Ruralpini  

Commenti/No biogas

 

Home

Mi presento

Attualità

Alpeggi

Ruralismo

Osterie

Foto

Lin k

 

Condividi l'articolo su Facebook

 

 

 

Potrebbe interessarti anche

 

(19.02.13) Memorandum su biogas/biomasse per candidati/eletti

Nell'imminenza delle elezioni per il rinnovo del Parlamento il Coordinamento nazionale Terre Nostre dei comitati no biogas, no biomasse e per la salute e l'ambiente ha redatto un Memorandum che viene sottoposto ai canditati e che sarà anche basse di confronto con gli eletti. Vogliamo sapere se sischierano con una spregiudicata e pericolosa speculazione o con i territori leggi tutto

 

(17.02.13) Un fortissimo NO al biogas da Castiglion Fibocchi

Castiglion Fibocchi dopo Capalbio rappresenta una battaglia importante di quella che è una vera e propria guerra scatenata daalla speculazione biogasista contro l'agricoltura di qualità, contro le comunità rurali, contro un modello migliore di economia e di società. Dove il patrimonio rurale e civico sono forti e c'è la consapevolezza della loro importanza il biogas non passa leggi tutto

 

(23.01.13)Biogas: chi ricatta chi?

Ai comitati che chiedono paletti per frenare il far west delle biomasse si obietta che gli agricoltori sarebbero pronti a fare ricorsi su ricorsi per difendere quella che è una "fonte indispensabile di reddito".  Quali agricoltori? leggi tutto

 

(09.12.2012)Ad Assisi le biomasse diventano tema etico I comitati no biogas biomasse sono impegnati con tutte le loro energie nel contastare la realizzazione delle centrali. Nonostante ciò trova spazio nella loro iniziativa anche la riflessione sulle implicazioni morali dell'operazione "energia da biomasse": una spregiudicata speculazione che calpesta principi di equità, trasparenza, precauzione. Al convegno di ieri ad Assisi c'era il vicario del vescovo di Perugia. Un segno di una attenzione al problema che speriamo coinvolga anche altre diocesi da qui al prossimo appuntamento ad Assisi (primavera 2013) per la Marcia per la terra contro le bioenergie insostenibili. leggi tutto

 

(28.11.12) Serio rischio biologico con il biogas (sottovalutato specie in Italia) La co-digestione di matrici organiche di ogni tipo, animali e vegetali, di Forsu e - come succede già in alcuni paesi - dei fanghi di depurazione pone gravi rischi di contaminazione, in primo luogo biologica, a carico dei terreni agricoli utilizzati per la produzione di alimenti per gli animali e per l'uomo. In altri paesi come la Germania sono state introdotte normative per il trattamento e il controllo dei substrati in entrata e dei digestati. In Italia nulla di ciò e si spinge l'accelleratore di folli incentivi

leggitutto

 

(04.10.12) Biogas: tecnologia sporca e insicura? In Germania parrebbe di si.Una lunga catena di incidenti nelle 7 mila centrali a biogas germaniche. Le documenta un sito a partire dal 2010. 90 incidenti che comprendono non solo svasamenti di contenuto fetido dei digestori nei corsi d'acqua ma anche tante esplosioni e tantissimi incendi, Anche con persone ferite e ustionate. In un caso un ustionato è morto. Da segnalare un sabotaggio che ha provocato lo sversamento del contenuto di un digestore. Come possono i mercanti del biogas venire a drci che in Germania va tutto bene? In Germania stanno abbandonando il biogas e ci rifilano una tecnologia obsoleta. Con la complicità della politica e dei collusi negli apparati pubblici leggi tutto

 

(11.11.12) Le bioenergie fanno male al clima

La maledizione del biogas e delle biomasse viene giustificata con... Kioto. Ma le bioenergie peggiorano l'effetto serra. E ora anche la scienza e la politica se ne accorgono. Anche se i provvedimenti frenati dalla lobby sono parziali e non tempestivi  leggi tutto

 

(18.12.11) Mezzolara (Bo). 4 NO alla centrale-truffa

I piani energetici della regione  prevedono la rapida trasformazione della pianura emiliana (tranne le zone "esentate" del Parmigiano) in una gigantesca monocoltura maidicola per alimentare centinaia e centinaia di digestori. Ma la resistenza delle comunità che vogliono tutelare la terra, il cibo, l'ambiente, la salute si fa ogni giorno più organizzata e determinata. Ne ho avuto la prova a Mezzolara dove venerdì sera ho partecipato ad una conferenza sulle conseguenze ambientali e sulla salute del biogas. Tanta gente attenta e preoccupata, tanta passione e determinazione da parte del Comitato locale e dei medici-relatori (Luigi Gasparini e Salvatore Virzì) leggi tutto

 

(29.11.11)  Mezzolara (Bo). Biogas senza pudore. Quattroimpianti quadrigeminati da 0,999MW, nello stesso sito. Proposti da 4 società gemelle con lo stesso progetto. Una superficie occupata di 13,4 ha a fianco di un'oasi Natura 2000 e a poche centinaia di m dalle abitazioni. Alimentazione 100% cereali (80% mais). La regione Emilia che ha 'graziato' le aree del Parmigiano, concentra tra la bassa bolognese e il ferrarese una gragnuola di progetti con la benedizione di Legambiente e dei maggiori partiti. leggi tutto

