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Il drammatico j'accuse della pastora Anna Arneodo continua ed essere l'articolo più popolare di ruralpini. Se non l'hai ancora letto vai a leggere
Ci uccidete senza sporcarvi le mani


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Petizione contro il lupo della provincia autonoma di Bolzano: boom di firme
(17.03.18) Ventun mila firme in pochi giorni, 12 mila nelle prime 24 ore. Numeri che la dicono lunga su come sia sentita la minaccia della proliferazione dei lupi in südtirol. Una minaccia che non lascia indifferenti  anche il Trentino e il Veneto, anche se qui, tra il sentire popolare e le istituzioni non c'è la stessa consonanza

La Svizzera torna alla carica: togliere la super- protezione internazionale per il lupo
(30.08.17) La Svizzera torna alla carica per ottenere una revisione della Convenzione di Berna. Il 23 agosto 2017 il Consiglio federale (governo) svizzero ha approvato la proposta di rinegoziazione con il Comitato permanente della convenzione internazionale di Berna tendente a declassare

Il «ritorno allo stato selvaggio» («rewilding»):  parchi e insediamento di grandi predatori
(24.08.17) Georges Stoffel,contadino bio e alpeggiatore di Avers (comune dei grigioni al confine con la Valchiavenna) spiega come la lobby ambientalista internazionale vuole trasformare le Alpi con l'insediamento dei grandi predatori. Sarà cancellato un paesaggio alpino millenario, caratterizzato da una biodiversità unica nel suo genere, creata dall'economia alpestre

Si fanno più gravi gli attacchi dei lupi nel comasco
(20.08.17) In val Cavargna, 30 capre risultano morte o disperse a seguito degli attacchi di un branco di tre lupi che seguono a ruota quelli della Valbrembana. Insieme alle notizie che arrivano dalla montagna veneta questi episodi indicano che è in atto una vera e propria escalation. Che condurrà ad una conflittualità come mai si era vista prima in Italia.

Il lupo causa gravi perdite a un gregge della Valbrembana
(11.08.17) A Foppolo, in alta Valbrembana in alcuni giorni di ripetuti attacchi un giovane lupo uccide 26 pecore. Per essere creduto il pastore deve "beccare" il lupo con la fototrappola. Preoccupazione per i greggi ma anche per chi frequenta la montagna a ferragosto 

La politica "verde" 
gestita da burocratiignoranti (i lupi nel Parco  Ticino) 
(8.07.17) Nell'esultare per la presenza del lupo nella valle del Ticino al direttore del Parco lombardo, Claudio Peja, è sfuggita una bestialità.  L'arch. Peja ha dichiarato: "Dal Medioevo non c’è più stato un lupo in pianura . Per noi è una grande notizia". Peccato che ancora all'inizio dell'Ottocento i numerosi lupi della valle del Ticino sbranassero non solo le pecore ma anche i fanciulli.

(17.03.17) Il lupo e la politica  (a Bergamo, e alta Italia, duecento anni fa)
Come abbiamo già avuto di osservare in altre occasioni, l'opera di Mario Comencini  sull'antropofagia del lupo ha messo bene in evidenza come la radicata paura del lupo nella cultura rurale fosse assolutamente giustificata. Giustificata dalla frequenza di aggressioni, anche letali, agli umani, specie fanciulli. Il lupo storico è nemico dell'uomo e pericoloso. E' il lupo ideologico "da favola all'incontrario" degli animal-ambientalisti che costituisce un mito.

(09.03.17) La risposta della pastora agli animalisti 
Anna Arneodo replica al qualunquismo animalista (quello del: "Tanto li rimborsano, che c...o si lamentano sti pastori"?) e ribatte: "Vi farebbe piacere che il lupo uccidesse il vostro barboncino e comprarvene un altro con i soldi della regione che vi arrivano dopo un anno?

(03.03.17) Il dna inchioda il partito del lupo. Aveva ragione l'uomo aggredito nel torinese 
 Grazie alla prontezza del proprietario del cane ferito e all'intervento della Federcaccia di Torino, dopo una serie di episodi che avevano visto gli aggrediti trattati da millantatori questa volta il partito del lupo non ha potuto smentire il verdetto del dna. Ad aggredire un cane e il suo proprietario alla borgata Tora di Giaveno (To) il 10 gennaio sono stati purissimi  lupi.

