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Nota su Mori: Comune della Val Lagarina con circa 10.000 abitanti

Il nome Mori deriva da murium (dei Muri). Secondo le ricerche di d’Olif, nel 150.a. C si accampò una legione romana nel luogo dell’attuale centro storico. E murium sta ad indicare che già ai tempi c’erano i muri a secco ed i terrazzamenti. Vicino all’accampamento sorse poi il villaggio Murium Vicus, poi Mori vecchio.


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Montagna sfregiata

Una piccola Tav trentina a Mori : devastazione del paesaggio rurale e arroganza del  potere



(21.04.18) Una vicenda poco conosciuta fuori dal "Trentino felix" ma che riflette tutta l'arroganza e l'ipocrisia delle forze politiche che da decenni sono al potere nella provincia automoma. Ma anche un coraggio non comune nel difendere la propria terra. Un esempio per tutti.

Vogliamo far conoscere fuori del Trentino. La brutta vicenda del vallo-tomo (un enorme vallo) innalzato a monte dell'abitato di Mori, e alla fine rivelatosi inutile. Quanto successo a Rovereto nel 2017 presenta tanti aspetti emblematici. Le istituzioni hanno messo in atto una politica "muscolare", sia sul piano delle scelte tecniche che del rapporto con i cittadini. Non solo ha ignorato di considerare scelte tecniche alternative (meno costose e impattanti), ma si è sottratta al confronto lasciando ai cittadini, decisi ad opporsi a uno scempio inutile, la sola possibilità di azioni clamorose tra il dicembre 2016 e febbraio 2017 (poi pesantemente represse con denunce penali e richieste di risarcimenti per le spese di vigilanza del cantiere).


La protesta arriva in consiglio comunale

Una vicenda che richiama la Tav e che si è conclusa con la distruzione di un quadro paesaggistico rurale (terrazzamenti secolari) che costituiva un elemento forte di identità per Mori. Il vallo-tomo, dopo mesi di lotte, con presidi giorno e notte e interventi della polizia, è stato completato nella primavera 2017 e a settembre l'enorme "diedro", il masso (per scongiurare gli effetti della cui caduta era stato costruito il vallo) viene fatto saltare dopo essere stato stabilizzato e imbrigliato (prima si riteneva impossibile farlo). L'esplosione, che ha richiesato l'evacuazione di 250 abitanti) ha causato danni al bosco e alle fratte terrazzate. Il tutto aggravato dalla beffa di un "ripristino" (febbraio 2018) dei muri a secco con orribili ammassi di grosse pietre e calcestruzzo.


I nuovi "terrazzamenti"

Nelle altre regioni continua a essere (abilmente) diffusa l'immagine di un Trentino "verde" rispettoso dell'ambiente. La realtà è che le pretese sensibilità autonomiste, solidariste, ambientaliste, sbandierate da chi ha ininterrottamente governato la provincia autonoma per decenni, sono una foglia di fico che nasconde una politica tecnocratica particolarmente ipocrita (che emerge bene dall'intervista al Comitato di protesta che riportiamo sotto).


L'area delle fratte durante i lavori del vallo-tomo. Evidente la compromissione del valore del paesaggio culturale con la distruzione dei terrazzamenti più vicini all'abitato.


Mori resistente: la dignità di Rosanna, la dignità di un popolo

di Laura Zanetti



 Rosanna Bazzanella che ha fatto partire il presidio sulle antiche fratte della famiglia



Quei precedenti di scempio del territorio in nome della "somma
 urgenza"


Negli anni ’60 e ’70 il tessuto sociale del Trentino meridionale - scrive un cittadino di Mori - era ancora rappresentato in misura maggiore da un mondo contadino arcaico, ancorato ai valori tradizionali e all’attaccamento alla terra e al suo cibo. Poche erano le realtà industriali che assieme ad un’urbanizzazione selvaggia, di lì a poco, trasformeranno radicalmente territorio, economia e salute.
Tutto da manuale insomma, come nel resto del Trentino, la provincia più verde delle Alpi, ma con un tasso di inquinamento, per scelte di industria pesante e di agricoltura fabbricistica ( pensiamo ai melifici della Val di Non, ai vigneti della val d’Adige), che non teme confronti con la vicina pianura padana.
Qui, forse più che altrove, i saccheggi, guidati da poteri opachi, sono fioriti ed ancora fioriscono. A partire da quel lontano ’59, quando la ditta Farsura - che aveva in appalto la costruzione della galleria Adige Garda - per evitare grosse penali dovute al ritardo dei lavori, si appellò alla somma urgenza, per svuotare il Lago di Loppio, in nome di una sicurezza fittizia. Tutta la bellezza di un paesaggio, decantata da Goethe nel suo Viaggio in Italia, andata perduta assieme alle sorgenti che davano vita al lago e al fiume Cameras, ingabbiato in un alveo di cemento senza vita.