 

(01.12.11) Vercelli/Alessandria. Le bioenergie mangiano l'agricoltura (bioetanolo)

Entro il 2012 sarà in funzione l'impianto di bioetanolo di Crescentino (Vc). In prospettiva utilizzerà trinciato di Arundo donax (canna comune) coltivata su una superficie di oltre 4.000 ha (marginali?). Il tutto con contratti di coltivazione e contorzismo e quindi la sparizione della figura dell'agricoltore sostituito dalle società bioenergetiche. Siamo sicuri che sia una soluzione sostenibile come proclama Legambiente? leggi tutto

 

(02.07.11) Nasce nel bolognese il movimento contro il biogas

Ieri sera affollata assemblea a Galliera. 10 comitati e tanta voglia di non mollare. Di fronte a speculazioni sfacciate che penalizzano pesantemente i residenti e l'agricoltura, di fronte alla scarsa trasparenza, al deficit di processo democratico. Un riferimento per chi in tutta Italia cerca - con grande difficoltà e ostracismi - di opporsi ad una vera e pericolosa truffa leggi tutto

 

(01.07.11) Estendere la coraggiosa iniziativa di Slow Food cremonese

Nell'assemblea di maggio della condotta è stata approvata una richiesta di moratoria per le centrali a biogas 'agricolo'. Cremona è l'epicentro di questa folle corsa, ma anche a Brescia, a Lodi a Mantova, a Bologna, a Padova sono numerosi i progetti realizzati o in cantiere. A Bologna è stata la stessa provincia a chiedere la moratoria alla Regione. Altrove comitati, associazioni, personalità preoccupate del futuro dell'agricoltura devono attivarsi per chiedere uno stop o severe linee guida limitative alle Regioni. leggi tutto

 

(01.07.11) Il biogas è un danno. In montagna lo è ancora di più

Intervento di Fausto Gusmeroli sul problema delle conseguenze nehative della diffusione delle centrali a biogas spinte dall'industria e dalla speculazione. Gli interessi speculativi hanno scatenato la corsa al biogas selvaggio che porterà - senza una moratoria - a centinaia di impianti da 1MW in Lombardia. Anche a Sondrio ne è stato realizzato uno e uno è in progetto leggi tutto

 

(23.06.11) Imbroglio ecologico, agricoltura truffata

Tra Bergamo e Brescia alcune società si offrono di provvedere alla realizzazione a loro spese, di impianti di biogas (da liquami e mais) con trattamento secondario di abbattimento dei nitrati. Si riservano tutti i proventi energetici, acquisiscono diritti di superficie per lunghi periodi e vincolano gli imprenditori agricoli al conferimento della quantità pattuita di liquami. Un ciclo ad alta insostenibilità spacciato per 'ecologico'.

 leggi tutto

 

(02.05.11) Cresce in tutta la Padania l'opposizione alla folle corsa al biogas

Sono centinaia gli impianti di biogas che verrebbero realizzati nei prossimi anni nella pianura padana con il pretesto di risolvere i problemi ambientali (direttiva nitrati) e con la favola dell'energia rinnovabile.

Il risultato  consiste nel  'digerire' i contributi a fondo perduto regionali (erogati per rendere allettanti i forti investimenti), i contributi della PAC per le coltivazioni agricole ora convertite in colture 'elettriche', i super-incentivi elettrici e trasformare il tutto in super-profitti speculativi. Il tutto pagato più volte dall'ignaro consumatore-utente-contribuente a tutto danno dei veri agricoltori e a vantaggio economico di una lobby spregiudicata fortemente sostenuta dalla tecnoburocrazia. leggi tutto

 

(15.01.11) Biogas: una trappola per l'agricoltura

Ora che la corsa al biogas è scatenata c'è una parte di mondo agricolo che inizia a rendersi conto della 'fregatura'. Compito delle regioni fermare una speculazione che spaccia per 'agricoli' impianti da 1MW che 'divorano' gradi estensioni sottraendole alla produzione foraggera. leggi tutto

 

(03.11.10)  Gli equivoci delle 'rinnovabili

L'energia rinnovabile può rappresentare un'opportunità se riavvicina produzione a consumo di energia ridando controllo e responsabilità alle comunità locali.  Le soluzioni speculative non sono sostenibili specie quelle che divorano terreno coltivabile. Vanno invece premiate le soluzioni decentrate e 'contadine'. In ogni caso non si possono risolvere i problemi (fine petrolio e emissioni) in assenza di un forte cambiamento verso il risparmio di energia e il suo utilizzo più efficiente.

leggi il commento di Fausto Gusmeroli

 

(15.01.11) Biogas: una trappola per l'agricoltura  leggi tutto

 

(06.03.11) Energie 'rinnovabili': un business sempre più sporco leggi tutto

 

(23.05.10) Casnigo (BG) come Fiavè (TN).  Un paese insorge : la centrale a biogas (da deiezioni zootecniche) non la vogliamo  leggi tutto