(12.02.17)  Mantenuta la demagogica protezione "a prescindere" del lupo. Cosa succederà?
  Ai presidenti delle regioni, che si sono comportati come conigli impauriti di fronte alle proteste ambiental-animaliste contro possibilità (solo teorica) di un controllo ultraselettivo del lupo, consigliamo la lettura di un testo storico, pubblicato nel 2002, che - sulla base di abbondantissima e inoppugnabile documentazione - descrive la strage di centinaia di bambini ad opera dei lupi nelle zone tra Lombardia e Piemonte tra XV e XIX secolo


(30.12.16) Piano lupo: gli ambientalisti vittime delle loro bugie
Le barricate dell'ambientalismo istituzionale hanno impedito che proseguisse il suo iter e l'approvazione entro l'anno il "Piano nazionale di conservazione del lupo", che doveva sostituire quello del 2002. Calendarizzato per il 7 luglio alla Conferennza stato-regioni il Piano non è più stato inserito all'ordine del giorno.

(12.09.16) Una settimana di proteste anti lupi degli allevatori della Lessinia 
La protesta degli allevatori della Lessinia assume forme sempre più clamorose. Quest'anno la strage ha riguardato ben 63 capi bovini. Alcuni allevatori sono stati ripetutamente colpiti. Come Moreno Riva un allevatore trentenne, che - alla quarta predazione avvenuta martedì scorso - con l'appoggio e la solidarietà di colleghi e amici che "hanno messo la faccia" ha caricato sulla pala del trattore l’ultima manzetta dilaniata in malga dai lupi martedì e l’ha scaricata in piazza, davanti al monumento ai Caduti.

(19.12.15) Piano lupo: i lupocrati vogliono dettare legge ai pastori
 Il Piano lupo conferma, se ce ne fosse bisogno, l'arroganza della lobby che - almeno sino ad oggi - ha potuto operare su un piano di totale autoreferenzialità finanziandosi con 18 progetti LIFE.  L'impostazione del Piano è molto pericolosa per i pastori e gli allevatori in quanto mira in modo ormai scoperto ad utilizzare il lupo per imporre una gestione dello spazio rurale che escluderà l'uomo

(19.12.15) La convivenza con il lupo è impossibile  
È quanto emerso dal convegno di Saluzzo del 17 dicembre . Il problema del lupo non è un qualcosa di isolato rispetto alle varie minacce contro la montagna, le sue comunità, le sue attività tradizionali. Il lupo è parte di un progetto politico di stampo neocolonialista e tecnocratico che fa leva sui Parchi e l'attacco alle autonomie locali.

(04.09.15) Pastori francesi prendono in ostaggio i vertici di un parco
Dopo le minacce di blocco del Tour de France e le manifestazioni  non si ferma la lotta dei pastori contro le stragi ad opera dei lupi. In Savoia (a 7 km in linea d'aria dalla Val di Susa) sequestrano presidente, e direttore del Parco del Vanoise.  Il prefetto viene incontro alle loro richieste autorizzando l'abbattimento di sei lupi. E in Italia?



Articoli per argomenti 

Orsi e lupi

Il trionfo (di Pirro) di Wolf Alp

La convention finale di Wolf Alp a Trento: un esercito di “esperti del lupo”. Nessuno crede che vorranno restare disoccupati e senza finanziamenti europei per la loro propaganda


di Michele Corti

(06.04.18) Il 19-20 marzo è andata in scena a Trento la convention finale di Wolf Alp per celebrare la “conquista” della montagna veneta, trentina e sudtirolese, ovvero il raggiungimento dell’obiettivo del vecchio Piano Lupo e dello stesso Wolf Alp.  Il successo dell’espansione (spontanea?) del lupo sulle Alpi orientali ha ingigantito la portata dei problemi politici e sociali sollevati dalla strategia di rewilding e, in particolare, dalla reintroduzione dei grandi predatori. Una strategia decisa dalle lobby e pervicacemente perseguita, tagliando fuori gli organi della democrazia rappresentativa. Nelle Alpi orientali italiane, la reazione delle popolazioni, dei sindaci, dei rappresentanti delle categorie "esposte" o “impattate” (non solo gli allevatori ma anche il turismo) hanno però costretto ad uscire dalla passività le istituzioni rappresentative. Una passività durata sino a oggi, con l'eccezione del Südtirol, di fronte ai maneggi delle lobby conservazioniste (che dettano legge all’interno delle strutture tecnoburocratiche di parchi, regioni e province, autonome e non). Buone notizie, quindi anche per le altre regioni dove gli allevatori subiscono l'espansione del lupo senza che la politica li degni di attenzione.

