Ruralpini       agricultura/Cibi di comunità

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(04.12.15) Cibi di comunità in rete
Quali sono le realtà che costituiscono la rete partita dal progetto  "Cibo e identità locale" e quali altre realtà possono candidarsi a partecipare. In attesa che la rete si formalizzi presentiamo alcune indicazioni emerse dalla ricerca e dal volume che ha dato il via a questa iniziativa 
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Cibo e identità locale: la rete si concretizza.
Dopo l'uscita del libro "Cibo e identità locale" , ricerca partecipata con soggetto sei cibi di comunità, in occasione degli incontri di presentazione del libro, ma anchedel tutto spontaneamente, si sono infittite le relazione tra la rete. A Gandino l'11 gennaio si farà il punto di questi sviluppi aprendo una fase nuova di questa storia di ricerca-azione

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(19.02.15) Il valore sociale e culturale del cibo locale trova una definizione

In stampa il libro che ricostruisce il "modello" sul quale si basano alcuni casi di successo dove la difesa e la valorizzazione del patrimonio legato ai sistemi agroalimentari locali tradizionali innesca processi virtuosi di rigenerazione comunitaria. All'insegna di uno sviluppo autosostenibile  leggi tutto

 

(01.04.11) Agricultura. Sistemi agroalimentari locali a valenza storico-identitaria (3)
Valorizzare le valenze storico-identitarie dei sistemi agroalimentari è possibile nel contesto del riconoscimento di specifici sistemi locali di produzione. Senza aspettare Godot, ovvero inseguire il mito degli elenchi dei beni 'patrimonio dell'umanità dell'Unesco' ma puntando a ben più accessibili e concrete iniziative regionali. Questa la nostra proposta aperta alla discussione di tutti gli interessati a far sì che l'agriCultura non resti un gingillo o un Mulino Bianco. leggi tutto

 

(28.02.11) AgriCultura (2). Le produzioni storiche come risorsa
I prodotti agroalimentare a valenza storico-identitaria (heritage food), realmente ancorati a sistemi culturali, agronomici, ecologici, territoriali, rappresentano una risorsa chiave per le aree montane e per lo sviluppo rurale in generale.  Servono un salto di qualità e idee nuove. La 'materia prima' a cercare c'è ancora. leggi tutto

 

(18.02.11) AgriCultura: una risorsa ancora sottovalutata
Nonostante il gran parlare di multifunzionalità non si è ancora sviluppata la consapevolezza circa l'importanza delle funzioni culturali e storico-identitarie dei sistemi agroalimentari territoriali. Una risorsa chiave per le aree montane  e per lo sviluppo rurale in generale. leggi tutto


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(10.01.16) In occasione dell'incontro di Gandino per la costituzione della rete delle località interessate alla ricerca "cibo e identità locale" Ruralpini presenta ai lettori la serie di articoli dedicati al tema in generale e alle singole località/prodotto


Cibi di comunità: un lungo percorso 

che Ruralpini segue da anni



Indice

Mezzago/Asparago rosa

Corna Imagna/Stracchino all'antica

Brescia/Vigneto Capretti

Gandino/mais spinato 

Teglio/Grano saraceno di Teglio

Gerola alta/Bitto storico

Pan gialt/Nova milanese

Mezzago/Asparago rosa

(09.01.16) Asparago rosa di Mezzago 
Mezzago, con l'asparago,  rappresenta un'esperienza trainante nel movimento dei "cibi di comunità". Lanciato come DeCo da Luigi Veronelli è assurto a elemento di  una continuità  dalla società contadina a quella post-industriale è divenuto un riferimento identitario per una comunità che non vuole essere fagogitata dalla conurbazione milanese.
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Corna Imagna/Stracchino all'antica

(14.03.13) Modelli virtuosi nelle Terre Alte
In Valle Imagna e Val Taleggio (valli orobiche bergamasche) grazie al Centro studi Valle Imagna e all'Ecomuseo della Valtaleggio il progetto di valorizzazione delle tradizioni locali (la pietra, i formaggi) è riuscito a creare un corto circuito positivo tra produzione agroalimentare, turismo, attività culturali .
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(28.04.12) La casa dello strachì : esempio da seguire
Siamo stati a distanza di un anno a Corna Imagna (Bg). Ora il caseificio della piccola coop (6 soci con 10 vacche in media a testa) gira a pieno ritmo e intorno si sviluppano altri progetti e si consolida l'interesse e la partecipazione della comunità. Un modello di autentica sostenibilità che dovrebbe essere preso ad esempio da altre realtà della montagna 
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(29.01.11) Corna Imagna: vero 'sviluppo rurale' (Bg)
Molti progetti di 'sviluppo rurale' hanno solo lo scopo di distribuire risorse a pioggia che vanno a 'bagnare' tanti soggetti (industria, professionisti, agenzie varie) ma poco o nulla i contadini e la montagna. A Corna Imagna con materiali edili forniti dal comune, tanto volontariato, condivisione, entusiasmo si sta innescando un progetto esemplare di multifunzionalità agricola 
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(11.01.11)Corna Imagna (Bg) Nascono la coop dei piccoli allevatori e il Centro per l'agricoltura
Un esempio dalla Valle Imagna: grazie all'attività culturale, all'animazione sociale, rinasce anche l'agricoltura. Il modello agroindustriale e agriproduttivista fa chiudere le stalle (4.000 all'anno e non solo in montagna). In una valle 'marginale' come la bergamasca Valle Imagna, invece, grazie ad un encomiabile lavoro di riscoperta e valorizzazione delle radici culturali, le piccole stalle tornano a vivere. Una piccola grande lezione per i politici ma, soprattutto, per i burocrati e le agenzie corporative legate a visioni e interessi agroindustriali. 5 piccole aziende (con in totale 30 vacche da latte) il giorno 15 gennaio
daranno ufficialmente vita a una coop per produrre strachì biologico (storia, tradizione ed ecologia vanno in comune accordo). Caseificio e centro agricoltura sono realizzati recuperando fabbricati storici del comune grazie al lavoro degli allevatori-muratori. leggitutto


