Ruralpini   Documenti/La ribellione ai Signori

Seguimi su Twitter

Choose language

Tweet

 

 

 

 

Scorri i principali temi di Ruralpini e accedi agli indici degli articoli

 

 

 

Ti può interessare anche:

 

 

(02.03.14) In Maremma ci si interroga sui lupi. Un intero fascicolo di una rivista accoglie il dibattito

Le "esposizioni" delle carcasse dei lupi non hanno prodotto solo l'esecrazione rituale degli animal-ambientalisti e la malcelata soddisfazione degli allevatori. Hanno stimolato un dibattito tra coloro che hanno a cuore il territorio dal quale emergono molte posizioni critiche sull'introduzione del lupo in un territorio vocato all'allevamento ovino 

 leggi tutto

 

(28.01.14) Anche sugli alpeggi lombardi non è possibile convivere con i Grandi Predatori

Riportiamo la testimonianza di un titolare di un alpeggio che, nell'ambito del dibattito sul tema GP interno all'Associazione amici degli alpeggi e della montagna in tema di GP, ricorda ai soci (e a tutti) che da tre anni il suo alpeggio subisce gravi danni (per lo più non rimborsabili) a seguito degli attacchi dlel'orso  leggi tutto

 

(24.01.14) Altro che "reintroduzione spontanea". Alla frontiera polacco-tedesca i lupi entrano... in camion

Come pensano da tempo allevatori, pastori, cacciatori, c'è l'"aiuto" delle organizzazioni ambientaliste dietro l'espansione travolgente del lupo in tutta Europa. Nel numero in edicola di una importante rivista venatoria e cinofila germanica si riferisce di un colloquio con funzionari di polizia che parlano di un camion fermato con lupi e linci leggi tutto

 

(05.01.14) Il leader no global con i pastori sui lupi

José Bové, conferma in una "scandalosa" intervista al quotidiano vallesano "le Nouvelliste" del 31 dicembre la sua ricetta sui lupi "ridurre fortemente il numero con il fucile". Le sue parole cadono in un momento di grande tensione in Svizzera e in Italia. Ormai il discrimine tra ambientalismo di comodo che sfrutta una fasulla "natura selvaggia" e l'ecologismo sociale e contadino è chiaro. Va chiarito invece che la politica italiana "pro lupi" è ipocrita e cinica e nuoce al lupo come specie e come individui  leggi tutto

 

(31.12.13) le fabbriche dei lupi

Il Corpo Forestale dello Stato ha eseguito una vasta operazione contro le "fabbriche dei lupi" (allevatori del cane "quasi lupo" CLC che volevano ibridi ancora più lupeschi). Ma siamo sicuri che tra Centri lupo del CFS, Centri recupero, Zoo, Centri faunistici vari non ci sia in essere una "fabbrica del lupo" finalizzata a favorire l'espansione della specie? E chi ha messo in circolazione i lupi canadesi. Vediamo di penetrare un po' nell'ambigua vicenda leggi tutto

 

(07.08.12) José Bové  leader contadino e pastorale europeo  Bové rompe con l'ecologismo urbano-borghese  “Noi ecologisti dobbiamo smetterla di parlare a vanvera: non si può essere contro la desertificazione delle campagne e l’infinita espansione urbana e, al tempo stesso, a favore della creazione nelle campagne di spazi dove gli agricoltori non possono vivere.  Si deve poter sparare al lupo perché la priorità è quella di mantenere i contadini nelle zone di montagna” dichiarazione a Le Monde del 2 agosto 2012. le posizioni dell'ex allevatore ovino Bové non erano nuove ma i bigottoni verdi si sono scandalizzati e l'hanno denunciato leggi tutto

 

(17.11.2013) Imbrogli ecologici: WolfAlp

Grazie alle spudorate menzogne scientifiche "il lupo è sempre a rischio di estinzione" i cordoni della borsa per i progetti pro lupo dei parchi sono sempre aperti. Sarà bene che si sappia che 7,15 milioni di euro vanno ad ingrassare i meccanismi clientelari dei Parchi mentre sempre più pastori, produttori onesti e sostenibili che non usano concimi chimici e pesticidi, abbandonano leggi tutto

 