 

(19.07.09) Lombardia: la vera 'calamità naturale' è la monocoltura del mais

vai a vedere 

 

(29.10.10)  Direttiva nitrati: proroga slittata. Ma il sistema gestione nitrati promuove la sostenibilità? leggi tutto

 

(04.04.09) Lomaso-Fiave' (Tn): Sfuma definitivamente l'impianto di biogas a Fiave'. I "rompiballe"  avevano ragione

vai a vedere

 

(25.10.09)  Gli allevamenti animali responsabili del 51% dei gas serra secondo WorldWatch 

leggi tutto

 

(29.12.08) Regione Lombardia incentiva le fabbriche zootecniche leggi tutto

 

Altri materiali

M. Corti. L'allevatore diventa un operatore zooenergetico. E il latte? (pubblicato in Caseus, anno XII, n. 2, marzo-aprile 2007, pp. 21-22) (PDF)

 

 

(03.05.11) Cresce in tutta la Padania l'opposizione di comuni, residenti e veri agricoltori alle numerose richieste di nuove autorizzazioni per impianti a biogas.

 

 

Le centrali a biogas 'agricolo' sono un

 

terribile imbroglio ecologico

 

e una speculazione spudorata

 

di Michele Corti

 

Veri agricoltori, contribuenti, consumatori, utenti elettrici, residenti nei pressi delle 'centrali' pagano un prezzo molto alto per favorire il bioinganno del biogas che nasconde solo un fenomeno speculativo favorito da normative improvvide e dal sostegno degli apparati burocratici

Prima che ci si venga a trovare  in una situazione di non ritorno è opportuno che venga applicata una moratoria nelle regioni padane dove la corsa al biogas che - fin qui irresponsabilmente sostenuta dalle regioni - sta assumendo una dimensione preoccupante.  Ma non una moratoria 'alla veneta', che significa bloccare solo gli impianti con potenza superiore a 1MW, una moratoria per tutti gli impianti che non siano collocati presso e centri aziendali e le stalle e che superino 50-100kW. Questo l'appello alla politica che, sino ad oggi, ha sottovalutato la valenza del problema mentre le strutture burocratiche  sposavano in modo entusiastico la 'causa' del biogas un po' per contiguità 'fisiologica' con le lobby, un po' per un imprinting culturale che le porta a considerare con favore tutte le soluzioni che hanno il flavour dell'high tech, l'avallo di una ricerca scientifica non sempre 'disinteressata'. Così si sentono più 'intelligenti' anche loro, i burocrati.

É difficile opporsi alle centrali a biogas 'agricolo' che gode di 'corsie preferenziali'

L'opposizione agli impianti a biogas è venuta dalle singole amministrazioni comunali coinvolte, dai cittadini, da poche 'grida nel deserto' che sono riuscite a bloccare singoli progetti qua e là. Un obiettivo non facile perché l’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili (Direttiva 2001/77/CE del 27 settembre 2001) ha la strada spianata. Innanzitutto gli impianti sino a 0,2 MW non richiedono alcuna autorizzazione ma è sufficiente una comunicazione preventiva al comune.   I procedimenti autorizzativi sono stati semplificati, unificati, velocizzati in nome dei soverchi vantaggi ambientali, sociali, economiche della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Sempre in forza della presunta 'utilità sociale' (un presupposto facilmente smontabile come vedremo oltre) il primo comma dell’art. 12 D.Lgs. 387/03 dispone che:

"Le opere per la realizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, nonchè le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all'esercizio degli stessi impianti sono opere di pubblica utilità indifferibili ed urgenti"

Una forzatura notevole. Ma non è finita.  Per quanto disposto al comma 7 dell’art. 12 del medesimo DLgs:

" gli impianti alimentati esclusivamente da fonti  rinnovabili, possono essere ubicati anche in zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici e pertanto non è necessario adottare varianti di destinazione d’uso. L’A.U. costituisce, dove occorre, variante allo strumento urbanistico".

Entro 30 giorni è convocata la prima Conferenza dei Servizi alla quale  partecipano tutte le Amministrazioni interessate, svolta  nel  rispetto dei principi di semplificazione e con le modalità stabilite  dalla L. 241/90.   Partecipano prioritariamente Comune e Provincia e in relazione alla particolare ubicazione dell’impianto o all’esistenza di vincoli specifici: sovrintendenza ai beni architettonici e del paesaggio, sovrintendenza archeologica, ente gestore aree naturali protette, parchi regionali e riserve naturali; ente gestore del SIC/ZPS, comunità montana, autorità d’ambito territoriale ottimale, vigili del fuoco). ASL e ARPA possono essere invitate alla Conferenza dei Servizi senza diritto di voto. Il termine massimo per la conclusione del procedimento non può comunque essere superiore a 180 giorni. Acquisiti i pareri, le autorizzazioni, i nulla osta e gli  assensi di tutte le amministrazioni coinvolte nel  procedimento, l’Autorità Competente (la Provincia) rilascia  l’Autorizzazione Unica che contiene contiene, in forma unitaria,  tutta la serie di provvedimenti che altrimenti i soggetti  richiedenti dovrebbero ottenere dai diversi enti  preposti. L’autorizzazione unica costituisce  titolo a  costruire ed esercire gli impianti di  produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Una semplificazione che sarebbe degna di miglior causa ... Con questi tempi fulminei (per lo standard burocratico italiano) le possibilità di organizzare una efficace opposizione sono ridotte.