La politica, dopo il 4 marzo, è costretta a riposizionarsi; lo spettro del “populismo” mette in discussione una strategia che si fonda sull’esautorazione dei livelli nazionali, regionali e locali, sull’intoccabilità dei trattati internazionali e sull’insindacabilità delle tecnoburocrazie europee, fortemente compenetrate con la lobby ambientalista e i poteri forti economici. Il manovratore può essere disturbato. Il re è nudo.
La strategia lupista può, a sua volta, far leva sul populismo animal-ambientalista, ma quest’ultimo rischia di rovinare le uova nel paniere agli stessi manovratori; come dimostra la vicenda del Piano Lupo. Le posizioni del Ministero e di Boitani, infatti, sono state contraddette dalle campagne demagogiche di WWF, Legambiente, Lav e compagnia brutta, che hanno stoppato la calcolata tattica lupista mirante a concedere (ma solo sulla carta) degli abbattimenti simbolici. Il partito del lupo sa bene che negare questa sia pure virtuale “valvola”, non può che esacerbare il conflitto sociale, diminuire l’accettazione sociale dei grandi predatori in aree sempre meno periferiche del paese, costringere l’opportunismo politico a mediare e a compiere funamboliche piroette. Perché rischiare di rovinare il giocattolo? Meglio far finta di condedere qualcosa. Ma chi ha fatto del lupo una bandiera per raccogliere fondi e iscritti non può permettere che lo stato abbatta un solo lupo.
In questo contesto confuso e ambiguo non meravigliano i clamorosi riposizionamenti. Come quelli dell’assessore trentino, Dallapiccola che, mentre Wolf Alp celebrava a Trento il suo trionfo, dichiarava di appoggiare la petizione anti-lupo della val di Fassa.  Le imminenti elezioni provinciali a Trento e a Bolzano spiegano il comportamento del nostro, un personaggio che, in più occasioni, si è coperto di ridicolo per sostenere i mantra orsolupisti dei forestali trentini (comandante Romano Masè) e del dr. Groff (non meglio specificato "responsabile" degli orsi).  Dallapiccola, che ora fa l'anti-lupo era arrivato a negare l'evidenza della pericolosità degli orsi e a consigliare gli inutili (anci pericolosi) campanelli anti-orso agli alunni delle scuole per illuderli irresponsabilmente di poter frequentare “in sicurezza” i boschi infestati dagli orsi.

Dallapiccola nel paese dei campanelli

Se un Dallapiccola che cambia idea sui grandi predatori può far sorridere, e suscitare compatimento, ben diversa è , dalle parti del partito del lupo, la preoccupazione per l'uscita (sia pure a fine progetto e puramente “platonica”), della Regione Veneto da Wolf Alp. Una uscita che è diretta conseguenza del “successo sorprendente” di Wolf Alp nella montagna veneta. Nel 2012 non c’erano coppie di lupi sulle Alpi venete, oggi, gli stessi “esperti”, ammettono la presenza di una sessantina di canidi selvatici (le stime sono incerte perché diverse coppie e branchi sono a “scavalco” con il Trentino). Sappiamo, dall’esperienza piemontese e valdostana, che gli “esperti” - per "tranquillizzare" o meglio anestetizzare le popolazioni locali, dichiarano un numero di lupi che è quello di qualche anno prima. Quando in Piemonte i lupi erano 150, gli “esperti” ne dichiaravano 80; oggi che ne dichiarano 150 saranno arrivati (o poco ci manca) all’obiettivo della Marucco (300 lupi).  Siccome identiche proporzioni si constatano per la valle d’Aosta non è difficile ritenere che, in Veneto (e confine trentino),  i lupi siano già un centinaio e passa.

