Ruralpini  

 

Commenti/Solo Petrini contro il biogas

 

Home

Mi presento

Attualità

Alpeggi

Ruralismo

Osterie

Foto

Link

Condividi l'articolo su Facebook

 

 

Articoli correlati

 

(19.02.13) Memorandum su biogas/biomasse per candidati/eletti

Nell'imminenza delle elezioni per il rinnovo del Parlamento il Coordinamento nazionale Terre Nostre dei comitati no biogas, no biomasse e per la salute e l'ambiente ha redatto un Memorandum che viene sottoposto ai canditati e che sarà anche basse di confronto con gli eletti. Vogliamo sapere se sischierano con una spregiudicata e pericolosa speculazione o con i territori

leggi tutto

 

(17.02.13) Un fortissimo NO al biogas da Castiglion Fibocchi

Castiglion Fibocchi dopo Capalbio rappresenta una battaglia importante di quella che è una vera e propria guerra scatenata daalla speculazione biogasista contro l'agricoltura di qualità, contro le comunità rurali, contro un modello migliore di economia e di società. Dove il patrimonio rurale e civico sono forti e c'è la consapevolezza della loro importanza il biogas non passa leggi tutto

 

(23.01.13)Biogas: chi ricatta chi?

Ai comitati che chiedono paletti per frenare il far west delle biomasse si obietta che gli agricoltori sarebbero pronti a fare ricorsi su ricorsi per difendere quella che è una "fonte indispensabile di reddito".  Quali agricoltori? leggi tutto

 

(09.12.2012)Ad Assisi le biomasse diventano tema etico I comitati no biogas biomasse sono impegnati con tutte le loro energie nel contastare la realizzazione delle centrali. Nonostante ciò trova spazio nella loro iniziativa anche la riflessione sulle implicazioni morali dell'operazione "energia da biomasse": una spregiudicata speculazione che calpesta principi di equità, trasparenza, precauzione. Al convegno di ieri ad Assisi c'era il vicario del vescovo di Perugia. Un segno di una attenzione al problema che speriamo coinvolga anche altre diocesi da qui al prossimo appuntamento ad Assisi (primavera 2013) per la Marcia per la terra contro le bioenergie insostenibili. leggi tutto

 

(28.11.12) Serio rischio biologico con il biogas (sottovalutato specie in Italia) La co-digestione di matrici organiche di ogni tipo, animali e vegetali, di Forsu e - come succede già in alcuni paesi - dei fanghi di depurazione pone gravi rischi di contaminazione, in primo luogo biologica, a carico dei terreni agricoli utilizzati per la produzione di alimenti per gli animali e per l'uomo. In altri paesi come la Germania sono state introdotte normative per il trattamento e il controllo dei substrati in entrata e dei digestati. In Italia nulla di ciò e si spinge l'accelleratore di folli incentivi  leggitutto

 

(04.10.12) Biogas: tecnologia sporca e insicura? In Germania parrebbe di si

Una lunga catena di incidenti nelle 7 mila centrali a biogas germaniche. Le documenta un sito a partire dal 2010. 90 incidenti che comprendono non solo svasamenti di contenuto fetido dei digestori nei corsi d'acqua ma anche tante esplosioni e tantissimi incendi, Anche con persone ferite e ustionate. In un caso un ustionato è morto. Da segnalare un sabotaggio che ha provocato lo sversamento del contenuto di un digestore. Come possono i mercanti del biogas venire a drci che in Germania va tutto bene? In Germania stanno abbandonando il biogas e ci rifilano una tecnologia obsoleta. Con la complicità della politica e dei collusi negli apparati pubblici leggi tutto

 

(21.10.12) No biogas e biomasse: il movimento si struttura

Sabato 20 presso l'agriturismo Santa Maria Maddalena di Bagnolara di Budrio (BO) si è ufficialmente costituita, con la partecipazione di comitati di 10 regioni, l'associazione "Coordinamento nazionale TERRE NOSTRE dei comitati no biogas no biomasse e per la tutela della salute e dell'ambiente". leggi tutto

 

(18.10.12) Il Biogas può uccidere. Helge Boehnel a Capalbio (GR)

Dalla Germania arriva la tecnologia (ma anche il lobbismo industrial-finanziario) che alimentano il far-west del biogas, l'affare sporco del secolo. Per fortuna con i veleni arrivano spesso anche gli antidoti. Il Prof. Boehnel, autorità scientifica in materia di botulino (una tossina mortale prodotta da un tipo di Clostridi anaerobici che si sviluppano nei digestori del biogas). Gli scienziati a libro paga del capitalismo speculativo diranno che Boehnel è un terrorista, un ciarlatano (come Séralini). Peccato che Goettingen è una delle università più prestigiose d'Europa e lui ha diretto per dieci anni un Istituto di biotecnologie dove si studia il botulismo leggi tutto

 

(26.09.12)Biogas: altro che emissioni zero!

Continua la corsa al biogas per quanto frenata dall'aumento del costo delle biomasse e dalla resistenza politica e sociale (vedi Regione Marche dove i comitati hanno ottenuto un pronunciamento di sospensiva del consiglio regionale). Intanto i dati che emergono sulle emissioni nocive nell'aria desta forte preoccupazione. Che si aggiunge agli altri pesanti impatti ambientali, economici e sociali. la Regione Emilia-Romagna ha "graziato" dalle centrali a biomasse le aree con concentrazioni oltre i limiti di legge delle polveri sottili. Regione Lombardia dove il business è ancora più forte se ne guarda bene

leggi tutto

 

(14.09.12) Budrio (Bo). Fervono i cantieri biogasisti ma i comitati non demordono

Ieri e Budrio, grosso comune alle porte di Bologna, si è rimesso in moto con una conferenza il movimento NO BIOGAS. Abbiamo anche visitato il sito e l'area naturalistica di pregio che sorge a fianco della strada dove passeranno i camion. Constatato i danni alle strade comunali  per via del cantiere, ascoltato cosa succede ai consumi d'acqua della Bonifica renana per via delle "voraci" centrali a biogas già in funzione in zona

leggi tutto

 

(06.08.12) Colture da biomasse rubano l'acqua

La siccità è grave. Il calo della produzione di mais nazionale avviene in un contesto di siccità generalizzata e le ripercussioni sui prezzi saranno pesanti. Le pagheranno gli allevatori già penalizzati dalla concorrenza delle biomasse. Aumenteranno importazioni e prezzi. Ma il governo dei tecnici ha fatto un nuovo regalo ai vampiri del biogas.

leggi tutto

 

