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(27.01.14) A fronte degli entusiasmi di tutte le istituzioni (in materia di Grandi Predatori, vige un "pensiero unico") anche in Lombardia non manca chi segnala il grave rischio per gli alpeggi del ritorno di orsi e lupi

 

"Nel nostro alpeggio in Valtellina da tre anni subiamo gravi danni (non rimborsati) a causa dell'orso"

Smentito anche in Lombardia il pensiero unico della "convivenza possibile"

L'associazione transfrontaliera Amamont (Amici degli alpeggi e della montagna) www.amamont.eu con sede a Sondrio) ha preso da tempo una ferma posizione sulla reintroduzione dei grandi predatori giudicando che essa pone gravi problemi ala conduzione degli alpeggi e più in generale alla già problematica vivibilità delle Terre Alte (vedi sotto). Le posizioni come quelle di Amamont, sino allo scorso anno, apparivano isolate, "estremiste". Oggi, invece, dalle valli di Cuneo (ove opera l'associazione Alte Terre), al Trentino, alla Lessinia (Verona), sull'arco alpino si sta coagulando un fronte di non poche associazioni e comitati che si oppone apertamente alla politica del ritorno dei Grandi Predatori. Non solo in Svizzera e in Francia, dove i rurali e i montanari subiscono meno la subalternità politico-sociale nei confronti cultura e dei poteri forti urbani, ma - finalmente - anche in Italia.

 

L'assunto che "la convivenza con i grandi predatori è possibile e chi non si adegua peggio per lui" è conseguente ad una politica decisa nelle segrete stanze delle lobby del poterereale, alla quale la politica e gli apparati burocratici "periferici" si adeguano automaticamente. Non si capisce bene come arrivino gli ordini - anche se il ruolo della Massoneria non è certo estraneo - ma comunque essi arrivano e tutti vi si allineano come nell'esercito prussiano. Un plebiscitarismo coatto perché chi comanda realmente ha deciso che alcuni temi debbano restare sottratti, "indisponibili", rispetto alla dialettica democratica. Per questi temi valgono le valutazioni pseudoscientifiche che hanno la forza del dogma dei santoni della Scienza di turno (dogma legittimato dalla sola autorità autoreferenziale e "sacra" di chi li emana). Mitologia rivestita di concetti pseudoecologici "i GP, al vertice delle catene alimentari". Salvo poi ammettere che il lupo (e l'orso) sono "animali carismatici", degli utili testimonial che fanno leva su dimensioni emotive profonde.

 

Peccato che molti che si riempiono la bocca di democrazia e partecipazione (e magari persino di "non neutralità della scienza")  non si accorgano che le politiche di gestione del territorio, imposte sulla base di una preseunta e indiscutibile "necessità ecologica", rappresentino spesso uno dei canali del neoautoritarismo e della tecnocrazia (le "energie rinnovabili" sono un altro ottimo esempio).

 

In attesa che i "democratici" si sveglino dall'incantesimo che li ha colpiti noi,che non abbiamo paura di andare contro il pensiero unico e il politicamente corretto, continueremo a batterci perché chi vive e lavora in montagna non debba subire le scelte colonialiste del potere urbano e mondialista. Con il conforto che a sfidare i tabù della cultura dominante siamo sempre più numerosi.

 

In questo contesto, come dicevamo, l'associazione Amamont, che opera sia in Italia che in Svizzera, rappresenta una voce che si stacca dal coro, dal gregge. L'assumere posizioni così nette ha suscitato, come ovvio, delle discussioni anche all'interno. In questo contesto un titolare di alpeggio, socio di Amamont, ha voluto trasmettere a tutti i soci, portando la propria personale testimonianza, il suo appoggio alla linea di fermezza adottata dall'associazione in materia di "ritorno dei grandi predatori" e ha acconsentito a pubblicizzarla.

 

La riportiamo di seguito a prova che l'immagine idillica trasmessa dalle istituzioni (Regione Lombardia, Provincie, Parchi) è una manipolazione della realtà. Va registrato che a parlare è un imprenditore, al di fuori quindi di quelle logiche di ricatto e subalternità che impediscono ancora alla maggioranza degli allevatori di esprimersi liberamente, condizionati dall'atavico timore di subire discriminazioni e ritorsioni dal "potere", dalle istituzioni (alle quali essi assimilano anche le organizzazioni economiche, sindacali e tecniche del settore delle quali non si sentono tanto soci quanto sudditi).

 

 

 

Un titolare di alpeggio in Valtellina: "Subiamo da tre anni gravi danni da parte degli orsi"

 Gentili Signori,

Sono titolare di un alpeggio denominato "Alpe Stavello" in Val Gerola Sondrio Coordinate geografiche del centro aziendale: 46° 04' 33,19" N ;  9° 30' 46,39" E.
L'alpeggio si estende su circa 280 Ha, da quota 1700 m a quota 2200 m s.l.m., nei Comuni di Pedesina e Gerola Alta. E' caricato con un gregge di circa 700 pecore.

