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Inforegioni/L'orso M5 respinto in Slovenia

 

  

 

 

 

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Non ci sono quelli del WWF a

Ci sono anche funzionari dello stato pagati da noi (il che è peggio)

«L’allarme su Dino è eccessivo. Non fa male agli uomini ed è una rivincita della natura, capace di affascinarci col suo mistero. Le persone che ci chiedono preoccupate se possono passeggiare o andare per funghi nei boschi non devono temerlo. Anzi, se hanno il destino di incontrare l’orso possono dirsi davvero fortunate».

Daniele Zovi, comandante del corpo forestale di Vicenza (dichiarazione al Giornale di Vicenza)

 

 

(22.05.10) Si è deciso di 'rimuovere' l'orso potenzialmente pericoloso e di estradarlo in Slovenia. L'iter sarà lungo e la lobby ambiental-animalista si darà da fare per complicarlo, ma intanto M5, appena catturato, sarà detenuto in un'area confinata dove non potrà più nuocere.

 

Sull' orso assassino è scontro politico

(ma finalmente si vede un po' di buon senso)

 

di Michele Corti

 

Come da noi sostenuto da tempo la questione degli orsi e dei lupi è un catalizzatore di conflitti culturali, sociali e politici. Ed è finalmente esplosa. A Galan che si è eretto a paladino senza se e senza ma dell'orso M5 escludendo ogni cattura hanno fatto controcanto gli amministratori leghisti a partire dall'assessore regionale Stival

 

Di fronte all'insostenibile situazione di un orso M5 che scorazza da mesi lasciando una scia di sangue e di paura la politica finalmente rompe l'unanimismo. C'è chi come Galan sposa le tesi super-animal-ambientaliste nel tripudio dei vuvueffini, c'è chi - pressato dalla gente e dai sindaci - ha un soprassalto di buon senso. Regione Veneto, Provincia di Vicenza, Comunità Montana di Asiago sono unanimi: respingere in Slovenia da dove è venuta la bestiaccia.  Va detto subito che se M5 non si fosse incaponito a restare sull'altopiano di Asiago forse i politici - leghisti compresi - avrebbero nicchiato e lasciato come al solito le decisioni ai 'tecnici' ovvero agli 'esperti', naturalisti e biologi. Questa casta nasconde la sua partigiana opzione per un  'conservazionismo' (che procura lussuosi posti fissi negli enti pubblici, cattedre, consulenze, fondi di ricerca)  dietro argomentazioni pseudoscientifiche relative all'assoluta, assiomatica, 'necessità' della presenza dell'orso.

 

Asiago non vuole l'orso

 

Ad Asiago non sono in gioco solo le vite degli asini. E la politica si è dovuta dare una mossa e far capire ai 'tecnici' che la loro litania sulla 'necessità biologica' questa volta se la dovevano dimenticare. Con M5 si è già scherzato abbastanza. Gli interessi economici sull'altopiano sono forti: ci sono decine di malghe che stanno per essere caricate a giorni con migliaia di ovini e bovini. I malghesi hanno fatto capire che loro con un tipo del genere in giro non avevano nessuna intenzione di convivere. Non devono essere state estranei alla decisione neppure i segnali degli albergatori che sanno bene che anche  chi tifa orso (da casa, in pantofole) è il primo a rinunciare a fare una passeggiata in un'area frequentata da una bestia 'irrequieta' come 'Dino' (e magari disdice la prenotazione in albergo).

Il 'paradosso' della gestione dei grandi carnivori è questo: il 'pubblico' è tanto più favorevole alla loro presenza quanto più orsi e lupi sono lontani, 'virtuali'.  Appena la bestia si concretizza, però,  gli interessi delle categorie più esposte se in grado di coalizzarsi e di fare pressing sui politici, hanno la meglio sull'ambientalismo salottiero. Ad orsi e lupi va bene quando la protesta di pastori e malghesi resta isolata. Ad Asiago non è stato così anche perché l'economia zootecnica e pastorale è tutt'altro che marginale e ha un importante indotto agroalimentare e turistico. Così Asiago rischia per il partito dell'orso di segnare una sconfitta nella marcia di ricolonizzazione sinora trionfale che ha visto la crescita della popolazione trentina e la sua diffusione verso Veneto e Lombardia (verso Nord non c'è trippa per gatti - pardon orsi - perché leistituzini e la a società civile sono più inclini all'ecologismo serio che a quello spettacolare ed emotivo 'latino').

 

Reazione dal basso

 

La posizione dei politici veneti (escluso Galan) è comunque motivata anche dal loro prestare attenzione al  'polso' dell'opinione pubblica nelle aree di montagna, dal veronese al bellunese. Alle isteriche manifestazioni pro orso hanno iniziato a contrapporsi anche iniziative ruralpine dal basso. Colpiti dalla strage di asini gli amici di questo animale pacifico e contadino per eccellenza (che Gesù non a casa scelse come sua cavalcatura per l'entata a Gerusalemme) hanno iniziato a mobilitarsi e a ingaggiare una battaglia virtuale (vedi la maglietta sotto ideata da Stefano Martini e il gruppo facebook Orso Dino Go Home .

