="">

 

Ruralpini          Commenti/Dibattito sui lupi

Seguimi su Twitter

Choose language

Tweet

 

 

 

 

Scorri i principali temi di Ruralpini e accedi agli indici degli articoli

 

Ti potrebbe interessare anche:

(28.01.13) Anche sugli alpeggi lombardi non è possibile convivere con i Grandi Predatori

Riportiamo la testimonianza di un titolare di un alpeggio che, nell'ambito del dibattito sul tema GP interno all'Associazione amici degli alpeggi e della montagna in tema di GP, ricorda ai soci (e a tutti) che da tre anni il suo alpeggio subisce gravi danni (per lo più non rimborsabili) a seguito degli attacchi dlel'orso  leggi tutto

 

(24.01.13) Altro che "reintroduzione spontanea". Alla frontiera polacco-tedesca i lupi entrano... in camion

Come pensano da tempo allevatori, pastori, cacciatori, c'è l'"aiuto" delle organizzazioni ambientaliste dietro l'espansione travolgente del lupo in tutta Europa. Nel numero in edicola di una importante rivista venatoria e cinofila germanica si riferisce di un colloquio con funzionari di polizia che parlano di un camion fermato con lupi e linci  leggi tutto

 

(31.12.13) le fabbriche dei lupi

Il Corpo Forestale dello Stato ha eseguito una vasta operazione contro le "fabbriche dei lupi" (allevatori del cane "quasi lupo" CLC che volevano ibridi ancora più lupeschi). Ma siamo sicuri che tra Centri lupo del CFS, Centri recupero, Zoo, Centri faunistici vari non ci sia in essere una "fabbrica del lupo" finalizzata a favorire l'espansione della specie? E chi ha messo in circolazione i lupi canadesi. Vediamo di penetrare un po' nell'ambigua vicenda

leggi tutto

 

(17.11.2013) Imbrogli ecologici: WolfAlp

Grazie alle spudorate menzogne scientifiche "il lupo è sempre a rischio di estinzione" i cordoni della borsa per i progetti pro lupo dei parchi sono sempre aperti. Sarà bene che si sappia che 7,15 milioni di euro vanno ad ingrassare i meccanismi clientelari dei Parchi mentre sempre più pastori, produttori onesti e sostenibili che non usano concimi chimici e pesticidi, abbandonano leggi tutto

(09.09.13) Lasciateci almeno delle riserve indiane

 Piuttosto che essere del tutto scacciati dalla wilderness lasciateci delle ZPS umane.  A lanciare la provocazione è l'associazione Alte Terre. Un'associazione di resistenza sociale montanara delle valli di Cuneo.  "Siamo noi montanari in via di estinzione , creiamo delle riserve indiane senza orsi e lupi per difendere la biodiversità culturale umana che rischia di sparire".  leggi tutto

 

(25.06.13) Pastori delle Asturie in lotta contro i lupi  Cresce in in Spagna come in Francia e in Italia la rabbia dei pastori contro la politica che impone le visioni ideologiche degli ambientalisti borghesi  e mette in crisi attività millenarie. Dopo una prima manifestazione il 15 giugno i pastori sono pronti a nuove iniziative di lotta contro il Parco e i politici leggi tutto

 

(30.08.12)Con lobos no hay paraíso

Un bellissimo documento del gruppo pastoralista anti-lupo asturiano "Con lobos no hay paraíso (Nessun paradiso con i lupi) che abbiamo tradotto per dimostrare come in Europa la politica di proliferazione del lupo abbia già distrutto interi sistemi pastorali. Con il risultato che un formaggio ovicaprino è diventato vaccino e non più d'alpeggio. E Slow Food cosa dice?

 leggi tutto

 

(28.08.12) Il Corrierone si accorge che i lupi sono un problema

Alleluia! Ieri un articolo sul Corrierone dava la notizia che il Roquefort, il prestigio formaggio ovino francese, è a rischio. I branchi di lupi "provenienti dall'Italia" (!?) hanno iniziato a infestare la Lozére (antico Gévaudan, sì quello de La Bête) fanno strage delle pecore addette alla produzione di latte da Roquefort e José Bové dice di sparargli leggi tutto

 

(29.09.13) Cantoni alpini contro i Grandi Predatori

Martedì 24 a Berna, presso la sede del parlamento una delegazione di cantoni alpini, comprendente anche gli amici dell'associazione ATsenzaGP della Val Poschiavo, ha incontrato una rappresentanza di diversi partiti. Il tema dell'incontro ha riguardato l'impegno preso dal parlamento di ritiro della Svizzera dalla convenzione di Berna che non consente di difendere adeguatamente i pastori dai Grandi Predatori  leggi tutto

