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Inforegioni/ Troppi cervi sul Cansiglio

  

 

 

 

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Quando la politica perde il contatto con la realtà (almeno quella agricola)

La boutade di Muraro sugli orsi 'mangia cervi' contraddice il favore di Zaia per il piano di abbattimento e fa insorgere gli agricoltori del Cansiglio

Zaia a settembre, riconoscendo la pressione insostenibile dei cervi sul Cansiglio, auspicava un piano per 'sfoltire' i cervi del Cansiglio. Il ministro e futuro governatore del Veneto aveva raccolto le sollecitazioni degli allevatori della sua terra (che gli facevano presente che la presenza in Cansiglio di oltre 2 mila cervi, ha provocato in due anni danni per 100 mila euro). In risposta a chi chiedeva di appoggiare un piano di 'sfoltimento'  sosteneva la necessità di 'abbattere almeno 500 cervi in Pian del Cansiglio per evitare la devastazione delle produzioni biologiche di foraggio, il 40% delle quali viene attualmente distrutta dagli animali, aumentati di numero in modo incontrollato' (Il Gazzettino, 13 settembre 2009).

 

Quando i politici vogliono prendere 2 (o 3) piccioni con una fava

 

Nei giorni scorsi, invece, Muraro, presidente leghista della provincia di Treviso, si fa promotore di una trovata 'geniale'. 'Ripopoliamo il Cansiglio con l’orso. In questo modo provocherà il riequilibrio delle presenze animali. Nel senso che i cervi non occorrerà più cacciarli, perché saranno il pasto privilegiato del plantigrado' L'uovo di Colombo, non c'è che dire!

La tormentata vicenda della reintroduzione degli orsi in Trentino pare non abbia insegnato niente. Anche i più accesi sostenitori del ripopolamento delle Alpi con l'orso bruno si guardano bene dal proporre nuove reintroduzioni con animali importati dalla Slovenia. Se l'operazione Life Ursus ha rappresentato una 'forzatura anche per molti naturalisti era, almeno in parte,  giustificata dalla recente estinzione della specie nell' area  Adamello Brenta, dove si era conservata sino a pochi anni fa. Ulteriori reintroduzioni appaiono una vera e propria idiozia visto che il 'corridoio' ecologico tra la Slovenia e il Trentino è ormai attivato e che gli orsi, gradualmente, possono spostarsi attraverso il Friuli nelle montagne venete. La reintroduzine in Trentino di soggetti 'disadattati' ha dato origine a molti incidenti (basti pendare agli scontri stadali, alla necessità di interventi con narcotici, alla 'carcerazione a vita' o alle 'condanne a morte' degli orsi problematici). E'stata una fortuna se vittime degli 'incidenti' sono stati solo gli orsi e non gli esseri umani. Ma chi tra i fautori nel 'ritorno dell'orso se la sentirebbe di affrontare un nuovo programma in Veneto? Nessuno, visto che in modo molto meno rischioso (per se stessi, per gli animali domestici e per l'uomo stesso) stanno arrivando con le loro zampe.

Quanto all'idea che basti collocare un po' di plantigradi in un'area perché restino lì secondo le intenzioni dei promotori del 'turismo della wilderness' è una vera sciocchezza considerati gli spostamenti che gli orsi compiono (specie i soggetti 'deportati' da un ambiente all'altro). Il Parco Adamello Brenta con la Valle di Tovel e l'area limitrofa rappresenta un caso a parte perché lì l'ambiente era particolarmente adatto ad un popolamento stanziale come dimostra il fatto che l'orso è sempre stato presente.

Il Parco delle Orobie bergamasche che ha montato una grande campagna promozionale sulla presenza di un singolo orso birichino (peraltro arrivato spontaneamente) investendo risorse in campagne di comunicazione, mettendo a bilancio studi e forti risarcimenti si è coperto di ridicolo quando l'esemplare ha deciso di andarsene.

Che poi l'orso mangi quello che desiderano i presidenti delle provincie appare ancora più ridicolo.

 

L'orso non sta dove vogliono i politici e tantomeno segue la dieta da loro 'sugegrita'. Ma poi non è vegetariano?

 

L'idea balzana di Muraro non può essere sostenuta nemmeno dal WWF e dai verdi perché si sputtanerebbero da soli. Hanno impostato intere campagne di comunicazione (non solo in Trentino e non solo in Italia) per dimostrare che la predazione è un fatto eccezionale, che l'orso è prevalenmtemente vegetariano e che quando mangia carne preferisce le carcasse.

