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Istituto Superiore di Sanità

L’INSETTICIDA CPF: UN NUOVO INTERFERENTE ENDOCRINO

di Roberta Tassinari e Sabrina Tait

Reparto di Tossicologia Alimentare e Veterinaria, Dipartimento di Salute Pubblica Veterinaria e Sicurezza Alimentare

 

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Il Dr. Roberto Cappelletti, in prima file tra i 'medici per l'ambiente', noto ai lettori di Ruralpini in quanto è anche esponente della Libera Associazione Malghesi e Pastori del Lagorai e ruralpino

 

(30.07.10)  Nonostante l'inserimento nell'elenco dei pesticidi classificati inferferenti endocrini, il Chlorpyrifos etile viene prescritto dai tecnici della Mach per i trattamenti obbligatori contro le Psille nei meleti

 

Se  l'esposizione al Chlorpyrifos etile comporta gravi rischi per la salute perché usarlo a tappeto?

 

di Michele Corti

 

E' quello che si chiedono Marco Rigo e Roberto Cappelletti, 'medici per l'ambiente' che hanno scritto al Direttore della Fondazione E. Mach (ex Ist. Agr. S.Michele a/a).

 

Torniamo ad occuparci di pesticidi e, in particolare, della Val di Non, una delle realtà più interessate alle conseguenze del massiccio utilizzo di pesticidi per la produzione intensiva delle mele. Da tempo il locale Comitato per la salute NON pesticidi si sta battendo contro un sistema in cui la dimostrazione dei rischi e delle conseguenze sulla salute dell'impiego massivo della chimica è lasciato a carico delle 'vittime'.

Ai primi dell'anno vi avevo riferito (vai all'articolo) delle analisi fatte eseguire dal Comitato (a sue spese). Esse avevano evidenziato la presenza nelle urine di residui di pesticidi o di metaboliti di pesticidi, tra cui quelli dell'insetticida fosfo-organico Chlorpyrifos etile (CPF).

 

La solita storia: ci vogliono decenni di studi per capire che un pesticida già considerato 'poco pericoloso' è una grave minaccia per la salute umana

 

Negli Usa e in altri paesi il CFP è già stato bandito da diversi anni per l'uso nei giardini e frutteti in zone residenziali e l'EPA (Environment protection agency sta valutando se restringerne l'uso anche in agricoltura dopo che diversi studi scientifici usciti negli ultimi mesi hanno confermato la relazione tra esposizione al CFP e disturbi mentali e fisici nei bambini. Intanto in Italia l'Istituto Superiore di Sanità ha inserito il CFP, sulla base di studi sperimentali pubblicati lo scorso anno, nella categoria degli insisiosi 'interferenti endocrini' che compromettono i processi di crescita e sviluppo e la fertilità.

 

Interferente endocrino

 

Era noto che il CFP comportasse, a seguito di esposizione del feto al pesticida, problemi neurocomportamentali. Di recente l'Istituto Superiore di Sanità tra gli 'aspetti emergenti', nell'ambito dei rischi per la salute legatii da esposizione a pesticidi, ha incluso il CFP tra gli 'interferenti endocrini' sulla base di studi sperimentali su animali da laboratorio. Tali sperimentazioni dimostrano come l'esposizione al CFP rappresenti un rischio a livelli di esposizione molto più bassi di quelli che determinano i problemi neurologici per i quali è sotto accusa.

 

In particolare secondo i ricercatori italiani  il CFP provoca nei topi da laboratorio:

1) ipotiroidismo nelle madri esposte, con riduzione dei livelli degli ormoni tiroidei e danni visibili a livello del tessuto. Nella prole è evidente un’alterazione del tessuto tiroideo e dei livelli ormonali in modo simile a quanto osservato nelle madri, sia in epoca perinatale sia a piena maturità sessuale (De Angelis et al, 2009);

2) effetti permanenti relativi alla produzione di ossitocina e vasopressina, due regolatori neuroendocrini sintetizzati nell’ipotalamo. In particolare, l’ossitocina risulta aumentata mentre i livelli di vasopressina diminuiscono (Tait et al, 2009).

Sono effetti preoccupanti perché significano disregolazione dei processi di crescita e sviluppo e alterazione delle funzioni riproduttive. Gli effetti sono stati riscontrati con maggiore evidenza nei topi maschi.

Sinistre conferme: i pesticidi alla base di turbe comportamentali nei ragazzi

 

I riscontri che confermano il ruolo, da tempo sospettato, del CFP quale interferente endocrino sono gravissimi ma non fanno che sommarsi a quanto già noto sulla relazione tra livelli urinari di metaboliti di pesticidi fosfo-organici nei bambini e ADHD (disturbi di carenza di attenzione e iperattività). Di recente sono stati pubblicati nuovii studi che lo hanno  confermato in modo tanto convincente da indurre l'EPA - Environment protection agency degli USA  a fare proprie queste conclusioni. Tra questi : M.F. Bouchard et. al.  Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder and Urinary Metabolites of Organophosphate Pesticides, Pediatrics, May 2010. Questo lavoro ha seguito di poco un altro condotto su bambini dei noti quartieri poveri di New York (Lovasi et al. Chlorpyrifos Exposure and Urban Residential Environment Characteristics as Determinants of Early Childhood Neurodevelopment.American Journal of Public Health, March 2010). L'esposizione al CFP nel grembo materno era stata messa in relazione anche con la riduzione del peso alla nascita e della circonferenza cranica dei neonati (Robin M. Whyatt et ql., 2004).

