Ruralpini    Ogm/La Vallée si pone a barriera

Seguimi su Twitter

Choose language

Tweet

 

 

 

 

 

Scorri i principali temi di Ruralpini e accedi agli indici degli articoli

  

Ti potrebbe interessare anche

 

(21.08.14) L'appello di Coumboscuro. Per uno schema di agricoltura etica sostenuta dalla comunità

Gli amici di Coumboscuro hanno lanciato un appello. Noi rispondiamo e invitiamo a rispondere.  Cosa sia l'Escolo gli amici di Ruralpini divrebbero saperlo già. Qui non serve aggiungere ulteriori parole. Ruralpini crede alla montagna che fa da sé che trova in sé stessa le proprie risorse materiali, morali, spirituali. Chi non è lassù può dare una mano in vari modi e riceverà molto. L'appello è a distogliere una parte dei consumi alimentari dal sistema delle multiunazionali e a entrare in uno schema di Agricoltura Sostenuta dalla Comunità.leggi tutto

 

(21.08.14) Cibo, cultura e solidarietà (vera)

Gli amici di Coumboscuro hanno lanciato un appello (vai a vedere) per poter continuare le loro preziose attività culturali. Preziose per la loro piccola valle, per le culture ancenstrali, per le lingue minoritarie, per i popoli e le culture alpine. Le istituzioni non pagano. Spendono miliardi in opere inutili - utili per chi sappiamo - ma non onorano i debiti. Così le associazioni non legate ai carri del potere restano in balia delle banche. Ribelliamoci sostenendo Coumboscuro rispondendo all'appello che ha lanciato.Leggi tutto

 

(22.04.14) Un sindaco di montagna accusa

Dopo la vicenda della legge regionale piemontese sulla montagna contestata dai piccoli comuni perché annulla i finanziamenti a chi non si aggrega nelle Unioni (egemonizzate dai grandi comuni vicini alla pianura) assume un preciso significato di accusa alla classe politica la lettera inoltrata a Lido Riba, presidente dell'Uncem e massimo fautore della legge stessa.  leggi tutto

 

(27.03.14) La legge sulla montagna del Piemonte mette in discussione l'autonomia dei comuni di montagna.I piccoli comuni di montagna piemontesi ricorrono alla giustizia amministrativa contro una legge sulla montagna parte di un disegno neocentralista di cui si fanno veicoli Renzi e significative componenti del PD. Regioni e comuni sono sotto tiro con il pretesto della spending review leggi tutto

 

(26.03.14)Il valore culturale della gastronomia

Una risoluzione del Parlamento europeo che sembra scritta da Slow Food esalta il valore culturale del cibo, le usanze locali, l'autenticità del gusto ecc. ecc. Facciamo valere queste buone intenzioni. Anche se si tratta solo di inviti ed esortazioni a chi ha ilpotere da parte di un parlamento poco più che consultivo: la Commissione, il Consiglio, gli Stati. leggi tutto

 

(11.03.14) Il consiglio regionale piemontese in prorogazio approva una legge contro la montagna

L'hanno definita una pugnalata allespalle" i sindaci dei piccoli comuni delle Terre Alte. I finanziamenti vanno solo alle Unioni montane come desiderato dall'Uncem, dalla casta degli amministratori legati ai partiti e ai poteri forti locali che intendono lasciare ai sindaci solo poteri di rappresentanza ed espugnare l'ultimo baluardo di autonomia e democrazia: i comuni. leggi tutt

 

(08.01.14)Dalle Terre Alte un no a questa Europa

"Abbiamo bisogno di risorse per i bimbi, per le strade e l'Europa finanzia i lupi". E' una condanna senza appello dell'Europa della tecnocrazia quella di Alte Terre, associazione di Cuneo. Ma non basta denunciare; occorre un'azione politica unitaria.  E per l'occasione delle prossime europee si potrebbe ripetere il "miracolo del '79" che vide l'unità di un largo fronte minoranze e di gruppi autonomisti leggi tutto