(09.09.13) Lasciateci almeno delle riserve indiane

Piuttosto che essere del tutto scacciati dalla wilderness lasciateci delle ZPS umane.  A lanciare la provocazione è l'associazione Alte Terre. Un'associazione di resistenza sociale montanara delle valli di Cuneo.  "Siamo noi montanari in via di estinzione , creiamo delle riserve indiane senza orsi e lupi per difendere la biodiversità culturale umana che rischia di sparire".  leggi tutto

 

(25.06.13) Pastori delle Asturie in lotta contro i lupi  Cresce in in Spagna come in Francia e in Italia la rabbia dei pastori contro la politica che impone le visioni ideologiche degli ambientalisti borghesi  e mette in crisi attività millenarie. Dopo una prima manifestazione il 15 giugno i pastori sono pronti a nuove iniziative di lotta contro il Parco e i politici leggi tutto

 

(30.08.12)Con lobos no hay paraíso

Un bellissimo documento del gruppo pastoralista anti-lupo asturiano "Con lobos no hay paraíso (Nessun paradiso con i lupi) che abbiamo tradotto per dimostrare come in Europa la politica di proliferazione del lupo abbia già distrutto interi sistemi pastorali. Con il risultato che un formaggio ovicaprino è diventato vaccino e non più d'alpeggio. E Slow Food cosa dice? leggi tutto

 

(28.08.12) Il Corrierone si accorge che i lupi sono un problema

Alleluia! Ieri un articolo sul Corrierone dava la notizia che il Roquefort, il prestigio formaggio ovino francese, è a rischio. I branchi di lupi "provenienti dall'Italia" (!?) hanno iniziato a infestare la Lozére (antico Gévaudan, sì quello de La Bête) fanno strage delle pecore addette alla produzione di latte da Roquefort e José Bové dice di sparargli leggi tutto

 

(09.02.13) Francia: il senato vota una legge per le aree pastorali libere dai lupi

Il senato francese il 30 gennaio ha votato, con una maggioranza di 208 a 131, una legge che stabilisce la creazione di aree a protezione rinforzata contro i lupi leggi tutto  

 

(02.04.13) Il lupo come diversivo della biodistruzione

Con le nevicate tardive i lupi in Piemonte si sono abbassati. Branchi a pochi metri dalle case, pecore predate nei giardini al limite dei paesi. Il sistema capitalista-industriale che sta provocando l'estinzione di massa delle specie viventi usa come diversivo e oppio del popolo il lupo anche per eliminare, impedendo ogni difesa, pastori, contadini e montanari: gli unici veri resistenti  leggi tutto 

 

(14.01.13) J’ACCUSE : I lupi parte di un patto contro la montagna Pubblichiamo l'importante contributo di Robi Ronza apparso domenica 13 gennatio suwww.ilsussidiario.net

 leggi tutto

(04.03.13) Tra le fauci del lupo e quelle del mercato 

I prezzi offerti dai commercianti sono irrisori e molti hanno ingrassato gli agnelli che a Natale non si sono potuti vendere. Ma a Pasqua troveranno mercato? La soluzione: spiegare ai consumatori che si tratta di carni sicure, ottenute senza danneggiare l'ambiente, che possono essere  consumate tutto l'anno leggi tutto 

 

(09.12.13)L'imbroglio ecologico (IV e ultima parte)

Nella storia di Legambiente si rispecchia un ambientalismo di regime, apparato di controllo sociale e di "acculturazione" funzionale alla greed economy turbocapitalista. Con un "pensiero ecologico" debole appiattito sulla modernità e l'ideologia scientista, tecnocratica. Centralismo comunista accoppiato con i meccanismi delle corporation. Ma il dissenso cresce.

leggi tutto

 

(02.12.2013) l'imbroglio ecologico (parte III)

Dalla critica al capitalismo della prima ecologia politica alla partecipazione all'affarismo della green economy. L'ambientalismo, nel solco del progressismo illuminista,  come supporto ideologico e cosmetico al biocapitalismo dello sfruttamento integrale  leggi tutto

 

(16.11.2013) l'imbroglio ecologico (parte II)

La nascita dell'ambientalismo come movimento sociale negli anni '80. I condizionamenti sulla nascita del movimento ambientalista del travaso dell' "eccesso di militanza" dalla "sinistra rivoluzionaria" e dell'egemonia culturale del PCI. La divaricazione tra localismo e ambientalismo quale occasione mancata. La necessità di andare oltre la sinistra (e la destra) per recuperare spazi di autonomia sociale leggi tutto