 

Ora, però monta l'opposizione

Però negli ultimi mesi qualcosa si sta muovendo. Messe sull'avviso da analoghe vicende dal Veneto all'Emilia alla Lombardia aumentano le amministrazioni che si stanno opponendo al biogas selvaggio (anche con ricorsi amministrativi) e i 'comitati spontanei' che si attivano quando il Comune appare inizialmente favorevole a concedere l'autorizzazione. In Veneto, nel padovano il Comune di Conselve, che è riuscito a bloccare un impianto a biogas, ha promosso una 'lega' di dieci comuni che chiedono lo stop per tutti gli impianti a biogas 'agricolo' decentrati rispetto al centro aziendale. Tra gli impianti bloccati figurano anche quello di Casnigo in Val Gandino (Bg), quello 'antesignano' del Lomaso-Fiavé in Trentino ed altri le cui vicende non sono rimbalzate sulla stampa. Nella pianura veronese esiste un "Comitano no centrali a biomasse agricole". Ancora nel padovano un "Comitato No Biogas" a Trebaselghe. A Somaglia (Lo) si è opposta all'impianto a biogas la minoranza consigliare. A Galliera (Bo) è in corso una ferma opposizione ad un progetto di impianto di biogas 'agricolo' che sta spaccando la maggioranza (PD) e che ha portato ad una interpellanza in Consiglio regionale di una consigliera dei Verdi (evidentemente non legata a Legambiente e c. che sostengono a spada tratta il biogas come tutto il business delle rinnovabili). Comitati contro il biogas sono sorti anche nel piacentino (Lusurasco) e nel parmense. Un forte opposizione ad un impianto a biogas da realizzare nel comune di Zanica (alle porte di Bergamo) viene sia dagli abitanti della frazione interessata alla localizzazione dell'impianto (lontano dal centro aziendale) che dall'intero Consiglio Comunale ricompattatosi dopo una posizione possibilista dell'attuale maggioranza.

Da Cremona a Brescia monta l'incazzatura degli agricoli

Da qualche, mese, però il movimento No Biogas non è più legato alla opposizione di gruppi di cittadini  (qualificati sprezzantemente come 'ignoranti' dagli esperti e dai funzionari) mobilitati in quanto direttamente penalizzati dalla realizzazione degli impianti e dalle amministrazioni comunali sensibili alle loro proteste. Nelle campagne cremonesi e della bassa bresciana quasi il 20% delle superfici agricole 'lavorano' per la produzione bioenergetica. Siamo già a livelli 'patologici' ma gli impianti in funzione non sono che la metà rispetto a quelli per i quali sono stati presentati progetti e le richieste riguardano un po' tutte le provincie (c'è persino in itinere il progetto di un impianto in Valtellina - dove i pochi terreni pianeggianti sono stati divorati dai capannoni - che 'funzionerebbe' a granella di mais). Sono quindi scesi sul piede di guerra i sindacati agricoli prima a  Cremona (la sola Coldiretti) e poi a Brescia in modo semi-unitario. Alla Regione dopo anni di unanimismo pro biogas di scienziati, burocrati, rappresentanti agricoli è arrivato un chiaro segnale che equivale alla richiesta a mettere l' 'avanti adagio' se non 'l'indietro tutta' alla politica fin qui perseguita con zelo del 'a tutto biogas'.  Persino l'Unione agricoltori di Brescia (Confagricoltura) ha in parte sposato la protesta, il che è tutto dire.

Anche sul biogas (come sugli Ogm) Confagricoltura sta dall'altra parte della barricata

Confagricoltura sempre più succursale di Confindustria,  ha sposato da tempo la causa delle agroenergie tanto che,  al proprio interno, ha creato 'Agroenergia' l'associazione di categoria di energia da biomasse 'agricole', fotovoltaico 'agricolo' ecc. Quando a febbraio Le Commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera volevano inserire nel decreto legislativo sull'uso delle cosidette fonti di energia rinnovabile una indicazione circa le percentuali massime (15%) di superfici aziendali  dedicate ad alimentare gli impianti a biogas  "al fine di evitare squilibri negli approvvigionamenti e nei prezzi delle produzioni agricole da destinare all’alimentazione umana e zootecnica" la Confagricoltura è insorta e gli amici della potentissima lobby agroenergetica e delle 'rinnovabile' (nel governo e nell'opposizione). La vittoria di Confagricoltura e degli interessi industriali del settore agroenergetico è una sconfitta dei veri agricoltori, quelli che in Confagricoltura ritengono degli 'sfigati' che non hanno abbastanza terreno, risorse finanziarie, competenze tecniche e accreditamento politico per lanciarsi nella speculazione. Insomma gli 'invidiosi'.