(22.04.12) La vera antipolitica

Il governo dice che l'obiettivo di produzione di energia elettrica da "rinnovabili" per il 2020 è già stato raggiunto. Dice anche che la politica di incentivazione non è stata caratterizzata da criteri di efficienza energetica ed economica. Però le centrali a biomasse che avvelenano un'aria già pessima (specie in pianura padana) sono sempre "urgenti" e di "pubblica utilità" e si continuerà a favorirle con incentivi doppi rispetto alla media europea. Da noi il bene comune è subordinato agli interessi consolidati, alle lobby e alle caste. Anche quando c'è di mezzo la salute. Come dimostra la Regione Lombardia che non emana le Linee guida sulla localizzazione delle centrali  leggi tutto

 

(20.03.12) Nato il coordinamento No biomasse lombardo

Sabato scorso a Cavernago (BG) in un incontro organizzato dal locale comitato contro la centrale a biomasse è nato il coordinamento dei comitati lombardi no biomasse non biogas. Obiettivi: sostenere i comitati e farlinascere dove non esistono, lanciare una petizione popolare.

leggi tutto

 

(12.03.12) Agricoltura pattumiera? No grazie

Si sta finalmente chiarendo qual'è il fine della proliferazione delle centrali a biogas e biomasse: smaltire i rifiuti. Sacrosanto utilizzare gli scarti dell'industria agroalimentare e la frazione umida dei rifiuti urbani ma in impianti specializzati, controllati, in aree industriali accessibili alle grandi arterie. Preconizzare il cocktail dei substrati e l'uso di substrati vari nelle migliaia di impianti agricoli o pseudoagricoli significa esporre a grandi rischi l'agricoltura e la salute leggi tutto

 

(06.03.12) Fertilità del suolo: bene prezioso, le biomasse la mettono a rischio

Il suolo coltivato è una grande risorsa per l'alimentazione e per gli equilibri ambientali. L'agricoltura industriale ne ha causato il deterioramento ed è ora di correre ai ripari. Specie in un paese come l'Italia dove le condizioni climatiche e gli indirizzi agricoli fanno sì che vi siano suoli poveri o poverissimi di sostanza organica. La politica di utilizzo energetico delle biomasse che riduce le restituzioni di sostanza organica rappresenta un tragico errore

 leggi tutto

 

(02.03.12) Costano (PG). Una comunità viva

Con poco più di mille abitanti il paese di Costano in Umbria è riuscito a organizzare una grande mobilitazione contro la minaccia di una nuova centrale a biogas. Un modello e un punto di riferimento non solo in Umbria. Dove la comunità è viva e il legame sociale forte le minacce esterne possono essere sventate leggi tutto

 

(24.02.12) Anche in Lombardia cresce l'opposizione alle bioenergie

Alcune provincie, buona parte del mondoagricolo, Slow Food e i Comitati stanno costituendo un fronte per fermare una corsa sfrenata all'autorizzazione di centrali a biogas e biomasse. Dopo la presa di posizione del consiglio provinciale di Cremona si annuncia la costituzione di un Coordinamento regionale dei comitati che si oppongono alle centrali. La prima riunione si terrà a metà marzo a Cavernago, paese simbolo del NO biomasse leggi tutto

 

(19.02.12) Il movimento decolla: stop centrali a biogas e biomasse

Dopo il convegno di Altedo di sabato si preannuncia una settimana densa di incontri e convegni per dire basta alla proliferazione di centrali a biogas e biomasse motivata solo dalla speculazione. Una speculazione pericolosa per l'agricoltura che rischia di comprometterla ancora di più leggi tutto

 

(14.02.12) Sabato coordinamento No biogas e biomasse ad Altedo (Bo)

Uniti per salvare le campagne dalla proliferazione delle centrali a biogas e biomasse. Ci saranno comitati di tutte le regioni del Centro e del Nord ad Altedo di Malalbergo (BO) sabato prossimo. Lo scopo: coordinare la campagna nazionale per la moratoria e per la richiesta di linee guida e piani energetici regionali rispettosi del territorio e dell'agricoltura di qualità. leggi tutto

 

(08.02.12) Felonica (MN): cresce la protesta rurale

Le campagne tornano ad essere teatro di conflitti che riguardano aspetti centrali del modello sociale ed economico. Terra, salute, cibo, inquinamento al centro del movimento contro le centrali a biomasse e biogas. Cronaca e riflessioni sulla marcia di Felonica di domenica 5 febbraio leggi tutto

 

(31.01.12) Biogas: fermare la corsa all'oro (riflessioni dai comitati)

A Focomorto di Ferrara sabato scorso si è abbozzata anche la strategia per i prossimi mesi. Oltre a cercare di fermare in ogni modo la realizzazione degli impianti in loco serva una campagna nazionale che chieda ai politici di imporre uno stop. Altrimenti ci sarà la corsa a sfruttare il sistema super agevolato vigente che non mette seri paletti né in termini di vera efficienza energetica che di rispetto delle vocazioni agricole dei territori e dei diritti dei residenti. leggi tutto

 

(26.01.12) Biogas: verso una svolta. Sabato a Ferrara primo coordinamento inter-regionale

Dopo le parole natalizie di Vasco Errani, presidente della regione Emilia-Romagna (con le quali giudicava "un grave errore" destinare biomasse ad usi energetici) ha cominciato a serpeggiare un po' di preoccupazione nel fronte della speculazione biogasista. Anche perché le nuove autorizzazioni fioccano ma la popolazione - nonostante i media nazionali tacciano - è sempre più sul piede di guerra e le proteste dilagano. E sono sempre più dure annunciando un prossimo salto di qualità di tutta la partita con l'incipiente informazione di un coordinamento tra i comitati in nome della richiesta di MORATORIA leggi tutt

 

(21.12.11) Germania. La morte che viene dagli impianti a biogas

La scorsa primavera in Germania, è stato lanciato un allarme per la salute degli animali domestici e selvatici. Da parte di un esperto internazionale in materia di botulismo, il prof. Helge Böhnel, si ritiene che la diffusione del botulismo cronico negli allevamenti bovini possa essere imputata alla diffusione degli impianti di biogas e allo spargimento dei digestati con spore di Clostridium botulinum. Alcuni veterinari  tendono anche ad attribuire alla stessa causa le morie di selvaggina osservate in alcune regioni e la più diffusa rivista faunistica e cinofila germanica ha dedicato al problema una inchiesta (copertina a fianco). Da noi la regione Emilia-Romagna per il rischio delle spore di Clostridi ha "esonerato" le aree del Parmigiano reggiano dalle centrali a biogas. Precauzione. Ma allora conta più il Parmigiano della salute? leggi tutto

 

(18.12.11) Mezzolara (Bo). 4 NO alla centrale-truffa

I piani energetici della regione  prevedono la rapida trasformazione della pianura emiliana (tranne le zone "esentate" del Parmigiano) in una gigantesca monocoltura maidicola per alimentare centinaia e centinaia di digestori. Ma la resistenza delle comunità che vogliono tutelare la terra, il cibo, l'ambiente, la salute si fa ogni giorno più organizzata e determinata. Ne ho avuto la prova a Mezzolara dove venerdì sera ho partecipato ad una conferenza sulle conseguenze ambientali e sulla salute del biogas. Tanta gente attenta e preoccupata, tanta passione e determinazione da parte del Comitato locale e dei medici-relatori (Luigi Gasparini e Salvatore Virzì) leggi tutto

 

(29.11.11)  Mezzolara (Bo). Biogas senza pudore.