(28.02.14) Dopo l'operazione pseudo autonomista di Dellai dello scorso anno ci riprova l'Uncem

L'Uncem Piemonte l'8 marzo presenterà a Torino le liste civiche Alpes. Un'operazione trasformistica per rifarsi una verginità compromessa dall'operazione biomasse e dall'alea tecnocratica impressa da Borghi. Ma finirà come quella di Dellai che andò a Chivasso... per poi finire con Mario Monti   leggi tutto

 

(17.02.14) Dove vanno i contributi per la cultura, le tradizioni e lo sviluppo delle Terre Alte in Piemonte?

Più che le mutande verdi deprimono e offendono i criteri di ripartizione di contrubuti che dovrebbero tenere viva la cultura e l'economia delle Terre Alte. Il caso dell'assessore Vignale e dell'autofinanziamento ad una associazione che lo vede nel Direttivo  leggi tutto

 

(08.01.14)Dalle Terre Alte un no a questa Europa

"Abbiamo bisogno di risorse per i bimbi, per le strade e l'Europa finanzia i lupi". E' una condanna senza appello dell'Europa della tecnocrazia quella di Alte Terre, associazione di Cuneo. Ma non basta denunciare; occorre un'azione politica unitaria.  E per l'occasione delle prossime europee si potrebbe ripetere il "miracolo del '79" che vide l'unità di un largo fronte minoranze e di gruppi autonomisti leggi tutto

 

(03.09.13)  In difesa delle Terre Alte

Quest'anno Amamont organizza il suo evento annuale nelle valli Maira e Grana all'estremo occidente alpino, incontrando due associazioni che condividono il tema sociale. delle Terre Alte. Un'occasione per riprendere il filo di un percorso che si snoda nelle Alpi dai tempi dell Carta di Chivasso, che viene riproposto anche in forma transfrontaliera e che punta a un nuovo patto tra piano e monte leggi tutto

 

(20.08.13) La rinascita delle comunità locali una risposta strategica alla crisi

Il sociologo territorialista De La Pierre, attento ai temi della rinascita comunitaria e della progettualità locale autosostenibile, invidua nella profonda crisi presente, una straordinaria opportunità di rinascita comunitaria. De La Pierre rintraccia un filo comune in quanto sta avvenendo nei borghi già abbandonati dell'Appennino, in Brasile, nella Grecia che rinasce quando la crisi sembra disperata, in una inedita Lombardia  leggi tutto

 

(03.02.12) Montagna: crisi e recupero di autogoverno

Pubblichiamo gli interventi del Seminario di Milano del 10 dicembre su: "La Montagna di fronte alla crisi". Uno spunto per un dibattito aperto che vuole arrivare alla definizione di una "Carta per l'autogoverno della montagna" da presentare a Sondrio in un convegno da tenersi entro la primavera di quest'anno. Oltre a commentare ogni intervento online i lettori possono inviare loro contributi ai temi del dibattito aperto.

leggi tutto

 

(11.12.11) Milano. Parte una iniziativa politico-culturale per le Terre alte

Si è svolto ieri presso l'Associazione consiglieri (al Pirelli) un seminario con lo scopo dichiarato di dare espressione politica (ma non c'entrano i partiti tradizionali) a quel fiume carsico dell'autonomia e libertà alpina che prese origine con la Carta di Chivasso ('44) e proseguì con quelle di Sondrio ('86) e di Coumboscuro ('87) e, più di recente ('06), con il Patto per le Alpi piemontesi. Con l'idea di passare dalle "Carte" all'azione.  leggi tutto

 

(28.05.11) Ricominciare dalla montagna?