La vicenda del vallo-tomo

È la somma urgenza , una sorta di parola magica che prende corpo da un regio decreto del 25 maggio 1895, riappare, in tutta la sua inquietante dogmaticità, nel maggio del 2016, quando il sindaco di Mori, Stefano Barozzi, convoca la Protezione Civile e comunica alla cittadinanza la costruzione di una gigantesca opera di protezione da caduta massi a ridosso di via Teatro: una muraglia di circa 300 metri, alta 12 metri a valle, 5 metri a monte, che prenderà il nome tecnico di vallo-tomo, in attesa dell’esplosione per eliminare il rischio di caduta di un "diedro" (un grande masso).
Il giorno seguente, e siamo al 24 maggio, alla presenza dell’Assessore alla Protezione Civile Tiziano Mellarini (foto a fianco), che in Vallagarina ha un bacino di voti inespugnabile, viene adottata la procedura di somma urgenza che qui, in sintesi, significa: reperimento immediato di fondi per far esplodere il masso instabile, con impedimento di ogni modalità di partecipazione e condivisione del progetto da parte della popolazione. Che invece si mobilita, con il contributo delle competenze tecniche necessarie, in quanto esistono metodi di “demolizione controllata” più affidabili ed efficaci, preservando il patrimonio paesaggistico dei secolari terrazzamenti agricoli delle fratte. E, non ultimo, meno costosi. Perché, come si legge nel volantino del dicembre scorso:  se il progetto vallo tomo passasse senza opposizione, diventerebbe prassi: con la scusa della sicurezza degli abitati, sotto le pareti montane si possono imporre procedure di “somma urgenza” con cui aggirare ogni dissenso ed assegnare i lavori a chi si vuole. Un bel bancomat per partiti ed imprese “ amiche".


Un problema non nuovo

Alcuni punti della parete rocciosa sulla costa est e sulla costa sud, sovrastante il Santuario di Montalbano sono in pericolo di crollo da tempo. Nel 2007, considerato che sotto ci sono agglomerati di case, campagne, sentieri, viene affidato all’ing. Belloni l’incarico di studiare il problema, sentito il Servizio geologico della provincia di Trento. E Belloni imposta, con chiarezza, un progetto di massima, proponendo un insieme di vallo tomi ( vallo tomo: termine geotecnico che sta per sorta di dosso). È da qui che la politica di difesa del territorio rimane fissa su queste modalità.

Nel 2012 l’allora sindaco Caliari, rinuncia ai suoi doveri di sindaco, che sono quelli di tutelare la salute e la sicurezza dei cittadini, e decide di delegare alla Provincia il farsi carico del problema. Il 25 maggio 2015, il giorno successivo dell’elezione a Sindaco di Stefano Barozzi, si stacca un grande masso da una parete rocciosa a est, direzione val d’Adige, finendo in un campo giochi, fortunatamente non frequentato. Barozzi stimola la provincia ad intervenire. Nel 2016 cade un altro masso e gli amministratori provinciali decidono di finanziare l’opera prevista.


