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Il lupo e la politica  (a Bergamo, e alta Italia, duecento anni fa)


di Michele Corti

(17.03.17) Come abbiamo già avuto di osservare in altre occasioni, l'opera di Mario Comencini (1) sull'antropofagia del lupo ha messo bene in evidenza come la radicata paura del lupo nella cultura rurale fosse assolutamente giustificata. Giustificata dalla frequenza di aggressioni, anche letali, agli umani, specie fanciulli. Il lupo storico è nemico dell'uomo e pericoloso. E' il lupo ideologico "da favola all'incontrario" degli animal-ambientalisti che costituisce un mito.

Grande, sino ai primi decenni dell'Ottocento,
fu l'allarme sociale determinato dall'incubo degli attacchi dei lupi anche nella pianura lombarda, anche nei dintorni delle città. Nonostante i premi per gli uccisori di lupi e le battute il pericolo cessò solo negli anni Trenta del secolo. Ancora agli inizi del Novecento furono avvistati lupi sulle Orobie.  Nel periodo del regno d'Italia napoleonico le aggressioni fatali erano ancora frequenti e le autorità governative erano molto attente a non abbassare la guardia. Il lupo era considerato sia quale un problema di sanità pubblica (anche in considerazione della presenza di lupi rabidi) che di polizia. Durante il periodo Napoleonico furono numerose le insorgenze popolari (concentrate nel 1799 e nel 1809) che interessarono anche la Lombardia. Era ovviamente premura del governo che vi fossero meno armi possibili nelle campagne, che le licenze di caccia venissero limitate.
D'altra parte le autorità filofrancesi sentivano l'esigenza di intervenire prontamente a seguito di gravi danni al bestiame e di aggressioni da parte dei lupi ad esseri umani.  Una  politica di attiva persecuzione del lupo avrebbe potuto evitare ulteriori motivi di ostilità da parte del
le comunità rurali e di montagna.
La delicatezza del problema dipendeva anche dal fatto che, a differenza della Francia, dove esisteva l'istituzione millenaria della louveterie, in Italia la caccia al lupo era per lo più basata su un sistema di incentivi somministrati a cacciatori che agivano di loro iniziativa.
Salvo che in situazioni di emergenza, quando allora le autorità organizzavano macchinose cacce generali, mobilitando i cacciatori e i battitori e ordinando lo scavo delle "fosse lupaie" per la cattura dei temibili predatori. Nel periodo napoleonico a volte era messa in campo anche la Guardia Nazionale, ma anche i regimi accentratori filofrancesi non poterono che basarsi di regola sui cacciatori locali.
Nei casi più gravi, come era avvenuto nella Lombardia austriaca, venivano armati anche i contadini, ma con estrema attenzione a ritirar loro le armi appena la caccia fosse terminata (vedi ultimo documento).
Problema di sanità e di polizia quindi.
Comencini per le sue "microstorie" si è avvalso, per la provincia di Bergamo, di due fonti "privilegiate" custodite presso l'Archivio di stato di Bergamo:  nel fondo "Dipartimento del Serio" (2) ;
la busta  1237 (1805-1815) della categoria Sanità e la busta 1108 alla categoria Polizia (fascicolo Lupi e orsi - 1805 - 1812).

Di seguito alcuni documenti della busta 1237 del fondo "Dipartimento del Serio" dell' ASBg da noi trascritti

Nella primavera del 1805 il podestà di Bergamo, che aveva già sollecitato il Prefetto ad autorizzare cacce, chiede cosa avesse disposto il governo per l'annata in corso.  Essa si presentava "tranquilla". ma il podestà ricorda che, l'anno prima, nel 1804, "truppe di lupi" erano inopinatamente comparse in piena estate al limite del comune di Bergamo (il quartiere attuale di Boccaleone è al confine con Orio al Serio). Dalla lettera si rivava come autorità locali e governative fossero pronte a sollecitarsi reciprocamente sul tema "caldo" della "distruzione dei lupi" che doveva essere "politicamente sensibile". E che interessava anche il capoluogo del dipartimento dove solo all'interno delle mura cittadine si poteva considerarsi al sicuro dai lupi. Una situazione ben diversa da quella attuale che vede il problema limitato a pastori e allevatori e agli abitanti dei più piccoli centri di montagna.


