Ruralpini        Commenti/orsa aggredisce in TN

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Provincia autonoma di Trento nella cacca

 

Gli apprendisti stregoni di Life Ursus con la reintroduzione degli orsi hanno creato una situazione ingestibile per la PAT. Da una parte i comitati dei valligiani e l'opposizione in consiglio provinciale. Dall'altra il Veneto che con l'assessore all'agricoltura accusa il Trentino di aver irradiato orsi dannosi (20 vacche uccise nelle malghe di Asiago solo questa estate). Dall'altra parte l'isteria animalista che proclama che la gente nei boschi non ci deve pià andare perché sono "territorio dell'orso" e che "le mamme orse hanno diritto a difendere la prole". Isteria assecondata da Zaia, neoiscritto al partito di Dudù, che accusa la provincia di Trento di essere "troppo anti-orsi". Qualsiasi mossa faccia la PAT si attirerà le ire di qualcuno. Con un Ministero romano che non avrà nessuna voglia di dare una mano a sbrogliare la matassa considerando che il partito di Dudù è in crescita ma che cresce anche la rabbia della gente non virtuale che vive il territorio e non nei cartoon e nel web animalista

 

 

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(19.08.14) Il giorno 15 agosto un raccoglitore di funghi di Pinzolo (Tn) è finito all'ospedale di Tione ferito in varie parti del corpo a seguito dell'aggressione da parte di un orsa deportata dalla Slovenia con il famigerato progetto Life Ursus.

 

Ora non possono dire che

gli orsi non attaccano l'uomo

 

 

di Robi Ronza

 

Lโ€™altro ieri (15 agosto ndr) nei boschi di Pinzolo (Trentino) un cercatore di funghi è stato aggredito da unโ€™orsa nella quale si era imbattuto. Lโ€™uomo, una persona molto alta e robusta tanto da essere noto nel suo paese col soprannome di โ€œCarneraโ€, si è difeso con successo a calci e pugni sfuggendo allโ€™aggressione anche se al prezzo di ferite agli arti poi medicategli con circa quaranta punti di sutura. Cโ€™è però da domandarsi come le cose sarebbero andate a finire se al suo posto ci fosse stato qualcuno meno capace di reagire e meno alto e robusto di lui.

Oltre a gettare luce sui rischi per chi vive o comunque frequenta la montagna, che lโ€™improvvida reintroduzione artificiale di grandi carnivori sulle Alpi implica, lโ€™episodio porta alla ribalta una questione antropologica di prima grandezza, perciò importante per tutti e non solo le popolazioni direttamente interessate: una questione che merita perciò di venire conosciuta anche ben al di là della ristretta cerchia dei  proverbiali โ€œaddetti ai lavoriโ€. 

Si tratta del sorprendente impegno dellโ€™Unione Europea, finanziato con diversi milioni di euro allโ€™anno, per il ritorno sulle Alpi,e altrove in Europa, del lupo, dellโ€™orso e di altri grandi carnivori. Difesi indiscriminatamente da convenzioni internazionali siglate quando rischiavano di estinguersi, questi animali selvatici tuttora continuano per legge a non essere cacciabili. La conseguenza è che oggi a rischio di estinzione non sono più i grandi carnivori bensì i pastori, gli allevatori di montagna, e in genere le popolazioni alpestri.

Alla radice della pretesa di far tornare artificialmente i grandi carnivori ovunque sulle montagne e nelle campagne (e non più soltanto in ristrette aree naturali specificamente controllate), esigendo poi che gli uomini che vi abitano โ€œconvivanoโ€ con essi, sta la filosofia sostanzialmente anti-umanistica dellโ€™ambientalismo โ€œverdeโ€. Frutto della metamorfosi di gruppi dellโ€™ultrasinistra soprattutto tedesca e francese degli anni โ€™70 del secolo scorso, sopravvissuti dando a Darwin il posto che Marx e Lenin non erano più in grado di tenere, i โ€œverdiโ€ vedono nellโ€™uomo un intruso e un fattore di squilibrio della natura. 

Ai loro occhi lโ€™uomo, in forza di qualcosa che sarebbe meglio non ci fosse (ossia la sua mente e la sua anima), è infatti unโ€ฆ mostro che sfugge alla selezione naturale. Se non esistesse la natura starebbe molto meglio, ma visto che ci si deve rassegnare alla sua presenza almeno che sia la  minima possibile, che la sua โ€œimprontaโ€ sia lieve e furtiva, che cammini in punta di piedi senza calpestare le aiuole.

