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(11.03.14) Il consiglio regionale piemontese in prorogazio approva una legge contro la montagna

L'hanno definita una pugnalata allespalle" i sindaci dei piccoli comuni delle Terre Alte. I finanziamenti vanno solo alle Unioni montane come desiderato dall'Uncem, dalla casta degli amministratori legati ai partiti e ai poteri forti locali che intendono lasciare ai sindaci solo poteri di rappresentanza ed espugnare l'ultimo baluardo di autonomia e democrazia: i comuni. leggi tutto

 

(28.02.14) Dopo l'operazione pseudo autonomista di Dellai dello scorso anno ci riprova l'Uncem

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(20.08.13) La rinascita delle comunità locali una risposta strategica alla crisi

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(11.12.11) Milano. Parte una iniziativa politico-culturale per le Terre alte

Si è svolto ieri presso l'Associazione consiglieri (al Pirelli) un seminario coordinato da Robi Ronza su: "La montagna di fronte alla crisi!". Partito da una proposta di Quaderni Valtellinesi(Dario Benetti) e Ruralpini (Michele Corti) il seminario era stato preparato con un incontro cui hanno partecipato anche Ronza (Confronti), Mariano Allocco (Patto per le Alpi piemontesi) e Giancarlo Maculotti (Incontri TraMontani).  Ora si avvia una fase di serrata discussione e confronto (via internet) per arrivare a unManifesto/Carta dell'autogoverno delle Terre alte e a un convegno a Sondrio, città al centro delle Alpi. Con lo scopo dichiarato di dare espressione politica (ma non c'entrano i partiti tradizionali) a quel fiume carsico dell'autonomia e libertà alpina che prese origine con la Carta di Chivasso ('44) e proseguì con quelle di Sondrio ('86) e di Coumboscuro ('87) e, più di recente ('06), con il Patto per le Alpi piemontesi. Con l'idea di passare dalle "Carte" all'azione.  leggi tutto

 

(28.05.11) Ricominciare dalla montagna?

Il titolo del saggio di Gianfranco Miglio (1978) è quanto mai attuale. Mai come oggi la montagna è a un bivio. Può ispirare al resto della società modelli utili a ripensare la gestione dello spazio, delle risorse, comprese quelle umane o può essere cancellata come realtà sociale. E ridotta ad un 'supporto fisico' colonizzato materialmente e simbolicamente dalla civiltà megapolitana. In vista di un 'ripensamento complessivo' della realtà della montagna è utile ripercorrere le tappe della presa di consapevolezza della realtà delle Terre alte. Una di queste è rappresentata indubbiamente dal convegno di Sondrio dell'aprile 1986 (foto) nel cui ambito venne redatta la'Carta di Sondrio' che ripubblichiamo in vista di nuove iniziative.leggi tutto

 

(24.05.11) Meno stato più comunità nelle Terre alte

Dalle scuole parentali agli alberghi 'informali' delle 'donne di montagna', ai gruppi di consumo arrivano segnali della volontà delle terre alte alpine di voler tornare a gestirsi sulla base delle mai sopite tradizioni di gestione comunitaria. Lo stato, la burocratizzazione e istituzionalizzazione di ogni aspetto della vita economica e sociale, devono fare un passo indietro. E le terre alte diventeranno un modello vitale. 

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(13.02.11) La cultura urbanocentrica svuota la montagna

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(27.03.14) La pessima legge sulla montagna è parte di un disegno neocentralista di cui si fanno parte diligente Renzi e significative componenti del PD. Regioni e comuni sono sotto tiro con il pretesto della spending review

 

Legge sulla montagna Piemonte:

l'autonomia dei comuni di montagna è in pericolo


 


di Mauro Arneodo *

 

* Escolo de Sancto Lucio de Coumboscuro

«Oggi, seppur in un contesto storico completamente diverso da quello degli anni โ€™40, la nostra autonomia è nuovamente in pericolo e, con essa, è in pericolo una componente fondamentale dellโ€™identità del popolo delle Alpi» così il Presidente della Regione Autonoma Valle d'Aosta esprimeva le sue preoccupazioni il 23 febbraio scorso durante la festa dell'autonomia.