 Ho ricevuto il documento in oggetto dall'associazione AMAMONT e ne ho apprezzato molto la chiarezza e la profondità di analisi. Nella ns. area non abbiamo ancora avuto notizia di lupi, ma da almeno tre anni vi è presenza di orsi e il nostro alpeggio ha subito, soprattutto nel 2012, numerosi attacchi con vari danni. Come il Vs. documento correttamente rileva, il danno minore è costituito dagli animali uccisi dall'orso (5 pecore nel 2012). Il valore si aggira sui 500 Euro.

 I danni indiretti invece sono molto più consistenti:

 1. quando avviene l'aggressione molti animali vengono presi dal panico e fuggono precipitosamente, nella notte e tra le rocce: il risultato è prevedibile.

 Sempre nel 2012 per questo motivo sono stati persi 27 capi, per un valore di circa 3.000 Euro, che non verrà rimborsato.

 2. La presenza di un grande predatore obbliga ad una vigilanza notturna, che comporta la presenza di un secondo pastore, per avere un minimo di turnazione nel riposo notturno. Il costo per i tre mesi di attività di una persona si aggira sui 6.000 Euro.

Oltre a ciò confermo quanto Voi scrivete nel Vostro studio: aumenta notevolmente lo stress del pastore, sia per le veglie notturne che per l'ansia, al punto di mettere in dubbio se continuare nell'accordo di carico.

L'adozione poi di cani pastori maremmani introduce un rischio certo e costantemente presente per tutti gli appassionati che percorrono questiluoghi splendidi.

Io non capisco dove sia il buon senso per chi sostiene la diffusione di questi grandi predatori nelle nostre montagne.

Con i più cordiali saluti.

Ing. Marco Milani
titolare ALPE STAVELLO Pedesina (Sondrio)

 

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Lettera aperta dell'associazione AMAMONT al Governo del Cantone dei Grigioni

On.li Consiglieri di Stato

Vogliamo i predatori o i montanari?

Questo è quanto si chiede ormai la gran parte dei contadini/alpeggiatori/pastori in Valposchiavo confrontati con la problematica presenza dell’orso denominato M13.

Mentre ancora inizio maggio questo grande predatore creava scompiglio, non soltanto fra i greggi, in Engadina (finendo fra altro indenne sotto il treno della FR), ma avvicinandosi pericolosamente agli abitati, distruggendo apiari e contenitori dei rifiuti e quindi scorazzando su e giù dalle nostre Vallate di Montagna, creando panico nientemeno che in città, p.es. a Morbegno e da ultimo a Tirano, provocando non poche proteste, fra altro per es. anche dell’assessore della cultura di Tirano, Ciapponi Landi, che a giusta ragione, stigmatizzava come assurda la continua politica di banalizzazione delle Autorità e dagli impiegati responsabili di questo scempio. Egli scrive su La Provincia di Sondrio del 29 luglio: “Trovo che sia una follia immettere animali in un contesto che non è più quello di una volta. La vedo come un’azione artificiale.” E ancora: “L’orso,  il cui mestiere è quello di fare l’orso, è una belva. Punto e basta.”

Come si evince dalle svariate informazioni sia il lupo che l’orso sono stati importati arbitrariamente dall’est da parte di cosiddetti animalisti (quali??!) che vorrebbero popolare tutto l’arco alpino di questi grandi predatori (per es. l’orso tramite procacciamento di cuccioli orsi, derivati dalla nota orsa Jurka, della Slovenia, tramite amici dell’orso del Trentino (Parco nazionale Adamello/Brenta), lasciandoli entrare in Svizzera direzione Parco nazionale e Val Monastero!

Quindi non è affatto vero che gli orsi si siano mossi di proprio istinto dall’est verso l’ovest, invadendo le nostre alpi! Si devono denunciare e punire piuttosto chi “importa illegalmente” simili belve (… o le lascia immettere) senza alcuna autorizzazione… perché ciò è come diffondere una epidemia!

A giusta ragione l’On. Consigliere di Stato Mario Cavigelli, ancora in maggio così si esprimeva: “… Die Bären passen nicht in unsere alpine Lebensräume”…, cioè che gli orsi non appartengono al nostro spazio vitale alpino” (cfr. Stecher di Sils Maria, SO  09.05.2012).

Ebbene, on.le CdS Cavigelli: i nostri alpigiani Le chiedono di dare direttive e ordini ben precisi ai suoi subalterni ufficiali caccia e pesca o di abbattimento o di allontanamento di questo orso quasi impazzito, M13!

Quello però che sta avvenendo da parte di Autorità e di impiegati responsabili, anche da noi, purtroppo è un processo di banalizzazione e bagatellizzazione della situazione e paritempo anche degli stessi grandi predatori = belve feroci.