La parola al comitato

(quando la lotta era ancora in corso e oggi)


La vicenda di Mori è fortemente connotata in senso politico perché gestita da Tiziano Mellarini, attuale assessore alla Protezione Civile della Provincia di Trento nonhcé segretario del partito centrista UPT (Unione per il Trentino). Alle elezioni del 4 marzo scorso il centro-sinistra, l'UPT sono stati sconfitti. In particolare Mellarini, messo fuori gioco elettoralmente nelle sue stesse roccaforti del Trentino meridionale. Per capire il ruolo della politica, e in particolare di Mellarini nella vicenda del vallo-tomo abbiamo intervistato a due riprese (aprile 2017 e aprile 2018) gli attivisti del Comitato Davicoloavicolo (da vicolo a vicolo) (www.vallotomomori.itcostituitosi l’indomani della assemblea del maggio 2016, quando i cittadini seppero della decisione di erezione del vallo-tomo. Ci rispondeva  Rosanna Bazzanella, coraggiosissima donna di Mori, che il 26 novembre del 2016 decide di opporsi fisicamente alla devastazione della sua terra e di fatto blocca per un certo periodo i lavori coinvolgendo nel presidio, posto nel primo terrazzamento di proprietà famigliare, cittadini di ogni età


Ci eravamo accorti che se da una parte ci spronava a continuare nella nostra ricerca di possibili alternative al vallo tomo, tenendo sempre presente la sicurezza dell’abitato, dall’altra assieme agli altri politici aveva già i giochi fatti. Ed i giochi si sono aperti con la parola somma urgenza che significa: baipassare la gara d’appalto. E l’assessore all’Ambiente e alle Infrastrutture Gilmozzi, fiammazzo Doc, da una parte elogiava e dava il benvenuto all’incontro Paesaggi Terrazzati: scelte per il futuro , tenutosi tra Venezia e Padova dall’8 al 12 ottobre del 2016 , dall’altra aveva ben pensato di affidare la distruzione del nostro territorio ad una nota Ditta Movimento Terra della Val di Fiemme


Pure il PD locale, a mezzo del suo segretario, da vita ad una manifestazione discutibile...

Si, la settimana successiva all’Assemblea il segretario del Partito Democratico ha volantinato durante il giorno di mercato a favore del progetto della Pat, denigrando i residenti proprietari dei terrazzamenti ed i loro interessi privati. Nella seduta del 7 giugno il Consiglio Comunale con 11 voti contrari di Pd e UPT, venivano bocciate le mozioni dei 6 consiglieri di minoranza, che invocavano degli interventi di emergenza, tesi a bloccare la caduta del masso.

Sommo oltraggio alle procedure amministrative e ai diritti dei cittadini - sostiene Beppo Toffolon -, Presidente della Sezione trentina di Italia Nostra,  in quanto non c’è il minimo dato oggettivo che quel masso, studiato da un decennio, stia per muoversi. E prima che il vallo tomo, distruggendo un paesaggio irripetibile, possa proteggere il centro storico di Mori, quel masso avrebbe tutto il tempo di precipitare: il cantiere durerà mesi e le vaste opere di scavo potrebbero persino provocare o accelerare il distacco; l’unica cosa sommamente urgente per la sicurezza dei cittadini, sarebbe un sistema di controllo delle fessure, collegato ad un allarme automatico, in grado di far evacuare le abitazioni sottostanti, come richiesto nell’aprile del 2016 dallo studio geologico commissionato dal Comune. Il geologo Nardin infatti, nella dettagliata relazione, conclude così :  per comprendere la reale dinamica del masso ed il suo possibile spostamento è necessario applicare fin da subito nelle sue fenditure degli estensimetri per monitorare eventuali spostamenti.

E il ruolo del Sindaco di Mori, Stefano Barozzi ?

In ogni incontro ha fatto sempre questa premessa: “noi abbiamo la miglior Protezione Civile d’Italia se non d’Europa e quindi qualsiasi soluzione diversa alla realizzazione del vallo tomo è da ritenersi peggiorativa; delegando così e definitivamente ogni responsabilità ai vertici della Provincia.

Il ruolo di Rossi, Presidente della Provincia di Trento?

Abbiamo inviato più richieste di incontro con il presidente Rossi, anche tramite Pec. Non ha mai risposto. E in quell’incontro occasionale di luglio ha ribadito la fiducia assoluta nei suoi tecnici. In dicembre era venuto in visita a Mori , ma è stato duramente contestato in quanto aveva firmato la procedura di somma urgenza.

Vi siete attivati, affidando uno studio ad altri tecnici?