 

(07.11.2013) l'Imbroglio ecologico (ambientalismo, sinistra, trasformazioni sociali nell'era del capitalismo neoliberista)

Oggi l' ambientalismo è la proiezione della Green economy capitalista e i movimenti devono imboccare con coraggio nuove strade, oltre la sinistra e la destra e oltre l'ambientalismo per una nuova autonomia dei soggetti e delle comunità popolari. L'imbroglio ecologico è finito perché il ruolo dell'ambientalismo istituzionale è palesemente di controllo sociale. Prima parte di un ampio contributo che ripercorre la storia dei rapporti tra ambientalismo, sinistra, capitalismo e movimenti sociali dai primordi del movimento ambientalista ad oggi.  leggi tutto

 

(08.01.13)Per una gestione comunitaria delle risorse e dei problemi ambientali
Attorno ai problemi, dei rischi per la salute legati alla nocività ambientale e alla volontà di gestire in positivo le risorse territoriali sta crescendo nel mondo un movimento post-ambientalista.
 
leggi tutto

(02.01.13) Dalla tecnocrazia alla scienza comunitaria

La tecnocrazia ha imposto un modello di scientificizzazione della politica che svuota la democrazia. Si è imposta anche nella forma di "ecopotere" con il pretesto della "tutela della natura dall'uomo". La riduzione del rischio presuppone però una strada diversa, quella di una scienza civica e comunitaria e più ampi spazi di democrazia leggi tutto

 

(02.01.13) Ripensare la relazione tra la natura e la società

L'affermazione di una gestione partecipata dei problemi ambientali e delle risorse è indispensabile per fronteggiare crescenti rischi e la tendenza tecnocratica a concentrare decisioni con pesanti implicazioni sociali nelle mani di pochi e sulla base di incerti presupposti scientifici. Per muoversi in questa direzione, però, è necessaria una profonda revisione di alcuni fondamenti ideologici della modernità e della "civiltà occidentale" e dello stesso ruolo della scienza. leggi tutto

 

(02.12.2012) Continuavano a chiamarli  NIMBY

L'estendersi del movimento contro l'utilizzo a fini energetici delle biomasse induce a inquadrare queste proteste nell'ambito della più ampia iniziativa ecologista grass roots ("di base") che nel mondo si è sviluppata a partire dagli anni '90. Essa non si limita al opporsi ad autostrade, centrali energetiche, dighe, cementificazioni ma si esprime anche in iniziative partecipate, finalizzate alla gestione delle risorse locali. 

La dimensione oppositiva della protesta "post-ambientalista" e quella propositiva non sono affatto disgiunte nonostante sia interesse dei poteri politici ed economici (e dell'ambientalismo istituzionale) far credere il contrario mediante la stigmatizzazione delle proteste quali espressione della "sindrome NIMBY" leggi tutto

 

(14.03.12) Modernizzazione ecologica: legittimazione dei rischi e della tecnocrazia

Dietro l'ecobusiness degli Ogm, delle "rinnovabili" insostenibili c'è la teoria e il programma politico della modernizzazione ecologica. L'estremo tentativo dell'industrialismo e del potere tecnoscientifico di evitare di fare i conti con i limiti dello sviluppo e con la crisi della modernità. Con forti pericoli per la democrazia e per l'ambiente stesso sottoposti al controllo di una governance autoritaria e tecnocratica alla cui legittimazione concorre in modo subalterno anche il mainstream del movimento ambientalista istituzionalizzato. Che diventa controparte dei movimenti locali per la salute, contro la tossicità ambientale, per la difesa del cibo e dell'agricoltura

 leggi tutto

 

(01.12.13) Legambiente: business senza freni

La spregiudicatezzadi Legambiente nel cavalcare il business delle biomasse e - in particolare  del biogas da rifiuti - l'ha portata in affari con una società e una famiglia implicata nelle truffe sui rifiuti e "contigua" alle ecomafie controllate dai casalesi. Lo ha rivelato l'EspressoUn piano inclinato e sdrucciolevole quello del business della green economy.  

 leggi tutto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(12.09.14) Con un documento puntuale le Associazioni Adialpi (margari) e Alte Terre esprimono il loro dissenso dalla politica che continua a finanziare i lupi a discapito della montagna. I servi della gleba non si inginocchiano ad omaggiare i Signori che celebrano i loro fasti (altri 7 milioni di euro incassati)