Il titolo del saggio di Gianfranco Miglio (1978) è quanto mai attuale. Mai come oggi la montagna è a un bivio. Può ispirare al resto della società modelli utili a ripensare la gestione dello spazio, delle risorse, comprese quelle umane o può essere cancellata come realtà sociale. E ridotta ad un 'supporto fisico' colonizzato materialmente e simbolicamente dalla civiltà megapolitana. In vista di un 'ripensamento complessivo' della realtà della montagna è utile ripercorrere le tappe della presa di consapevolezza della realtà delle Terre alte. Una di queste è rappresentata indubbiamente dal convegno di Sondrio dell'aprile 1986 (foto) nel cui ambito venne redatta la'Carta di Sondrio' che ripubblichiamo in vista di nuove iniziative.leggi tutto

 

(24.05.11) Meno stato più comunità nelle Terre alte

Dalle scuole parentali agli alberghi 'informali' delle 'donne di montagna', ai gruppi di consumo arrivano segnali della volontà delle terre alte alpine di voler tornare a gestirsi sulla base delle mai sopite tradizioni di gestione comunitaria. Lo stato, la burocratizzazione e istituzionalizzazione di ogni aspetto della vita economica e sociale, devono fare un passo indietro. E le terre alte diventeranno un modello vitale. 

 leggi tutto

 

(13.02.11) La cultura urbanocentrica svuota la montagna

 Riportiamo l'articolo di Tarcisio Cima pubblicato dal "Giornale del popolo" il 21 gennaio 2011 con il titolo 'La montagna svuotata' Il Canton Ticino gode larga autonomia ed ha un territorio al 100% montano. Eppure si 'pensa' come un'area urbana e la tendenza è a dimenticare che le Alpi hanno bisogno di città ma che il  ruolo di queste ultime può rafforzarsi proprio in quanto città alpine leggi tutto

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(29.12.14) Gli Ogm rappresentano una minaccia particolarmente grave per l'agricoltura di montagna. Non a caso l'Austria, il paese più montano della UE è l'alfiere della resistenza agli Ogm in Europa. In Italia viene dalla Valle d'Aosta l'iniziativa più decisa

 

Le Alpi fermano gli Ogm

grazie all'autonomia

 

di Michele Corti

 

La Valle d'Aosta utilizza la propria autonomia per porsi come regione italiana alla testa della resistenza agli Ogm. Viene da chiedersi se i disegni neocentralistici di Roma (assecondati a Milano da una Lega sempre più lepenista e nazionalista) non mirano a cancellare, con gli accorpamenti e la ricentralizzazione, proprio la capacità dei territori di difendersi dal totalitarismo dei sistemi economici e ideologici globali

 

La notizia è del 23 dicembre. La III commissione consigliare del consiglio regionale della Valle d'Aosta ha approvato il testo della legge anti-Ogm Disposizioni in materia di impiego di organismi geneticamente modificati sul territorio della Regione autonoma Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste. Abrogazione della legge regionale 18 novembre 2005, n. 29 (Disposizioni in materia di coesistenza tra colture transgeniche, convenzionali e biologiche). L'iter del provvedimento approvato in commissione con l'astensione dell'UVP (Union Valdôtaine Progressiste) che ha manifestato riserve sui controlli affidati al Corpo Forestale Regionale ora proseguirà in aula dove è scontata l'approvazione finale. Il provvedimento è frutto dell'iniziativa dell' UV (Union Valdôtaine) e si inquadra nel programma politico autonomista per la presente legislatura che, alla voce "agricoltura" prevede:

Garantire in ogni ambito le produzioni di qualità, con adeguata attenzione al settore viti-vinicolo, anche attraverso politiche di esclusione degli OGM, la valorizzazione dei prodotti a “km zero”, il sostegno alla diffusione dell’agricoltura biologica e biodinamica.

La legge parte dal presupposto che in montagna la coesistenza" (aleatoria in pianura) è del tutto impossibile

(Art. 2) In considerazione del particolare assetto morfologico,idrogeologico e climatico del territorio regionale, costituito per un terzo da aree protette riconosciute e tutelate a livello europeo, e della forte frammentazione e parcellizzazione della proprietà fondiaria che impediscono di prevenire, attraverso misure di coesistenza, la presenza involontaria di OGM nelle coltivazioni di cui all’articolo 1, la coltivazione di OGM è vietata sull’intero territorio regionale.