Quanto al Südtirol si minimizzana sul numero dei branchi presenti e sui sinora modesti danni ma gli avvistamenti si moltiplicano e la percezione delle popolazioni è di un rapido aumento, con avvistamenti a ridosso delle case. Un bel risultato per Wolf Alp. Un risultato che, sulla montagna veneta, i montanari (specie quelli che vivono di montagna e non solo in montagna) non credono affatto legato a “miracoli”, ma al deliberato lancio di soggetti detenuti in strutture faunistiche. Nessuno, in particolare, crede alla romantica storia di Giulietta e Slavc che, provenienti lei dal Piemonte e lui dalla Slovenia, si incontrano e si innamorano nella terra di Giulietta e Romeo. La storia d’amore nasce, guarda caso, con l’inizio del progetto Wolf Alp e, verosimilmente, ha rappresentato una mossa strategica per “accelerare” la ricolonizzazione delle Alpi orientali a partire da un’area di snodo strategica per la diffusione del lupo verso il Trentino e le montagne vicentine. Nello schematismo tipico della tecnoburoicrazia autoritaria di matrice illuminista, gli “esperti del lupo” non hanno messo in conto che la diffusione del lupo nella Lessinia (ma anche in altre aree montane del Veneto e, soprattutto, del Südtirol) comporta degli impatti pesantissimi (e quindi una reazione sociale a questi commisurata).  


La Lessinia, ma anche la montagna bellunese, è caratterizzata da un allevamento bovino da latte dai moduli molto intensivi (per un contesto di montagna), da un'economia zootecnica fortemente integrata nelle filiere agroidustriali (Mila, Lattebusche solo per fare nomi conosciuti anche in Italia), da un corrispondente tessuto sociale in cui gli allevatori sono parte, tutt’oggi significativa e riconosciuta, delle comunità locali. Queste finezze socioeconomiche ai signori del lupo non importano un fico secco. Le loro mappe “vocazionali” (quelle dello stesso Wolf Alp) tengono conto della densità antropica solo come fatto secondario. Non perché il lupo impatti in modo più pesante dove vi è una forte antropizzazione, ma perché, al contrario, è l’uomo che può “disturbare” il sacro lupo. Le altri variabili: indirizzi zootecnici, filiere economiche, strutture di insediamento, relazioni territoriali ecc. a lorsignori non interessano. Un errore, però, anche dal loro punto di vista, perché questa sicumera, quest’arroganza, questo cinismo, questo disprezzo elitarista e superominista per i “villici”, poi si pagano. E il disprezzo per i “villici” è, giustamente, ripagato da un profondo rancore (per non dire altro) contro lorsignori, contro "quelli di Wolf Alp" (e i loro tirapiedi).

Nei territori maggiormente antropizzati e con attività zootecniche più intensive del Veneto ogni lupo è responsabile di una strage

In cifre l’impatto del lupo (che non esisteva in Lessinia prima del 2012) è stato il seguente. Il rapporto tra lupi presenti e capi di animali domestici predati è impressionante. Va sottolineato che la novità della Lessinia (ma anche della montagna veneta in generale) è un rapporto tra bovini e ovicaprini che è ribaltato rispetto all’esperienza italiana.


Già in Piemonte, in ragione delle modalità di allevamento della razza bovina  Piemontese, si era avuto un primo esempio di come il lupo possa incidere anche sull’allevamento bovino. In Veneto la conferma è clamorosa. Solo i lupisti (tolto Boitani e poche teste pensanti) possono far finta di non accorgersi che l’impatto sull’allevamento bovino da latte segna un salto di qualità nel conflitto sociale.  Rispetto a situazioni “pastoraliste” il conflitto in Lessinia (ma nelle Alpi Orientali in generale) non si risolve nella valvola di sfogo del controllo illegale tollerato (praticato non solo in Toscana e in Emilia ma anche in Piemonte) ma esige una soluzione politica. Sinora i lupi tolti di mezzo in Veneto sono pochissimi mentre lo stesso WWF ammette che in Italia si eliminano con piombo, bocconi, ami, tagliole ecc. 300 lupi all’anno.
Se in Veneto, solo con il montare della rabbia degli allevatori e dei sindaci, la politica ha fatto dietro-front (la Regione Veneto era partner di Wolf-Alp e si era schierata contro il Piano lupo per via della quota simbolica di abbattimenti), in Südtirol essa si è mossa sempre autonomamente mai sfiorata dalla vigliaccheria delle regioni e province confinanti nei confronti delle bagarre animaliste.
Per nulla impressionati dallo show-down di Wolf Alp dalle parti della provincia autonoma di Bolzano sono arrivate mosse inequivocabilmente contrarie al partito del lupo. La voglia di subire invasioni italiane (sia pure per interposti lupi) è scarsissima da quelle parti, dove non hanno dimenticato l’arroganza mussoliniana con le evocazioni delle conquiste di Druso, la toponomastica fascista e le politiche di tentata pulizia etnica della popolazione di lingua tedesca
..
Il monumento celebrativo del colonialismo italiano a Bolzano (qui i fasci non disturbano neppure la sinistra).


