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Inforegioni/Dellai contestato per gli orsi

 

  

 

 

 

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Dellai, contestato dai contadini e da Giovanazzi, decide una 'revisione' della strategia  imposta dalla lobby dell'orso

 

di Michele Corti  

 

Da abile politico Dellai ha forse capito che non può più delegare ai tecnoburocrati della Provincia e del Parco Adamello Brenta e ai verdi la politica sull'orso che rischia di creare 'grane' politiche. Specie se le iniziative di Nerio Giovanazzi (ex-Forza Italia 'moderato') si saldassero con le proteste popolari

 

 

L'altro ierinel Primiero Lorenzo Dellai si è trovato ad affrontare una contestazione inaspettatamente dura. I toni dei contadini - che brandivano le foto delle loro pecore dilaniate - erano esasperati. 'Non si può andare avanti così'. E' stata solo la goccia che fa traboccare il vaso ...

 

La beffa del Primiero

 

A fine luglio De Paoli, presidente del Comprensorio del Primiero e consigliere provinciale aveva già scritto a Dellai (lo aveva già fatto in autunno) una lettera in cui  :

 

«si chiede gentilmente alla S.V un rafforzamento dell’attività di controllo nella zona del Primiero e delle misure preventive (cattura dell’esemplare) affinché le persone si sentano maggiormente rassicurate, a prescindere dal risarcimento».

Va avanti da troppo la 'fiera dell'orso' con il tira e molla su M5, il suo va e vieni tra Veneto e Trentino senza che la decisione della cattura (voluta dalla Regione Veneto) sia attuata. Una beffa perché, se si trattasse ancora di M5, si starebbe parlando di un esemplare che - con tanta fatica - era stato catturato dal Servizio Forestale e Faunistico della PAT proprio in Primiero l'autunno scorso. Per poi lasciarlo uccel di bosco e consentirgli di seminare il panico e una scia impressionante di sangue (tanto sono asini e pecore, 'cose spregevoli' per i nobili signori dell'orso). Il tutto tra la montagna vicentina e veronese per poi tornare in Primiero dove gli episodi di predazione son già stati numerosi (solo negli ultimi gorni 20 pecore sbranate). E se anche non fosse più M5 ma un altro orso le cose non cambiano. 'Che sia M5, JJ4 o Yoghi a noi non interessa' gridavano gli allevatori.

 

Il fine politico fiuta che la corda si sta tendendo un po' troppo

 

Preso in contropiede Dellai ha dichiarato di aver notato in Primiero una 'percezione del problema che non ho notato in altri territori'. Forse, però, se andasse dalle parti del Bondone dove a giugno un orsa con tre cuccioli ha imperversato non troverebbe una 'percezione' diversa.

Gli orsi sono ormai 40-45, con la prospettiva di arrivare presto a 50-60 visto il successo riproduttivo e l'esito delle cucciolate. Quando gli 'orsologi' anni fa ipotizzavano gli scenari futuri della reintroduzione del plantigrado consideravano il numero di 40 orsi quale obiettivo ambizioso anche se tale da garantire stabilità della popolazione ursina e scongiurare la deriva della consanguineità. Erano gli stessi fautori del progetto orso che giudicavano il progetto 'una scommessa ambiziosa' e si chiedevano (E. Duprè, P. Genovesi, L.Pedrotti, Le probabilità di successo del Progetto di immissione in: Adamello Brenta Parco, anno 1998 n. 2 pag. 2):

 

«... la presenza dell’orso, in un’area così densamente antropizzata, può sollevare conflitti anche gravi tra l’orso e l’uomo, infatti l’orso può causare danni alle attività umane o, addirittura, esiste il rischio che possa rappresentare un pericolo per l’incolumità stessa dell’uomo. È ancora compatibile perciò la presenza di questo grande carnivoro in un Paese densamente abitato dall’uomo? I conflitti che potranno nascere saranno sostenibili? Le amministrazioni saranno in grado di prevenire i danni che l’orso potrà causare o di rifondere i danni eventualmente denunciati dagli allevatori e dagli apicoltori? E, quesito più importante, l’uomo vuole ancora convivere con l’orso?».