 

Allevatori, pastori, margari non si inchinano ai “Signori dei lupi”

 

di Michele Corti

 

 

Le associazioni Adialpi e Alte Terre aderenti a Forum Terre Alte in occasione del Forum Wolf Alp in onda ieri a Torino hanno rilasciato un comunicato stampa in cui smascherano la farsa di una “partecipazione” che per i Signori del lupo significa imporre la loro governance autoritaria e tecnocratica alla popolazione montana, alle categorie dei lavoratori della montagna. Essi confidano sul fatto che la politica da molto peso all’animalismo epidermico di tanti elettori cittadini e nessun peso alle comunità di montagna, disperse e poco numerose. Confidano anche sul fatto che le rappresentanze di categoria del mondo agricolo e allevatoriale non tutelano minimamente gli allevatori di montagna, ai pastori, ai margari. A Torìno gli allevatori avrebbero dovuto fare le comparse. Con una manciata di secondi a disposizione per esprimere il loro dissenso a fronte delle ore di relazioni e della passerella autoreferenziale dei lupologi, degli ambientalisti di regime e dei Parchi. Così hanno preferito esprimersi attraverso un documento riportato integralmente sotto.

I villici non hanno baciato la pantofola al papa Boitani e alla sua corte

 

I nuovi signori feudali dei Grandi Predatori, Lord protettori di sua maestà Orso e dei nobili Lupi(*), sono gli aspiranti padroni delle terre alpine da cui vogliono scacciare i montanari. Pidocchiosi, avidi, sordidi individui - questi ultimi - che, per difendere i loro immensi e facili nonché sordidi guadagni "disturbano", profanano da empi che sono una Natura che senza di loro sarebbe meravigliosa e incontaminata. E che, per la loro abiezione, avidità e ignoranza, non giubilano per il ritorno delle nobili fiere osando anche lamentarsi se gli vengono sbranati i loro volgari animali. Una lamentela pretestuosa perchè i Signori nella loro infinita magnanimità concedono ai villici persino qualche indennizzo e qualche rotolo di rete elettrica. Che ingrati.

Nella nuova Società feudale, però, i Signori dei Lupi e degli Orsi e dei Parchi non sono soli. Loro splendidi, generosi, coraggiosi sodali sono i Signori dei Pesticidi, delle Autostrade, della Monocoltura che stanno - come è sotto gli occhi di tutti - meravigliosamente ripristinando la foresta primigenia planiziale della pianura padana . Loro sodali sono anche gli splendidi e munifici Signori delle TAV che per meglio ripristinare l'ambiente alpino sforacchiano le Alpi con grande coinvolgimento e giubilo dei Signori della Mafia, sono sodali dei Signori delle Biomasse, dei Signori del Cemento e della Neve artificiale, che costruiscono dentro i Parchi (o "strategicamente" appena fuori di essi) naturalissimi manufatti in corteccia d'abete, questi si inseriti nel paesaggio al contrario delle baite degli zotici.

 

Ieri a Torino i Signori volevano l'omaggio dei servi, volevano farsi baciare la pantofola concedendo loro - con la consuenta generosità feudale - qualche  minuto per esprimere le loro miserabili e volgari argomentazioni da ingrati e ignoranti quali sono.

 

Ma i servi non sono stati al gioco.

 

* tanto nobili in realtà non sono tanto è vero che in diverse zone in Italia si calcola (foti lupologiche) che gli ibridi con i cani sono il 40% della popolazione pseudolupina. Favorendo l'espansione indiscriminata del lupo verso area antropizzate e proteggendolo in modo assoluto e stupido si è distrutto il lupo (almeno come varietà, ecotipo appenninico). Questo disastro è amche merito delle milionate concesse ai lupologi. Ma quasi nessuno lo dice. Quanto alla Francia le cose non sono molto diverse anche per immissione di lupi "esotici" (che non è da escludere anche in Italia considerata la frequanza, un tempo, bassissima, di individui neri).

 

 

Il programma europeo LIFE WolfAlps : un business senza scrupoli ai danni della comunità alpina!