 Da tempo era stato anche riscontrato che l'origine della contaminazione è da ricondurre sia all'uso del CFP in ambito residenziale che all'alimentazione tanto è vero che la sostituzione della dieta convenzionale con una a base di prodotti dell'agricoltura biologica i livelli dei mataboliti dei pesticidi fosfo-organici si riducono sotto la soglia di determinazione analitica (C. Lu et al., 2008).

Nelle aree agricole con forte uso di CFP le concentrazioni corporee di CFP sono più elevate della norma e si è osservato  che l'esposizione cronica al CFP attraverso l'aria è correlata a malattie autoimmuni (J. D. Thrasher et al., 2002).  Nel 2002 L'Environment Protection Agency degli USA ha stabilito una soglia di esposizione al CFP di 0,1 mg per kg di peso vivo al giorno (corrispondenti a 3880 ng/m3 per un adulto e a 170 ng/m3 per un bambino di un anno). In siti posti sottovento rispetto ai frutteti, a 10 m dal limite del terreno, la concentrazione nell'aria raggiunge picchi pari a 180 volte la soglia per i bambini di un anno  (Report for the Application and Ambient Air Monitoring of Chlorpyrifos - and the Oxon Analogue-  in Tulare County during Spring/Summer 1996, California Air Resources Board, Test Report #C96-040 and # C96-041, April 7, 1998,http://www.cdpr.ca.gov/docs/empm/pubs/tac/chlrpfs.htm.)

In ragione della sua pericolosità per le donne gravide e i bambini piccoli il CFP negli USA è stato messo fuori legge limitatamente all'uso domestico (giardini e frutteti in area residenziale). Il Sud Africa ha fatto lo stesso nel maggio di questo anno. Ma l'uso del CFP è ancora molto massiccio in agricoltura (sia in Usa che in Italia e altrove) e ciò è motivo di preoccupazione per gli effetti di deriva (legati al vento) che possono provocare elevate concentrazioni nell'aria e presenza nella polvere delle abitazioni e al suolo (dove i bambini possono venire a contatto con il pesticida giocando nei giardini e nelle aree ricerative).

 

Ridotta da 50 a 30 m la distanza di sicurezza

 

In questo contesto di crescente preoccupazione per l'esposizione cronica (anche a bassi livelli) di CFP si inserisce la lettera dei 'medici per l'ambiente' trentini. Essi sono sconcertati sia del fatto che il limite di distanza minima dalle abitazioni delle irrorazioni pesticide sia stato ridotto da 50 a 30 m, sia che il CFP venga raccomandato dai tecnici di zona per i trattamenti obbligatori contro le Psille. Va osservato che questi trattamenti sono obbligatori nei meleti non solo in Trentino ma in tutta Italia.

In Italia la fitoplasmosi degli scopazzi* ha assunto lo status di malattia da quarantena, attraverso l’emanazione del Decreto Ministeriale 23 febbraio 2006 nel quale si definiscono le misure per la lotta obbligatoria. Successivamente, con deliberazione della Giunta provinciale (DGP n° 1545/06), si è recepito il D.M.definendo le modalità operative da attuare in Trentino. In tal senso s’intende come 'zona di insediamento della malattia', quel territorio in cui è comprovata la contemporanea presenza del fitoplasma Apple Proliferation e dei suoi vettori, le psille (la più diffusa è la Cacopsylla melanoneura) , e il grado di diffusione della malattia è tale da non ritenere possibile una sua eradicazione. Tra le misure di contenimento indicate: l'estirpazione delle piante infette, all’utilizzo di materiale di propagazione vegetale e di nuovo impianto esente. Va precisato che sono sensibili alla Apple Proliferation le più importanti cultivar di melo utilizzate nella melicoltura intensiva: Golden Delicious, Renetta del Canada, Granny Smith, Jonathan e le varietà del gruppo delle Delicious rosse.  

Non risultando comunque efficaci e sufficienti le altre nisure  si considera comunque necessario il ricorso al controllo degli insetti vettori (le Psille) con pesticidi. Ma è necessario ricorrere al CFP? No perché possono essere impiegati anche altri prodotti meno pericolosi, senza contare che nell'agricoltura biologica il trattamento è sempre obbligatorio ma con uso di insetticidi naturali (piretroidi). Il ricorso alla chimica è 'obbligatorio' solo per chi non sa uscire da una certa concezione del fare agricoltura.

Un fare agricoltura che è dannoso per la salute umana.

 

* fitoplasmosi = malattia delle piante causata da micoplasmi, microrganismi senza un nucleo cellulare morfologicamente distinto, senza parete e con genoma molto più piccolo dei batteri; scopazzi del melo = malattia che causato gravi danni non solo in Trentino ma anche, in Valle d’Aosta, in Lombardia, (Valtellina) e altre regioni del Nord Italia. Il sintomo tipico è rappresentato dalla crescita affastellata dei rami (scopazzi). Le foglie di piante infette sono piccole, allungate, con dentature irregolari e piccioli corti,  I fiori sono irregolari con un numero abnorme di petali; il peduncolo fiorale è allungato e talvolta sviluppa appendici fogliari; l'infiorescenza può presentare ramificazioni e fenomeni di proliferazione; spesso si notano fioriture prolungate. I frutti sono piccoli, pallidi e privi di colore, con peduncolo allungato e sottile. Essi sono inoltre insipidi, poco zuccherini e privi di profumo. La chioma si presenta globosa e cadente e, specie nelle piante giovani, si ha la riduzione della vigoria generale della pianta. Sono frequenti ricacci basali del tronco e succhioni dai rami principali.

 

 

 

 

 

 

 

pagine visitate dal 21.11.08

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