 

Faciamus experimentum in corpore vili (detto latino attribuito ai medici che praticavano esperimenti sui corpi dei poveracci). La 'nobile causa' vale il rischio. Tanto le vittime sono 'i poveracci'. E la politica ha 'lasciato fare' agli apprendisti stregoni.

 L'obiettivo è stato raggiunto prima del previsto ma gli orsi, tranne qualche 'puntata' di soggetti particolarmente avventurosi restano concentrati in un areale abbastanza ristretto. Sono le 'barriere ecologiche' che fernano la diffusione degli orsi. All'interno del loro areale una parte della popolazione, anche sotto la spinta di una competizione per i siti migliori tenderà sempre di più a portarsi ai margini delle aree montane, verso i paesi. Un fatto che comporterà crescenti impatti (per l'agricoltura, l'allevamento e altre attività) e crescenti rischi per l'incolumità.

Le intemperanze di qualche orso particolarmente 'esuberante' non sono ancora nulla in confronto di quanto potrebbe accadere quando gli orsi, cresciuti ancora di numero, 'interagiranno' in modo sempre più frequente con l'uomo. Già ora si sta procedendo a sostituire i cassonetti con un modello 'anti-orso' corazzato. Quali altre misure sono dietro l'angolo? Dovrà cambiare il modo di vivere? Non si potrà andare più in campagna e nei boschi?

 

Le implicazioni politiche

 

Al di là della contestazione nel Primiero Dellai sa bene che il problema-orso potrebbe sfuggire di mano e diventare un argomento pericoloso. Ad interpretare (o 'cavalcare' a secondo dei punti di vista) le preoccupazioni di chi vive in montagna nei piccoli centri e di chi vive di montagna (dai pastori agli apicoltori) ci ha pensato infatti Nerio Giovanazzi. Il consigliere che nei giorni scorsi ha depositato in consiglio provinciale una petizione che non usa certo toni 'buonisti'. Nel testo, infatti, si legge:

 

«La popolazione degli orsi in questi ultimi anni è numericamente cresciuta, al punto di raggiungere circa 40-45 esemplari. Alcuni di essi hanno assunto comportamenti che limitano la libertà delle persone producendo timori e paure nei cittadini per le loro ormai frequenti incursioni a ridosso dei centri abitati oppure per le loro apparizioni su sentieri generalmente battuti, incuranti della presenza umana, determinando così situazioni a volte insostenibili».

 

I firmatari chiedono alla Giunta

 

«di intervenire per catturare quei soggetti che sempre più spesso frequentano luoghi urbanizzati, in applicazione del protocollo di gestione degli orsi problematici, e che vengano adottate tutte le soluzioni possibili, ivi compreso anche l'abbattimento, al fine di far ritornare alla normalità le comunità e i territori vessati dalla presenza di esemplari con cui non è possibile giungere a quella convivenza puramente teorica auspicata da chi però non subisce costantemente contatti ravvicinati».

 

Il tutto rafforzato dal fatto che:

 

«è vero che non ci sono stati casi di aggressione all'uomo, ma c'è tantissima gente che non esce più di casa per paura di essere attaccata. Ho sentito persone che, dopo un incontro con l'orso, sono rimaste traumatizzate, ma non l'hanno reso pubblico».

 

Aggiungiamo che Giovanazzi, incurante del politically correct usa, udite, udite, anche la sacrilega parola 'abbattimenti'. Ora tutto sarebbe facilmente gestibile se Giovanazzi fosse un leghista. Ma il nostro è un ex-Forza italia 'moderato' che è uscito dal centro-destra per creare un suo movimento 'Amministrare il Trentino'. Un centrista, quindi, come è centrista Dellai che si è staccato dal PD in occasione delle ultime elezioni e che vuole apparire un 'moderato' (quindi anche non troppo vicino ai verdi e alle loro orsofilie). Aggiungasi che Giovanazzi ha anche accusato la Lega nel 2008 di 'fare demagogia' sull'orso. Se ora si muove lui per Dellai ciò rappresenta un segnale d'allerme.