 

LʼAssociazione Alte Terre e Adialpi intendono esprimere alcune considerazioni in rappresentanza dei propri associati, in buona parte contadini, pastori e malgari delle valli piemontesi, sul progetto LIFE WolfAlps oggi qui presentato, dopo un anno di “attività”, dal Parco Alpi Marittime, di fronte ad invitati ufficiali che potranno conoscere “da fonti specializzate informazioni oggettive e imparziali” e “soddisfare dubbi e curiosità sul lupo”, ma che non potranno ascoltare lʼaltra voce, ad esempio quella dei pastori che subiscono attacchi dai lupi o di chi sulle Alpi ci vive ogni giorno e soprattutto dʼinverno avverte la minaccia e la pesante limitazione di libertà: testimonianze certamente soggettive e parziali, ma autentiche e vissute direttamente, esperienze che a quelli di LIFE WolfAlps non interessano, perché non compatibili con la loro ideologia conservazionistica e con il quadro idilliaco da cartolina (le curiosità sul lupo) che vanno raccontando da ormai troppo tempo!

 

1. Il marcio viene dalla testa

Esiste ed è molto attivo un network in Europa (diretto dal LCIE, Large Carnivore Iniziative for Europe), che coordinando sotto la guida del prof. Luigi Boitani una trentina di ricercatori, selezionati tutti in base alla loro appartenenza al partito ideologico pro-lupo, elabora politiche protezionistiche e in particolare stabilisce le “linee guida” delle Direttive e Convenzioni europee senza lasciar spazio a confronti e discussioni con chi queste politiche deve subire. Un chiaro esempio dellʼEuropa oligarchica delle commissioni e dei burocrati che non prevede attenzione al metodo democratico e alle comunità umane! Che tristezza rendersi conto che in Europa ci siano molti soldi per ripopolare e proteggere lupi orsi e linci sulle Alpi, mentre manchino del tutto per le necessità primarie dei bimbi di montagna, vera specie in estinzione!

 

2. Per i Parchi il lupo è un business

Sono ormai ventʼanni (dallʼ Interreg II ʼ94-ʼ99, dedicato al lupo) che il Parco delle Alpi Marittime è protagonista e capofila di queste politiche ambientali europee calate dallʼalto, dissennate e antiumane per portarsi a casa dei denari. Certo in tempo di crisi economica, con conseguenti difficoltà di bilancio, ogni Ente deve adoperarsi per finanziare le sue attività, ma riteniamo sia pratica immorale ricercare finanziamenti che sono pubblici per sviluppare attività che provocheranno sicuri danni a unʼintera categoria professionale che da millenni vive in modo sostenibile sulle Alpi. Un dirigente pubblico responsabile non può autogiustificarsi con la solita litania che “lo vuole lʼEuropa”. In effetti, a ben guardare, non interessa veramente il lupo in quanto tale, ma piuttosto i finanziamenti che da due decenni la politica pro Grandi Carnivori riesce ad ottenere. Con la solita miopia non si fa cosa serve al territorio, ma cosa è finanziato da un potere lontano mosso da interessi spesso inconfessabili. Spiace davvero constatare il nuovo e indebito ruolo assunto dai Parchi, i quali approfittando del vuoto di rappresentanza politica della montagna, promuovono o partecipano a progetti che condizionano negativamente la vita dellʼuomo sul Monte, ponendosi in conflitto con la popolazione locale. E spiace ancor più vedere su questo stesso fronte impegnato direttamente e attivamente anche il Corpo Forestale che mette a disposizione (in questo caso ottenendo in cambio alcune Land-Rovers pagate da WolfAlps) caserme e uomini al servizio di unʼideologia ambientalista di matrice anglosassone (stile WWF), estranea alla cultura e alla storia delle Alpi, che potrà provocare solo danni!

 

3. Lupi e pastorizia

Nelle zone frequentate da branchi di lupi la situazione è diventata insostenibile per chi svolge attività pastorali. Quale imprenditore può accettare di essere attaccato nella sua proprietà in modo imprevedibile e violento senza aver alcun diritto a difendersi e a reagire? Qualunque ladro o assassino che entri nel mio negozio o in casa per depredare e uccidere, magari avrà le sue ragioni e avrà fame, ma io se riesco non cercherò di fermarlo? E per il pastore il suo gregge, la sua ricchezza, non è fatta di cose o di beni rimborsabili, ma di bestie vive che condividono la sua vita, che conosce e ha selezionato da generazioni e che hanno per lo meno lo stesso diritto naturale di vivere dei lupi aggressori. Con quale diritto contro natura si vuole impedirgli di reagire attivamente agli attacchi? Nessun rimborso può ripagare il danno subito, lo stress imposto, il venir meno del senso del proprio lavoro. Solo riconoscendo il ruolo sociale del pastore con i suoi diritti di pascolo e di protezione attiva delle sue bestie potrà diminuire la conflittualità tra uomini del Monte e lupi, non certo con la politica sin qui adottata di compensare in qualche modo i danni con denaro: non alleviamo per nutrire dei predatori!

