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  RURALPINI CONTRO I

PESTICIDI

 

 

(04.01.15) Clorpirifos etile = nuovo DDT

Oggi nessuno osa sostenere che il DDT non abbia rappresentato una calamità ecologica eppure dopo la seconda guerra mondiale il DDT era considerato un prodotto sicuro da utilzzare per l'igiene personale e domestica. per l'igiene zootecnica, per l'agricoltura. Ci vollero decenni per capire che il DDT si stava accumulando anche nel grasso degli orsi polari e che le sue caratteristiche di persistenza, bio-accumulo, tossicità rappresentavano una pesante minaccia. Però l'esperienza del DDT non pare essere stata messa a frutto. leggi tutto

 

(19.12.14) I pesticidi sono una chiave di volta del sistema di potere mondiale

Sui pesticidi si gioca una partita che riguarda il potere mondiale,il controllo del cibo. Smontare il modello di agricoltura high input - low price - high pollution significa mettere in discussione i centri del potere globali. Solo la chiarezza delle poste in gioco e la radicalità di un movimento pacifico mondiale possono contrastare il controllo crescente da parte delle multinazionali della terra, del cibo, della vita. Non è facile lottare contro chi ha mezzi enormi per influenzare (leggi comprare) media, partiti, organizzazioni ambientaliste, università, organizzazioni economiche. leggi tutto

 

(24.04.13) Basta Clorpirifos. Basta veleni

I bollettini emanati dagli enti pubblici consigliano di trattare meli (e non solo) con un insetticida che è classificato distruttore organico, persistente, liposolubile, pericolosissimo per le api. Questo veleno minaccia anche le colture non trattate e c'è rischio di assunzione da parte di residenti e di consumatori leggi tutto

 

(20.12.12) La mela dell'arroganza e dei 36 trattamenti chimici Per difesa di "lesa Melinda" il presidente del Trentino, Lorenzo Dellai, interviene in diretta a Porta a Pora l'11 dicembre leggi tutto

 

(02.04.12) Trentino Coldiretti: Tutto bene con i pesticidi, tranne gli "allarmisti"

Il Trentino - insieme a Bolzano - detiene il record del maggior uso di pesticidi per ettaro coltivato. In barba ad una immagine costruita a colpi di campagne milionarie. Ora, però, una parte dei residenti della Val di Non (dove si produce Melinda) e alcuni comuni, hanno intrapreso azioni per tutelare la salute. Azioni che, intensificandosi, rischiano di far arrivare fuori dal Trentino l'eco della questione e di compromettere l'immagine dorata di Trentino felix (e il business della monoMelindacoltura). Intanto Melinda corre ai ripari e annuncia che la quota bio salirà nei prossimi sei anni al... 1,5%. Scegliete se ridere o piangere

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(21.01.12) Storica sentenza del TAR di Trento sui pesticidi

Rigettato in gran parte il ricorso di alcuni grossi produttori di Melinda contro il regolamento comunale di Malosco. Esso poneva 'paletti' alla melicoltura intensiva e chimica sia sul piano della tutela della salute (distanze, divieto di prodotti pericolosi)che del paesaggio. Il Tribunale riconosce legittimo l'appello al principio di precauzione con riferimento al rischio cancerogenesi legato all'uso, anche a dosi bassissime, di alcuni pesticidi leggi tutto

 

(22.04.11) Val di Non (Tn). Scontro sempre più duro sui pesticidi

Ai consumatori di tutta Italia vengono propinati sempre più accattivanti spot in cui i bambini giocano nei meleti e tutti felici e contenti addentano Melinde senza lavarle. Dietro questa messa in scena però vi è ben altro. Il conflitto sui pesticidi e il diritto alla salute, all'esercizio di altre attività che non siano la monomelindacoltura, al paesaggio si sta facendo sempre più duro e arriva nei tribunali e negli organi politici (Comuntà di valle). Quello che è preoccupante è che contro i comuni che vogliono salvaguardarsi con appositi regolamenti e ordinanze si ricorre al TAR e si prepara un Regolamento di valle peggiorativo. Come al solito fuori dal Trentino felix non filtra nulla di nulla.