7 marzo 1805
Il Podestà di Bergamo

al sig. Prefetto Commendatore

Dalla di lei lettera numero 2941 rilevo, signor commendatore Prefetto, l'interesse che si è preso dietro mio rapporto N. 895 per la distruzione dei lupi che infestano il circondario esterno di questo comune, dietro cui è stato autorizzato a combinare delle caccie parziali a questo oggetto.
Pare che coll'avanzarsi della primavera esser non vi dovrebbe, particolarmente per questo Comune, la necessità dell'istituzione di tali caccie. Ma l'esperienza dell'anno scorso ha dimostrato che anche nel bello della state non rare volte infestano queste contrade, come accadde nei mesi di luglio ed agosto che furono visti a truppe nelle limitrofe comuni, e che comparvero anche  in Boccaleone, contrada esterna di questo Comune.
Ciò essendo, gradirei volentieri, signor commendatore Prefetto, che volesse comunicarmi quali disposizioni abbia prendere in questo interessante argomento, onde esaurire quanto le  benefiche  viste del governo hanno nell'argomento Prescritto.
Con attenzione di riscontro mi pregio di rinnovarle i sinceri sentimenti della mia distinta stima e considerazione
il Podestà
G. Sonzogno




Nel 1807 è il prefetto a sollecitare il suo sottoposto del distretto di Treviglio ad intervenire dopo la morte di un ragazzo che custodiva il bestiame. Anche in pianura vi erano ancora boschi dai quali i lupi fuoriuscivano per le loro scorribande. Il prefetto lascia al suo sottoposto valutare che tipo di cacce organizzare concedendo però qualche licenza gratuita, sia pure temporanea, di porto d'armi, comprensiva di schioppo (caricato a grossi pallettoni, utili per la caccia al lupo ma non per altre cacce che avrebbero potuto allettare e distrarre i cacciatori).

Bergamo, 21 ottobre 1807

La Prefettura del Dipartimento del Serio

Al vice prefetto di Treviglio

Non le sarà ignoto signor Prefetto che la notte del 12 corrente fu divorato da una bestia nei boschi di Morengo certo Giovanni Pelucchi di anni 17.
Essendo verosimile che questo giovane sia stato vittima di qalche lupo, giacché si siano visti de' lupi nei preaccennati Boschi, ed inerendo all'avviso a stampa del 31 agosto per protocollo della Direzione Generale e relative istruzioni comunicatemi giusta la mia circolare 7 settembre per protocollo N.16257 interesso in particolar modo la di lei autorità a combinare delle caccie parziali, e probabilmente generali nei luoghi di codesto distretto, che risultassero infestati da siffatte bestie feroci.
La lascio perciò il giudizio del suo discernimento la cura di dare in proposito quelle disposizioni e misure che troverà utili e prudenti, non senza abilitarla anche a rilasciare qualche licenza gratis per la dotazione dello schioppo a quelle persone, che vendendo buon conto della loro condotta  a abbisognassero per intraprendere la caccia nel qual caso la licenza potrà estendersi anche ad una baionetta purché sia portata sempre esposta alla pubblica vista, avvertendo la però che la licenza deve essere per giorni 10 e che non sarà prorogabile in nessun caso  oltre il mese corrente di ottobre;  secondo che non dovranno essere munite che le persone di indubbia morale;  terzo che essere accordate se non a degli individui conosciuti per esperti cacciatori, altrimenti si correrebbe il rischio di rilasciare un numero inutilmente alto;  quarto che la licenza dovrà esprimere l'oggetto per cui deve servire escluso qualunque altro genere di caccia ed inchiudere perciò l'obbligo che lo schioppo sia caricato a grossi pallettoni. Gradirei sentire le disposizioni che avrà date e le risultanze delle medesime, ed ho il piacere di attestarle la mia distinta stima e considerazione

per il Prefetto
Il Segretario alla Sanità
Manini

L'anno seguente il prefetto, facendosi interprete dello zelo del governo centrale milanese per le "frequenti disgrazie" e il "turbamento della pubblica sicurezza"  sollecita il vice prefetto di Clusone a organizzare delle cacce generali (battute contemporanee in tutti i comuni) preventive, solleticando con "opportune lusinghe" (da intendersi compensi in moneta) i cittadini. Evidente il fine politico del tanto zelo che il governo chiedeva ai suoi esponenti locali quando il prefetto "non omette di raccomandare" al sotto-prefetto di "mettere in vista il merito" dell'operazione, che si fossero presi o meno i lupi. L'importante era far vedere che il governo agiva. Così come è importante oggi far vedere che i lupi sono intoccabili (che poi vengano uccisi illegalmente fa lo stesso). La logica della politica è inossidabile nei secoli. Con la differenza che oggi la "sacralità del lupo" è un bisogno manipolato e ideologico di cui fanno le spese soggetti sociali deboli (dal punto di vista economico-politico-elettorale) ma reali.

