulinum. Producono pericolose neurotossine C. botulinum, C. butyricum e C. baratii. A differenza del C.perfringens che appare molto comune (58% dei campioni), il C. botulinum è più raro (2% dei casi), ma c'è. Gli autori dell'articolo, preoccupati per la salute degli animali concludevano:

Il rinvenimento di Clostridi patogeni nei digestati residui dalla produzione del biogas  evidenzia come questi impianti possono rappresentare un rischio biologico. I Clostridi possono costituire un serio problema per la salute quando i digestati sono sparsi sul terreno arativo come fertilizzante

Negare il nesso tra biogas e pericolosi clostridi è impossibile. E quando il Cib ricorda che il C. botulinum può essere veicolato da carcasse di piccoli animali o da foraggi da esse contaminati resta da chiedersi: "d'accordo ma questi animali dove si sono infettati?". Nessuno potrà mai dimostrare che una spora di C. botulinum presente in un terreno (e in grado di contaminare un piccolo animale) si sia sviluppata in un impianto a biogas ma è giusto ricordare che  a Trebaseleghe, in provincia di Padova, dove si è verificata una epidemia di botulino (che ha provocato la morte di 50 vacche da latte) ci sono quattro centrali a biogas. 

 

 

Maldestro anche il tentativo di negare che il digestato possa rappresentare un rifiuto. La centrale di Tarquinia non tratterebbe o non tratterebbe esclusivamente biomasse "vergini" ma rifiuti e un digestato residuo dalla digestione anaerobica di matrici classificate rifiuto è inequivocabilmente un rifiuto.  Le belle parole che presentano il biogas come la panacea di ogni male non riescono a nascondere i fatti: il biogas presenta impatti che per l'ambiente e la società non compensano i presunti vantaggi.

Come ammettono (in privato) anche i biogassisti tutto si giustifica solo con gli (alti) incentivi. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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