Legambiente alla testa dei sostenitori del bioinganno

Peggio degli imprenditori sensibili al richiamo irresistibile della speculazione ci sono solo i   sedicenti ambientalisti di Legambiente. Vediamo cosa hanno detto in una rovente tavola rotonda in occasione di una tavola rotonda 'Biogas e biometano'  su nuovi strumenti legislativi al favore delle 'rinnovabili' tenutasi in occasione del Greenergy Expo 2010 (Fiera Milano - Rho, 6 - 19 novembre 2010) uno dei tanti saloni 'agroenergetici' fioriti come funghi negli ultimi anni. Andrea Poggio - vice direttore nazionale di Legambiente proponeva di:

 

"... dare finalmente concretezza alla valorizzazione della risorsa biogas per la generazione di elettricità e calore, nonché per produrre biometano da immettere nella rete gas e da utilizzare come biocarburante. La nostra proposta è quella di  istituire un tavolo di lavoro per raggiungere obiettivi che in altri paesi europei sono già una realtà e che non ha più alcun senso ritardare in Italia (...) Già oggi sono circa 500 gli impianti di biogas presso le aziende agricole italiane. In futuro saranno moltissimi dato che si potrà produrre dagli scarti organici il 10% del metano che consumiamo. Per non complicare la vita degli agricoltori vorremmo che potessero ‘vendere’ il biometano direttamente ai consumatori come si fa in molti paesi europei” (Comunicato di Legambiente)

 

A tutto biogas! Ma in che mondo vive Poggi? Non vede gli impatti di 500 impianti? Quando ce ne saranno migliaia, come lui desidera, che fine farà l'agricoltura italiana? L'idea che servano leggi per spingere ancora di più le rinnovabili e, nella fattispecie il biogas è sostenuta dal Sen. Francesco Ferrante  del PD che ha proposto un disegno di legge in proposito. con lo scopo (sono parole dello stesso Ferrante) di:

 

" ... essere  uno stimolo per questo settore e un contributo alla soluzione dei problemi dell’agricoltura.  Faciliterebbe, inoltre, la realizzazione di un sistema industriale che collega tanti attori, realtà urbane e realtà agricole e consentirebbe di ottenere finalmente un' economia legata ai territori che da essi trae risorse e ad essi le restituisce, in forma di beni, servizi, occupazione". (Comunicato di Legambiente)

Il biogas è un contributo alla soluzione dei problemi dell'agricoltura e ad una sana economia territoriale che restituisce al territorio stesso beni servizi e occupazione. Sono veramente degli ignoranti quelli che non lo capiscono.

Quanto è l'istituzione a 'rifilare' la patacca

Passino i piazzisti che vendono i loro impianti (un po' meno quando fanno credere luccuiole per lanterne agli agricoltori sprovveduti), passi la Confagricoltura e i suoi affiliati Agroenergetici, passi anche Legambiente, del cui conio ecologista conosciamo l'autenticità, il guaio è che la retorica e la prassi del "biogas = formula miracolosa" è stata adottata ufficialmente e dogmaticamente dalle Regioni. vediamo cosa diceva la Regione Piemonte (Giunta Bresso):

 La Giunta regionale ha dato impulso alla costruzione di impianti a biogas, in modo da favorire lo smaltimento dei reflui zootecnici, preservare le falde acquifere, produrre energia rinnovabile e dare lavoro alle numerose imprese piemontesi che costruiscono queste installazioni. “Questo pacchetto di provvedimenti - hanno affermato la presidente Mercedes Bresso e l’assessore Taricco - permetterà da un lato di semplificare alcune procedure, dall’altro di incentivare l’utilizzo di energie rinnovabili in linea con la politica energetica adottata dall’amministrazione regionale, che intende perseguire obiettivi di risparmio, uso ottimale delle risorse e sfruttamento delle fonti alternative, in un complessivo equilibrio ambientale. Il sostegno alla produzione di biogas, realizzata secondo precisi criteri che permettano l’ottimale utilizzo agronomico e il rispetto dell’ambiente e dell’ecosistema, è uno degli interventi in questo campo, e ci auguriamo possa rappresentare un importante aiuto alle imprese in una congiuntura economica non facile, e favorire l’occupazione in uno dei settori più nuovi e promettenti dell’agricoltura”.(Dal sito ufficiale della Regione Piemonte, comunicato del 23 febbraio 2009)

In questo peana al biogas ci sono tutti gli argomenti dei piazzisti. In realtà la Bresso e Taricco non sono i soli ad essere cascati nel tranello credendo che gli impianti a biogas favoriscano lo smaltimento dei reflui zootecnici. Quello che hanno fatto la Bresso e Taricco alla fine del 2009, rivedendo i criteri di finanziamento del 2008 è stato limitare i contributi in fondo capitale (sino al 50%!)  ai sli impianti che utilizzino almeno il 50% di peso di effluenti zootecnici. Un modo per limitare la realizzazione di impianti a biomasse vergini e destinare le superfici agricole all'alimentazione dei digestori. Per par condicio è doveroso ricordare che anche in Veneto, Lombardia, Emilia i governi regionali, pur nella diversità di colori partitici, hanno finora sostenuto in modo generosissimo  la strada del biogas agricolo. Oggi i politici cominciano ad avere qualche pulce nell'orecchio e dovrebbero cominciare a tirare le orecchie ai burocrati che continuano a sostenere in modo dogmatico e quasi fanatico la scelta dell'incentivazione degli impianti a digestione anaerobia che, ricordiamolo, passano per 'piccoli' e 'agricoli' anche se di 1MW di potenza. I politici hanno creduto ai burocrati i quali a loro volta hanno creduto agli scienziati (che, per suggerire vie di uscita ai politici e ai burocrati alle prese con la 'grana dei nitrati' sono stati adeguatamente foraggiati attraverso una nutrita serie di progetti di ricerca).