Quattro impianti quadrigeminati da 0,999MW, nello stesso sito. Proposti da 4 società gemelle con lo stesso progetto. Una superficie occupata di 13,4 ha a fianco di un'oasi Natura 2000 e a poche centinaia di m dalle abitazioni. Alimentazione 100% cereali (80% mais). La regione Emilia che ha 'graziato' le aree del Parmigiano, concentra tra la bassa bolognese e il ferrarese una gragnuola di progetti con la benedizione di Legambiente e dei maggiori partiti. leggi tutto

 

(01.12.11) Vercelli/Alessandria. Le bioenergie mangiano l'agricoltura (bioetanolo)

Entro il 2012 sarà in funzione l'impianto di bioetanolo di Crescentino (Vc). In prospettiva utilizzerà trinciato di Arundo donax (canna comune) coltivata su una superficie di oltre 4.000 ha (marginali?). Il tutto con contratti di coltivazione e contorzismo e quindi la sparizione della figura dell'agricoltore sostituito dalle società bioenergetiche. Siamo sicuri che sia una soluzione sostenibile come proclama Legambiente?

leggi tutto

 

(02.07.11) Nasce nel bolognese il movimento contro il biogas

Ieri sera affollata assemblea a Galliera. 10 comitati e tanta voglia di non mollare. Di fronte a speculazioni sfacciate che penalizzano pesantemente i residenti e l'agricoltura, di fronte alla scarsa trasparenza, al deficit di processo democratico. Un riferimento per chi in tutta Italia cerca - con grande difficoltà e ostracismi - di opporsi ad una vera e pericolosa truffa leggi tutto

 

(01.07.11) Estendere la coraggiosa iniziativa di Slow Food cremonese

Nell'assemblea di maggio della condotta è stata approvata una richiesta di moratoria per le centrali a biogas 'agricolo'. Cremona è l'epicentro di questa folle corsa, ma anche a Brescia, a Lodi a Mantova, a Bologna, a Padova sono numerosi i progetti realizzati o in cantiere. A Bologna è stata la stessa provincia a chiedere la moratoria alla Regione. Altrove comitati, associazioni, personalità preoccupate del futuro dell'agricoltura devono attivarsi per chiedere uno stop o severe linee guida limitative alle Regioni. leggi tutto

 

(01.07.11) Il biogas è un danno. In montagna lo è ancora di più

Intervento di Fausto Gusmeroli sul problema delle conseguenze nehative della diffusione delle centrali a biogas spinte dall'industria e dalla speculazione. Gli interessi speculativi hanno scatenato la corsa al biogas selvaggio che porterà - senza una moratoria - a centinaia di impianti da 1MW in Lombardia. Anche a Sondrio ne è stato realizzato uno e uno è in progetto leggi tutto

 

(23.06.11) Imbroglio ecologico, agricoltura truffata

Tra Bergamo e Brescia alcune società si offrono di provvedere alla realizzazione a loro spese, di impianti di biogas (da liquami e mais) con trattamento secondario di abbattimento dei nitrati. Si riservano tutti i proventi energetici, acquisiscono diritti di superficie per lunghi periodi e vincolano gli imprenditori agricoli al conferimento della quantità pattuita di liquami. Un ciclo ad alta insostenibilità spacciato per 'ecologico'.

 leggi tutto

 

(02.05.11) Cresce in tutta la Padania l'opposizione alla folle corsa al biogas

Sono centinaia gli impianti di biogas che verrebbero realizzati nei prossimi anni nella pianura padana con il pretesto di risolvere i problemi ambientali (direttiva nitrati) e con la favola dell'energia rinnovabile.

Il risultato  consiste nel  'digerire' i contributi a fondo perduto regionali (erogati per rendere allettanti i forti investimenti), i contributi della PAC per le coltivazioni agricole ora convertite in colture 'elettriche', i super-incentivi elettrici e trasformare il tutto in super-profitti speculativi. Il tutto pagato più volte dall'ignaro consumatore-utente-contribuente a tutto danno dei veri agricoltori e a vantaggio economico di una lobby spregiudicata fortemente sostenuta dalla tecnoburocrazia. leggi tutto

 

(06.03.11) Energie 'rinnovabili': un business sempre più sporco

Le buone intenzioni del governo di ridimensionare il regime di incentivi folli alle 'rinnovabili' si scontrano contro gli appetiti delle lobby. Via i limiti alla percentuale di superfici da destinare a biogas, via il tetto del fotovoltaico. Il ricatto di Forza Sud che ha minacciato di non votare il federalismo se il governo non avesse ritirato il decreto sulle 'rinnovabili' (poi 'ammorbidito') la dice lunga sul meccanismo che si è messo in moto. Ma anche al Nord... Strane manovre delle società padane dell'energia 'alternativa' per mettere le mani sui terreni per produrre biogas. Non solo a Cremona e nel Polesine ma a anche del Centro Italia.

leggi tutto

 

(15.01.11) Biogas: una trappola per l'agricoltura

Ora che la corsa al biogas è scatenata c'è una parte di mondo agricolo che inizia a rendersi conto della 'fregatura'. Compito delle regioni fermare una speculazione che spaccia per 'agricoli' impianti da 1MW che 'divorano' gradi estensioni sottraendole alla produzione foraggera.

leggi tutto

 

(03.11.10)  Gli equivoci delle 'rinnovabili

L'energia rinnovabile può rappresentare un'opportunità se riavvicina produzione a consumo di energia ridando controllo e responsabilità alle comunità locali.  Le soluzioni speculative non sono sostenibili specie quelle che divorano terreno coltivabile. Vanno invece premiate le soluzioni decentrate e 'contadine'. In ogni caso non si possono risolvere i problemi (fine petrolio e emissioni) in assenza di un forte cambiamento verso il risparmio di energia e il suo utilizzo più efficiente.

