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Varrone, una colonna dello "storico"
(07.09.16) La visita del 23-24 agosto scorso in alta val Varrone all'unico alpeggio lecchese che produce lo "storico", ovvero il prestigioso e secolare formaggio d'alpe a latte intero con aggiunta di latte di capra orobica. Qui con Daniele Colli si perpetua la tradizione della scuola di casari di Gerola

Varrone e Biandino cuore di ferro e formaggi 
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Siccità sugli alpeggi (23.08.15)
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All'alpeggio Case di Viso con Andrea Bezzi, malghese, casaro, affinatore (22.06.11)

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Alpeggi

La sapienza del malghese:
Marco Pompermaier
( classe 1963)

intervista di Laura Zanetti







(30.10.16) Intervista è del 13 settembre settembre 2016


( classe 1963) Ronchi di Valsugana

Manca una settimana alla fine dell’alpeggio. Eppure l’erba quassù, a malga Zenon de sotto e de sora, resiste per via che sole e piovaschi si sono alternati in questi lunghi tre mesi d’alpeggio 2016. E Marco, malghese per tradizione familiare, non si schioda. Ha fatto buona scorta di fieno per l’autunno. Rimarrà quassù fino che i larici cambieranno colore.

Il primo incontro è con la sua piccola mandria, rigorosamente composta da vacche grigio alpine e una Bruna, che pascolano felici a Zenon de sotto, nella bella val Campelle tra una moltitudine di achillee ed il loro odore penetrante. Una mezz’oretta di salita a piedi ed ecco Zenon de sora, Cenon di sopra, o meglio ecco due occhi azzurrissimi, più del Lagorai, retaggio di certi occhi nordici arrivati molti secoli fa ai Ronchi di Valsugana, con i roncadores germanici. Che sono poi gli occhi di Marco Pompermaier, uno dei malghesi- icona della Libera Associazione Malghesi e Pastori del Lagorai, che in questa piccola malga in faccia al sole ha ritrovato il suo ecosistema di vita. Quassù Marco Pompermaier si aggira, tra tradizione e tecnologia, nella malga da poco restaurata intelligentemente dal Comune di Scurelle Valsugana che ne è il proprietario, turnando il pascolo tra malga di sotto e di sopra. Ma questo lo decide l’erba.

LZ: Marco, malghesi si nasce o si diventa?

MP: nel mio caso si nasce e si diventa allo stesso tempo. Mi spiego: papà Stefano e il nonno paterno erano malghesi. Sono stati loro ad avermi trasmesso la “ passion de malga”. In passato ho poi unito un lavoro artigianale nei mesi invernali a quello estivo d’alpeggio. Ora che i figli sono cresciuti sono diventato finalmente malghese- pastore a tempo pieno: l’ estate in malga; autunno, inverno e primavera nel maso dei Ronchi.

LZ: qual è stata la prima malga?

MP: il Colo del Comune dei Ronchi, 1700 mt di altitudine. Ci sono rimasto 18 anni e successivamente , per due anni, a Casa Pinelo, dove il latte era più forte. Malga Colo, bellissima come posizione, meno come erbatico. Poi essendo una malga con 70/ 80 bovini in lattazione, occorre trovare l’equilibrio tra tanti squilibri dei diversi animali: il camminare troppo, squilibri di alimentazione, le mastiti. Sai, le vacche in malga sono come i bambini a scuola. Certo c’è la passione, ma è un lavoro molto impegnativo.

LZ: qual è la tua formazione sul campo ?

MP: ho sempre cercato di prendere il meglio da tante esperienze: dai miei familiari innanzitutto, poi ho sempre frequentato i corsi di San Michele ( ndr: Istituto Agrario di San Michele all’Adige), cercando di prendere il meglio dagli insegnanti. E più impari, più capisci che devi imparare.

LZ: dopo aver lavorato al Colo e Casa Pinelo , malghe con alto e medio carico bovino, fai una scelta di qualità:

MP: si ho scelto questo alpeggio a 1.550 mt di altitudine perché ha pascoli soleggiati, buona erba e flora. Giusta per la mia mandria composta da 20 vacche di razza autoctona, adatte a questa montagna. Con il tempo poi vorrei che Zenon diventasse un agriturismo autentico, come in Alto Adige. Se il tempo tiene sto qui tutto settembre, sempre che non ci siano vincoli con i cacciatori.

LZ: Marco, sappiamo che stai sperimentando di fare formaggio con caglio e latte innesto, abbandonando l’uso dei fermenti selezionati che standardizzano il prodotto caseario. Ci spieghi come funziona?

MP: si è questo il mio obiettivo: fare un formaggio che sappia di burro e di erbe e che i suoi sapori camminino nel tempo. Il latte innesto è semplicemente il latte di malga portato a una temperatura di 65° che ti permette di togliere i coliformi, i batteri cosidetti cattivi, lasciando quelli buoni che aiutano il cagliaggio. Poi riporti la temperatura a 40-45 ° per circa 6-8 ore, ma questo dipende dalla forza del latte. Si ha così la cosidetta “ tenza” o coaugulo, pronto per essere aggiunto nella giusta misura, in rapporto alla quantità di latte in caldaia, prima del caglio. Un’operazione che si fa con la fermentiera, una macchinetta davvero stupenda, da usare dove c’è corrente. Con la quale preparerò pure lo yogurt. E’ un aiuto bello e sano,un po’ come dare una mano ad un turista di città che deve affrontare una salita difficile.

LZ: quassù, a Zenon de sora, si è voluto mantenere la tradizione, utilizzando però le tecnologie più innovative:

MP: durante l’allestimento delle attrezzature, in accordo con l’amministrazione comunale di Scurelle, abbiamo deciso di dotare la malga di due “calgére” ( ndr: caldaie di rame), in rapporto ai quintali di latte da cagliare, funzionanti a fuoco con legna locale. Però non a fuoco libero, preservando così i locali dal fumo, la salute di chi ci lavora e la bontà del prodotto, il burro in particolare.

LZ: e con la tua capacità di osservazione, hai brevettato qualcosa di molto interessante di assolutamente sostenibile:

MP: si, sfruttando il calore del fuoco, ho ideato attorno alla caldaia una serpentina,dove passa l’acqua, che va poi ad alimentare il boiler. Quindi sfrutto il calore del fuoco per due funzioni: fare il formaggio e la ricotta ed avere contemporaneamente acqua calda.

LZ: hai qui un figlio che impara il mestiere . E’ così?

MP: si Nicola. Sembra che il lavoro gli piaccia, ma sarà lui a scegliere. Io lo lascio libero.


Piccola curiosità

Malga Cenon sembra abbia preso nome da un fatto leggendario di un passato lontano: “ un pascolo scambiato con una lauta cena “.




 

 

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