 

(11.08.13) "Autorità italiane inginocchiate all'animalismo"

Il governo del Canton Grigioni comunicava il 6 agosto di aver intrapreso passi ufficiali nei confronti di Berna per sollecitare l'Italia ad abbattere gli orsi trentini problematici ed evitarne l'arrivo in Svizzera. Ora l'Ufficio federale per l'ambiente da ragione a Coira e annuncia un prossimo passo dell'ambasciatore svizzero contro il Ministero dell'ambiente romano leggi tutto

 

(27.07.13)Dalle parole ai fatti : Comitato antiorso

Quest' anno le azioni del Comitato antiorso (diventato anche "e Granbdi Predatori") del Trentino si sono fatte più incisive. La campagna di raccolta firme "per liberare il Trentino dagli orsi" prevede banchetti informativi sui mercati dei paesi rivolti anche ai turisti. Sino all'anno scorso vi era il timore di perdere il consesnso degli albergatori. Ora si teme anche per il turismo. 

leggi tutto

 

(09.02.13) Francia: il senato vota una legge per le aree pastorali libere dai lupi

Il senato francese il 30 gennaio ha votato, con una maggioranza di 208 a 131, una legge che stabilisce la creazione di aree a protezione rinforzata contro i lupi leggi tutto  

 

(02.04.13) Il lupo come diversivo della biodistruzione

Con le nevicate tardive i lupi in Piemonte si sono abbassati. Branchi a pochi metri dalle case, pecore predate nei giardini al limite dei paesi. Il sistema capitalista-industriale che sta provocando l'estinzione di massa delle specie viventi usa come diversivo e oppio del popolo il lupo anche per eliminare, impedendo ogni difesa, pastori, contadini e montanari: gli unici veri resistenti

 leggi tutto 

 

(14.01.13) J’ACCUSE : I lupi parte di un patto contro la montagna

Pubblichiamo l'importante contributo di Robi Ronza apparso domenica 13 gennatio su www.ilsussidiario.net

 leggi tutto

 

(04.03.13) Tra le fauci del lupo e quelle del mercato I prezzi offerti dai commercianti sono irrisori e molti hanno ingrassato gli agnelli che a Natale non si sono potuti vendere. Ma a Pasqua troveranno mercato? La soluzione: spiegare ai consumatori che si tratta di carni sicure, ottenute senza danneggiare l'ambiente, che possono essere  consumate tutto l'anno

leggi tutto 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(02.03.14) La "La spia della Maremma" www.laspiadellamaremma.it dedica il suo primo numero ad un dossier sullo scottante problema dei lupi (e/o "ibridi"). Pubblichiamo uno degli articoli più significativi

 

Sul lupo in Maremma avviata una

riflessione sociale corale

 

Cade a pezzi la strategia della setta del lupo. Essa è sinora riuscita a far passare una rappresentazione di comodo del conflitto sociale intorno alla reintroduzione del lupo. Esso veniva ridotto ad uno scontro tra pastori retrogradi ed ignoranti ed esperti superscientifici, autolegittimatisi ad occuparsi, in modo monopolistico della materia in forza di un sapere scientifico lupologico circonfuso da un aura mistica di sacralità naturalistica

 

di Michele Corti

 

La strategia della lobby del lupo oggi si ritorce contro chi da anni, godendo di finanziamenti milionari,  ha operato con arroganza, disprezzo delle componenti sociali, scarsa conoscenza dei sistemi agroambientali. Quello che inchioda la lupologia - come emerge dal dossier de La Spia della Maremma - è la contestazione che viene dalla Maremma e che può essere così riassunta: "Voi lupologi con i vostri progetti,  con la vostra pretesa di imporre una super protezione anche quando ormai era divenuta inutile e dannosa (ma serviva allo scopo di aumentare al massimo consistenza numerica e areale del lupo al di là di ogni considerazione ecologica e sociale) avete messo a rischio l'identità genetica della specie selvatica autoctona. Avete minato le basi della legittimità sociale della sua protezione e ogni giustificazione (per superiori esigenze protezionistiche) dell'imposizione prevaricatrice di fortissimi impatti ai sistemi pastorali e di allevamento estensivo sostenibile".

 


Riportiamo sotto, per gentile concessione dell'editore, uno dei più interessanti contributi del numero dedicato al dibattito sul lupo in Maremma dalla rivista La Spia della Maremma invitando i lettori a leggere il resto del fascicolo che rappresenta un salto di qualità nel dibattito sul "ritorno" (spontaneo?, artificiale? "assistito"?) del lupo.