 leggi il commento di Fausto Gusmeroli

 

(23.05.10) Casnigo (BG) come Fiavè (TN).  Un paese insorge : la centrale a biogas (da deiezioni zootecniche) non la vogliamo

A Casnigo scontro duro tra la popolazione e la giunta comunale. Oltre 1000 firme contro la centrale a biogas (in un paese di 3400 abitanti). nell'assemblea del 20 maggio 400 oppositori hanno ribadito che non accettano il traffico e gli odori indotti dalla centrale, da realizzare in prossimità dell'abitato. Il tutto in una valle già 'sovracarica' di inquinamento e tumori e al solo scopo di mantenere un modello insostenibile di zootecnia intensiva in montagna che penalizza l'uso del territorio (prati e pascoli) per puntare sul forte impiego di mangimi. Il comitato del No intanto respinge agni accusa di strumentalizzazione politica. leggi tutto

 

 

 

 

 

 

(06.01.12) Si moltiplicano gli sforzi dei comitati contro il biogas che mangia l'agricoltura ma sinora manca il sostegno degli intellettuali, anche di quelli schierati contro eolico e fotovoltaico selvaggi

 

Solo Petrini tra gli intellettuali

si schiera contro il biogas

selvaggio che mangia l'agricoltura

 

di Michele Corti

 

A parte Petrini e la Gabanelli nessuno tra intellettuali, giornalisti, professori, ambientalisti snob ecc. ha avuto il coraggio di sostenere che il biogas selvaggio è una porcata. Ora il movimento anti biogas, che sta iniziando a coordinarsi, si attende una forte presa posizione di Slow Food a favore della MORATORIA

 

Gli intellettuali italiani anche quelli più sensibili ai temi ambientali paiono disinteressarsi di un fenomeno devastante che rischia di destrutturare l'agricoltura di ampie zone italiane e di favorire una corsa alla terra che metterà questa risorsa nelle mani dei grandi interessi speculativi. In Africa come nella pianura padana. Parecchie sono le personalità dell'intellighentsia (tra i più noti Sgarbi, Ripa di Meana, Oliviero Toscani, Pannella)  che hanno sottoscritto appelli contro l'eolico e il fotovoltaico selvaggi preoccupati - giustamente - per la compromissione di grandi valori culturali, paesaggistici e turistici.  In questi documenti di associazioni e personalità (riportati oltre in questa stessa pagina) non si fa parola di "biomasse" e "biogas". Dimenticanza, disattenzione, ignoranza?  Va notato che l'appello a limitare i superincentivi al fotovoltaico sui tetti è stato accolto dal governo Berlusconi in una delle ultime "finanziarie". Segno che proteste e appelli, specie se sostenuti da gruppi di ineteresse, non restano inascoltati.

 

Non devono succhiare le mammelle dello Stato (gli altri)

 

Il portale Via dal vento  è stato creato  - lo dicono loro - " un gruppo di cittadini di varia provenienza culturale e di diverse competenze professionali – piu’ o meno attivi nell’associazionismo ambientalista – preoccupati per gli effetti devastanti causati al paesaggio naturale e storico dell’Italia, nonche' agli ambienti naturali e alla fauna, dall’attuale proliferazionedegli impianti industriali per la produzione di energia dal vento".  Tutto bene, a parte che sarebbe bello che la gente si presentasse con nome e cognome e non con un "gruppo di cittadini" una formula usata immancabilmente per nascondere delle lobby.

Ma perché nel suddetto sito che ogni giorno riporta notizie in tema di contrasto all'eolico selvaggio se si fa una ricerca nelle news il "fotovoltaico" è citato 79 volte mentre le "biomasse" 12 e il "biogas" una sola volta? Forse una risposta si trova in quell'unica citazione del "biogas", un comunicato stampa del 4 giugno 2010 del guru Carlo Ripa di Meana lo spocchioso aristocratico (politicamente craxiano) riciclatosi ambientalista (ora d'antan):

Pubblichiamo un Comunicato stamapa di Carlo Ripa di Meana, presidente del Comitato Nazionale del Paesaggio: “ L’eolico è invece il settore che dipende maggiormente dall’estero, con il 60% di compagnie straniere su 82 totali. Va un po’ meglio il fotovoltaico, dov’è italiana poco più della metà delle 700 aziende esistenti; biogas, rifiuti e idroelettrico contano quote tra il 75 e l’84% di società del nostro Paese.” Sono dati del Politecnico di Milano. Si conferma ancora una volta che l’eolico oltre ad essere inadatto ed insostenibile per il paesaggio italiano, è espressione di una colonizzazione del Paese ad opera di lobby nord europee, che si sono attaccate fermamente alle mammelle dello Stato ed alle bollette degli italiani, succhiando risorse essenziali a vere politiche di autonomia energetica e di ricerca a favore della industria italiana.

Non ci vuole molto a capire che questi signori sono contro certe rinnovabili selvagge perché hanno interesse in altri business concorrenti e perché alle mammelle dello stato e alle bollette degli italiani vogliono suggere loro.

Per fugare ogni sospetto  bisogna essere contro tutte le rinnovabili selvagge. Nel nostro piccolo oltre ad occuparci di biogas ci siamo occupati - quando è stato il caso - anche di eolico portando  il nostro contributo al blocco dello sconsiderato progetto di Parco eolico al Passo di San Marco, tra le provincie di Bergamo e di Sondrio. Per fortuna c'è qualcuno più importante di noi che ha preso anch'egli posizione contro tutte le rinnovabili selvagge e in particolare il biogas che rappresenta una minaccia epocale per l'agricoltura, per il cibo buono, pulito e giusto. Ai distinti intellettuali che si stracciano le vesti per l'insulto estetico al paesaggio, ai beni monumentali, archeologici, storici forse non fregherà niente se il biogas farà sparire produzioni localizzate come l'aglio di Voghiera o l'asparago di Altedo. Nel loro provincialismo (molto indietro rispetto alla cultura europea e allo stesso pachiderma burocratico Unesco), non ritengono che un volgare ortaggio o latticno possano essere classificati beni culturali. Eppure è così.