«Il disegno che si sta mostrando è tristemente fosco - ha aggiunto - quasi come se fosse in atto un progressivo processo di accentramento, che trova nella crisi economica la sua giustificazione e che ha individuato nelle autonomie territoriali il capo espiatorio . I nostri non sono privilegi:  sappiamo bene distinguere un privilegio gratuito da quello che è invece un diritto, conquistato con il sangue e radicato nella storia, sappiamo anche che, pur con le nostre debolezze, abbiamo saputo fare tesoro delle nostre prerogative di autogoverno»

Circa un mese dopo sul profilo twitter del parlamentare Pd, Dario Ginefra appariva questa frase sconcertante "Che senso hanno regioni come la Basilicata, il Molise o la Valle d'Aosta? Sommate non raggiungono gli abitanti di Milano" e proprio nel giorno in cui i rappresentanti delle Regioni italiane, hanno incontrato il presidente del Consiglio Matteo Renzi per discutere di riforme e del nuovo assetto dello Stato. Non vorrei mai che un giorno, anche magari non lontano, un piccolo cinese potresse dire all'onorevole Ginefra " Che senso ha uno stato come l'Italia ? La popolazione di Pechino Shangai e il Cairo supera gli abitanti di tutta l'Italia" !!!

 

 

 

La legge della montagna approvata dalla Regione Piemonte in un clima da fine regime con il voto compatto della sinistra più FI e frange di altri partiti riflette solo e specificatamente le parole del deputato Ginefra. L'unico consigliere che ha avuto il coraggio di esprimere la sua voce libera non condizionato da nessuna forza politica è stato il consigliere William Casoni di Fratelli d'Italia votando contro il progetto di legge. Tutti gli altri sicuramente non sono neppure stati toccati dalle parole nobili e ricche di amore per la propria Valle espresse dal Presidente della Regione Valle d'Aosta. Mai personalmente ho sentito proferire parole simili da politici di carriera, da qualche sindaco che vuol bene al suo Comune invece si.  Certo gli amici dell'onorevole Dario Ginefra e la maggior parte degli esponenti del Pd si chiederanno cosa vogliono questi comuni ultimo emblema di democrazia diretta ma privi di consistenza numerica? Per questi maneggioni della politica non contano nulla, eccetto dare la possibilità a politici non di primo pelo, ma in disgrazia, di sedersi su poltrone più o meno comode.

E allora ecco che con uno schieramento trasversale , mai successo in Consiglio della Regione Piemonte si approva la legge sulla montagna in fretta e furia dimenticandoci anche che il Disegno di L.R. 29/10/2013 n. 373 prevedeva, allโ€™art. 15, le norme transitorie per il passaggio dalla Comunità Montane alle Unioni di Comuni. L'articolo è stato stralciato, dimenticato? Non si sa. Adesso, è rimasto solo lโ€™art. 11 (Risorse umane e strumentali), secondo cui o cโ€™è un accordo tra CC.MM. ed Unioni per la messa a disposizione di beni e personale oppure, se non si addiviene ad unโ€™intesa, cโ€™è una sorta di intervento sostitutivo della Regione.

 

 