Bergamo, 18 ottobre 1808

La Prefettura del Dipartimento del Serio - Sez. di Polizia

Al Vice Prefetto di Clusone

Devono essere a lei note, signor viceprefetto, le disgustose conseguenze della infestazione di feroci lupi in questo dipartimento. Il governo sensibile alle frequenti disgrazie, che su questo emergenza vanno rinnovandosi, e dal turbamento perciò della pubblica sicurezza non cessa di occuparsi di un oggetto tanto importante. Fra i vari provvedimenti immaginati essendo emerso il più opportuno quello di eccitare lo zelo dei cittadini a far essi stessi una o due battute ossia caccie generali con fondata lusinga che rinnovata questa da dipartimento in dipartimento vicino produrrebbe un buon effetto, mi ha espressamente incaricato di promuovere e far ridurre ad effetto la detta suggerita misura combinandola con l'uso della necessaria cautele capaci ad allontanare ogni pericolo nel praticarla, e con l'adempimento delle leggi e relativi alla dotazione delle armi.
Richiamate perciò in osservanza le discipline nel proposito prescritte con circolare 18 febbraio per protocollo N. 2941 la invito, signor viceprefetto a dare le convenienti disposizioni perché in ciascun comune dipendente da codesto distretto venga attivata nel giorno 3 e 4 del prossimo mese di novembre la divisata caccia.
Saranno a tale effetto abilitati in mio nome i podestà, i sindaci delle rispettive comuni a scegliere con le norme indicate nella preaccennata circolare idonei soggetti ed a munirli all'uopo di licenza in iscritto per dotazione delle armi da caccia per i suddetti giorni 3 e 4  novembre spirati i quali dovranno ritirare le licenze che fossero state per tal causa concesse.
Nel ripromettermi dal di lei zelo l’esatto adempimento delle predette disposizioni non ometto di raccomandare di mettere in vista il merito da farsene con la società e col governo quantunque se ne ottenga il bramato intento ed a ragguagliarmi in merito dell’esito
Ho il piacere di attestarle la mia distinta stima e considerazione

Il Prefetto
Frangipane


Lo zelo  del regime napoleonico si manifestò anche nella pressante richiesta alle autorità locali di informazioni su tutti i fenomeni della vita economica e sociale. La "mania statistica" che caratterizzava l'amministrazione del Regno d'Italia era parte di quel progetto di razionalizzazione amministrativa che caratterizzava l'aspirazione alla moderna gestione tecnoburocratica ("scientifica" e professionale-specialistica) degli apparati statali descritta da Max Weber. In realtà le notizie sulla presenza e i danni delle "fiere" restavano molto "qualitativi" (che avesse proposto il wolf-howling o lo snow-tracking sarebbe stato prontamente rinchiuso in una "moderna" struttura manicomiale). Ecco la risposta del cancelliere censuario (funzionario di carriera dislocato presso le amministrazioni locali) del distretto di Gandino. I lupi (che nonostante la caccia feroce cui erano sottoposti non erano divenuti per nulla "schivi" e "timidi" come l'ideologia lupofila ama descriverli)  si avvicinavano in inverno alle abitazioni assalendo non solo il bestiame ma anche gli abitanti.

li 9 gennaio 1808

Il Cancelliere Censuario di Gandino

Alla Commissione dipartimentale di Sanità

Nessun orso annida in questo distretto, e non se ne vedono che molto dirado.
I lupi si mostrano in considerevole quantità e specialmente sulle montagne di Val Bondione, Scalve e Zambla, e in quelle di Gandino e Lovere ove infestano e arrecano in tempo d'estate non poco danno alle greggie; e nel tempo d'inverno cacciati a basso dalle nevi e dalla fame si lasciano vedere poco lontano dalle abitazioni ove non solo contro gli armenti ma qualche volta s'avventano anche contro gli abitanti medesimi specialmente in tempo di notte.
Tanto mi risulta dai riscontri delle municipalità del distretto: in tal guisa la loro comunicazione 26 settembre per protocollo N. 880 mi pregio riconfermarle la distinta mia stima e considerazione.