Generosi contributi in conto capitale

I Piani di sviluppo rurale prevedono generosi contributi a fondo perduto per gli impianti a biogas In Lombardia (Misura 311 - sottomisura B - Energia rinnovabile) :

L'agevolazione finanzia gli interventi di importo non inferiore a 50.000 euro, per la realizzazione in azienda di impianti per la produzione di energia rinnovabile fino a 1 Mw, incluso l'acquisto di attrezzature, servizi e macchine funzionali alla gestione di impianti per la produzione di energia a favore di utenze locali, quali: impianti termici e di cogenerazione alimentati a biomassa vegetale; impianti per la produzione e l'utilizzo di biogas; acquisto di attrezzature e macchine per la raccolta di prodotti, sottoprodotti e residui della produzione agricola, zootecnica e forestale per l'alimentazione degli impianti energetici aziendali e la movimentazione, consegna e commercializzazione delle biomasse ottenute (pellet, cippato, ecc.). La biomassa utilizzata per il funzionamento degli impianti deve provenire, in prevalenza, da aziende agricole; strutture per lo stoccaggio delle biomasse utilizzate e/o prodotte.

Per tutti queste realizzazioni si prevede un contributo fino al 40% della spesa ammissibile. C'è abbastanza da 'drogare' un mercato che, per il resto, per le classiche attrezzature zootecniche  è stagnante.  Ai contributi in conto capitale fanno riscontro le allettanti tariffe omnicomprensive che, nel solo caso dei 'piccoli' (fino a 1 MW impianti 'agricoli') hanno consentito di lucrare la folle tariffa di 0,28€/kWh mettendo al riparo questi impianti dalla riduzione dei Certificati verdi. Ma non è finita. Dal 2009 i soli impianti, di proprietà di aziende agricole o gestiti in connessione con aziende agricole, agro-alimentari, di allevamento e forestali, possono cumulare la tariffa fissa omnicomprensiva di con altri incentivi pubblici (nazionali, locali o comunitari) in conto energia, conto capitale o conto interessi con capitalizzazione anticipata, non eccedenti il 40% dell'investimento. Come non capire che queste disposizioni sono un invito a nozze per gli speculatori per mettere le mani sull'agricoltura, per mettere in piedi società agricole fittizie costituite al solo scopo di gestire uno o più 'piccoli impianti' da 1MW che utilizzano biomasse derivanti in prevalenza da aziende agricole. Un impianto da 1MW, in grado di produrre energia elettrica per 4.000 persone, è una vera e propria centrale a biogas che 'ingoia' 80-90 t di insilato di mais al giorno (la produzione di 10.000 m2). E consente di incassare 500.000 € anni. Le ditte degli speculatori non hanno il terreno sufficiente e prendono in affitto terreni altrui o comprano da agricoltori che diventano 'soccidanti' del biogas. In un caso e nell'altro l'effetto è garantito: aumento del prezzo degli affitti (ma anche dell'insilato). I Signori del Biogas possono arrivare a pagare 1.500 €/ha il terreno agricolo grazie ai sovraprofitti di cui godono. Veramente un 'fine sociale' che giustifica l'assimilazione delle centrali a biogas a 'impianti di pubblica utilità'. O no? O qualcuno bara?

Utilità sociale o biotruffa a vantaggio di pochi e a danno di molti?

Nel sostegno drogato al 'biogas' dobbiamo mettere anche i contributi della PAC, quelli che gli imprenditori agricoli (veri o fasulli) incassano in forza del fatto che coltivano tot ettari di superficie. Ma la ratio della PAC è garantire la sicurezza alimentare, sostenere l'economia agricola europea basata sull'agricoltura famigliare. Incassare centinaia di euro per ettaro per alimentare dei digestori sottraendo terre e altri fattori produttivi alla produzione di foraggi o alimenti per l'uomo è in sintonia con le finalità della PAC? É eticamente sostenibile concedere i contributi della PAC per far produrre mais ad agricoltori o pseudoagricoltori che lo usano per fare biogas ed ottenere energia  pagata, attraverso gli incentivi, cinque volte più del costo del kWh ottenuto con i carburanti fossili?  Ovviamente gli incentivi sono pagati dai cittadini direttamente in bolletta, e molti neanche lo sanno. Forse, però, sanno che in Italia le bollette sono le più care d'Europa e gli incentivi per le 'rinnovabili' i più alti d'Europa tre volte la Germania.