Noi sosteniamo che in alcune circostanze ciò non è vero e il comportamento predatorio diventa importante (specie alla fine del cosidetto letargo e nel caso di alcuni soggetti). Sosteniamo anche, però, che la predazione di una pecora e di un vitello sono molto più facili di quella di un cervo e che l'orso, come tutti, cerca di procurarsi il cibo con meno dispendio di energia possibile. Gli orsi 'immessi' nel Cansiglio quindi risulterebbero un problema in più per gli allevatori. I cervi continuerebbero a 'rubare' il fieno e il pascolo, gli orsi inizierebbero a 'servirsi' di animali domestici (che, quando hanno fame, vanno a prendersi anche a domicilio, penetrando nei ricoveri se non sufficientemente blindati). I presidenti leghisti delle provincie di Treviso e di Belluno (Muraro e Bottacin) auspicano una Yellowstone veneta.  Pensano così di non dover ricorrere alla caccia per limitare la popolazione degli ungulati, di fare contenti animalisti, agricoltori e ... di attirare i turisti.  La loro genialata ha raccolto, però solo il consenso di qualche protezionista talebano (Toio De Savorgnani, di Mountain Wilderness e tra i fondatori del Comitato del Parco del Cansiglio) mentre, valutandone l'assurdità, anche gli orsofili seri preferiscono non associarsi a simili sparate. Sono però gli agricoltori più direttamente interessati a insorgere.

L'ANPA alla carica

Paolo Casagrande presidente regionale dell'Anpa (Associazione nazionale produttori agricoli) che già a settembre era stato protagonista di proteste sul tema dell'eccessiva presenza dei cervi, ha cosi' commentato le 'proposte' del presidente della provincia di Treviso:

'Forse Muraro ha in mente una visione del Cansiglio dall'orso Joghi del Yellowstone Park, con il buon Toio De Savorgnani a fare la guardia a Joghi e a vigilare sui danni che potrebbe arrecare ai turisti e ai residenti, ma noi che siamo agricoltori, coloro che tutelano e hanno conservato la Piana del Cansiglio come è oggi godibile a tutti, proprio non ci stiamo. Muraro forse non ha pensato, conoscendo poco l'agricoltura e come si fa agricoltura in montagna, che prima di riportare il numero di cervi a un numero accettabile per l'ecosistema Cansiglio, ci vorrebbero decine e decine di orsi mangerecci e affamati per mangiarsi il migliaio di cervi che sono in esubero. Perché non propone di introdurre anche i lupi che aiuterebbero l'orso? Muraro forse si scorda che un orso fa anche cento kilometri al giorno, come pensa di tenerlo fermo in Cansiglio per mangiare cervi? Recintandolo tutto?'. 

Casagrande nella sua nota continua incalzando così:

'Suvvia Muraro sia pratico, non osi pensare tanto in alto che di alto su questa sua uscita c'è solo l'altitudine del Cansiglio. Se il presidente Muraro vuole contribuire a risolvere il problema cervi, come gli abbiamo proposto se ne prenda in carico 200-300 e glieli portiamo nel bel parco del S. Artemio a Treviso, oppure provveda a indennizzare lui le aziende agricole che ogni anno subiscono 100.000 euro di danni di foraggi e produzioni di latte mancanti, o per la rinnovazione del bosco che ormai è inesistente. Dovrà comunque rispondere poi dei pericoli e danni che l'orso crea ai turisti e ai domenicali del pic-nic in Cansiglio, oltre ai danni che Joghi farà alle stalle azzannandosi anche qualche vacca o manza al pascolo'.

Secondo l'ACPA veneta infine:

'è giunta l'ora di dare concretezza al piano della Regione varato a settembre con gli abbattimenti in Piana del Cansiglio, e nelle riserve limitrofe, così come lo sostengono le province di Belluno e Pordenone. Quando sarà ridotto il numero di cervi oggi in esubero, allora potremo parlare di introdurre l'orso, e per far contento Muraro e De Savorgnani. Noi nel frattempo stiamo pensando invece alla carne di cervo Doc del Cansiglio, utile per turisti, ristoranti e agriturismi. Così avremo una situazione ideale del ciclo della storia dalla nascita del mondo, della natura e dell'uomo: cervi- orso e caccia/carne'.

Al di là della polemica: la caccia deve tornare ad essere attività economica a vantaggio delle aree rurali e montane

Le polemiche sono utili se servono a mettere a fuoco i problemi. Questi derivano da una visione deformata e distante della montagna: ci si illude, sulla base di una distorsione dei valori economici, che, nel lungo periodo, si possa rinunziare a coltivare, a tagliare la legna, a sfruttare i pascoli. Attività oggi 'fuori mercato'. Ma domani? L'energia, l'acqua, il cibo non saranno in prospettiva più abbondanti ma meno e la montagna-parco divertimenti e wilderness non solo è da rifiutare perché rappresenta una visione colonialista che comporta la 'pulizia etnica' di patrimoni di cultura, di saperi, di valori ma anche perché dobbiamo tornare a valorizzare il territorio (pianura, collina, montagna) per le sue capacità di produrre cibo. Come abbiamo sottolineato più volte, alla utopia regressiva della wilderness non può che fare da contrappunto un'agricoltura globalizzata e industrializzata (ovviamente OGM) nelle poche aree mondiali 'vocate' a certe produzioni. E' questo il prezzo da pagare per il teatrino dell'orso che mangia il cervo e della pseudo natura 'incontaminata'.

 

 

 

 

 

 

pagine visitate dal 21.11.08

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