Riportiamo anche il quadro dell'alta Valbrembana riferito dal cancelliere del censo di Piazza. Da notare che la perdita di 11 pecore veniva riportata come una "grande stragge", un fatto gravissimo. Da confrontare con l'indifferenza totale con la quale la politica demagogica e una "pubblica opinione", imbesuita di ideologia animal-ambientalista in pillole televisive, reagiscono a fatti ben più gravi che si registrano ai nostri giorni, tanto da portare alla chiusura di aziende. Degno di nota anche che un branco di quattro lupi venisse considerato "riguardevole" mentre oggi, con l'abbondanza di poco rischiose prede domestiche e la scarsa persecuzione (illegale) la specie gode di condizioni favorevoli che consentono di considerere un branco di quattro lupi non solo "normale" ma persino "piccolo".  Duecento anni fa la popolazione della montagna non dubitava che al governo fosse cara la difesa della proprietà di chi risiedeva in montagna. Oggi c'è la triste certezza che il potere politico si preoccupa molto più degli strepiti animalisti che della proprietà di chi vive in montagna e nelle aree rurali (come dimostra anche il lassismo nei confronti della pèroliferazione dei cinghiali e di altre specie di animali nocivi).


 Piazza li  17  ottobre 1809

Il  Cancelliere Censuario del Cantone VIII
Distretto I nel Dipartimento del Serio

Al Signor consigliere di Stato Prefetto

Nel mese scorso e in questo nelle Comuni di Mezzoldo, Piazzatorre, e Cambrembo i Lupi hanno fatta una grande stragge negli animali specialmente peccorini, un solo pastore conta undici pecore morte e divorate da queste fiere, il numero delle quali è rigiardevole poiché più volte sino quattro si sono veduti insieme e non hanno temuto nemmeno i cani che sorvegliavano le pecore avendone ucciso uno ancora di questi.
Questa popolazione, ed i sindaci delle suddette comunità, mi hanno incaricato di partecipare l'emergente alla di lei autorità ed implorare una provvidenza.
Soddisfacendo così al mio dovere mi trovo nella circostanza di doverle subordinatamente sottoporre, che il mezzo più facile ed efficace per ottenere la distruzione di questi animali egli è quello di accordare un oneroso premio per ogni animale che venisse ucciso.
La popolazione, si ripromette nella di lei vigilanza, che vorrà dare disposizioni opportune onde le proprietà di questi abitanti sieno garantite.
A motivo che la stagione va ogni giorno raffreddasi, e che è vicina la caduta della neve si teme che queste feroci bestie discendano da quei alti paesi e si disperdano in queste vicinanze. Ho l'onore di tributarle la mia più distinta stima e rispetto .




Nonostante le cacce le tragedie si ripetono e il governo che negli ultimi anni del regime napoleonico sconta una crescente e grave impopolarità, interviene al massimo livello sul tema dello "sterminio" (senza successo) dei lupi.  Ancora una volta sono gli episodi "fatali" dell'estate a consigliare l'istituzione di cacce generali  e la realizzazione di fosse lupaie. Strumenti costosi anche se di qualche efficacia (più i secondi dei primi, in base alle precedenti esperienze). Strumenti, però, ben visibili (specie le cacce generali con la mobilitazione e l'eccitazione che comportano) ma che gli esperti già nel secolo precedente risultavano inadatti per via del coinvolgimento di gente inesperta e della gran confusione. Cacciatori (compresi quei contadini cui venivano per un giorno messe in mano le armi) e "battini" (battitori), nella maggior parte dei casi senza riuscire a stanare e abbattere un solo lupo, trascorrevano una giornata eccitante retribuita. Misure politiche insomma, atte a dar da vedere che "si faceva qualcosa". Più concreta la misura dell'assegnazione dei premi (da osservare che il premio per la lupa gravida equivaleva al salario di due mesi di un bracciante).
Furono i premi ai cacciatori professionisti (o semiprofessionisti) a consentire di eradicare il lupo. Grazie ai premi assicurati dalle autorità. Ma ci volle ancora un secolo (3).