Come comitato abbiamo interpellato l’ing. Ressegotti di Torbole e successivamente il geologo di Bergamo Augusto Azzoni. In una relazione ben articolata, Azzoni spiega quali siano le alternative per mettere in sicurezza la parete, salvaguardando i terrazzamenti. Pure in Vallarsa sono state fatte opere simili. Si, i tecnici che abbiamo interpellato hanno sempre parlato di soluzioni che possono far andare d’accordo sicurezza e tutela del paesaggio, in considerazione anche dello studio riguardante la strada che porta al santuario di Montalbano.E i progetti alternativi sono contro l’esplosione. Occorre invece partire da una demolizione controllata.

Cosa significa demolizione controllata?

Significa che va controllato come questo masso deve cadere a valle sia in termini di pezzature e di frequenza di caduta dei massi attraverso fori a malta espansiva. Quindi non serve più un’opera di contenimento gigantesca e soprattutto si potrà fare a monte.

È in questo contesto che nasce l’idea del presidio?

Eravamo arrivati ad un punto morto - spiega Rosanna Bazzanella – a un senso di impotenza e a molta frustrazione. A metà di novembre avevano dato inizio ai lavori. Quel mattino avevo tentato di interloquire con il progettista dei lavori ing. Pilati e con gli operai cercando con loro di argomentare, in modo molto umano, sull’inutilità di quell’opera che avrebbe compromesso per sempre il nostro antico sistema agricolo terrazzato. La mattina seguente scendendo dal bosco, stavo osservando due operai che venivano avanti con una piccola ruspa tagliando dei cespugli, quando sento che tecnici esprimevano perplessità di come continuare con il tracciato, visto che improvvisamente si trovavano davanti dei muri nascosti. Così il 26 novembre ho deciso di piantare una tenda sul mio terrazzamento assieme a due amici, con la scritta: Questa terra è la nostra terra. Non mutiliamola . Con la tenda il Comitato ha ripreso vita e si è creata in modo molto spontaneo la Tribù delle Fratte.



Come ha risposto la popolazione?

Innanzitutto ho avuto l’approvazione di tutta la mia famiglia. Il terreno è dei miei fratelli e non è ancora delimitato dalle reti del cantiere, cosa che avrebbe significato lo smontaggio della tenda. Ecco, la mia famiglia è stata determinante per partire con il presidio. I miei fratelli hanno poi creato un fuoco, mentre un vecchietto di ottant’anni ci ha riforniti di legna. E dalla tenda al presidio resistente, notte egiorno, il passo è stato brevissimo. Da parte dei vicini c’è stata molta solidarietà. Chi preparava il pranzo, chi la cena, chi accendeva il fuoco, chi portava le coperte, chi il vin brullè ( foto n.3). È stata un un’esperienza di forte aggregazione sociale. Staziono quassù da oltre 50 giorni, con qualsiasi tempo, tra la partecipazione sempre più consapevole dei “moriani”, ma anche di sostenitori provenienti da ogni parte del Trentino.


Come ha reagito il cantiere e come l’amministrazione ?

Dopo un paio di giorni era uscito un articolo che titolava: In tenda a Montalbano - Stop alle ruspe. Il lunedì gli operai hanno proseguito con le palizzate, ma, arrivati al nostro orto, il martedì abbiamo avuto la solidarietà attiva di altri concittadini trentini. E questo ci ha dato una grande forza tant’è che il giovedì 1 dicembre abbiamo bloccato i lavori e anche le due settimane successive Nasce da qui la Tribù delle Fratte a fronte del blocco del quartiere con la creazione dei manifesti: Zo le zate da le frate – Stop Devastazioni. Ogni mattina , alle ore 7.30, ci ritroviamo al presidio di Prearua e percorriamo El senter de la resistenza, il sentiero cioè dove abbiamo fatto opposizione al lavoro delle ruspe.


C’era stata una presa di posizione degli amministratori, da subito. Volevano capire chi eravamo e cosa volessimo. Siamo stati chiari e decisi, chiedendo da subito un leale confronto. Abbiamo subito numerose provocazioni, ma non ci siamo caduti, portando avanti la nostra idea, che è quella di mettere in sicurezza la montagna sopra la strada di Montalbano, salvando le fratte.


E così il sindaco Barozzi il 18 gennaio riunisce in via straordinaria il consiglio comunale dove l’ing. Giovanni Barla, professore emerito del Politecnico di Torino, incaricato dalla Protezione Civile, espone la sua relazione... 