Brescia/Vigneto Capretti

(18.06.12) Rilancio del Vigneto Capretti a Brescia
A Brescia c'è interesse e affetto per il Vigneto Capretti, un emblema di una città identificata a torto con lo sviluppo industriale ma che ha un grande patrimonio artistico-monumentale ed agricolo. Quest'anno sarà la vendemmia del rilancio di un vigneto che è il più grande del mondo inserito in un cetro urbano e che vanta una storia millenaria all'ombra della Rocca del Cidneo. Nei prossimi anni, grazie all'impegno della proprietà, si prevede il pieno recupero della capacità produttiva. 
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Gandino/mais spinato

(07.06.12) Anche in montagna avanza l'agricoltura urbana 
Spesso è nelle aree più urbanizzate e industrializzate che si riscopre la voglia di tornare a coltivare il proprio cibo. Torniamo ad occuparci del caso di Gandino nella bergamasca, famoso per il suo mais Spinato 
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(05.01.12)  A Gandino (BG) rivive il mais (melgone) contadino
Nel cuore dello storico distretto tessile della montagna bergamasca è arrivato al traguardo un serio progetto di filiera per il recupero e la valorizzazione del melgone "Spinato di Gandino". Dopo anni di lavoro con il coinvolgimento di parecchi attori e della comunità a sei contadini è stato assegnato  il marchio. Un modello per altre realtà.

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Teglio/Grano saraceno di Teglio

(26.05.12)  Il lato buono della Valtellina: Mulino Menaglio a Teglio (So)
L'Antico Mulino Menaglio in frazione San Rocco a Teglio è la chiave di volta del progetto di rilancio della coltura del grano saraceno e dei cerali alpini. Un progetto che ha consentito di recuperare la varietà locale della fagopiracea. Completato il recupero del mulino e del complesso di edifici accessori (pila) - e in fase di ultimamento l'allestimento museale - il mulino sarà inaugurato ufficilmente il 14 giugno.
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 (15.05.12)Teglio (So) Toh! Un agriturismo vero
È quasi commuovente trovare un agriturismo dove tutto quello che si mangia e si bene è prodotto in azienda. Se poi i pizzoccheri e gli sciatt sono stati preparati con grano saraceno coltivato in azienda...L'agriturismo La Piana di Teglio (So) della famiglia Fanchi incarna l'ideale agrituristico più autentico. Pretendere che tutti i prodotti siano aziendali come qui è impossibile, ma perché non distinguere tra queste realtà e i tanti finti agriturismi?
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Gerola alta/Bitto storico

(02.10.15) Bitto storico: rivoluzione permanente
A Cheese ques'anno il tema era il formaggio dei pascoli e, complice anche l'indignzione per il tentativo di imporre il formaggio senza latte, il bitto storico non poteva che essere al centro dell'attenzione in quanto "campione" della resistenza casearia. Ma l'attenzione è stata anche per la sua "rivoluzione dei prezzi"
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(30.05.11) Parte l'azionariato popolare a sostegno del Bitto storico
L'aumento di capitale verrà formalizzato a settembre ma già sin d'ora è possibile versare un anticipo per opzionare azioni della Società valli del Bitto, il braccio commerciale del Consorzio del Bitto storico. É possibile sottoscrivere anche una sola zione del valore di 150 €. Vi spiego perché farlo. Perché vale la pena fare un investimento etico in una causa cristallina in un prodotto che rappresenta un'economia morale, ecologica storico-identitaria
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(23.11.10) Bitto storico: un'accademia del gusto ma anche di politica contadina
Il  santuario del Bitto storico a Gerola Alta (SO) esprime in modo esemplare il 'principio contadino' e la'resistenza' teorizzati da Jan Douwe Van der Ploeg. Il ruralista olandese vede nei contadini del III millennio la forza in grado di contrastare la globalizzazione dell'Impero (agroalimentare). Egli contrappone la visibilità di produttori- persone all'anonimato dei non-luoghi e dei produttori 'invisibili', la grande qualità contro la mediocrità. Rivaluta le  'umili' pratiche apparentemente 'arcaiche' ('retro-innovazioni') che mettono in crisi il sistema 'globale'. Nella storia della resistenza del Bitto storico c'è tutto questo. È un punto di riferimento europeo della 'resistenza contadina' al quale non bisogna far mancate il sostegno. 
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(22.08.15) Bitto storico rivoluzionario
Attraverso la creatività commerciale contadina i ribelli del bitto sono riusciti a imporre per il proprio prodotto un prezzo etico. Esso consente un equilibrio economico compensando gli elevatissimi costi di una produzione che va contro gli schemi della società industriale e consumistica (che si sono imposti anche nella produzione agroalimentare) 
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Nova milanese/Pan gialt

L'esperienza del pan gialt e del furmentun Cibo identitario anche dove il cemento predomina
Con Ul pan gialt da Nöa (ma c'è anche un dolce, ul brusadin) Nova milanese appartiene a pieno diritto ai territori del cibo, ai paesi del mais. Un percorso di quarant'anni di recupero di memoria e identità storica e popolare che ha contrastato la politica di "genocidio del territorio" attuata sino agli anni '90. L'Ecomuseo di Nova Milanese è riuscito in un'impresa apparentemente disperata. Un messaggio di grande speranza che viene da uno dei territori tra i più devastati dal punto di vista urbanistico. Come ha fatto? 
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