La furba strategia dei digestati

Una spregiudicata, furba e impropria 'accoppiata' tra la ricerca di 'soluzioni' ai problemi posti dalla Direttiva nitrati e la spinta alle 'rinnovabili' ha dato il la alla proliferazione di centrali a biogas 'agricolo'. Oltre a tutte le incentivazioni economiche di cui sopra è stato decisivo per favorire la spinta al biogas lo smaccato trattamento di favore nei confronti dell'uso agronomico dei  'digestati' prodotti dagli impianti a biogas. Il dm 7 aprile 2006 (Criteri  e  norme  tecniche  generali  per  la  disciplina  regionale dell'utilizzazione  agronomica degli effluenti di allevamento) non menziona i 'digestati'. É La DGR (Delibera Giunta Regionale) 8/5868 della Lombardia che, all'art. 14 introduce la nuova categoria dei 'digestati'.  Fin qui era considerato dalle normative vigenti un 'effluente di allevamento' . La LR n. 37 della Regione Lombardia del 1993 è stata una antesignana in materia di utilizzo dei reflui zootecnici. Essa, all'art. 4, comma 2 considera i 'digestati' (allora non erano chiamati così) tra i fanghi costituenti i 'reflui' sottoposti o meno a trattamenti.

"Sono inoltre considerati reflui zootecnici ai fini della presente legge i fanghi zootecnici derivati da processi di sedimentazione dei liquami, nonché prodotti biologicamente da processi di trattamento aerobico o anaerobico degli stessi, tal quali o ispessiti e disidratati"

La DGR (Delibera Giunta Regionale) 8/5868 introduce per la prima volta i 'digestati' prevedendo per quelli risultanti dalla fermentazione delle sole biomasse vegetali la 'promozione' dalla categoria ('cattiva') di 'refluo' a quella  ('buona') di fertilizzante azotato. Quest'ultimo essendo 'buono' (si fa per dire) nel rispetto del bilancio azotato può essere impiegato fino a 340 kg di N (azoto) per ha (ettaro) anche nelle aree vulnerabili in base alla Direttiva nitrati.

Qualora il digestato sia il risultato della fermentazione anaerobica di effluenti di allevamento, il limite d’uso agronomico è di 170 kg/N/ha per anno inteso come quantitativo medio aziendale;

Qualora il digestato sia il risultato della fermentazione anaerobica di sola componente vegetale, il limite da applicarsi sarà quello dei 340 kg/N/ha per anno inteso come quantitativo medio aziendale.

Il fatto è che, stabilendo che i due digestati sono 'diversi', si fa a pugni con l'evidenza 'scientifica' della quasi completa equivalenza di composizione chimica dei due tipi di 'prodotto' dove, in entrambi i casi, troviamo il 3,5-4% di azoto totale e il 70% di azoto in forma ammoniacale. La mossa, apparentemente sconclusionata, ha una sua logica. 'Sdoganando' i soli digestati vegetali non si è voluto dare l'impressione che si stesse aggirando una normativa consolidata che stabilisce che nelle aree vulnerabili i 'reflui zootecnici' (compresi fanghi e digestati originati dal trattamento del materiale fecale) non possono essere distribuiti in quantità eccedente i 170 kg di N per anno. Gli astuti funzionari regionali, però, incoraggiati da scienziati,  tecnici, esperti tra cui non pochi direttamente interessati economicamente al business, sulla base della DGR del 2007 hanno impostato una Procedura nitrati e un relativo software applicativo che introducono una interpretazione molto originale dello strumento normativo: la proporzionalità delle biomasse. Tanto più il digestato 'misto' (categoria per ora comtemplata con strumenti normativi solo dalla Regione Emilia) è ottenuto da biomasse vegetali tanto più si può elevare il valore di 170 kh. E così il gioco è fatto. Manca solo un tassello, che metterebbe al riparo gli zelanti dirigenti pro biogas, una pronuncia normativa chiara a livello nazionale che stabilisse che il digestato è sostanzialmente uguale (è vero) e che quindi è tutto 'buono' e può essere utilizzato nella dose di 340 kg di N/ha anche nelle arre vulnerabili (vulnerabili, lo ricordiamo sia per il grande carico zootecnico e/o per la fragilità dei terreni e/o per la presenza di elevati valori di nitrati disciolti nelle acque). Però non vi è accordo tra gli esperti e la provvidenziale norma potrebbe ritardare o non essere emanata.

 

 

Ma i digestati sono fertilizzanti buoni?

 

Quando tecnici, scienziati e burocrati si affannano a sostenere che i 'digestati' sono un concime di elevata qualità e ne confrontano le virtù con i liquami non 'passati' attraverso i digestori pare che si dimenticano di quasi vent'anni di storia. Per caldeggiare la costruzione di ampie vasche di stoccaggio nel rispetto delle normative si è detto e stradetto che i 180 giorni minimi di stoccaggio dei reflui avevano la funzione di 'stabilizzare chimicamente' i reflui stessi e di 'eliminare i patogeni'. Ora a sentire i promotori del biogas e dell'uso agronomico dei digestati pare quasi che essi si riferiscano a 'liquami freschi' a un liquame ... di merda e no a quel liquame 'di qualità' per produrre il quale sono stati finanziati i vasconi, gli agitatori, gli eventuali impianti di separazione solido-liquido ecc. ecc.  Non è che si voglia rifilare la nuova merce? In ogni caso i digestati sono sì un 'quasi concime chimico' ma questo è un vantaggio in assoluto?