Milano, il 4 dicembre 1812

Il Consigliere di Stato
Direttore Generale della Polizia

Al signor Prefetto,

I fatali avvenimenti occorsi nella passata estate a cagione de lupi che infestarono alcuni dipartimenti del Regno, mossero il Governo ad animare con generosi premi la distruzione di qué feroci animali, e fecero al paterno suo cuore sentire la necessità di un provvedimento che andasse incontro alla rinnovazione di somiglianti sventure.
Fu quindi proposto di ordinare che nell'inverno e nella primavera incipiente si debbano dare alcune cacce generali in qué paesi che singolarmente provarono l'infestazione de' lupi, o che per le loro circostanze locali hanno ragione di temere che al rinverdire della campagna possa ad essi pure accadere siffatta disgrazia.
S. E. il signor Conte Ministro dell'Interno 9 cui avea io manifestato  le mie vedute su questo argomento si è degnata di approvare il regolamento che per le cacce generali suddette era stato da me proposto , e mi ha con ciò abilitato a diramare gli ordini, convenienti per la di lui esecuzione. Inerendo quindi alle intenzioni della lodata E.S., le acchiudo alcune copie del regolamento medesimo che ella, avrà cura quando trovisi nelle circostanze prevedute dal primo articolo di esso di mettere in esecuzione. Io non dubito che ella, usando colla solita di lei prudenza degli arbitrj che le vengono accordati, saprà, corrispondere al desiderio ed agli sforzi del Governo, alle sollecitudini del quale è precipuo oggetto la sicurezza personale dei cittadini.  A questo fine darà le opportune istruzioni ai Podestà e Sindaci che da lei dipendono e farà sì che  il menzionato regolamento sia in ogni sua parte osservato e reso noto alla popolazione nella parte che riguarda la promessa de' premj straordinarj. Debbo qui per altro richiamare la di lei attenzione all' art. 11 che prescrive l'uso delle fosse lupine;  imperocché quantunque da questo mezzo abbia  luogo a sperare un felice risultamento pure il dispendio che ne deriva ed  i pericoli che le fosse possono per avventura presentare, consigliano a farne praticare il minor numero possibile e quello soltanto che verrà dimostrato necessario dalla specialità  delle circostanze.
Ho il piacere di salutarla con distinta stima.

LUINI

REGOLAMENTO

Per le cacce jemali dei Lupi.

Art. I Nei mesi di gennajo, febbrajo; marzo prossimi si daranno sei cacce generali per la distruzione dei lupi in que paesi ne'quali 1'esperienza delle passate sventare o 1'attuale presenza delle fiere dimostrassero la necessità di questo provvedimento.

II. Le discipline regolatrici delle cacce sono rimesse in quanto può essere di modalità alla prudenza dei Prefetti che sapranno condursi a norma delle circostanze locali, giovandosi dei consigli de'pratici epiù esperti cacciatori del paese.

III. A questo fine daranno essi gli ordini opportuni ai Podestà e Sindaci del loro dipartimento; avvertendo che la caccia segua nello stesso giorno ed ora in tutta 1'estensione del territorio nel quale sarà stata disposta.

IV. Le mosse dei cacciatori saranno particolarmente dirette sopra i luoghi ove, a seconda delle osservazioni dei pratici, vi sia speranza di buon successo.

V. Ciascun Comune fornirà un determinato numero di cacciatori e di battini a seconda del bisogno. Questi dovranno essere scelti fra le persone di buona fama, più abili al maneggio dell' armi e più istrutti delle località.

VI. Ciascuna banda comunale verrà guidata da un capocaccia da nominarsi dal Podestà o Sindaco rispettivo.

VII. Sono autorizzati i Podestà e Sindaci rispettivi a fornire di fucile e grossa munizione i contadini che si metteranno in attualità di caccia, e sarà loro cura di ritirare scrupolosamente le armi dopo 1'uso occorrente.

VIII Sui fondi comunali verrà levata un'indennizzazione da darsi ai cacciatori ed ai battini che la domandassero in ragione di una lira italiana per ogni giorno di servizio de' primi, e di quaranta centesimi per i secondi.

IX. Ne'dipartimenti dell'Olona e dell' Agogna si prenderanno speciali concerti dal signor Prefetto di Polizia quanto al primo, e dal signor Prefetto quanto al secondo, col signor Capitano delle Cacce Reali; ond'abbia luogo contemporaneamente e senza disordini la caccia generale anche ne'Comuni compresi nella riserva. Sopra dimanda di quest'ultimo poi gli verrà concesso un sufficiente numero di cacciatori e di battini.

X. Nel corso dei tre mesi suddetti il Governo corrisponderà a chiunque uccidesse, od altrimenti prendesse una fiera, il premio straordinario nella seguente misura:

Per ogni lupicino               lir.      2,4.
Per ogni lupo adulto           »       60.
Per ogni lupa adulta           »       90.
Per ogni lupa pregna          »     135.