 

Il peso della cultura estetizzante ed elitaria

 

Pesa poi a mio avviso la concezione estetizzante, letteraria, elitaria di paesaggio della cultura italiana, ferma ad una sopravvalutazione della qualità formale, visuale ed ad alcune sue componenti culturalmente determinate e poco aperta al concetto di organica unità tra qualità visuale percepita e la dimensione ecologica e funzionali. Basti pensare al diverso significato che assumono la voce italiana "paesaggio" e quella inglese "landscape". In tempi recenti questa concezione si è aperta ad un ambientalismo a sua volta imprintato su valori estetizzanti ed elitari. Da una parte la nobiltà della natura pretesa "selvaggia" e "incontaminata", bella nella sua inutilità per l'uomo, palesemente riconducibile ai valori aristocratici della caccia e dell'esclusione  delle "volgari" attività contadine dallo spazio dominato dal signore (oggi cammuffate ideologicamente sotto l'etichetta "scientifica" di "disturbo antropico"). Bello è il paesaggio-giardino, bello è il paesaggio-"selvaggio".

Che importa se nella desolata campagna padana spuntano come funghi le centrali a biogas? Tanto è già un paesaggio banale, di pura utilità. Se peggiora ulteriormente che cambia?

 

Le centrali non disturbano il senso estetico di lor signori e la puzza i villici possono sorbirsela

 

Non siamo lontani dalla logica della borghesia industriale ottocentesca. Inorridita dallo squallore di quel paesaggio da inferno dantesco che le forniva i profitti (sulla base dello sfruttamento spietato degli ex-contadini "liberati" dalla terra), elaborava nelle sue componenti intellettuali, in funzione compensatoria, quelle concezioni estetiche romantiche che continuano ad improntare l'immaginario attuale (basti pensare all'immagine delle Alpi).

Rispunta in definitiva nelle vicende attuali delle "rinnovabili"  il dualismo della cultura borghese con le due facce della medaglia: quella delle ferriere, delle miniere, delle filande  e quella della rielaborazione di valori estetici aristocratici rispunta. Basta tenere separati i piani: applicare due pesi e due misure.  

Il biogas non disturba gli esteti perché devasta non tanto in senso estetico il paesaggio quanto in quello di una profonda destrutturazione di equilibri economici ed agronomici e poi ... non siamo sulle marine, sui colli dei pittori rinascimentali o sui crinali... Un po' di mitigazione con cortine arboree e non si vede più nulla nel piattume padano. Quanto alla puzza e al disturbo del via vai di camionate... beh, pazienza. Tanto riguarda quattro sfigati. E poi si sa lo stomaco e il naso dei villici sono grossolani, possono sopportare. Chiamatelo razzismo o classismo a vostro piacimento. Ma è sempre quello. Quello della "satira del villano".

Va comunque detto che anche quando la centrale a biogas viene piazzata a fianco di un oratorio medioevale e a poche centinaia di metri dall'Abbazia di Viboldone in uno scampolo di paesaggio rurale del sud-est milanese sfuggito alla devastazione (Occhiò di San Giuliano), i signori intellettuali e ambientalisti snob continuano a fregarsene.

 

Un Forum che ha perso mordente

 

Purtroppo anche il Forum dei movimenti per la terra e il paesaggio non sembra distaccarsi più di tanto da questi orientamenti. Noi aspettiamo fiduciosi una risposta alla richiesta di prendere posizione sul biogas. Ma non arriva. Il Forum nasce dal Movimento stop al consumo di suolo che era nato sulla base di gruppi locali anche se su ispirazione di culture "urbanistiche" e "paesaggistiche" a dir poco distanti da quella della Terra quale matrice, fonte di vita e sacralità propria dei contadini. Purtroppo, fregato dal desiderio di visibilità, il movimento si è aperto alle grandi organizzazioni ambientaliste "istituzionali" (Italia Nostra, WWF, Legambiente) più improntate all'ecologismo urbano e borghese che a quello contadino. Dentro al Forum però ci sono anche movimenti e comitati di base e ... Slow Food e questo ci fa sperare in una evoluzione.

 

Petrini è l'eccezione che conferma la regola ma è anche una voce autorevole

 

Da tutto questo brutto panorama si distacca Carlin Petrini è sinora l'unico tra gli intellettuali, giornalisti, illustri professori, opinion maker, ambientalisti d'antan, uomini di cultura (o autoproclamatisi tali) che ha preso posizione senza se e senza ma contro il biogas. Che non ha esitato a trattare di puzze e digestioni anaerobiche. Perché ai fini di un cibo buono e pulito e giusto stallatico e digestati non sono la stessa cosa. La legittimazione concessa da Petrini al movimento anti biogas gli ha fornito un grosso impulso. Quelli che sino al giorno prima che uscisse l'articolo erano solo dei "talebani" che lottavano contro i mulini a vento hanno trovato una sponda. Non poco hanno aiutato a far uscire il movimento anti biogas dalle catacombe o comunque dalla dimesione locale anche le trasmissioni della Gabanelli che hanno smosso persino il presidente della regione Emilia-Romagna.

La posizione coraggiosa di Petrini (riportiamo in questa pagina anche il suo famoso intervento su Repubblica)  conferma che il fondatore di Slow Food è un personaggio fuori dagli schemi, assolutamente estraneo alle faune politico-intellettuali italiche (tanto che i suoi più feroci detrattori si trovano a sinistra, negli incrollabili vati delle magnifiche sorti progressive, dello scientismo, della religione del progresso tecnologico).

È segno della vitalità di Slow Food e del fatto che Petrini e non è diventato un profeta che predica nel deserto il fatto che alla sua uscita anti biogas è corrisposta l'altrettanto coraggiosa posizione di Slow Food Cremona, la provincia italiana più massacrata da questa piaga con ormai il 30% dei terreni agricoli sequestrato per alimentare i digestori (e la speculazione).

 

Ora ci vorrebbe un piccolo sforzo in più

 

In nome dei tantissimi comitati che si battono contro le centrali e che stanno cercando di coordinarsi anche a livello chiediamo a Slow Food, alle condotte delle aree bersagliate dalle richieste di autorizzazione di nuove centrali di prendere come ha fatto Cremona una posizione forte in favore di una MORATORIA nazionale. Amministratori regionali e provinciali nonché esponenti politici di vari partiti  ormai dichiarano apertamente che va fermata la corsa al biogas ottenuto da materie prime agro-alimentari e zootecniche. Concordano che è follia economica continuare su questa strada sotto la spinta dii incentivi stratosferici e dai finanziamenti in conto capitale per la realizzazione delle centrali. Si torna a parlare di un limite massimo nell'ambito delle aziende agricole delle superfici destinate al biogas

 


Sì a rinnovabili ed efficienza. No a eolico e fotovoltaico a terra

 

CONFERENZA STAMPA

 

Le Associazioni riunite in conferenza stampa chiedono al GOVERNO:

una MORATORIA di tutte le autorizzazioni per i nuovi impianti a terra fino a quando la riforma non sarà pienamente operativa. Se è vero che il sistema attuale non è più sostenibile, gli investimenti devono essere decisi solo in base alle nuove regole, quando esse saranno definitivamente approvate.