In Südtirol la difesa dei masi e del bauer è parte dell’identità locale, delle ragioni dell’autonomia, della resistenza all’assimilazione italiana (tentata dal fascismo con il divieto della lingua tedesca e la colonizzazione italiana con la burocrazia e  gli insediamenti degli operai delle acciaierie di Bolzano). Quanto più la cultura italiana è anticontadina, cosmopolita, urbanocentrica quanto più i sudtirolesi rafforzano il loro ruralismo. E il distacco, sia pure forzato, dalla cosmopolita e socialisteggiante Vienna non ha fatto che rafforzare l'alpinità delle valli altoatesine. Ne è discesa una difesa concreta e efficace della piccola azienda zootecnica, del maso, dei pascoli, dei prati, della fienagione (con i presidenti della prov. autonoma che gareggiano alle competizioni di taglio del fieno).
I lupisti non hanno capito che il loro strumento, il loro grimaldello (per scardinare la società alpina secondo un processo iniziato con Napoleone), in Südtirolo rischia di trasformarsi in un boomerang; non solo per questo sfondo politico e culturale ma anche per la situazione e le dinamiche agricole: negli ultimi decenni prati e pascoli in provincia di Bolzano non sono diminuiti come altrove. In provincia di Bolzano ci sono 8,3 mila aziende con bovini con una media di 16 capi e 2,6 mila aziende di ovicaprini con una media di 17 capi: una realtà numerosa e capillare di aziende sparse sul territorio che utilizzano in prevalenza pascoli privati dove è impensabile mettere in atto misure quali recinzioni e mute di cani da guardiania perché le aziende non hanno la possibilità di custodire piccole greggi o mandrie, avendo da fare il fieno, da gestire un piccolo agriturismo ecc. Senza contare l'industria dei latticini (tutta Italia consuma yogurt sudtirolese) e il turismo che vive su un paesaggio vivo e curato. Il più curato d’Italia. Ma tutto ciò rischia grosso con il lupo. Rischia troppo. Per questo la resistenza politica e sociale sarà fortissima e trascinerà quella delle altre regioni (per fortuna i prepotenti sono accecati dalla loro arroganza).


I fasti di Wolf Alp in quel di Trento (che fanno seguito al famigerato progetto Life Ursus e  all’indesiderata infiltrazione degli orsi trentini in Südtirol).  l'opportunismo ondivago della provincia e del PATT (che di tirolese ha poco, di talian tanto), non possono che rinfocolare il motto Los von Trient e l’avversione dei sudtirolesi per la provincia "cugina". Di fronte al papa della Chiesa di Lupology (Boitani) e alla  sua badessa (Marucco), che hanno voluto celebrare trionfalisticamente a Trento, novelli Drusi, la conquista delle Alpi atesine (invece che nella loro tana, nel Parco delle Alpi Marittime), il Südtirol non poteva che manifestare il proprio dissenso e attivarsi politicamente. La questione lupo si colora quindi di toni sempre più politici. C’era da scommetterlo. E le imminenti elezioni provinciali a Trento e a Bolzano non aiutano i  lupisti che possono solo far perdere voti i partiti che si schierano dalla loro parte della barricata.