Quindi, o cโ€™è un accordo โ€œnegozialeโ€ anche per il problema successorio (ed è veramente sui generis) oppure occorre riferirsi solo allโ€™intervento sostitutivo della regione, il quale è valutabile alla stregua del principio giurisprudenziale (cfr. Cass. Civ. Sez. I 31/10/2008 n. 26310, Sez. III 18/01/2002 n. 535) per cui la successione fra enti pubblici è astrattamente configurabile, oltre che nei casi in cui in tal senso abbia disposto una legge, anche quando sia conseguenza di un atto amministrativo. Ma questo sicuramente lo supereremo all'italiana con un decreto che forse non verrà neppur approvato dall'assemblea, ma la cosa più interessante è il fatto che per mantenere i 241 dipendenti delle future Unioni ci vogliono 12.701.000 euro e il costo dei mutui è di 3.944.986 euro meno quota dei comuni 376.000 e quote dello stato 861685 euro tot rimanente 2.670.000 euro inoltre è interessante che il personale che se ne è andato dalle CM verrà pagato per i prossimi anni tramite il fondo montagna e quindi dal totale di spesa per il 2014 pari a 15.371.000 devono essere aggiunti circa 2.000.000 di euro per i dipendenti non più sotto le comunità montane per un totale di spesa di circa 17.371.000 euro. Ma a disposizione del fondo regionale della montagna noi abbiamo solo 14.000.000 di euro che in effetti secondo l'assessore Vignale gran ideatore e lungimirante legislatore, dovevano servire per incentivare l'economia delle Terre Alte .

 

 

Chi li mette adesso i quasi quattro milioni mancanti? Inoltre annulliamo tutti gli investimenti? La legge dice che alle Unioni sono conferite dai comuni partecipanti le risorse umane e strumentali necessarie allโ€™esercizio delle funzioni loro attribuite ossia i comuni devono coprire anche gli ammanchi di bilancio ma perdere servizi. Senza il conteggio delle rate dei mutui e i pagamenti antecedentemente contratti dalle Comunità Montane. La soluzione potrebbe essere quella di razziare le risorse ai Comuni virtuosi che non sono entrati nelle Unioni e che hanno siglato tra di loro delle convenzioni e che attualmente,proprio a causa della nuova legge montagna non possono attingere - per fortuna - al fondo montagna della Regione. Ho paura che sicuramente questa soluzione certi lungimiranti legislatori la stanno perseguendo anche perché i Comuni non allineati con le Unioni sono i Comuni i cui sindaci hanno per anni portato avanti un lavoro per il bene del proprio paese e non per sperperare a vanvera risorse pubbliche.

 

 

Ma i tanti sindaci che innocentemente stanno aderendo alle Unioni la legge sulla Montagna l'hanno letta? O almeno si sono resi conto che l'ultimo baluardo di democrazia diretta sono proprio loro e che le organizzazioni sovracomunali tipo l'Uncem stanno solo distruggendo l'ultima possibilità per il cittadino di esprimere un loro Sindaco? Le Unioni sono l'anticamera della morte dei Comuni . Ci sarà un solo super sindaco catapultato dai partiti che in seconda elezione gestirà un territorio vastissimo che non conosce e non gli interessa conoscere. Noi non abbiamo bisogno di super sindaci ma di autonomia amministrativa, politica e finanziaria . Ci vuole una zona franca per la montagna prospettata già da Sergio Arneodo nel lontano 1972 e mai realizzata perché si rischiava veramente l'attivazione dell'autogoverno delle Terre Alte. Ultimamente però in certi piccoli comuni vi trovate sindaci ed amministratori che con gesti di profonda generosità amministrano da Torino o da Roma gratuitamente piccoli comuni con 35 persone residenti tutto l'anno da . Interessante può essere il caso di Briga Alta che con i suoi 46 abitanti consola l'ex consigliere regionale Giorgio Ferraris membro della giunta esecutiva UNCEM Però il caso emblematico è il Comune di Ostana 78 abitanti dove nel Consiglio Comunale troviamo nomi quali Lido Riba - Presidente Uncem - Valter Giuliano - ex Assessore alla Cultura Provincia di Torino ecc .. Pare proprio che tutti i dirigenti UNCEM prediligano i piccoli comuni!