L'Art. 3 affida il controllo della legge al Corpo Forestale della Valle d'Aosta. Disporre di un ente autonomo di controllo in materia agricola, forestale, ambientale rappresenta un elemento importante di una politica per il territorio realmente autonoma come sanno bene i montanari delle regioni ordinarie che lamentano come il CFS si comporti come una polizia di parte ambiental-animalista, preoccupata di tutelare la fauna selvatica che sta a cuore agli ambientalisti di città.

Il disposto degli artt. 4 e 5 (obbligo di rimozione e sanzioni) consentono di dire che la Valle d'Aosta "fa sul serio".

Il Corpo forestale della Valle d’Aosta ordina al conduttore del fondo la rimozione e la distruzione delle piante coltivate e delle eventuali sementi che da esse si siano prodotte. In caso di inottemperanza, il Corpo forestale della Valle d’Aosta provvede direttamente addebitando le spese al conduttore del fondo.

E per chiunque violi il divieto di coltivazione scattano sanzioni da 50 a 500 mila euro. Sanzioni serie come si vede e non solo virtuali come avviene in tanta normativa italiana.

La difesa della ruralità, dell'agricoltura contadina  è difesa di autonomia e libertà

 

La nuova legge non fa che confermare una linea coerentemente perseguita in Valle d'Aosta. Va ricordato che la Fontina è uno dei pochissimi prodotti Dop che prevedono il divieto di Ogm. Un divieto che a sua volta è possibile perché la politica valdostana e il disciplinare della Fontina prevedono l'obbligo dell'allevamento per la produzione del latte della razza Valdostana, una razza che valorizza i foraggi locali e non la soia Ogm e i mangimi Ogm utizzata in Italia anche per la produzione di Dop di montagna.

Tutte questioni di forte e immediata rilevanza politica in un mondo dove il potere globale si basa sull'imposizione di Ogm, di sistemi con largo uso di pesticidi e concimi chimici. La politica autonomista delle regioni autonome alpine (segnatamente la Regione Valle d'Aosta e la provincia di Bolzano dove la cultura e la politica italiane fanno meno presa) si distinge per iniziative a favore dell'agricoltura e della montagna e per non lasciarsi omologare a politiche nazionali espressione dei poteri forti metropolitani. Non c'è autonomia, non c'è libertà se si cede al sistema globale di dittatura del cibo. In realtà il conservatorismo alpino, la ruralità, tanto odiata dai progressisti, oggi appaiono rivoluzionari (mentre il progressismo è il tristo reggicoda ideologico della globalizzazione, di un biocapitalismo che con il bio-tech, le bio-masse e altre bio-fregature sa sempre più di tanatocapitalismo).

 

 

Autonomia utile, necessaria, legittima

 

Quando la potestà legislativa autonoma è utilizzata, come nel caso nella legge valdostana anti Ogm, per tutelare la specificità del territorio e dell'agricoltura di montagna ci si rende conto che - al di là di posizioni di privilegio che non hanno a che fare con il nucleo dell'autonomia - l'autonomia speciale rappresenta un valore da difendere e da estendere, non da cancellare.

Ci si rende conto del perché oggi destra e sinistra italiane (compresa la Lega che con la svolta lepenista ha definitivamente liquidato un autonomismo di facciata) perseguano un progetto di accorpamento delle regioni che è sempre quello della Fondazione Agnelli. Sotto la proposta della Regione Lombardia a guida "autonomista" (si fa per dire) che è stata poi modificata per salvare l'Emilia Romagna e raggiungere la convergenza con il Pd. Una prospettiva che vedrebbe abolite le autonomie speciali alpine (Friuli, TAA, Vallée) e mantenuta l'autonomia delle isole (evidentemente sulla base della considerazione tecnocratica che il dato geografico pesa di più di quelli culturali e storici). Ovviamente Maroni e Renzi non si preoccupano di conoscere l'opinione degli interessati. Di certo ad Aosta, Udine, Trento, Bolzano non sono d'accordo. Ma, per fortuna, non sono d'accordo neppure i garanti internazionali delle autonomie valdostana e sudtirolese (a Parigi, Vienna e Berlino) con i quali l'itaglietta ha poco da fare la voce grossa.