Il Südtirol è un potenziale motore di un fronte rurale europeo

Per il partito del lupo non sarà una passeggiata perché Bolzano è capace di aggregare altri territori È già stata prodotta una dichiarazione congiunta, per chiedere un’ampia zona wolf free, tra le regioni alpine austriache e la Baviera in un’azione anti Ue e anti lupo. Forte dell’appoggio della Commissione europea e di tutta la burocrazia il partito del lupo non vuole cedere in tema di deroghe più ampie e di “aree libere da lupi”, non accettano compromessi. ne va degli interessi vitali della lobby perché se il lupo scendesse dal piedistallo di specia "particolarmente protetta" non solo la forza di penetrazione della propaganda lupista perderebbe smalto ma, ciò che più conta, non vi sarebbe più il canale privilegiato di accesso ai fondi europei. Ma non cedere di un millimetro farà scoppiare la pentola, (la bui, la bui e de boto la ven de fora, erta il motto dei moti contadini mantovani di fine Ottocento). La pentola a pressione è quella della Convenzione di Berna e della collegata Direttiva Habitat; una volta che una massa critica di stati chiederà la loro revisione sarà difficile resistere ancora epr decenni.
Non rimane altra strada.  Chi si oppone alla moltiplicazione dei lupi, non può non chiedere e cercare di ottenere la retrocessione del lupo da specie super-protetta a semplice specie protetta (come la situazione delle popolazioni imporrebbe e il buon senso imporrebbero se il lupo non fosse un sacro totem, una gallina dalle uova d'oro, un grimaldello per soggiogare le comunità alpine in analogie alle legioni imperiali romane).

Il lupo in pista a Folgaria, lo scorso inverno

restando in Italia,  le “aperture” romane, sinora, prevedono solo – utilizzando con la lesina le deroghe già previste a livello europeo - la possibilità di abbattimenti selettivi (simbolici) e, per venire incontro alla provincia di Trento (politicamente molto vicina al governo che ha rassegnato le dimissioni qualche giorno fa), la possibilità (ma solo per i forestali "autonomi") di sparare pallottole di gomma per dissuadere i lupi dall’avvicinarsi ai centri abitati (misura che la provincia autonoma ha chiesto di poter attuare dopo che i lupi sono apparsi sulle piste da sci con i conseguenti rischi di perdita di giro d’affari turistico). Di fronte a queste ridicole e contrastate concessioni non resta - va ribadito - che puntare a una revisione, dopo mezzo secolo dalla Convenzione di Berna, imponendo di guardare in faccia alla realtà, a una situazione ribaltata: da lupo in via di estinzione a lupo dilagante e pastori in via di estinzione. Dovrebbero essere gli stessi lupisti a proporlo. Ma non sono intellettualmente onesti e per mantenere l’immagine “sacra” del lupo (e foraggiare i loro business) rifiutano di prendere in esame la revisione della Convenzione. Sarebbe la fine del loro giocattolo.

Così l’assessore all’agricoltura della provincia autonoma di Bolzano, Schuler, ha lanciato in prima persona, a livello istituzionale, una petizione “contro il lupo” che chiede, senza troppi giri di parole: 1) di rivedere il quadro europeo di super-protezione del lupo; 2) di poter attuare, in forza dell’autonomia, una politica di controllo provinciale dello stesso tipo di quella attuata in Francia utilizzando le deroghe previste dalla Direttiva habitat e dalla Convenzione di Berna. La petizione di Schuler è arrivata a 31 mila firme. mentre a Trento chiedono pallottole di gomma a Bolzano - persone serie - chiedono di usare il piombo, unica medicina efficace per ridurre una pressione predatoria che può far saltare l'equilibrio sociale ed economico di intere vallate.

Gli animal-ambientalisti, visto il successo della petizione di Schuler, hanno lanciato subito da Trento una contro petizione, che fa leva sugli oliati canali firmaioli degli ambientalisti da salotto e ha superato le 40 mila firme (ma quella sudtirolese punta molto anche sulle firme cartacee e la battaglia è aperta).


Non temete: Wolf Alp continerà


Di fronte alle prese di posizione della politica (specie sudtirolese), dalla Convention wolfalpista di Trento si solo levate - dopo le prese di posizione sudtirolesi - le solite voci: “Un territorio non può decidere nulla, i lupi sono proprietà indisponibile dello stato, l’Unione Europea li considera come un suo patrimonio prioritario”. Si cerca, come al solito, di fare finta che la Costituzione italiana, ma anche gli stessi Trattati della Ue, anteponga il lupo ad ogni altro valore (proprietà, sicurezza, libertà di vivere secondo costumi consolidati); si vuole cercare di scoraggiare la resistenza popolare mettendo avanti i trattati internazionali (difficilmente rivedibili, vero - lo fanno apposta - ma non sacri e immutabili). Si vuole far capire che le popolazioni e le stesse rappresentanze istituzionali democratiche non contano nulla e che cona solo la forza della struttura burocratica; in una parola si vuole far capire che nojn c'è niente da fare contr un muro di gomma, che gli allervatori e i montanari sono destinati a sparire e gli ambientalisti, i lupi, il rewilding a tronfare. Ma così facendo, associando la causa del lupo a quella dell’euroburocrazia, della governance autoritaria e anti-democratica, dei trattati limitatori della sovranità nazionale sempre più invisi ai popoli d’Europa, i lupisti non si dimostrano lungimiranti.
C'è un onda in Europa che viene dall'Est e dalle Alpi che si sta organizzando contro Bruxelles, le oligarchie eurocratiche, il duopolio franco-tedesco che condanna il resto d'Europa allo stato di colonie.