Le Associazioni riunite in conferenza stampa chiedono al PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA di poterlo incontrare per esporre le proprie ragioni e la fondata preoccupazione che si stia definitivamente distruggendo il Paesaggio, senza avere per contropartita la produzione energetica utile al nostro Paese.

L’art 9 della Costituzione : “Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione” ,
SI CHIEDE CHE IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO SE NE FACCIA GARANTE.
Sì a rinnovabili ed efficienza. No a eolico e fotovoltaico a terra
Venerdì 14 gennaio 2011 ore 12 Sede Nazionale Italia Nostra, viale Liegi 33-Roma,

Ha introdotto la mattinata Alessandra Mottola Molfino – Presidente Italia Nostra. Sono intervenuti Rosa Filippini – Presidente dell’associazione “Amici della terra”; Mariarita Signorini e Oreste Rutigliano del gruppo “Energia” di Italia Nostra nazionale; Carlo Alberto Pinelli – Presidente onorario dell’associazione “Mountain Wilderness Italia”, Carlo Ripa di Meana – Presidente del CNP;
E’ pervenuta l’adesione del CAI nazionale e l’adesione di Vittorio Sgarbi.
Nel corso degli interventi si è ricordato che:
la riforma del Governo rappresenta, un’importante presa d’atto di denunce che non possono essere smentite né ignorate. Vanno, perciò, respinti gli attacchi delle lobby che vorrebbero demolirla, stralciandone gli articoli più significativi al solo scopo di mantenere le proprie posizioni di privilegio
la riforma ha tempi lunghi di attuazione e non sarà operativa prima di un anno. Nel frattempo, rischiamo di assistere a una corsa sfrenata alle nuove installazioni per acquisire i diritti vigenti prima che decadano.
L’attuale concentrazione degli incentivi sulle sole rinnovabili elettriche sta dando risultati marginali e deludenti e impedisce al nostro Paese d’ imboccare con decisione la strada più innovativa, efficace e consona alle proprie caratteristiche: quella delle rinnovabili termiche, di quelle elettriche correttamente integrate negli edifici, delle tecnologie di efficienza energetica, degli interventi di riqualificazione del patrimonio immobiliare.
Le conferme arrivano dalle cifre ufficiali pubblicate dal Piano del Governo e dal Gse:
Negli ultimi 10 anni la potenza installata dell’eolico ha avuto un incremento del 34% annuo. Ciò significa che, mantenendo il sistema attuale, nel 2013 sarebbero già raggiunti e superati gli obiettivi definiti dal Piano del Governo per il 2020 (12.000 MW installati). A fronte di queste installazioni, il contributo effettivo dell’eolico ai consumi finali di energia è stato, nel 2009, dello 0,38 %. Con i 12.000 MW installati al 2020, il PAN prevede una produzione di elettricità pari ad appena l’1,2% dei consumi finali di energia. Nel 2009 gli impianti eolici funzionanti hanno lavorato in media per sole 1.336 ore equivalenti a fronte di uno standard di 2.000 ore considerato competitivo in Europa. Occorre fermare al più presto questa corsa allo spreco di risorse economiche, che sono scarse non meno del prezioso territorio di cui disponiamo.
Quanto al fotovoltaico, osserviamo che dei 2.504 MW installati al 2009, ben il 66% sono impianti di oltre 50 kW, cioè grandi impianti, generalmente installati su terreni agricoli per lucrare con facilità, grazie agli incentivi attuali. Appena il 26,6% della potenza fotovoltaica riguarda impianti inferiori ai 20 kW, quelli cioè correttamente installati sui tetti e che vanno a beneficio diffuso delle famiglie. Quanto mai opportuna è quindi la norma a tutela dei terreni agricoli, voluta dal Ministro Galan. Inoltre, è certamente utile continuare ad assicurare il sostegno alla diffusione del fotovoltaico sui tetti di case e capannoni industriali.

E le biomasse e il biogas? Quello va bene?


Appello per “un radicale ridisegno della strategia italiana per le rinnovabili finalizzata al 2020′