Si mercoledì scorso - risponde Emilio Piccoli di Mori, portavoce del Comitato - viene indetto il Consiglio comunale con la chiara strategia di elevare l’autorevolezza del loro progetto, contestato dalla Tribù delle Fratte , con la convalida di un grande esperto del settore. Il prof. Barla ha fatto le cose per bene, analizzando scientificamente il problema. In particolare Barla esibisce una verifica secondo criteri scientifici della Scienza delle Costruzioni. Un calcolo cioè quantitativo del pericolo di crollo del Diedro in quanto in equilibrio instabile di moto incipiente, quantificato con un coefficiente di sicurezza pari a 1, quindi a massimo rischio. Ancora una volta emerge una grave manchevolezza da parte degli amministratori: questo studio avrebbe dovuto essere fatto come prima fase iniziale, doveva essere una valutazione da fare ancora nella relazione del geologo Nardin. Il prof. Barla ha validato si il progetto della Protezione Civile, ma ha fornito una nuova informazione indiscutibile: il diedro può crollare da un momento all’altro.
Quindi e per fortuna, la resistenza popolare ha costretto la Provincia a commissionare uno studio serio.


Quindi cosa ne consegue dalle valutazioni di Barla?

Praticamente viene dichiarato uno stato di allarme rosso. Il diedro infatti, come esposto nella relazione, è composto da 600 metri cubi di roccia e non si può sapere quanti ulteriori metri cubi potrebbero distaccarsi dalla parete retrostante coinvolti nell’evento franoso che impatterebbero in pochissimi minuti contro l’abitato a 350 metri di distanza dall’abitato, con pericolo per gli operai della ditta Misconel che lavoreranno per la costruzione del vallo tomo per ben 6 mesi.
Ma c’è dell’altro: Il prof. Giovanni Barla ricorda che la legge della Protezione Civile prevede questo: 1)
Occorre installare un metodo di monitoraggio che consenta alla popolazione in pericolo di mettersi in salvo in caso di crollo; 2) Se questo non è possibile occorre evacuare.
Insomma sono in un
cul de sac perché per far partire il vallo tomo occorre fare l’intervento strutturale di fissaggio in parete con resine e malte cementizie. Quindi, a questo punto, si chiude la somma urgenza e si ritorna alla democrazia.

A pochi giorni dall’intervento del prof. Barla, il Comitato daVicoloavicolo incarica l’ing. Giani di Milano per una disamina sui vari progetti...

L’ing. Giani, dello stesso livello di Barna, durante l’assemblea pubblica del 25 di gennaio, critica fortemente il Vallo Tomo e promuove come soluzione ottimale i progetti dei geologi Azzoni e Nuci, sicuramente migliori di quelli della provincia. E cioè la demolizione del masso con una modalità estremamente controllata, che permetta la caduta di sassi della misura di non oltre il metro cubo, mentre la metodologia Pat è la demolizione con esplosivo. Durante l’assemblea viene chiesto al Sindaco se sapesse qualcosa dei lavori. Risponde negativamente.


Che invece sapeva tutto. Cosa succede infatti la mattina del 26 gennaio?

Arriviamo sul cantiere, come ogni mattina, e troviamo uno schieramento militare: fuori la Digos, la Celere schierata dietro al cantiere che ci spintona con scudi, i manganelli in mano e i lacrimogeni pronti. Parte da qui la fiaccolata e l’occupazione dell’Ufficio del Sindaco. Poiché il crollo generale non può avvenire nemmeno a tomo ultimato, in quanto, come evocato dal prof. Giani, in questo caso potrebbe scavalcare lo stesso tomo, avevamo chiesto l’evacuazione degli abitanti.

A distanza di oltre due mesi da quel 26 gennaio, com’è ora la situazione?

Ora, avendo tolto già sei o sette terrazzamenti, realizzando uno scivolo, hanno tolto di fatto dei freni. Io ed altre persone abbiamo inviato una lettera circostanziata al Sindaco, nel caso in cui succedesse un crollo, non da escludere in caso di terremoto (nel terremoto del ’76, un grosso masso era stato fermato dalle tre fratte, proprio dove c’era il presidio).


Qual è ora la situazione sociale a Mori?

Tutti i proprietari delle Fratte si sono arresi, ma sperano che combattiamo fino alla fine. Abbiamo messo in atto delle iniziative forti, considerate illegali, che ci legittimano di infrangere la legge in modo non violento. È il diritto alla resistenza.