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(03.07.10) Pesticidi: I medici per l'ambiente intervengono sulChlorpyrifos etile (Trento) 

Con una lettera al Direttore della Fondazione Mach (ex Ist. agr. S.Michele) i medici per l'ambiente intervengono sull'indicazione - fornita dai tecnici dalla stessa fondazione - di usare il Chlorphrifos etile per il trattamento obbligatorio della psilla del melo. Tale pesticida - ad elevata tossicità acuta - è stato di recente inserito dall'Istituto Superiore di Sanità tra gli interferenti endocrini. Un fatto preoccupante se siconsidera che i trattamenti avvengono a 30 m dalle abitazioni e che in Val di Non (dove c'è la monocoltura della Melinda) le analisi fatte eseguire dal locale Comitato per la salute hanno evidenziato la presenza del pesticida nelle urine dei bambini. leggi tutto

 

 

(08.03.10)Le mele? Una monocoltura intensiva e ben poco sostenibile in Val d'Adige

Da Luigi Mariotti (WWF Bolzano) riceviamo e pubblichiamo un rapporto sull'impatto ambientale della coltivazione intensiva delle mele in provincia di Bolzano. Recentemente è stato creato un superconsorzio trentino-sudtirolese per 'sfondare' sul mercato globale (in Russia e oltreoceano). I marchi accattivanti di Marlene e Melinda sono promossi sfruttando l'immagine ben costruita di un territorio alpestre  'pulito' e 'naturale' (c'è anche l'Orso, cosa volete di più?). Ma dietro c'è l'uso di pesticidi per ettaro più alto d'Italia. E nelle mele si trovano quantità di residui più frequentemente che negli altri ortofrutticoli (Legambiente 'Pesticidi nel piatto') leggi tutto

 

(14.01.10) Val di Non (Tn). Rischio pesticidi sottovalutato dalle indagini dell'Azienda sanitaria provinciale

Il Comitato per la salute della Val di Non ha promosso un'indagine sulla presenza di pesticidi e loro metaboliti nell'urina di un campione di abitanti. Le analisi sono state eseguite in uno dei migliori laboratori (grazie all'autotassazione degli abitanti) e hanno evidenziato negli adulti livelli di clorpirifos-etil 4 volte più elevati (6 nei bambini)rispetto alle analisi 'ufficiali' dell'ASP. Oltre al principio attivo monitorato dall'ASP (l'unico!), l'indagine indipendente ne ha purtroppo rintracciati diversi altri nei campioni biologici. leggi tutto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(10.01.15) La Val di Non rappresenta in Italia la punta avanzata di un movimento che in varie regioni ad agricoltura chimica intensiva si batte contro la contaminazione con veleni chimici delle abitazioni e di chi ci abita come conseguenza della deriva dei trattamenti con pesticidi

 

C'è una Val di Non coraggiosa

che dice basta ai pesticidi

 

di Laura Zanetti

 

Intervista a Sergio De Romedis e Virgilio Rossi, portavoce del Comitato per il diritto alla salute in Val di Non che da diversi anni si batte con costanza e determinazione contro i rischi per la salute delle irrorazioni con pesticidi . Hanno subito anche delle denunce, al chiaro scopo di dissuasione ma la campagna di informazione prosegue e ha dato lo spunto alla Val Venosta per il referendum per bandire i pesticidi dal comune di Malles. Localmente la politica, le istituzioni e anche la Chiesa fanno muro, schierate dalla parte di un sistema intorno alla monoMelindacoltura ha creato una grande organizzazione commerciale con grande influenza locale.

 Quando nasce il Comitato per la salute in Val di Non e perché?

Nel 2007 tre mamme della Val di Non , con bambini piccoli, preoccupate per i continui trattamenti  di pesticidi e dei loro odori si ponevano la domanda: “ ma questi tipi di sostanze possono far male alla salute, a quella dei più piccoli?”. Siamo partiti  in 15 persone della Val di Non e da subito è emersa la gravità del problema resa ancor più complessa dall’indifferenza delle istituzioni che minimizzavano il problema. Abbiamo constatato inoltre che il problema era sentito da molti residenti e quindi abbiamo raccolto più di mille firme per una petizione presentata in Provincia di Trento per sollecitare provvedimenti concreti.

Qual è stata la vostra prima azione?

Come prima azione abbiamo deciso di affrontare  il problema da un punto di vista tecnico e scientifico studiando il fenomeno delle “derive” ovvero della migrazione fisica delle particelle di pesticidi in luoghi diversi dall’obiettivo: giardini, orti, parchi pubblici, strade. In particolare abbiamo approfondito la ricerca scientifica sulle derive di Lorenzin e Betta del 1992. Questo studio dimostra che anche a 100 mt dall’atomizzatore ( la macchina addetta allo spargimento di pesticidi sugli alberi da frutto) il rischio di esposizione ai pesticidi in aree esterne ai campi agricoli è medio. A questo punto, poiché c’erano abitazioni, scuole e asili, confinanti a meno di 10 metri dall’uso dell’atomizzatore, le nostre preoccupazioni erano confermate anche dalla letteratura scientifica.

