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Quando 
                        importa chi produce e dove
                                 
                                
                                                                                                              
                                 
Nel 
                        'santuario del Bitto' troviamo concretizzate in forma 
                        esemplare le espressioni del 'principio contadino' teorizzato 
                        da J.D. Van der Ploeg, il ruralista olandese che vede 
                        nei contadini del terzo millenio la vera fornza in grado 
                        di contrastare la globalizzazione e il dominio dell'Impero 
                        globale agroalimentare 
                          
di 
                        Michele Corti  
                         
                         Van 
                        der Ploeg è un riferimento obbligato per 
                        il neoruralismo, 
                        quello che vede i contadini del terzo millennio come 
                        nuovo soggetto sociale e politico, in grado di contrastare 
                        il global food system, non certo quello della 'casa 
                        in campagna' e del consumismo 'verde' o quello 
                        schernito dai soliti intellettuali spocchiosi e provincialotti 
                        come 'revival folklorico'.  
                        Le 
                        teorie del sociologo rurale olandese (probabilmente 
                        il più autorevole sulla scena europea) erano 
                        ben note tra gli addetti ai lavori ma hanno trovato 
                        diffusione presso un pubblico più vasto solo 
                        attraverso l'opera  I nuovi contadini. Le campagne e le risposte alla globalizzazione, 
                        Donzelli, Roma, 2009 (ed. or. The New Peasantries. Struggle for Authonomy and Sustainability in the Era of Empire and Globalization, Earthscan, London-Sterling, 2008). 
                        Il volume è tutto di grande interesse anche se 
                        consiglio in particolare i capitoli: I, II, V, VI e 
                        l'ultimo (X), 'Il principio contadino', alla cui lettura 
                        dovrebbe essere preceduta quella di almeno alcuni dei 
                        capitoli precedenti.  
                        Prima 
                        di illustrare come il caso del Bitto esprima in modo 
                        paradigmatico la 'nuova resistenza contadina' occorre 
                        solo sottolineare come il teorico ruralista olandese 
                        consideri la nuova realtà contadina del terzo 
                        millennio come qualcosa che si ricollega sì all'esperienza 
                        contadina del passato, ma anche del tutto nuova. Il 
                        'ritorno dei contadini', la 'ricontadinizzazione' sono 
                        una risposta in termini di lotta, resistenza, reazione 
                        a quello che Van der Ploeg definisce 'l'Impero' ,un 
                        sistema di connessioni globali che tende ad assumere 
                        un controllo pervasivo mai visto in precedenza sulle 
                        risorse: accesso ai mercati, acqua, risorse genetiche, 
                        terra. A questo sistema i contadini reagiscono in modo 
                        flessibile, non tanto con forme eclatanti di lotta politica 
                        e sociale quanto in una serie di pratiche quotidiane, 
                        apparentemente 'inoffensive' ma in realtà 'sovversive'. 
                         
                        "La 
                        resistenza si incontra in un'ampia varetà di 
                        pratiche eterogenee e sempre più interconnesse 
                        attraverso le quali i contadini si definiscono come 
                        distintamente differenti: è nei campi, nei modi 
                        in cui si fa un «buon letame», si allevano 
                        «vacche nobili», si costruiscono «belle 
                        aziende». Sebbene tali pratiche possano sembrare 
                        antiche e irrilevanti se considerate in maniera isolata, 
                        nel contesto dell'Impero esse rappresentano i veicoli 
                        di espressione e organizzazione della resistenza contadina" 
                        Gli 
                        aspetti del 'caso Bitto storico' che coincidono con 
                        l'illustrazione del 'principio contadino' e la 
                        'resistenza' di Van der Ploeg sono molti, a partire 
                        dalla contrapposizione tra grande qualità e 'mediocrità' 
                        (del prodotto). In questa sede, però, vogliamo 
                        sottolineare qualcosa che anche un visitatore superficiale 
                        può constatare immediatamente quando si reca 
                        del santuario del Bitto, la casera di stagionatura dove 
                        sono conservate migliaia di forme di Bitto storico a 
                        Gerola alta ("Centro del Bitto"). Parliamo 
                        di un aspetto cruciale del confornto tra principio contadino 
                        e principio agriglobale, quello che contrappone l'identificazione 
                        precisa dei luoghi di origine dei prodotti e la 
                        visibilità di produttori- persone all'anonimato 
                        dei non-luoghi e dei produttori 'invisibili'. 
                        "L'Impero 
                        tende a creare invisibilità poichè la 
                        produzione si sposta in «non 
                        luoghi» e di conseguenza l'origine dei prodotti 
                        alimentari è nascosta dietro la facciata di 
                        prodotti simili mentre i produttori di beni primari 
                        diventano anonimi e intercambiabili. Tendono 
                        cioè a essere convertiti in «non-persone» 
                        le cui identità e capacità non contano". 
                        Conta 
                        il "disciplinare di produzione" aggiungiamo 
                        noi, il "marchio". Ma così quelli che 
                        dovevano essere strumenti di 'tracciabilità', 
                        'identificazione' ecc. diventano ulteriori mezzi di 
                        introdurre 'intercambiabilità' e per consentire 
                        a chi ha in mano le 'connessioni' (fasi chiave della 
                        filiera, commercializzazione) di imporre ai prodotti 
                        nuove identità in relazione alle esigenze dell'industria 
                        o dela Gdo. 
                        Invece 
                        nel Bitto storico conta la personalizzazione, il produttore 
                        è visibile. Le forme in stagionatura recano tutte 
                        il nome dell'alpeggio e in testa alle scalere dove è 
                        conservata la produzione del singolo alpeggio vi è 
                        un cartello con la foto del casaro e il suo nome. Come 
                        dimostrano le foto sotto che ritraggono alcuni dei casari 
                        del Bitto storico, protagonisti di una 'resistenza' 
                        che può a buon ragione essere citata come un 
                        esempio di valore europeo. 
                          
                        
                                
                                     
                                 
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