Wolf Alp avrà, come sempre, un sequel

Sempre dalle assise di Trento alla folta platea degli esperti del lupo sono arrivati messaggi rassicuranti: “tranquilli non resterete disoccupati”. Oltre agli esorcismi contro chi osa “ribellarsi” ai diktat europei, contro chi sogna un mondo con un minimo di libertà e democrazia, dove si possa decidere a livello di territori interessati se il lupo deve proliferare o meno, dal palco dell’auditorio di Santa Chiara è arrivata la buona novella (per il partito del lupo) che la Commissione Europea prevede un aumento di budget del 10% per i progetti Life dedicati alla biodiversità. E siccome per assioma dogmatico insindacabile lupo = biodiversità... A confermare che la burocrazia (a Trento, ma ci prova anche a Bolzano) comanda, e che gli assessori (almeno a Trento) sono dei burattini, Luca Pedrotti, biologo referente scientifico del Settore Grandi carnivori della provincia di Trento ha proclamato dalla tribuna che tutti riconoscono il valore della rete di esperti, stakeholders, analisti e istituzioni che si è creata sulle Alpi "intorno a questa splendida complessità chiamata lupo".  Proprio tutti no.  E il Pedrotti dovrebbe avere il coraggio di ripete le sue affermazioni non davanti ai suoi simili, ma a una platea di pastori e di allevatori.  Gli farebbero vedere con il sangue e la carne dei loro animali, con la testimonianza dell'aumento della fatica del lavoro di apstore e allevatore quanto è splendida la realtà del lupo. Ma per questa gente quello che pensano gli allevatori (tranne quei pochi degeneri che per un piatto di lenticchie si sono prostituiti a Wolf Alp) non conta nulla. Sta agli allevatori farglielo capire. Con le buone o con le cattive.


Piemonte, quest'inverno: numerose le segnalazioni di lupi nei paesi. In forte calo la loro "atavica paura dell'uomo" agitata dei lupisti come sedativo

Si tratta, per gli allevatori, di fare un sacrifico per difendere il futuro delle famiglie di montagna, dello stesso territorio come lo conosciamo da secoli e millenni. Mentre l’esercito degli “esperti del lupo” è pagato per partecipare ai convegni, fare propaganda, organizzare le strategie lupiste, gli allevatori che - per mantenere la famiglia - si alzano a mungere alle 4 del mattino e sgobbano tutto il giorno, fanno fatica a partecipare a riunioni di paese o di zona, figuriamoci a convention nazionali. Così coordinare una risposta è complicato.  Dalla loro parte gli allevatori hanno però l’appoggio dei territori e di una parte, ancora minoritaria ma in crescita, della stessa opinione pubblica delle città. Come dimostra l'adesione anche alla denuncia della pastora delle valli di Cuneo, Anna Arneodo, che ha affidato a Ruralpini il suo amaro sfogo contro i lupisti  Ci uccidete senza sporcarvi le mani . La denuncia, atto puramente morale, della Arneodo, ha supertato 17 mila condivisioni su facebook senza l'appoggio di nessuna organizzazione o istituzione. Sono risorse importanti che, unite alla consapevolezza di difendere dei sacrosanti diritti (contro l’egoismo sociale e i privilegi di espertoburocrazie e lobby) , posso aiutare a far crescere un vasto movimento popolare. L’entrata delle Alpi orientali nel girone infernale del lupo, da questo punto di vista, consente di dare più visibilità ad una battaglia che, fin che confinata al centro Italia e alle stesse Alpi occidentali, rischiava di essere scarsamente visibile. Per questo la “conquista delle Alpi orientali” da parte del partito del lupo sarà, molto probabilmente, una vittoria di Pirro.









 



 

 

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