 

4. Antropofagia

Lʼantropofagia non è fantasia letteraria, ma una realtà concreta, attestata dovunque nella storia, che solo la follia ideologica vuole ignorare ad ogni costo. Eʼ ben vero che i lupi un tempo tendenzialmente evitavano gli esseri umani per timore atavico, pur se negli archivi storici si trovano testimonianze (anche in Piemonte o in Liguria) che attestano casi di attacchi ripetuti contro persone da parte di uno stesso branco ormai avvezzo allʼantropofagia, con conseguente mobilitazione dellʼintero villaggio minacciato sino allʼeliminazione dei lupi coinvolti. Le rassicurazioni dei sedicenti esperti, cattedratici che mai hanno vissuto la campagna, sono ridicole e si confutano da sole: se “secoli di persecuzione hanno portato la specie a temere lʼuomo e a sfuggirlo in ogni modo”, oggi che non è più perseguibile si arriverà in fretta a una popolazione di lupi priva di timore nei confronti dellʼuomo… e allora lʼaggressione ad un essere umano non sarà più “unʼipotesi molto remota”! Dʼaltra parte, sono numerose le testimonianze di attacchi allʼuomo recenti in India, in Turchia, in Russia ed anche in Nord America (questʼultimi, particolarmente significativi perché avvenuti allʼinterno o nei pressi di Parchi dove era avvenuta la reintroduzione) e purtroppo anche qui da noi nelle valli cuneesi si continuano a moltiplicare le segnalazioni di situazioni critiche di pre-attacco da parte di lupi sullʼuomo. Abbiamo fondato timore che ormai sia solo più questione di tempo…

 

5. Quale convivenza?

Eʼ impossibile una convivenza pacifica e duratura tra lupi e animali domestici allʼinterno di uno stesso areale: i territori di caccia degli uni non possono coincidere con le zone di pascolamento degli altri. La compresenza genera inevitabilmente conflitti, come lʼesperienza di questi anni mostra in modo inequivocabile. Le misure di prevenzioni proposte, recinzioni elettrificate e cani da difesa, come abbiamo già da tempo denunciato, sono per lo più inefficaci e solo in alcune situazioni utilizzabili. I pastori e la gente del Monte sono consapevoli che le mutate condizioni antropiche e sociali della montagna, così come i cambiamenti della mentalità collettiva giù in pianura, renderanno per lungo tempo (misurabile in decenni) necessaria la convivenza forzata con i lupi. Occorre dunque creare le condizioni giuridiche affinché tale convivenza non si attui a tutto svantaggio della gente e dei pastori di montagna, ai quali bisogna garantire la possibilità di difendersi quando si sentono minacciati nelle persone e nei propri animali. Negare il diritto naturale allʼautodifesa, oltre che espressione di intollerabile arroganza e disprezzo per chi si trova nella condizione di vittima, significa abbandonare a se stessa unʼintera categoria sociale, non riconoscere dignità allʼantico mestiere praticato, non accettare che lʼinevitabile scontro tra pastori e lupi sia giocato ad armi pari! Il lupo è un carnivoro predatore, che evidentemente ha un diritto naturale ad uccidere altri animali per nutrirsi. Sceglierà in base alla sua convenienza, alla disponibilità della preda, alle possibilità di successo, allʼesperienza già acquisita dal branco, indipendentemente dal fatto che siano animali selvatici o domestici. Esiste un diritto, anchʼesso naturale, del pastore alla difesa attiva di fronte a predatori specializzati che si muovono in branco. Ora, da quando sono disponibili armi da fuoco (nelle Alpi a partire dal XVII secolo), lʼuomo ha contrastato la predazione del lupo sparando. Lʼintento deve essere quello di non far scordare alle nuove generazioni di lupi reintrodotti lʼantico fondamentale imprinting: tenersi lontano dagli esseri umani perché possono rappresentare un pericolo per la loro sopravvivenza. Non si tratta di sterminare, ma di far comprendere al lupo nellʼunico modo tecnicamente possibile che il bestiame domestico non è mai una preda conveniente! Sullʼesempio di quanto accade in altre aree geografiche extraeuropee dove si convive tradizionalmente con i lupi ed anche di quanto si sta già sperimentando in alcune zone delle Alpi francesi dove il Prefetto ha concesso di pascolare armati (con primo sparo in aria), sarà anche da noi necessario superare il tabù e concedere ai pastori che lo reputino necessario per la vicinanza di lupi ai propri animali di portare unʼarma durante il pascolamento. Basterà dotarsi di un regolare porto dʼarmi e limitarsi ad agire allʼinterno dei propri terreni di pascolo.