 

In termini di numeri i gruppi virtuali di fan dell'orso contano un numero spropositato di aderenti (16.000) mentre i gruppi anti-orso sono a poche centinaia. Ma è comunque importante che anche sul terreno mediatico e del web si coaguli un'opinione che sfida il politically correct e il martellamento mediatico filoambientalista (quante volte i giornali e la TV hanno citato il gruppo facebook pro Dino e, al contrario, quana visibilità hanno i gruppi anti-orso?). Inutile aggiungere che molti ruralpini che avrebbero molto da ridire sul lasciare libera una bestiaccia ad uccidere impunemente, non sanno neppure cosa sia Internet e Facebook e che comunque a causa dell' 'internet divide' che rappresenta la nuova discriminazione contro la campagna e la montagna, non hanno neppure l'adsl.

 

Protesta il WWF (con lingua biforcuta)

 

Il WWF, che aveva esaltato Galan con le sue uscite super-animaliste e che pregustava la vittoria, si  sente spiazzato e scrive un comunicato delirante dove il comportamento dell'orso M5 viene giudicato  'normale' e innalza il povero Dino a 'ricchezza per il paese'. E' la stessa gente che - in perfetta malafede - va in giro a convincere le popolazioni che gli  orsi sono vegetariani, timidi, schivi (nascondendo le statistiche sull'uccisione di esseri umani da parte  di orsi bruni). Poi dicono che per Yoghi sventrare 14 asini è 'normale'. Invece non è 'normale' che una  bestia pericolosa abbia potuto scorazzare impunita con licenza di uccidere per 2 anni. Solo in un paese  incivile possono succedere simili cose. In Svizzera, Austria, Germania, Francia gli avrebbero già  sparato (piombo, non gomma). Lì si rispetta il lavoro e la vita di chi vive in montagna. Qui il rurale, il  montanaro è ancora il servo della gleba di lor signori. La cui vita vale meno delle 'nobili fiere' come  nel medioevo).  E poi il PACOBACE lo dovrebbero conoscere bene perché l'hanno scritto loro direttamente o attraverso i loro amici 'scienziati'. E il PACOBACE parla eccome di RIMOZIONE degli orsi problematici da effettuare sia con le catture e trasferimenti che in casi più gravi anche copn l'abbattimento.

 


WWF: L'orso Dino è una ricchezza per il paese, convivere con lui è possibile

È inaccettabile che mentre alla Conferenza nazionale sulla Biodiversità in corso a Roma si sottolinea il valore della biodiversità e la necessità di salvaguardare ogni singolo esemplare delle specie più a rischio, si pensi anche solo lontanamente di catturare e togliere la liberà a un animale selvatico così raro e prezioso come l’orso bruno, specie simbolo dell’intero arco alpino che conta appena una trentina di esemplari, reintrodotti da pochi anni. Il tutto considerando che l’orso “Dino” non ha dimostrato finora seri segni di pericolosità ma un atteggiamento normale per la specie. E’ il commento del WWF alle decisioni prese oggi ad Asiago sulla sorte dell’orso “Dino” che si vuole catturare e rispedire in Slovenia.

La decisione di catturare l’orso per metterlo in cattività o trasferirlo all’estero non rispetta il Protocollo del PACOBACE, ovvero il Piano di Azione per la Conservazione dell’Orso Bruno sulle Alpi Centro-Orientali, redatto in base alle indicazioni della scienza e sottoscritto anche dalla Regione Veneto, che prevede la cattura come misura estrema.

Oggi deve essere compiutamente rispettato l’impegno assunto dalle amministrazioni locali con la condivisione e la ratifica del Piano d’Azione per l’Orso, attraverso la messa in atto di tutte le necessarie misure di sensibilizzazione, informazione ed educazione per la comunità locale e contemporaneamente con specifici interventi, come l’installazione di recinti elettrificati, che possano dissuadere l’orso dal continuare a predare bestiame domestico o avvicinarsi alle zone abitate, cosa peraltro raramente accaduta.

Il WWF dichiara la sua piena disponibilità ad assistere le autorità locali e regionali per monitorare l’orso Dino e mettere in opera eventuali recinzioni elettrificate che possano favorire la convivenza tra uomo e grandi predatori, una tecnica già sperimentata con successo dal WWF in Abruzzo (per l’orso bruno marsicano), in Lombardia e anche in Veneto, dove proprio un anno fa ad Asiago è stato installato il primo recinto elettrificato nella Regione.

La possibilità di espandersi sul territorio per una grande specie come l’orso è l’unica possibilità che ha di sopravvivere. Rispedire al mittente un animale simbolo come l’orso, vuol dire negare al nostro Paese quella ricchezza di biodiversità un tempo straordinaria, che oggi per alcune specie è ridotta al minimo vitale. Gli strumenti per creare la convivenza con l’uomo ci sono e hanno già dimostrato di funzionare in diverse aree. Per tante comunità, come in Abruzzo, l’orso è diventato un simbolo su cui fondare attività economiche come il turismo. Facciamo lo stesso anche per Dino.

21.05.2010 Ufficio stampa WWF

 

 

 

 

 

 

 

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