 

 

Dietro alla nuova proposta di "macroregioni" c'è sempre la solita logica che guida anche la fusione dei comuni, la creazione di Unioni che riducono i sindaci a personaggi decorativi con la fascia tricolore. Si fa credere che abolendo livelli di governo e ampliando la dimensione delle unità amministrative si riducano i costi della macchina politico-amministrativa. In realtà i costi non dipendono dall'estensione delle unità ma da come è impostata la macchina. In Svizzera dove la politica deve rendere conto sul serio ai cittadini di come sono spese le risorse finanziarie e dove vi sono strumenti partecipativi che consentono di mettere in riga il ceto politico, i costi di funzionamento dei cantoni (che pure hanno ampie competenze, superiori a quelle delle regioni italiane) sono ridicoli rispetto a quelli delle provincie.

 

La politica neocentralista

 

Nell'ambito di una sana amministrazione lo spostare i livelli decisionali vicino a dove i cittadini vivono i problemi non è solo questione di democrazia, di capacità di ascolto, di capacità di conoscere e affrontare i problemi come si presentano localmente, ma è anche condizione di efficacia dell'azione pubblica e, in definitiva, ciò consente di utilizzare meglio le risorse per il funzionamento degli apparati pubblici.

La logica che presiede alle operazione di accorpamento (comuni o regioni) risponde un po' al seguente ragionamento: "dal momento che i centri decisionali e di spesa sono vittime dalla corruzione e dagli sprechi dei politici e dei burocrati riduciamoli in modo da risparmiare". Non sarebbe meglio eliminare la corruzione e gli sprechi?

 

 

Nella montagna del ponente ligure e in provincia di Cuneo è in atto una vera e propria rivolta dei sindaci dei comuni di montagna contro le Unioni. Essi chiedono di equiparare le Convenzioni tra comuni per la gestione di servizi e funzioni (che lasciano imprerogata l'autonomia dei comuni) alle Unioni. Il sindaco di Pontinvrea, nel savonese, Matteo Camiciottoli (sopra) ha dichiarato rifiutando l'Unione: “Le Unioni di Comuni sono il mezzo per arrivare ai macro Comuni e distruggere tutte le piccole realtà dell’entroterra. Nel nome di un miglioramento dei servizi e del risparmio si vanno progressivamente a sterminare le piccole amministrazioni”. 

In realtà con l'accorpamento si perseguono chiare finalità politiche. Se pensiamo ai comuni è palese che l'esproprio delle loro funzioni a vantaggio di aggregazioni consente alle segreterie dei partiti di disporre di canali di influenza più efficaci. La cosa è vera soprattutto in montagna dove nel contesto dlele fusioni e aggregazioni assumono funzione egemone i centri di fondovalle o allo sbocco delle valli dove il ceto amministrativo locale, a differenza di quello dei piccoli comuni delle Terre Alte, è in connessione con gli apparati dei partiti.

 

"Annegata" in grandi regioni o macroregioni la voce delle Terre Alte, che è una voce scomoda per i poteri forti metropolitani, terminali di quelliglobali, finisce per non poter essere più distinta. La (più facile) manipolazione delle masse urbane, che vivono in una condizione esperienziale sempre più mediata da canali controllati, consente di giocare il "consenso di massa" contro le comunità "periferiche", di non tenere conto delle loro condizioni specifiche, di attuare politiche apertamente colonialiste.

 

 

 

  •  

     

               commenti, informazioni? segnalazioni? scrivi

    pagine visitate dal 21.11.08

    counter customizable
    View My Stats

     Creazione/Webmaster Michele Corti