Cos’è il diritto alla resistenza?

È opporsi ad un’ingiustizia grave a cui si è sottoposti da parte dell’autorità. In questo caso l’infrazione grave dei principi fondamentali da parte del primo cittadino, come la mancata sicurezza e incolumità della sua cittadinanza. È disatteso l’art. 9 della nostra Costituzione: la tutela del paesaggio e dei beni storici. Quindi, sintetizzando abbiamno 2 illegalità su 2 principi fondamentali. Cosa fa la persona , il cittadino? Deve solo subire o è legittimato a reagire. Alcune Costituzioni ( come quella francese) prevedono il diritto all’insurrezione. Il Diritto alla resistenza secondo Locke, il primo filosofo che parla del principio della democrazia, del contratto sociale, della separazione dei poteri.

Si, quello che stiamo facendo con le nostre azioni: il presidio sulle Fratte, l’occupazione del Comune, lo spargimento di secchi di terra sul pavimento durante il consiglio comunale è  di un diritto: il Diritto alla Resistenza.


Dopo un anno (oggi)

Siamo tornati a Mori. Nel frattempo la devastazione delle fratte e il vallo-tomo erano stati completati e a settembre 2017  gli artificieri hanno fatto saltare il masso, facendo evacuare 250 residenti, sempre a Rosanna Bazzanella chiediamo:

Come l'avete vissuta?

Fino che eravamo su al presidio eravamo carichi di energia. Nel momento in cui sono entrati con la forza abbiamo capito che la nostra forza era fatta di sentimenti e di scientificità. I politici hanno sempre e solo usata l’arroganza e la forza dei muscoli, che arriva dal potere.Come vedi paesaggisticamente è un disastro assoluto. È andata persa tutta la prima zona e l’accesso al Santuario di Monte Albano con l’antica stradina.

Come è stata vissuta la cosa da un punto di vista umano?

La gente ha avuto una forte presa di coscienza di cosa sia il Potere e cosa sia capace di fare. Si è stato devastante da un punto di vista umano. Successivamente c’è stato un distacco forte tra le persone residenti e la terra sopra. Dopo un lungo periodo di metabolizzazione con l’arrivo della primavera, i miei fratelli sono risaliti nella parte sopra il valle Tomo, hanno ripreso a curare quello che era rimasto, come le viti ad esempio.

Cosa rimane di questa esperienza a Rosanna Bazzanella?

Sarà incredibile, ma mi è rimasta una grande gioia. La lotta, il presidio in cui tutti i moriani hanno sentito forte l’appartenenza al loro territorio, è stato un momento bellissimo della mia vita e della mia famiglia. Sono felice perché attraverso il presidio le fratte costruite dai miei avi, dal nonno, da mio padre hanno avuto una fine dignitosa.


La fiera dell'ipocrisia

...e, paradossalmente, mentre il presidente Rossi firmava la procedura di somma urgenza che coinvolge i terrazzamenti della Val Lagarina, l’Assessore all’Ambiente, Gilmozzi, patrocinava - negli stessi giorni - il III Incontro mondiale sui paesaggi terrazzati ospitando a Trento la sessione Norme e politiche, questa la presentazione dell'assessore:


I paesaggi terrazzati sono presenti in tutto il mondo e rappresentano l’evidenza concreta e tangibile di come la vita  possa svilupparsi fin nei declivi più scoscesi delle aree montane e costiere di ogni parte della terra.
Il terzo incontro mondiale sui paesaggi terrazzati intende dare un forte impulso all’impegno internazionale per proteggere e valorizzare questi paesaggi nella loro polifunzionalità.
L’Alleanza Mondiale per i Paesaggi Terrazzati, la sua Sezione Italiana, la Regione Veneto e la Provincia autonoma di Trento, sede di una sessione tematica danno il benvenuto all’Incontro “Paesaggi Terrazzati: scelte per il futuro” un’occasione unica per partecipare attivamente alla generazione di idee e possibili scenari per il futuro dei paesaggi terrazzati nel mondo.
Solo il dieci per cento dell’intero territorio provinciale è coltivabile e gran parte di questa esigua percentuale è costituita da aree di versante, dove l’opera dell’uomo ha reso fertili e lavorabili i terreni grazie ai “terrazzamenti”. La cura degli appezzamenti agricoli di montagna è quindi un valore aggiunto per tutta la comunità sia in termini di prevenzione dai rischi idrogeologici sia quale forma di tutela del paesaggio al quale è strettamente legata l’economia alpina. Insieme alle Dolomiti, alle nostre riserve naturali, ai bellissimi laghi, ai piccoli borghi di montagna, alle città, alla nostra storia e cultura “le aree terrazzate” fanno parte del grande patrimonio del Trentino.
Negli ultimi anni la Provincia autonoma di Trento ha sviluppato numerose iniziative per la conservazione e la  valorizzazione dei paesaggi terrazzati. Le esperienze maturate fanno del Trentino un interessante laboratorio in particolare per approfondire le normative di settore e le politiche di gestione. Per questo la Provincia è lieta di ospitare dall’8 al 12 ottobre la sessione tematica Norme e Politiche della terza Conferenza Internazionale sui Paesaggi
Terrazzati, un’occasione unica di confronto per riflettere sul futuro di uno straordinario patrimonio estetico e culturale.

Mauro Gilmozzi

Assessore alle Infrastrutture e all’Ambiente della Provincia autonoma di Trento



La parola all’Ing. Paolo Mayr

Direzione sez. Trentina Italia Nostra


Pochi giorni fa sono stato sui terrazzamenti, o fratte, che sovrastano ad ovest l’antico abitato di Mori, per portare la solidarietà della Sezione trentina di Italia Nostra a chi fisicamente si oppone alla devastazione che Amministratori Comunali, Provinciali e Tecnici Provinciali intendono perpetrare sulla campagna terrazzata col famoso brutale vallo tomo.

E’ questo un territorio di grande valore storico, tradizionale, affettivo e di straordinaria importanza paesaggistica ed ambientale.

Un insieme agricolo di piccole aree coltivate principalmente a vigneto, ma con la presenza di alberi da frutto e di ortaggi, tutte collegate all’abitato con sentieri e scale di pietra. Proprietà indivise, aperte, non recintate.

Si respira un’aria di sapienza secolare, specie per la presenza di murature realizzate a sasso con massi di dimensioni ciclopiche, ci si inerpica in microambienti che trasudano della fatica di generazioni, stupiti per la varietà delle coltivazioni, la pulizia, la cura, la fiducia reciproca, la presenza di dispositivi intelligenti per la captazione dell’acqua meteorica, di attrezzature per il riposo, l’incontro o la contemplazione. Fin dai tempi antichi, sono state coltivate, sofferte e amate dai cittadini di Mori, fanno parte dell’ambiente fisico e sociale del paesaggio di Mori.

Le visuali verso e dalla valle sono sempre aperte e immediate, l’ambiente delle fratte si scopre invece lentamente, percorrendo curiosi i piccoli pianori, i sentieri e le scale, scoprendo i paesaggi ed i collegamenti in un saliscendi di grande interesse.

Ho potuto incontrare i cittadini di Mori, giovani e anziani, in particolare Rosanna che coraggiosamente ha piantato la tenda di presidio, persone preoccupate, ma serene e determinate nella loro battaglia di salvaguardia.

Mi sono reso conto ancor più del valore irrinunciabile di questo ambiente e non comprendo come possano esserci amministratori così poco attenti alla custodia del proprio territorio e tecnici di così scarsa sensibilità.

Tanto più

  • che la pericolosità della parete rocciosa soprastante è tutta da dimostrare, in quantpo la storia recente annota pochi crolli e di modesta entità ed i recenti controlli sono stati finora negativi

  • che il famoso diedro di sospetta stabilità si può bloccare con una potente rete d’acciaio, di costo contenuto.

  • che se propriosi è invaghiti del vallo tomo, questo si potrebbe realizzare sopra i terrazzamenti, nell’sampia fascia di bosco, con successivo rimboschimento del lato frontale del vallo e quindi con modesto impatto paesaggistico.


Infine un appello contro il silenzio:
Perché tace il Servizio Provinciale di Urbanistica e Tutela del Paesaggio, la Scuola per il Governo del Territorio e del Paesaggio ( STEP), la SAT di Mori, la SAT centrale?




 

 

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