Come mai lโ€™Unione Europea e buona parte dellโ€™establishment politico e mediatico, sia in Italia che altrove, affronti i problemi ambientali in modo del tutto succube allโ€™ideologia โ€œverdeโ€ è questione interessante, ma sulla quale ci soffermeremo in qualche altra occasione. Ci interessa qui soprattutto sottolineare la crescente gravità del problema, che già avevamo avuto modo di denunciare lo scorso anno (Cfr.โ€Tornano i lupi e cacciano lโ€™uomoโ€). 

Oggi,come si diceva, si è arrivati anche ad aggressioni allโ€™uomo. Già da qualche anno però sulle Alpi gli attacchi a greggi, mandrie di bovini e di equini al pascolo da parte di orsi e di lupi si stanno moltiplicando. E i fatti stanno ovviamente confermando che nessuna barriera può indurre i carnivori a dedicarsi allโ€™ardua caccia al capriolo e al cerbiatto invece che alla facile predazione di erbivori domestici del tutto incapaci di difendersi da soli. 

Ai primi del corrente mese, un orso proveniente dal Trentino ha sbranato nei Grigioni due asini al pascolo superando la tripla recinzione elettrica che avrebbe dovuto proteggerli. In Francia, dove tra animali sbranati e animali in fuga precipitati da dirupi e in fiumi, le perdite ammontano già a qualche migliaio di capi allโ€™anno, ormai i prefetti sono stati autorizzati da Parigi a consentire ai pastori la caccia al lupo per legittima difesa. 

In Italia invece chi spara al lupo per gli stessi motivi è comunque un criminale. Nella Maremma toscana, dove nellโ€™anno trascorso tra il marzo 2013 e il marzo 2014 risulta ne siano stati abbattuti 11, gli animalisti della Lega Antivivisezione di Grosseto hanno offerto un premio di 5 mila euro a chi darà informazioni utili per โ€œindividuare il responsabileโ€ e โ€œfermare una strage vergognosa e di stampo mafiosoโ€. Per il suo assoluto orientamento animalista la nota di cronaca, che il Corriere della Sera ha pubblicato in proposito nella sua edizione dello scorso 29 luglio, è a suo modo un testo esemplare in quanto a unilateralità e a disinformazione. Il suo autore parla perentoriamente di lupi โ€œmassacratiโ€ limitandosi invece con pudore a riferire come unโ€™opinione lโ€™idea che essi siano responsabili delle โ€œstragi di pecore e altri animali di allevamentoโ€ (chi altro mai potrà averne fatto strage? Chi lo sa alzi la manoโ€ฆ). Al cronista del Corriere non viene poi neanche il sospetto che, se venisse autorizzata come avviene in Francia, la caccia al lupo per legittima difesa diventerebbe perciò più regolare.

Frattanto la crescita del movimento di opposizione al ritorno dei grandi carnivori sta assumendo dimensioni internazionali. Significativo il caso delle associazioni italiane, francesi e svizzere di pastori, allevatori e di esperti di economia e società delle terre alte che, riunitesi a convegno a Poschiavo (Grigioni, Svizzera) nello scorso aprile, hanno elaborato e sottoscritto una โ€œDichiarazione di Poschiavo per una montagna e una campagna europee libere dai grandi predatoriโ€. Il testo del documento, disponibile  nelle tre maggiori lingue delle Alpi, italiano, tedesco e francese, e anche in inglese, si può facilmente raggiungere sui siti del Forum Terre Alte (clicca qui), e dellโ€™Associazione per  un Territorio senza Grandi Predatori, (clicca qui)

Nella Dichiarazione di Poschiavo vengono bene spiegati tutti i motivi per cui la โ€œconvivenzaโ€ tra gente di montagna, allevatori, pastori e grandi carnivori è impossibile. Dovrebbe essere ovvio, visto che lโ€™impossibilità di tale convivenza risulta attestata sin dallโ€™epoca di Esopo e delle sue favole, per non dire dellโ€™Antico e del Nuovo Testamento. Siamo però in unโ€™epoca in cui si deve riscoprire tutto, anche lโ€™acqua calda; e col rischio di venire trattati per questo come malfattori.

Al di là di tutto ciò è sempre più importante che anche nelle aree urbane e nelle campagne e montagne peri-urbane, dove vive la massima parte della popolazione italiana ed europea, ci si renda conto che il ritorno generale e incontrollato dei grandi carnivori nelle aree meno abitate non è solo un problema di rilievo settoriale ma anche un aspetto, da contrastare con fermezza, della grave crisi di civiltà che stiamo attraversando.

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