Oltre a dare voce ai pastori e alla filiera della produzione caseraria ovina la rivista ha fatto venire allo scoperto anche le voci di chi non è pastore, nonè allevatore. Di chi non ha un interesse economico diretto nella filiera ma si rende conto che il feticismo del lupo non ha, almeno in molti contesti ambientali, nulla a che fare con il mantenimento di un territorio biodiverso e resiliente. Paradossalmente, e qui sono anche i biologi, i naturalisti, ad ammetterlo la politica di diffusione del lupo e di super protezione della specie - indipendentemente dai contesti ambientali - si è ritorta contro il lupo in quanto specie. Indipendentemente dalla volontà strumentale della lupofilia organizzata, consistente nel trovare un diversivo, un colpevole cui mettere in conto i danni dei lupi, è certo che il fenomeno dell'ibridazioneesiste.

Con questo non bisogna dimenticare che il comportamento del lupo "puro" si adatta ai contesti storici ed ecologici e che l'attribuire solo agli "ibridi" una maggiore confidenza nell'avvicinarsi agli abitati e all'uomo (e quindi anche un crescente rischio di aggressioni agli umani) rappresenta l'ennesima manipolazione operata dalla loggia del lupo. Loggia cui la situazione è scappata di mano e che si è infilata da sola in un cul de sac come quando si raccontano bugie sempre più grosse per coprire le prime.

Diventa arduo giustificare il regime di super protezione a fronte di numeri consistenti e crescenti di popolazione lupina (tenuti nascosti). Diventa difficile difendersi dalle considerazioni di chi individua la responsabilità del fenomeno di ibridazione in un regime di super protezione su tutti gli individui della popolazione che impedisce di eliminare i soggetti in dispersione verso territori non sempre vocati e comunque suscettibili di riprodursi con i cani. Diventa imbarazzante rispondere alle accuse di mancanza di trasparenza, di autoreferenzialità, di manipolazione che ormai piovono non solo dagli ambienti più vicini al pastoralismo ma anche da chi si occupa e si preoccupa di ambiente e territorio?

Quando i tentativi di soluzione diventano il problema

 di Lucia Morelli (psicologa)



È banale e al tempo stesso sconvolgente verificare lo stravolgimento dei dati di una realtà di cui si è testimoni oculari. Mi riferisco alle conseguenze devastanti che la pastorizia e i suoi derivati subiscono dall’applicazione della Direttiva Habitat n° 43 del 1992 dell’Unione Europea. Ricordiamo che una “direttiva UE” è un atto che obbliga gli stati membri a realizzare determinati obiettivi, lasciando loro la scelta dei mezzi per farlo. La direttiva in questione aveva indicato il territorio della provincia di Grosseto come adeguato a proteggere il predatore “in purezza”, perché in pericolo di estinzione, vietando con sanzioni penali di provvedere con le tradizionali pratiche - un tempo “premiate” dalla gratitudine della gente - alla eliminazione tempestiva di ogni singolo predatore che fosse apparso all’orizzonte delle aree dedicate al pascolo brado. C’è da chiedersi a chi (organi politici e tecnici istituzionali, nonché rappresentanti delle varie categorie di allevatori) deve addebitarsi la responsabilità di non aver dichiarato subito la non fattibilità, nell’area della provincia di Grosseto, della direttiva in questione, dal momento che il territorio grossetano ha, proprio nella pastorizia brada, il volano della sua economia perché permette la sostenibilità economica di allevamenti grandi, piccolissimi o d’affezione, con costi di gestione contenuti proprio perché “bradi”. È il tipo di allevamento che determina la qualità particolarmente profumata del latte e dei formaggi - perché prodotti da pecore che si alimentano, per tutta la giornata, delle erbe che si scelgono da sole - andando a costituire, da secoli, la base propulsiva dell’economia del territorio: dal mercato di prodotti caseari pregiati all’offerta di servizi nell’area turistico ricettiva.