Assistiamo, nel settore delle energie rinnovabili, a uno spettacolo indecoroso e sconcertante. Incentivi generosissimi, i più alti al mondo, hanno determinato una vera e propria “corsa all’oro”, prima, nel settore dell’eolico, poi, nell’ultimo anno e mezzo, anche in quello del solare fotovoltaico.
A pagare sono tutti gli italiani, attraverso le bollette elettriche, mentre sono praticamente azzerati i fondi per la ricerca che, invece, in particolare per il fotovoltaico, sarebbero indispensabili.
La stessa Autority per l’energia ha documentato una crescita esponenziale degli incentivi, considerati tra i “più profittevoli al mondo”, rilevando un crescente fenomeno di speculazione. Per non parlare, poi, dell’esplodere di inchieste giudiziarie che hanno documentato il coinvolgimento della criminalità organizzata nel business delle torri eoliche e dei pannelli fotovoltaici. E’ il momento, dunque, di riprogettare dalle fondamenta l’intera strategia italiana per l’energia, nel quadro generale degli obiettivi strategici fissati dall’Europa e nell’orizzonte temporale che è il 31 dicembre 2020, non la fine di quest’anno e di quelli immediatamente a venire.
Se teniamo conto della rilevantissima discesa dei prezzi registrata negli ultimi 3 anni nel settore fotovoltaico, e del probabile andamento che seguirà, scegliere di installare grandissime quantità di pannelli tutti adesso, in pochissimi mesi, invece che in un arco di diversi anni, è un errore clamoroso. Dovremmo invece pianificare, da oggi al 2020, una crescita regolata, progressiva e più sostenibile di installazione di impianti fotovoltaici, in armonia con il parallelo calo dei prezzi che inevitabilmente arriverà e a salvaguardia del prezioso terreno agricolo, del suolo naturale ricco di biodiversità, dei valori paesaggistici da preservare.
Una strategia così orientata, fondata su basi di prudenza e sostenibilità, ci permetterebbe non solo di tenere in vita l’intera filiera del fotovoltaico da oggi al 2020, ma soprattutto di raggiungere, a fine 2020, i 30mila MegaWatt di potenza installata: una dimensione ben superiore rispetto ai modesti 8mila MegaWatt che il Governo ha fino ad oggi programmato.
Quanto poi all’eolico industriale, dovrebbe ormai essere evidente a tutti che per l’Italia questa tecnologia energetica dai pesantissimi impatti paesaggistico-territoriali rappresenta una scelta a dir poco infelice. Perché, come valuta Wind Power Barometer, l’osservatorio di settore della Comunità europea, l’Italia vanta in Europa la terza potenza eolica installata, ma è solo settima per produzione totale, e una pala eolica in Italia produce circa la metà di quanto produrrebbe se fosse installata in Irlanda o in Portogallo. Perché, come documentano gli Amici della Terra, l’apporto delle torri eoliche ai consumi finali di energia potrà al massimo essere del 2%… Ma a quale prezzo, in ogni caso, otterremmo questi davvero modestissimi benefici energetici?
Il turismo in Italia vale infinitamente di più rispetto a quanto potrebbero rendere alcune migliaia di torri eoliche. Perché l’Italia è un paese con poco vento, ma con il più importante patrimonio storico e artistico che esista al mondo, con il più alto numero di siti patrimonio dell’umanità per l’UNESCO, con le più importanti e spettacolari aree archeologiche del Mediterraneo.
Pensare di continuare ad innalzare migliaia e migliaia di mega-ventilatori d’acciaio, alti dai 100 ai 150 metri (più o meno come il grattacielo Pirelli…) sull’intera dorsale appenninica del Sud, nell’intero Molise, sugli altopiani siciliani o sardi affacciati sul mare, sulle magiche serre salentine oltre che sulle distese meravigliose di uliveti secolari punteggiati di castelli rinascimentali e di masserie fortificate o nel raggio di pochi chilometri da monumenti straordinari, di altissima rilevanza culturale, come Castel del Monte, la possente acropoli di Lucera, le aree archeologiche di Altilia-Saepinum e di Pietrabbondante, la Reggia di Caserta, i templi di Segesta e di Agrigento non è solo sbagliato, è anti-economico, anti-costituzionale, assolutamente irragionevole, forse criminale.
Per questo, chiediamo al Governo e al Parlamento:
di definire una strategia energetica nazionale che ci accompagni fino al 2020 e che assicuri più fondi per la ricerca e l’innovazione tecnologica e dia assoluto rilievo, oltre alla crescita dell’energia rinnovabile, anche al risparmio e all’efficienza energetica, da conseguire anche attraverso la bioedilizia e l’inizio di una politica di ricostruzione/rottamazione edilizia del patrimonio immobiliare post-bellico privo di qualità e di criteri antisismici;
di programmare l’uscita dall’eolico industriale e una riconversione dei relativi incentivi a vantaggio delle fonti rinnovabili di energia sviluppate in forme eco-sostenibili di autogenerazione diffusa (solare termico e fotovoltaico, geotermia, micro impianti eolici, ecc.) e della ricerca;
di fissare limiti all’installazione degli impianti fotovoltaici al fine di favorirne, in modo deciso, l’installazione sui tetti relativi a qualunque tipo di edificio, in particolare uffici, scuole, depositi, capannoni, fabbriche, distributori di carburante, parcheggi, ecc., o anche a terra nelle aree urbanizzate o industriali, e consentire l’installazione a terra, su terreni agricoli, solo di impianti di piccola taglia, al servizio dell’attività degli agricoltori per fini di auto-consumo, e, in parte, a integrazione del loro reddito personale.
Sarebbe possibile così rispettare, oltre che l’obiettivo strategico energetico fissato dall’Unione europea, finalmente i principi fondamentali della nostra Costituzione che all’articolo 9 proclama solennemente: “La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione”.

Carlo Ripa di Meana, Italia Nostra, presidente sezione Roma
Oreste Rutigliano, Comitato Nazionale Paesaggio, segretario nazionale
Andrea Carandini, docente archeologia classica (Università Roma La Sapienza)
Vittorio Sgarbi, storico e critico d’arte
Vittorio Emiliani, Comitato per la Bellezza, presidente
Mario Pirani, giornalista
Giacomo Marramao, docente filosofia (Università Roma 3)
Oliviero Toscani, fotografo
Rosa Filippini, Amici della Terra, segretario nazionale
Carlo Alberto Pinelli, Mountain Wilderness, presidente nazionale on.
Maria Rita Signorini, Italia Nostra, cons. nazionale e Commiss. Naz. Energia
Emma Bonino, vice-presidente Camera
Marco Pannella, Partito Radicale Transnazionale, presidente
Elisabetta Zamparutti, deputato Camera dei Deputati
Sergio D’Elia, Nessuno tocchi Caino, segretario nazionale
Annamaria Procacci, animalista, già parlamentare dei Verdi
Stefano Allavena, Altura (Ass. tutela uccelli rapaci), presidente nazionale
Enzo Cripezzi, Lipu, coordinatore regionale Puglia
Pietro Bellasi, docente sociologia dell’arte a Bologna
Luisa Bonesio, docente Geofilosofia
Alberto Cuppini, portav. Rete resistenza sui Crinali, Emilia Romagna,
Maurizio Fiori, portav. Rete Resistenza sui Crinali, Toscana,
Giovanni De Pascalis, Italia Nostra, consigliere sezione di Roma
Nico Valerio, animalista, ecologista, Ecologia liberale

 