Giustamente scrive ancora l’assessore Ciapponi Landi: ”Definire “inutile allarmismo” la doverosa preoccupazione per il fatto che una belva,  della quale si dovette organizzare l’eliminazione sistematica dai nostri territori, passeggi allegramente per il centro di Tirano, mi pare proprio una battuta estrema da avvocato difensore alla canna del gas…”

I responsabili, anche da noi, infatti si permettono di minimizzare quanto sta succedendo, per es. asserendo:”L’orso c’è e si fa sentire, ma la situazione rimane sotto controllo”.  Anzi deridendo quasi chi osa affrontarli, per es. i contadini/alpeggiatori con asserzioni, per es.”… State esagerando. Infine se l’orso vi mangia un animale siete indennizzati” ecc.., (come se la pecora o la capra o gregge o mandria sia soltanto soltanto un problema di soldi e non specialmente di passione!)… o “finora non ha creato alcun danno alle persone”…: certo ci manca solo il ferimento di qualche persona o il morto??!!

In fondo queste asserzioni rappresentano quasi – insulti -  a delle persone come contadini/alpeggiatori che già vivono situazioni parecchio difficili e disagiate con le mandrie sugli alpi, paritempo la fienagione, le intemperie… e ora ancora in più lo stress dell’orso! Infatti essi sono provati, amareggiati e esasperati dalle continue incursioni imprevedibili dell’orso! … (e che le spese dei contadini/alpeggiatori – ordinarie e straordinarie- non siano pienamente coperte è stato chiaramente confermato dal responsabile dell’informazione del centro agricolo cantonale Plantahof die Landquart, signor Curdin Foppa, cfr. SO 16.05.2012, pag. 5).

Ridicola è pure l’asserzione che la presenza dell’orso farebbe bene all’economia, risp. al turismo!

A parte alcuni guardoni che però se ne guardano bene di stare a buona distanza per fare magari una foto, la gran maggioranza dei turisti seri che affrontano escursioni sulle nostre montagne, attraversando boschi e dirupi stanno desistendo da queste loro escursioni, come abbiamo constatato, evitando la regione dell’orso, … e non è soltanto il calo del turismo… per il franco forte ecc.; cfr. fra altro la testimonianza dell’albergatrice incredula Paola Bontognali dell’Albergo Zarera a Sfazù su www.ilbernina.ch, la quale si è trovata all’improvviso la sera del 31.07.2012, ca. ore 21.00, l’orso davanti a sé, a pochi metri, in giardino…

L’uomo ha la sua dignità come uomo. L’orso ha la sua dignità di belva, grande predatore nel suo habitat. L’habitat dell’orso non è fra le nostre montagne curate dall’uomo/pastori/alpeggiatori fin sulle cime!

Ben si comprende che i montanari/alpeggiatori siano sottoposti, oltre al loro lavoro quotidiano molto gravoso, quindi anche allo stress, diurno e notturno, continuo di informazioni dell’ubicazione dell’orso, il quale in breve tempo può passare da un fianco della montagna all’altro, cosicché per l’alpeggiatore è quasi impossibile precauzionarsi, prova per es. ne è l’incursione nella malga Vitali a Palü!

Considerando quanto sopra, l’Associazione Amici degli Alpeggi e della Montagna(AmAMont) tramite molti suoi associati, specialmente contadini/alpeggiatori, chiede con urgenza che il Lodevole Governo, risp. il competente Dipartimento con relativo Ufficio di caccia e pesca, prenda al più presto i necessari provvedimenti di allontanamento definitivo dell’orso dalle nostre montagne, abbattendolo o riportandolo al suo habitat, i parchi di provenienza sloveni/trentini (in Trentino esistono tre strutture per la detenzione in cattività degli orsi). Negli ultimi tempi nel Trentino son nati i Comitati anti-orsi,  che raccolgono consensi vastissimi non solo in Val Rendena, ma anche in tutte le Giudicarie e nelle terre Nonese e Solandre), e questo in antitesi ai Comitati amici degli orsi (nati col progetto Life Ursus nel 1999) . Infatti notizie degli ultimi tempi informano che il presidente della Provincia, Dellai vorrebbe tagliare “la metà della popolazione ursina” per controbattere alle mosse dei comitati anti-orsi!

… E per quanto concerne le spese già subìte da parte del Canton Grigioni di oltre 500'000.—Fr., anzi, diciamo bene a carico di tutti i cittadini del Canton Grigioni, riteniamo che sarebbe più intelligente e molto più lungimirante e corretto, se già si vuol far qualcosa per la Valposchiavo/Valtellina (in vero senso di collaborazione transfrontaliera), di mettere questa somma al più presto in un progetto di traforo del Bernina dalla Motta a sopra Lagalb, che finalmente darebbe respiro e sicurezza a tutte quelle persone, giovani e non più giovani, che, lavorando in Engadina o oltre, attraversano giornalmente o più volte in settimana, specialmente in inverno, il passo del Bernina… rischiando molte volte la vita!!!

 

On.li CdS, Membri del Governo del Canton Grigioni:

I nostri montanari sono in attesa della Vostra risposta urgente alla domanda:

Vale di più la vita di un uomo o la vita di un grande predatore?

Brusio/Sondrio, 06.08.2012

Con distinta stima per AmAMont

Il Presidente Avv. Plinio Pianta, Brusio

Il Vice-Presidente Prof. Fausto Gusmeroli, Sondrio (agronomo)

 

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