Qual è stato il passo successivo:

Abbiamo iniziato a studiare le schede e le etichette, prodotto per prodotto con tutti i fattori di rischio in esse contenuti, scoprendo così che alcuni prodotti (i veleni più pericolosi) erano sospetti di cancerogenicità (frase di rischio R40) e perfino teratogeni Queste nostre conoscenze preoccupanti abbiamo tentato, da subito, di condividerle con alcune istituzioni locali (Comuni e Comunità di valle) le quali insistevano nel negare il problema. A questo punto abbiamo scelto di autofinanziarci per poter effettuare alcune analisi chimiche mirate per verificare se c’era effettivamente contaminazione da pesticidi nelle aree non agricole . Circa 50 sono state le campionature su materiale biologico ( urine) e non ( erba, polvere nelle case)

Cosa è emerso?

E’ emersa una forte contaminazione in aree non agricole (orti, giardini, parchi, ...) , dentro le abitazioni e perfino nella polvere nelle camere da letto. Ma il dato più preoccupante emerso era la contaminazione accertata dentro il corpo dei cittadini che vivono vicino alle aree agricole trattate con pesticidi di sintesi. Le urine dei bambini infatti presentavano valori da metaboliti di pesticidi più elevati degli adulti. Un esempio: il metabolita della sostanza attiva clorpirifos etil era presente nei bambini con valori 4 volte maggiori rispetto a quelli di riferimento della popolazione media.

Dati resi pubblici e a chi?

Dapprima sono stati inviati a nostre spese con ben 40 raccomandate ai Sindaci di valle e ai Medici Pediatri di base senza ottenere alcuna risposta. Come non abbiamo ottenuto  dal mondo agricolo la possibilità  di un confronto per discutere il problema. A questo punto abbiamo coinvolto la stampa trentina perché ci sentivamo in dovere, come obbligo morale, di avvisare la popolazione sugli effettivi rischi di contaminazione.

Come ha risposta la cittadinanza ?

La popolazione ha risposto in modo straordinario dimostrando più responsabilità delle istituzioni. Abbiamo organizzato e promosso a partire dal 2007 più di 40 serate con la presenza di medici e agricoltori sensibili al problema e la risposta della popolazione interessata, in termini di affluenza, è stata notevole dentro e fuori la Val di Non. Abbiamo stimato che abbiamo partecipato alle nostre serate circa 4.000 persone, nel 2007 hanno firmato una petizione che chiedeva maggiori controlli sui pesticidi oltre 1.000 persone e nel 2009 quasi 3.000 persone hanno firmato una petizione che chiedeva lo stop dell’espansione delle melicoltura intensiva in Alta Val di Non. Inoltre sul nostro esempio sono nati molti altri comitati e movimenti contro i pesticidi e la frutticoltura intensiva.

Avete avuto la collaborazione delle Scuole?

Avevamo chiesto di poter  prelevare dell’erba negli spazi esterni di una scuola materna della valle frequentata da un’alunna che presentava nelle urine valori altissimi del metabolita del pesticida clorpirifos etil. La coordinatrice della scuola ed il Sindaco non hanno consentito il prelievo.

E’ risaputo infatti quanto la vostra testimonianza nelle serate organizzate in Alta val Venosta sia stata determinante per creare consapevolezza tra gli abitanti del luogo

Abbiamo collaborato attivamente con Malles e il suo Comitato attraverso scambi di dati e incontri: loro sono stati molto più bravi di noi. Hanno iniziato dopo e hanno vinto, ma i contesti sono diversi: noi dobbiamo condividere i nostri dati e informare con ben 5000 famiglie dedite alla monocultura su 38.000 abitanti: in pratica chi subisce le conseguenze dei pesticidi e li usa nella maggior parte dei casi coincidono con le stesse persone, perciò è molto più facile negare il rischio per la paura di perdere il reddito delle mele.

L’Alta Val Venosta  ha avuto da subito la solidarietà e l’appoggio della Chiesa . E voi?

Zero per quanto riguarda la chiesa locale. Abbiamo scritto pure al Vescovo, che ci ha ricevuti, ma non abbiamo avuto nessun aiuto concreto dalla Chiesa trentina. L’unico sacerdote che ci è stato vicino è stato padre Zanotelli.

Come ha reagito il mondo agricolo di fronte alla vostra determinazione?

Abbiamo ricevuto una querela da APOT (Associazione Produttori Ortofrutticoli Trentini) per diffamazione e procurato allarme che è stata, ovviamente, archiviata dal Giudice.

Chi è il direttore generale di Melinda e dove lavorava prima di passare alla grande organizzazione della mela trentina?

E’ il dott. Luca Granata. Prima lavorava alla DUPONT ITALIA, una nota multinazionale che produce e vende anche pesticidi.

 

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