Ruralpini     cibo/la rete dei cibi di comunità

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Lunedì 7 dicembre a Bresciapresso la libreria Serra Tarantola, Via Porcellaga 4 alle 17 presentazione del libro "Cibo e identità locale" edito dal Centro studi valle Imagna. di M.Corti, S.Delapierre, S.Agostini. A Cura Comitato Amici Cidneo Onlus. Interverranno oltre all'editore e agli autori P.P.Poggio, direttore MUSIL, G.Brondi, comitato Cidneo. Conduce F.Larovere del Corriere della Sera

 

 

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(04.12.15) Per coloro che fossero interessati a saperne di più sulla rete sorta intorno al progetto "Cibo e identità locale"  riportiamo i testi di una brochure prodotta per presentare il volume che illustra i sei casi e alcune indicazioni sulle caratteristiche che le "new entry" dovrebbero presentare 

 

Rete dei cibi di comunità:

 

una rete aperta

 

 

 

Il  materiale qui presentato costituisce un allegato al volume "Cibo e identità locale. Sistemi agroalimentari e rigenerazione di comunità- Sei esperienze lombarde a confronto. Il volume (20€ di contributo) e la brochure (gratuita) vanno richieste al Centro Studi Valle Imagna

 

 

Centro Studi Valle Imagna, Via Vittorio Veneto, 138 24038 Sant'Omobono terme . tel 3281829993

info@centrostudivalleimagna.it   www.centrostudivalleimagna.it

 

 

Magnifici sei (prodotti agristorici, agrisociali, agriculturali)

 

 

 

 

 

 

 

E per entrare?

 

Nella prima riunione della rete che si terrà a Gandino l'11 gennaio si parlerà anche di allargamento della rete. Il pan gialt da Nöa (pan giallo di Nova milanese) ha già manifestato interesse ad aderire. La porta è aperta anche ad altre realtà, inizialmente in ambito lombardo, poi si vedrà.

Non ci saranno regole predeterminate e procedure burocratiche né tantomeno "tasse di ingresso".

Quello che hanno in comune le sei realtà da cui parte la rete è l'approccio al cibo locale, un approccio che punta a ricostituire e rafforzare legame sociale, coscienza di luogo, cittadinanza attiva, che riporta il fatto agricolo, alimentare in una dimensione di comunità. Non con l'illusione di ricreare le condizioni di un tempo ma per valorizzare, nella realtà attuale, la prossimità, l'appartenenza a un luogo, la continuità di storia e memoria in opposizione alla "liquefazione" sociale.

Al centro non c'è il prodotto ma le relazioni vive tra attori locali, tra prodotto e storia, tra prodotto e identità locale, tra prodotto e paesaggio, forme del patrimonio materiale e immateriale, risorse naturali. Un prodotto può anche essere frutto di un recupero a volte parziale di elementi di una tradizione, di un patrimonio. Quasi sempre si parte da risorse come varietà e razze animali locali ma, dove si sono perse, possono essere ricreate le condizioni per riassegnare un carattere locale ai processi di coltivazione, allevamento, trasformazione, consumo. Valorizzare commercialmente varietà autoctone al di fuori di processi partecipativi, di mobilitazione di risorse della memoria e della socialità ha poco a che fare con i processi di "cibo locale" come li intendiamo noi.

 

Pensiamo che siano tantissime le comunità che, nella loro storia recente o meno, si siano identificate in un prodotto agroalimentare, in una preparazione, in una modalità particolare di consumo. Ecco da dove partire.

Serve, però, una scintilla. L'elemento chiave quindi è quello della soggettività, della voglia di una comunità di comunicare all'esterno una propria identità, di ricreare connessioni spezzate (anche sul piano economico) facendo leva su un emblema alimentare.Attivando poi azioni concrete nel campo della neoagricoltura ad opera di associazioni, cooperative, neoagricoltori ma anche imprenditori agricoli interessati a uscire dai modelli produttivistici. L'importante è non rimanere chiusi negli steccati, saper operare anche scambiandosi i ruoli superando schemi che l'accellerazione e la fluidità della realtà attuale hanno superato. operare con una visione di luogo e non di "filiera".In ogni caso un progetto di cibo di comunità non può nascere che dal coinvolgimento di più soggetti (amministrazione comunale, pro loco, associaizioni culturali e di promozione territoriale, operatori turistici, agricoltori).

 

La costituenda rete dei cibi di comunità oltre che operare per rafforzare, con il supporto reciproco, le realtà esistenti può aiutare con l'esperienza dei propri membri altre comunità a superare lo scetticismo, le divisioni interne. Questa azione di animazione è senza dubbio quella più preziosa che oggi la rete può svolgere.

Anche se non va trascurato che in termini di visibibilità e di creazione di un circuito per i prodotti una rete di soggetti che operano su base paritetiche e di solidarietà reciproca oggi può rappresentare una risorsa importante anche quale volano economico.

 

Chi fosse interessato a sapere di più sulla rete può contattare, se ne ha la possibilità, gli esponenti delle singole realtà (aziende, cooperative, associazioni ecc.) o il Centro studi valle Imagna che è il punto di riferimento editoriale per la rete

 

 

 

 

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