XI. Oltre le cacce generali di sopra ordinate, si iarà uso ne' luoghi ove sia bisogno di maggiori provvidenze, delle fosse lupine. Ad assicurare l'effetto degli agguati che per tal modo si tendono alle fiere, dovranno i Podestà e Sindaci rispettivi differire la costruzione delle fosse fino » tanto che le campagne ed i boschi non siano coperti di neve; sarà loro cura d' invigilare che le fosse stesse siano fatte in modo da non presentare pericoli ai passeggieri od agli armenti. Le spese occorrenti saranno a carico comunale.

LUINI

P.Brusca Segret.gen.

Contro la ricostruzione di una storia ex post influenzata dal desiderio delle lobby animal-ambientaliste è auspicabile che la storia sociale e politica del lupo venga approfondita da studiosi non facilmente "condizionabili" da suggestioni ideologiche e di altro tipo (purtroppo Comincini è risultato quasi un'eccezione) .  Ancora di recente da parte dei naturalisti che si occupano della storia del conflitto tra l'uomo e il lupo vengono utilizzati approcci tesi a minimizzare il comportamento antropofago. Essi poi si innestano su una strategia di vera e propria propaganda nel senso peggiore del termine, ovvero di una "scientifica" operazione in perfetta cattiva fede  per influenzare l'opinione pubblica con la martellante immagine del lupo "buono" con il quale è obbligatorio convivere.


La propaganda a spese del contribuente


Scrive non più tardi del 2007, il Leo: "Talvolta le cronache storiche riportano aggressioni all’uomo da parte di animali rabidi che si concludevano anche con molti morti e casi di antropofagia, specie su donne e bambini" (5). Si insiste quindi nonostante il lavoro degli storici a ricondurre l'antropofagia alla rabbia silveste e il comportamento antropofagico predatorio come "saltuario" anche se Comencini e Moriceau hanno stroncato in modo definitivo queste falsificazioni ideologiche dimostrando con un apparato di prove documentali schiacciante che: 1) lungo un periodo di parecchi decoli dal medioevo all'età contemporanea le aggresisoni fatali da parte di lupi sani sono sempre prevalenti; 2) l'antropofagia predatoria è saltuatia in alcuni periodi storico ma diventa frequante in altri. L'opera di Moriceau (ricordiamo in nota solo alcuni dei suoi contributi) è quella di uno storico di profesisone di storia rurale che ha dedicato parecchio del suo impegno allo studio del conflitto uomo-lupo. Moriceau ha calcolato che tra la fine del XIV secolo e il 1918 siano stati uccise in Francia 7600 umani: 4600 da lupi sani, 3000 da lupi rabidi.

Le opere di Moriceau, pur così importanti per il dibattito sul lupo, che in Italia dovrebbe essere molto più caldo che in Francia considerata la popolazione lupina (almeno) 10 volte maggiore, non sia stata tradotta in Italiano.Editore cercasi.



La storia (da tenere celata)


Note

(1) M. Comincini (a cura di) (2002). L’uomo e la “bestia antropofaga”. Storia del lupo nell'italia settentrionale dal XV al XIX secolo, Unicopli, Milano

(2) Il Dipartimento del Serio si trasformò con il Regno Lombardo-Veneto nella Provincia di Bergamo che continuava a comprendere la Valcamonica.

(3) A. Oriani Orsi e lupi : storie di bestie feroci in Valsassina, Valvarrone e dintorni, Comunità montana Valsassina Valvarrone Val d'Esino e Riviera,: Parco regionale della Grigna settentrionale, stampa 2005; A. Oriani (a cura di) (2014) Lupo, orso e lince nel territorio bergamasco dal medioevo ad oggi, Rivista del Museo civico di scienze naturali "E. Caffi" di Bergamo,  27 (numero monografico).

(4) R. Leo (2007) "Lupi e loere a Polaveno (Brescia, Italia). Indagine preliminare"  in   Natura Bresciana, 35: 141-148

(5) J.M. Moriceau (2007) Histoire du méchant loup : 3000 attaques sur l'homme en France, 15.-20. siècle , Paris, Fayard ; J.M. Moriceau (2013) Sur les pas du loup. tour de france et atlas historiques et culturels du loup, du moyen âge à nos jours, Paris, Montbel; J.M. Moriceau (a cura di) (2014) Vivre avec le loup? : 3000 ans de conflit Paris, Tallandier; 



 

 

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