 

 

Al conterraneo Lido Riba però amerei chiedere "perché non vieni a confrontarti con l'elettorato del tuo paese che sia Pradleves se vuoi essere occitano o Caraglio se vuoi restare semplicemente piemontese senza dover fare insieme ai tuoi amici il protettore degli ostanesi"? Quando un paese non riesce più ad esprimere neppure i propri amministratori allora veramente non è più in grado di autogestirsi e diventa forzatamente dipendente. Il caso Ostana non è isolato e situazioni simili si riscontrano in diverse località della Provincia di Cuneo e Torino. Peccato che poi questi personaggi ce li troviamo a capo di Enti sovracomunali con lauti stipendi . Per accedere a quei posti bisogna però almeno essere consigliere di un piccolo comune . Qualche chilometro per i consigli comunali valgon bene un cadreghino!! Ma il disegno di eliminare qualsiasi possibilità di autonomia e autogoverno è ben più ampio e complesso La riscrittura dellโ€™articolo 116 della Costituzione, che abolisce per le โ€œregioni ordinarieโ€ la possibilità di ottenere poteri e funzioni particolari, oggi in capo alle sole autonomie differenziate, conferma solo in apparenza lo โ€œstatus quoโ€ ed è priva del  " principio d'intesa " per la modifica degli Statuti atteso da decenni e vera chiave di volta.

 

 

Lโ€™elenco delle materie che tornano in capo allo Stato e la soppressione delle materie concorrenti sono deprimenti per il regionalismo. Nello scorrere le nuove materie esclusive dello Stato, in assenza di meccanismi veri di tutela delle โ€œspecialiโ€ nelle materie già proprie, cโ€™è da restare stupiti. Tipo lโ€™insidioso โ€œcoordinamento della finanza pubblicaโ€, โ€œprotezione civileโ€, โ€œordinamento scolasticoโ€, โ€œprevidenza integrativa e complementareโ€, โ€œurbanisticaโ€, โ€œenergiaโ€, โ€œtrasportiโ€ e โ€œturismoโ€. Un disegno centralistico che diventa letale con due strumenti da applicare ai poteri regionali previsti nella revisione costituzionale: โ€œlโ€™unità economica e giuridicaโ€ e le rinate โ€œriforme economico-sociali di interesse nazionaleโ€. Si tratta di due potenti mezzi di distruzione di ogni forma reale di autonomia.

 

 

La montagna si è spopolata e ci sta crollando addosso. Dal dopoguerra, da quando la montagna è stata privata di autonomia con la creazione delle Regioni, dei comprensori, delle Comunità Montane, lo Stato ha trascurato le esigenze spicciole dei montanari. Si pensi a quanti esercizi di prossimità โ€“ funzionanti al contempo come micro-market, tabaccaio, telefono pubblico, recapito, ecc. - sono stati chiusi per lโ€™introduzione del registratore di cassa. I montanari sono rimasti senza servizi essenziali; alternativa la via del piano, della città !La montagna ha bisogno di auto-organizzarsi anche perché lo Stato sta dimostrando di non poter più assicurare quei minimi servizi (trasporti, sanità, istruzione...) ai costi sproporzionati che la demagogia ha prodotto. Vogliamo continuare per la stessa strada con le demagogiche Unioni ?E che di pura demagogia si tratti lo dimostrano gli stessi demagoghi. Ufficialmente viene detto che le Unioni non dovranno rappresentare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Ma la legge dice che ad esse sono conferite dai comuni partecipanti le risorse umane e strumentali necessarie allโ€™esercizio delle funzioni loro attribuite. Si svuotano i comuni. Per la ineludibile legge dellโ€™ economia, a parità di costi, in cosa si tradurrà tutto ciò ? In inevitabili ulteriori minori servizi per la montagna.Eโ€™ evidente che la peggior politica regionale ha prodotto un incostituzionale โ€œricattoโ€ finanziario. Un motivo in più per reclamare semplificazioni ed autonomia alla montagna e chiedere alla futura giunta regionale โ€“ ai sensi dellโ€™articolo 116 della Costituzione โ€“ di contrattare forme particolari di autonomia per sé o per la parte montana del suo territorio. Non voglio dilungarmi ma esorto tutti gli amministratori onesti della montagna a opporsi a questa legge, riflettere e non scoraggiarsi perché  "Un peuple n'est vaincu que lorsqu'il se déclare tel. Un popolo non è vinto fino a quando lui stesso non lo dichiara "  

 

 

 

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