 

Mossa con perfetto tempismo. Si annuncia una 'svolta'

 

Così con la petizione di Giovannazzi in consiglio e le contestazioni subite il presidente ha pensato che fosse il caso di lanciare un segnale, subito. Gli va dato atto del tempismo che scavalca la burocrazia.

Il giorno stesso Dellai e il Direttore del Servizio Forestale e Faunistico, Romano Masè, (che forse si sarà preso anche un 'cazziatone' dopo il montare del malcontento) annunciano una 'svolta' nella politica dell'orso, una 'nuova fase gestionale' all'insegna della par condicio: le istanze degli orsofili valgono quanto quelle di chi 'considera i plantigradi un pericolo'. Una piccola rivoluzione culturale (e politica).

 

«la Provincia autonoma di Trento ha deciso di avviare uno specifico approfondimento tecnico - scientifico che dovrà fornire indicazioni circa le soglie di sostenibilità della presenza della specie in relazione alle potenzialità degli habitat disponibili, determinata non solo rispetto alle disponibilità teoriche trofiche e di spazio, ma anche con riferimento alla presenza sul territorio di tutta una serie di attività antropiche connesse ai medesimi habitat».

 

Ah, se si avesse un po' più di coraggio in più e non ci si nascondesse dietro il dito 'tecnico-scientifico'!. Approfondimento politico serve, altro che tecnico-scientifico, valutare sulla bilancia la paura, la limitazione della libertà della gente dei piccoli centri e le soddisfazioni degli orsofili, le loro cadreghe, la ricaduta dell'orso-testimonial in termini di marketing territoriale. I furbi che vendono la 'salsa dell'orso' mentre gli apicoltori si dannano ecc. ecc.  Che cos'è se non politica?

 

Un particolare decisivo

 

Ad avvalorare la 'svolta' (e a far ritenere che non si tratta solo di tattica) vi è l'annuncio che gli studi saranno svolti da soggetti 'terzi'. E forse qui c'è la consapevolezza da parte del politico Della che la 'delega' agli orsofili è andata troppo oltre e che la politica ha troppo subito l'iniziativa delle congreghe autoreferenziali degli 'esperti'. Queste ultime dopo aver messo da parte gli studiosi 'storici' dell'orso in trentino e tutti quelli che avanzavano perplessità sull' operazione 'imort ursino sloveno', hanno 'pilotato' abilmente il Parco Adamello-Brenta gettando le premesse con il Life Ursus di scelte poi difficilmente reversibili.  Sono poi riusciti o a travasare senza soluzione di continuità  il progetto Life Ursus nella 'gestione anmministrativa ordinaria'  della PAT, a tradurre i loro obiettivi in atti politici vincolanti della Provincia e a trasferire personale del Gruppo orso del Parco Adamello-Brenta in forza  al Servizio Foreste e Fauna (a tempo indeterminato). Ricordiamoci sempre che le cadreghe hanno sempre un peso notevole in queste storie. Un vero en plain se si considera che anche il PACOBACE, che stabilisce le linee della politica sull'orso anche delle regioni limitrofe, trae origine da Life Ursus e dagli orientamenti degli orsologi che vi hanno partecipato.

Riuscirà Dellai a svincolarsi dalle forti posizioni acquisite dalla congrega dell'orso e dalla sua prepotente e arrogante pretesa di autoreferenzialità? Una bella scommessa.

Stiamo a vedere. Vediamo se lo studio sugli impatti sulla pastorizia sarà effettuato (come sempre) dagli orsologi o terrà conto dei punti di vista dei pastori, delle associazioni agricole e agli esperti di pastorizia. Vediamo se il PACOBACE continuerà ad essere considerato intoccabile come la Costituzione mentre altro non è che un documento di lavoro della lobby pro orso tradotto in linea politica ufficiale per un malgoverno che lascia ai verdi e ai loro esperti dichiarati e schierati la facoltà di stabilire le regole del gioco come essi meglio credono in piena e totale autoreferenzialità

Forse è meglio non mettere la volpe a guardia del pollaio. Ma, si sa, siamo in un 'mondo alla rovescia'.

 

 

 

 

 

 

 

pagine visitate dal 21.11.08

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