Da quella data, cioè da ventidue anni, la situazione è andata via via peggiorando. Il lupo, libero di vivere accanto ai luoghi atrofizzati senza esserne scacciato, si è accoppiato con i randagi, ibridizzandosi e moltiplicandosi, per cui oggi un soggetto può sembrare un lupo ma è anche un cane; oppure può sembrare un cane ma sotto sotto è un lupo. Di fronte a questi dati di fatto l’Unione Europea è corsa ai ripari mettendo in campo il “progetto” chiamato Life ibriwolf che si prefigge l’obiettivo “di contrastare la perdita d’identità genetica del lupo” e il “progetto” Life Medwolf (vedi sito) che si prefigge - con costose e svariate tecniche di cattura e dissuasione - “l’obiettivo di ridurre il conflitto tra la presenza del lupo e le attività antropiche delle aree rurali”. Riflettiamo sul significato ambiguo e sugli effetti pragmatici dei predicati “contrastare” e “ridurre il conflitto”: stanno a significare “progetti” dei quali non si definisce chiaramente l'obiettivo in ordine alla tempistica della sua realizzazione: una “bestemmia” nella rigorosa disciplina della gestione progetti (project management). A sostenerne le spese ci sono sostanziosi fondi europei, mentre gli allevamenti chiudono, impossibilitati a sopravvivere ai danni materiali e ai traumi psicologici di uomini ed animali, derivanti dalle ricadute del fallimento del primo progetto, quello di conservare il lupo “in purezza” in aree antropizzate. Oggi, qui nel grossetano, dal mare alle pendici dell’Amiata, l’equilibrio tra predatori e prede è sconvolto: l’eccedenza dei primi sta rendendo deserti, anche della piccola fauna che li animava, i nostri boschi; i lupi e i loro derivati ibridi vivono in condizioni fisiche miserevoli, per insufficienza di prede e quindi di cibo; la produttività degli ovini è diminuita: nel caso dei superstiti alle mattanze, per gli stress subiti; per tutti gli altri perché, non cibandosi di erba a tempo pieno, danno meno latte, e l’alimentazione a fieno, nel chiuso degli ovili, ne determina una produzione inferiore nella quantità e meno aromatica nella qualità e quindi nei formaggi. Inoltre, in estate, le pecore ci cibano di erba solo di notte… di giorno di accasciano l’una all’ombra dell’altra sotto l’ombra delle querce.



Facendo una diagnosi generale del fenomeno che stiamo tratteggiando possiamo dire che siamo di fronte a un esempio paradigmatico della dilatazione di un problema, causato proprio dai tentativi di risolverlo. Le conseguenze delle soluzioni tentate dalla direttiva Habitat e dai progetti Life ibriwolf e Life medwolf sono infatti diventate il problema, su cui ancora non si prendono decisioni risolutive, a causa della pressione di quanti hanno interesse alla loro persistenza, nella mancanza di una visione sistemica e progettuale del territorio e nella totale anestesia emotiva di fronte al dolore degli uomini e alle sofferenze infinite degli animali: dei lupi, dei cani vaganti e degli ibridi, denutriti allo spasimo, delle pecore divorate vive accanto alle altre, delle volpi, delle faine, degli splendidi tassi, dei colorati fagiani cui capita di morire per le polpette di carne avvelenata, messe da chi deve disperatamente difendere il proprio piccolo gregge che gli dà da vivere.

Giorno dopo giorno la situazione sta aggravandosi: la settimana scorsa sette cani grandi marroni, con le orecchie pendule, insieme a uno dall’aspetto di pastore tedesco, a pochi metri dall’abitazione di una signora di San Quirico (frazione di Sorano), in pieno giorno, e mentre lei era nel recinto delle pecore, hanno scavalcato la rete metallica e hanno divorato fino alle ossa due pecore lasciandone una terza ferita, incuranti che la donna fosse dentro il recinto, da cui ovviamente è scappata per rifugiarsi in casa.

In conseguenza di questo insostenibile stato di cose, da un mese a questa parte sta accadendo che alcune persone - non identificate - gettino bene in vista nelle strade le carcasse di predatori dall’aspetto di lupi. A questo punto dobbiamo chiederci: sono atti “delinquenziali” o atti “dimostrativi” consapevoli? Di chi si dà il diritto di esprimere la propria indignazione urlando l'urgenza di un adeguato ordinamento etico e giuridico a quei rappresentanti delle istituzioni che non hanno ascoltato e non ascoltano le annose richieste degli allevatori? Essi ora chiamano, esasperati, a testimoni e giudici della situazione tutte le categorie dei cittadini. Chi uccide a bastonate un predatore, dopo averlo preso nel laccio o chi lo uccide con una fucilata, è un “delinquente” o un “dimostrante”? Un dimostrante straziato dall’orrore di compiere quel gesto, ma consapevole del suo diritto a salvarsi la vita, all’insegna del codice iscritto nel Dna delle specie viventi “mors tua-vita mea”, invocando così l’intervento di uno Stato/Genitore equanime da cui si sente abbandonato?