Si ragiona come se la situazione abnorme di eccesso di apporto di sostanza organica al terreno - determinato dai carichi zootecnici eccessivi e dall'apporto  extra-aziendale di mangimi e foraggi importati (spesso anche dall'estero) -  santificasse i concimi chimici. Ma se oggi i terreni hanno un contenuto eccessivo di sostanza organica cosa succederebbe se fossero di qui in avanti fossero concimati solo con concimi chimici o simil-chimici? Che la sostanza organica diminuirebbe e che di conseguenza  le proprietà del terreno si deteriorerebbero (a cominciare dalla suscettibilità all'erosione).  Ma poi siamo sicuri che la 'botta' di 340 kg di azoto prevalentemente ammoniacale verrebbe assorbita integralmente o almeno in larga misura dalle colture? In terreni sciolti con poca argilla lo ione ammonio NH4+ non viene sufficientemente trattenuto ed è dilavato. Rischi di lisciviazione si hanno anche se la nitrificazione è rapida (per es. per temperature insolitamente e precocemente elevate) tanto che le radici delle piante non riescono ad assorbire il nitrato (NO3-) abbastanza velocemente e questo per nulla trattenuto dal terreno viene lisciviato nelle acque di falda. Va ricordato che le piante assorbono in minipa parte l'azoto sotto forma di N ammoniacale (N-NH4+) e principalmente sotto forma di nitrato (N-NO3-). Quindi la nitrificazione è un processo 'rischioso' ma necessario. In certe condizioni può causare più lisciviazione di nitrati un 'digestato' che un liquame. Senza contare poi che c'è liquame e liquame e che un ultrachiarificato è assimilabile alla frazione liquida dei digestati. Ma il liquame chiarificato o trattato con altri sistemi ha un grave difetto: non viene dal biogas, non aiuta a far guadagnare gli speculatori  trasferendo loro dei gran bei soldini dalle tasche dei contribuenti, utenti elettrici, consumatori (sì perché si paga anche l'aumento delle materie prime alimentari).

 

Impatti ambientali

 

Ma il 'vantaggio' dei 'digestati' è anche che nello spandimento. Considerato che si verificano significative perdite in atmosfera di ammoniaca (causa delle piogge acide) e di protossido di azoto (causa di effetto serra). Per chi deve risolvere la 'grana dei nitrati nelle acque' e quella di terreni sempre più eutrofizzati (ricchi di azoto e di sostanza) organica  un bene. per l'ambiente un corno.  Ma finché non ci sarà una Direttiva ammoniaca nell'aria e i relativi business per 'rimediarvi' si va avanti così. Questo tanto per chiarire la 'sensibilità' ecologica dei fautori del biogas che sanno anche benissimo quali impatti determini il via vai di autocarri da e per i digestori e sanno anche benissimo che se qui bruciamo (previa metanizzazione) quella sostanza organica che per millenni l'agricoltura di tutto il mondo ha ritenuto una risorsa preziosa altrove ci sarà una depauperazione. Se trasportiamo alimenti per animali da un continente all'altro per produrre liquami da biogas, se concentriamo l'agricoltura animale in aree ristrette del pianeta quelle da dove provengono i feedstuffs, gli alimenti per il bestiame useranno concimi chimici azotati o 'bruceranno' quella sostanza organica accumulata nelle terre 'vergini' (foreste e savane) che vengono messe a coltura per soddisfare la fame dei nostri allevamenti che, oltretutto, si vedono togliere il mais sotto la bocca dagli impianti a biogas. Uno scempio ecologico sotto ogni riguardo (oltre che uno scempio economico che sta in piedi solo perché chi paga non ha il diritto di dire la sua e non si accorge nemmeno che qualcuno gli sta infilando la mano nel portafoglio. Una riduzione di emissioni di CO2 ottenuta a carissimo prezzo mentre vi sono tanti altri modi più economici e socialmente equi per ridurre le emissioni (ma non creano superprofitti per pochi e quindi chissenefrega).

 

 

L'avidità da sola non può spiegare una simile follia

 

Noi siamo convinti che non sia solo l'avidità degli speculatori a spingere in questa direzione ma una fredda scelta strategica che punta alla definitiva e totale industrializzazione dell'agricoltura, al cambiamento genetico dell'azienda agricola e nel fare agricoltura. Se un certo modo di intendere la multifunzionalità agricola riporta la produzione agricola a contatto diretto con i consumatori, la comunità, una recuperata dimensione sociale sottraendola alle grinfie del sistema dell'agribusiness industriale globale (e della tecnoburocrazia), la multifunzionalità 'energetica' va in direzione opposta. Guarda caso le lobby delle agroenergie spesso coincidono con quelle degli OGM.

 

            

 

pagine visitate dal 21.11.08

Contatore sito counter customizable
View My Stats
commenti, informazioni? segnalazioni scrivi

 

 Creazione/Webmaster Michele Corti

 

 

 Creazione/Webmaster Michele Corti