L'articolo di Petrini tratto da La Repubblica 28/7/11


Agricoltura industriale. Riflettiamo sull’ossimoro. In suo nome, l’uomo ha pensato di poter produrre il cibo senza contadini, finendo con l’estrometterli dalle campagne. Oggi siamo addirittura arrivati all’idea che possano esserci campi coltivati senza produrre alimenti: agricoltura senza cibo. Agricoltura che, se si basa soltanto sul profitto e sulle speculazioni, riesce a rendere cattivo tutto ciò che può essere buono: il cibo, i terreni fertili (che sono sempre meno), ma anche l’energia pulita e rinnovabile. Come il fotovoltaico, come il biogas.
S’è già parlato di come l’energia fotovoltaica possa diventare una macchina mangia-terreni e mangia-cibo. Se i pannelli fotovoltaici sono posati direttamente a terra e per grandi estensioni essi tolgono spazi alla produzione alimentare e desertificano i suoli fino a renderli inservibili. Allora bisogna dirlo chiaro: sì al fotovoltaico, ma sui tetti, nelle cave dismesse, lungo le strade. No a quello sul terreno libero.
Adesso poi è il momento delle centrali a biogas che sfruttano le biomasse, vale a dire liquami zootecnici, sfalci e altri vegetali. Questi materiali si mettono in un digestore, qui si genera gas che serve a produrre energia elettrica e ciò che avanza – il “digestato” - adeguatamente trattato poi può essere utilizzato come ammendante per i terreni. Questi impianti sarebbero ideali per smaltire liquami (problema annoso di chi fa allevamento) e altri rifiuti biologici, integrando il reddito con una produzione di energia che può essere utilizzata in azienda o venduta. Se sono piccoli o ben calibrati rispetto al sistema chiuso dell’azienda agricola funzionano e sono una benedizione - esattamente come può fare il fotovoltaico sul tetto di un capannone o di una stalla. Ma se c’è di mezzo il business, se si fanno sotto gli investitori che fiutano affari e a cui non importa che l’agricoltura produca cibo e che lo faccia bene, allora il biogas può diventare una maledizione. Sta già succedendo in molte zone della Pianura Padana, soprattutto laddove ci sono forti concentrazioni di allevamenti intensivi. È una cosa che stanno denunciando alcune associazioni ambientaliste a livello locale e per esempio da Slow Food Cremona mi segnalano che nella loro provincia ormai la situazione è sfuggita al controllo. Tant’è vero che hanno chiesto alla Provincia una moratoria sull’installazione e autorizzazione di nuove centrali a biogas.
Che succede? Molti agricoltori, stremati dalla crisi generalizzata del settore, si trasformano in produttori di energia, smettendo di fare cibo. In pratica si limitano a coltivare mais in maniera intensiva per farlo “digerire” dagli impianti a biogas. C’è anche chi lo fa solo in parte, ma sta di fatto che tutto quel mais non sarà mangiato dagli animali e quindi indirettamente neanche dagli umani. Gli investitori li aiutano, a volte li sfruttano. Esistono soccide in cui gli agricoltori sono pagati da chi ha costruito l’impianto per coltivare mais: sono diventati degli operai del settore energia, altro che contadini. Tutto è cominciato nel 2008 con la finanziaria che prevedeva un nuovo certificato verde 'agricolo' per la produzione di energia elettrica con impianti di biogas alimentati da biomasse. Impianti “piccoli”, di potenza elettrica non superiore a 1 Megawatt. Ma 1 Mw è tanto: ciò ha incentivato il business, perché a chi produce viene riconosciuta una tariffa di 28 cent/kWh, circa tre volte quanto si paga per l’energia prodotta “normalmente”. Ecco allora che il sistema degli incentivi, cui si uniscono quelli europei per la produzione di mais, ha fatto sì che convenga costruire impianti grandi e costosi (anche 4 milioni di Euro), che posso essere ammortizzati in pochi anni. Soltanto nel cremonese nel 2007 c’erano 5 impianti autorizzati, oggi sono 130. E lì oggi si stima che il 25% delle terre coltivate sia a mais per biogas. In tutta la Lombardia si prevede che entro il 2013 dovrebbero esserci 500 impianti. Ci sarebbe da riflettere su quante volte un cittadino che versa anche le tasse arrivi a pagare quest’energia “pulita”, ma l’emergenza è di altro tipo: così si minacciano l’ambiente e l’agricoltura stessa.
Primo e lapalissiano: si smette di produrre cibo per produrre energia. Secondo: la monocoltura intensiva del mais è deleteria per i terreni perché deve fare largo uso di concimi chimici e consuma tantissima acqua, prelevata da falde acquifere sempre più povere e inquinate. Senza rotazioni sui terreni si compromette la loro fertilità e si favorisce la diffusione di parassiti come la diabrotica, da eliminare con un’ulteriore aggiunta di antiparassitari. Se il mais non è per uso alimentare, poi, sarà più facile mettere due dosi di tutto invece di una, senza farsi tanti scrupoli. Terzo: chi produce energia coltivando mais può permettersi di pagare affitti dei terreni molto più alti, anche fino a 1500 euro per ettaro, il che crea una concorrenza sleale nei confronti di chi invece ne ha bisogno per l’allevamento. È lo stesso fenomeno che si è creato con i parchi fotovoltaici, dunque sta piovendo sul bagnato. A chi alleva servono terreni soprattutto per rientrare nella “direttiva nitrati”, che dovrebbe regolare lo smaltimento dei liquami in maniera sostenibile. Chiedete ai contadini e agli allevatori: i terreni non sono mai stati così costosi come oggi, e per un’azienda che già subisce i danni di un mercato drogato da speculazioni e imposizioni di prezzi bassi da parte del sistema distributivo può voler dire soltanto una cosa, la chiusura.
Ma andiamo avanti. Quarto: gli impianti stessi, quelli da 1 Mw, sono grandi strutture e per costruirle si consuma terreno agricolo sacrificandolo per sempre. Quinto: ci sono già le prime voci sulla nascita di un mercato nero di rifiuti biologici, come gli scarti dei macelli, venduti illegalmente per fare biogas. Non andrebbero mai utilizzati come biomasse, perché ciò che avanza dalla “digestione” poi viene sparso per i campi come ammendante e in questi casi oltre a inquinare potrebbe anche diffondere malattie.
Il problema è la scala. Diciamo chiaramente che in sé il biogas da biomasse non avrebbe nessun difetto. Ma se è realizzato a fini speculativi ed è sovradimensionato, se fa produrre mais al solo scopo di metterlo nell’impianto, se fa alzare i prezzi del terreno, lo consuma e lo inquina, allora bisogna dire no, forte e chiaro. Da questo punto di vista sarà bene che le amministrazioni (comunali per impianti piccoli, provinciali per quelli più grandi) comincino a valutare i fini reali degli impianti prima di concedere autorizzazioni, e sicuramente questi problemi andranno affrontati e debellati con la nuova PAC, la politica agricola comune, che si è iniziata a discutere a Bruxelles.
Da un punto di vista umano capisco gli agricoltori che hanno intravisto con il biogas un modo per risalire la china di un’agricoltura industriale sempre più in crisi. Ma sono sicuro che ci sono altri modi di fare agricoltura, più puliti, diversificati, che puntano alla vera qualità. Questa agricoltura può essere molto remunerativa e dare futuro ai giovani, mentre è soprattutto quella di stampo industriale che sta collassando. Inoltre, prima o poi gli incentivi finiranno. Il biogas con grandi impianti è una pezza sporca che alcuni stanno mettendo alla nostra agricoltura malata, ottenendo l’effetto di darle così il colpo di grazia. Sarà molto difficile tornare indietro: i terreni fertili non si recuperano, le falde s’inquinano, la salubrità sparisce, chi fa buona agricoltura è costretto a smettere a causa di una concorrenza spietata e insostenibile. Agricoltura industriale, che ossimoro.

Carlo Petrini

 

           commenti, informazioni? segnalazioni? scrivi

pagine visitate dal 21.11.08

Contatore sito counter customizable
View My Stats

 Creazione/Webmaster Michele Corti