Fomentare da parte degli animalisti una “guerra” contro gli allevatori, sparando proiettili di infamanti connotazioni negative contro di essi, è un modo che serve solo a esaltare la dinamica emotiva di fondo del problema, quello del bisogno di trovare un nemico da uccidere, dopo averlo definito ai propri e agli altrui occhi “colpevole” e quindi meritevole di una “giusta” punizione. Esattamente come faceva il lupo della favola di Fedro che, per legittimare la sua aggressione all’agnello, lo accusava di sporcargli l’acqua del rivo da cui entrambi si stavano abbeverando, sordo a considerare il fatto che quello stesse bevendo a valle, rispetto a lui, a monte.



Vengo a conoscenza adesso del lupo decapitato ed evirato appeso sul cavalcavia di Pisticci. Questo episodio è molto diverso da quello delle carcasse gettate in strada a invocare un diverso ordinamento giuridico nazionale e comunitario. La marea di disperazione e di furibonda indignazione da parte dei pastori contro chi sottovaluta la loro insostenibile situazione, sta montando. Chiediamoci: l’odio che si è sfogato nella decapitazione di quell’animale, contro “chi”, in realtà, è diretto? Di quale “Potente” o “Sistema dei Potenti” a decidere a protezioni di particolari interessi, dietro la copertura delle “Leggi dello Stato sovrano” della vita o dell’agonia dei pastori, è simbolo quell’innocente animale? Chi ha operato su di esso l’asportazione dei testicoli - simbolo della sua potenza sessuale - dimostra sia il bisogno di rassicurare se stesso di poter castrare coloro di cui si sente in balia, sia di voler spedire loro un messaggio di terrificante e terrificata minaccia: farai anche tu la fine di questo canide o lupo che sia! Guarda! Guardate tutti e, soprattutto, parlate della nostra situazione!

Tirando ora le conclusioni di questa vicenda di atroci dolori che potevano e dovevano essere risparmiati a uomini ed animali, possiamo dire che chiunque non può che emozionarsi di piacere all’idea che il mitico lupo viva libero, accanto a noi, perché, a livello simbolico, costituisce la realizzazione di un desiderio inconscio di pacificazione con i mostri che abitano i nostri incubi di persecuzione e di morte e di cui il “lupo cattivo” è sempre stato il rappresentante simbolico. Di fronte a questa abbagliante prospettiva, è normale che l’individuo “non pastore” ingenuamente la condivida e si scagli contro gli allevatori per difenderla, costituendoli ricettacolo di quella violenza che aliena da sé ma che si manifesta nel “sintomo” clamoroso della sua indifferenza, e quindi nella sua mancanza di responsabilità, rispetto alle miserevoli condizioni della vita quotidiana del suo “protetto”.

Se quel signore “non pastore” fosse in grado di rendersi conto delle ricadute negative per gli equilibri esistenziali e produttivi degli altri membri della situazione che si è creata con l’idea del lupo “in purezza” proprio qui, accanto alle greggi, si sveglierebbe dal suo sogno di un Eden grossetano per recuperare il contatto con il Reale, a favore innanzi tutto del mitico animale, del quale potrebbe decidere di salvaguardare davvero la vita, salvaguardandone la qualità. Che il lupo viva! sì, in mezzo alle sue prede selvatiche da cacciare, agendo appieno la propria natura. Ma ben lontano dalle umili pecore, perché, quando è divorato a sua volta dai morsi della fame, è costretto a trasformarsi da meraviglioso cacciatore a miserevole rapinatore assassino che penetra negli spazi in cui sono rinchiuse le sue vittime, e - celebrando il suo rito di mattanza - ne vi-vi-se-zio-na decine, nel senso che le divora ancora vive, sotto gli occhi delle compagne atterrite, senza vie di fuga.

 E non ci sono risarcimenti per il danno, il dolore e lo stress di uomini e animali; e neppure dissuasori (ridicolizzati dopo un po’ dall’intelligenza dei predatori), cani da gregge (sbranati), o recinti di reti elettrosaldate (superate scavando sotto il cordolo di cemento interrato) che tengano. L’impossibile progetto, su queste terre, non doveva neppure essere ipotizzato, se ne fosse stata valutata, con approccio realistico e responsabilità di competenze, la fattibilità.

 

 

           commenti, informazioni? segnalazioni? scrivi

pagine visitate dal 21.11.08

counter customizable
View My Stats

 Creazione/Webmaster Michele Corti