 

6. La politica è assente!

Chi governa la montagna piemontese? Davvero si vuole lasciare in mano ai funzionari dei Parchi la politica ambientale sulla montagna ? Morte le Comunità Montane, con i sindaci assorbiti da mille problemi e dai diktat finanziari, chi resta a rappresentare nelle sedi istituzionali opportune la voce dei montanari? Qualʼè la posizione dellʼAssessorato alla Montagna che ha pure la delega sui Parchi? Il vuoto lasciato dalle istituzioni elette negli ultimi anni è stato progressivamente riempito da politiche unilaterali, impegnate solo a difendere una “Natura” intesa in modo astratto, ideologico, urbano. Nelle mani di fanatici ambientalisti la protezione assoluta dei Grandi Predatori diventa una nuova forma di colonizzazione della montagna, tesa ad imporre unʼimmagine della natura e dellʼambiente tipicamente cittadina. Si sta preparando un avvenire in cui la gente del monte o si chiude in una riserva, in un parco cintato, o sarà meglio scomparire, emigrare, perché si compia il barbaro progetto di “riinselvatichimento” delle Alpi! Noi montanari non ci stiamo, alziamo la voce, e attendiamo che anche la politica ufficiale prenda posizione! Sulla base di queste considerazioni lʼAssociazione Alte Terre e lʼAssociazione Adialpi, facendosi portavoce della gente delle montagne piemontesi, nulla o scarsamente rappresentata nelle sedi politiche, soprattutto europee, dove si decidono le politiche ambientali, affermano con forza il diritto di poter vivere in tranquillità tra le proprie case e i propri campi, di poter ancora mandare un figlio al pascolo senza timore, di poter lavorare senza che i selvatici devastino regolarmente i pochi ma essenziali frutti del nostro lavoro! Chi vive e lavora ancora la montagna esige che perlomeno si smetta di finanziare coi soldi di tutti questa dissennata politica ambientale di difesa dei Grandi Carnivori sulle Alpi che di fatto significa reintroduzione e diffusione! Bisognerebbe chiedersi quale sia il senso della strategia delle Direttive ambientali europee, chiedersi dove sia il controllo democratico di queste politiche, le cui pesanti conseguenze ricadono puntualmente sulla testa di chi vive in montagna, favorendone ulteriormente lʼabbandono. Non vogliamo che questi soldi siano spesi per la protezione di animali pericolosi per gli esseri umani: le conseguenze di lungo periodo, negative ed irreversibili, per la vita dellʼuomo sulle Alpi sono ben maggiori dellʼindotto positivo di qualche posto di lavoro nei Parchi. Ci piacerebbe far comprendere che la tutela dellʼambiente non passa attraverso la costituzione e il continuo e preoccupante proliferare di aree protette, nelle quali i predatori troverebbero il loro habitat naturale (la cosiddetta famigerata rete di Natura 2000), ma dalla giusta e rispettosa presenza dellʼuomo che con la natura convive e lavora quotidianamente. In alpe questo equilibrio vige da secoli, come sanno bene tutti gli amanti della montagna che nel loro tempo libero salgono quassù per gite e escursioni, mentre non sembra potersi dire altrettanto quando si scende in pianura. Non Parchi, non lupi vogliamo, ma poter vivere e lavorare in armonia con la nostra Terra, dando un futuro ai nostri figli!

Dronero 11-9-2014 Presidente Alte Terre Giorgio Alifredi – Presidente AdiAlpi Giovanni Dalmasso

 

 

           commenti, informazioni? segnalazioni? scrivi

pagine visitate dal 21.11.08

counter customizable
View My Stats

 Creazione/Webmaster Michele Corti